lezione 5 Flashcards

(32 cards)

1
Q

novità degli approcci decomposizionali rispetto a quelli strutturalisti

A

si discostano dal trattamento in tratti semantici ma mantengono il focus delle strutture sulla scomposizione in unità minime per salvaguardare il principio di composizionalità.

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1
Q

perché il Natural semantic Metalanguage è diverso dagli altri approcci?

A

si discosta in parte dagli altri. Rientra tra gli approcci componenziali perché il suo obbiettivo è ricercare dei primitivi semantici, termine già usato nella LCS dove però erano deboli perché postulati. Questo approccio è molto diverso perché il primitivo non è un postulato ma un punto d’arrivo, cercano dei primitivi semantici validi a livello interlinguistico.

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2
Q

particolarità del NSM

A

È uno dei pochi approcci semantici “attivo” a livello tipologico

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3
Q

che ruolo hanno i primitivi semantici nella NSM

A

i primitivi semantici costituiscono i “building blocks” del significato e vengono usati per descrivere il significato dei lessemi. Vogliono essere usati come mattoncini per definire il senso semantico dei lessemi nelle lingue

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4
Q

come vengono descritti i lessemi nella NSM?

A

La descrizione del significato dei lessemi avviene non tramite un formalismo ma tramite una spiegazione testuale, costituita da una serie di frasi

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5
Q

cosa si intende con primitivi concettuali?

A

Proprio per il fatto di essere così primitivi, non sono tali solo da un punto di vista semantico ma anche concettuale: questi primitivi potrebbero esprimere quelli che sono dei concetti fondamentali a livello di cognizione sulla specie umana. Non sono solo universali ma anche innati in una certa misura.

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6
Q

cos’è la parafrasi?

A

Prendo questi primitivi e costruisco delle parafrasi per spiegare testualmente il significato di un lessema. Piccole frasi concatenate in paratassi che va a usare parole che corrispondono ai concetti primitivi per spiegare gli altri lessemi.

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7
Q

vantaggi di NSM

A
  • È una teoria che “si fa carico” della dimensione interlinguistica, una caratteristica abbastanza
    rara negli approcci alla semantica
  • Non postula dei primitivi ma li fa emergere dall’analisi interlinguistica
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8
Q

svantaggi di NSM

A
  • La supposta universalità dei primitivi è messa in discussione da un alcuni dati tipologici
  • Le parafrasi proposte dalla NSM sono molto discutibili
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9
Q

problemi delle parafrasi di NSM

A

la parafrasi che viene costruita con la sintassi dell’inglese. Non è un formalismo, sfrutto il metalinguaggio che però non lo è in senso stretto perché io non posso sapere se queste parafrasi hanno lo stesso effetto/risultato in tutte le lingue.

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10
Q

come nasce la linguistica cognitiva?

A

Nasce sempre nel secondo Novecento un approccio alternativo all’idea che ci debba essere un’analisi componenziale del significato. Non c’è una persona di origine univoca di questo tipo di approccio.

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11
Q

idee di fondo della linguistica cognitiva

A
  1. ll linguaggio non è una «facoltà separata» ma è indissolubilmente legato alle altre funzioni cognitive, quindi lo studio del linguaggio non può prescindere dallo studio del nostro sistema cognitivo
  2. L’uomo interagisce col mondo esterno attraverso il corpo e i sensi, e questa esperienza plasma il modo in cui percepiamo e concettualizziamo il mondo
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12
Q

cos’è l’embodiement

A

l’esperienza dell’uomo col mondo è filtrata dai propri sensi e contribuisce a plasmare il modo in cui concepiamo il mondo, è un’influenza indiretta di come definiamo il sistema-lingua, la grammatica.

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13
Q

a cosa si oppone il filone cognitivo?

A

oltre all’innatismo di Chomsky, Questo tipo di concezione si oppone allo strutturalismo, all’idea che il significato si possa catturare in un insieme di tratti necessari e sufficienti. La base dell’opposizione alle idee strutturaliste la vaghezza.

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14
Q

il concetto di gioco di Wittgenstein

A

i concetti non si riescono a catturare con un approccio componenziale perché non sempre i membri di una categoria condividono un certo numero di tratti. Fa l’esempio del concetto della categoria del gioco in cui introduce al posto di fuori/dentro il concetto di famiglianza/famiglia. Ho una serie di esempi, di membri potenziali e si cerca di capire in virtù di cosa entrano a far parte della categoria, non ce n’è nessuno definitorio di tutti. Si possono identificare solo delle somiglianze di famiglia: ci sono tanti tratti che si incrociano ma non per forza ce n’è uno che deve essere presente in tutti gli elementi.

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15
Q

cosa cambia nel modo di concettualizzare le categorie?

A

Cominciamo a concettualizzare le categorie non come scatole in cui mettere o non mettere cose, ma come uno spazio distribuzionale in cui collocarli in base a rapporti di vicinanza. Cade l’idea del confine definito e si crea quella di una gradualità dei significati. Arriva qui la formulazione della nozione di prototipo.

16
Q

cos’è il prototipo

A

le categorie, i concetti, non sono scatole definite da una serie di tratti necessari o sufficienti ma sono costruite attorno a un prototipo, elemento che può essere considerato un membro tipico di una categoria.

17
Q

conseguenze della definizione di prototipo

A
  • le categorie non sono omogenee al loro interno
  • I casi prototipici sono normalmente i primi che ci vengono in mente quando ci viene chiesto di elencare i membri di una data categoria
18
Q

cosa intendo quando dico che le categorie non sono omogenee?

A
  • Non tutti i membri hanno lo stesso“peso”
    -Ci sono membri più centrali e membri più periferici
  • Quelli più centrali sono percepiti come esempi migliori (better exemplars) della categoria
19
Q

come si definisce il prototipo?

A

La linguista Eleanor Rosh ricerca attraverso una serie di esperimenti i prototipi di diverse categorie. Per ogni categoria ci sono degli elementi che emergono in maniera più accentuata e che di conseguenza corrispondono ai prototipi. Il discorso è che le categorie difficilmente sono omogenee al loro interno, abbiamo per ogni categoria un centro che contiene gli elementi più prototipici e andando verso la periferia troviamo quelli meno centrali, meno tipici della categoria X.

20
Q

cosa succede quando mi avvicino alla periferia del campo semantico che sto analizzando?

A

I membri periferici di una categoria possono essere avvertiti come membri di categorie affini, per questo motivo i confini non sempre sono netti e definiti e possiamo alle volte sbordare.

21
Q

cos’è il listing?

A

Se un caso prototipico fosse centrale, dovrebbe essere tra i primi a venirci in mente quando si parla di una data categoria. Questi sono detti esempi di listing: se faccio un test di listing a una serie di partecipanti con la stessa cultura (uno dei parametri) avrò a grandi linee gli stessi risultati.

22
Q

problemi dell’approccio cognitivo

A
  • la teoria del prototipo perché deriva direttamente dalla psicologia è stata testata principalmente su unità concrete. viene testato solo su un certo tipo di lessemi, in particolare nomi di tipo concreto. Proprio pensando a questo poi vengono testate delle unità un po’ più astratte, come i verbi (studio degli anni Ottanta). In generale non è chiaro se possiamo estendere i prototipi a tutti i concetti di tutto il lessico.
  • Gli effetti di prototipicità variano se varia il contesto
  • Molto meno esplicito e formalizzabile, di conseguenza meno adatto a cogliere generalizzazioni tra item lessicali
  • la teoria soffre un po’ il fatto di essere molto collegata all’ambito sperimentale/controllato in un determinato tipo di situazione.
23
Q

quali sono i due principali tipi di vaghezza

A

vaghezza sistematica e vaghezza intenzionale

24
cos'è la vaghezza semantica
il linguaggio è sistematicamente vago, è il tipo di vaghezza che si associa agli item lessicali perché è molto difficile capire in quale momento subentra una certa situazione rispetto all’opposta. Per esempio, se io ho un flusso continuo da rosso a arancione, dove metto la saracinesca per definire cosa è rosso e cosa è arancione?
25
cos'è la vaghezza intenzionale?
si comincia a studiare in anni più recenti. In questi casi la vaghezza non è sola, ma viene marcata morfologicamente ed esplicitamente dal marcante. Voglio marcare che sto approssimando un determinato concetto.
26
visione tradizionale della metafora
Figura retorica, tipica del linguaggio letterario, basata su un meccanismo di somiglianza
27
rapporto tra semantica cognitiva sulle metafore
Nasce un filone che riguarda il linguaggio figurato, per niente trattato negli approcci di tipo formale se non come eccezione rispetto al principio di composizionalità.
28
cosa afferma il filone cognitivo sulle metafore?
L’osservazione è che questi fenomeni che sono annoverati come figure retoriche sono in realtà non degli abbellimenti rispetto a un testo ma sono l’esito di processi cognitivi di base. In particolare, Lakoff e Johnson in un loro volume pongono l’accento sulla diffusione non comune delle metafore sul linguaggio comune, basato su una serie di principi.
29
come si costruiscono le metafore in semantica cognitiva?
La metafora si basa su un rapporto di somiglianza non esplicitata tra due cose, il rapporto di somiglianza fa da base alle metafore concettuali.
30
cosa affermano Lakoff e Johnson
nel 1980 iniziano ad affermare che le metafore sono molto più diffusi di quanto si pensi e che non sono casuali. elaborano in seguito una teoria concettuale della metafora secondo la quale la metafora è uno strumento cognitivo grazie al quale riusciamo ad esprimere determinati concetti facendo leva su modelli già esistenti
31
cosa si intende con metafora concettuale
visione della metafora come strumento cognitivo grazie al quale riusciamo a esprimere dei concetti traslandoli e andando a sfruttare concetti esistenti. Di solito questa traslazione va dal concreto all’astratto: mi affido a una source concreta per descrivere attraverso rapporti di somiglianza delle sensazioni più astratte. La metafora concettuale “mappa” la struttura del dominio sorgente sul target (bersaglio).