6) Falsi e Falsari (Grafton): Flashcards

(85 cards)

1
Q

i due estremi della falsificazione e due esempi:

A
  1. la mistificazione = la produzione di opere letterarie intese a trarre in inganno per un breve periodo, uno scherzo. E’ il caso di Dioniso di Eraclea del Ponto, che scrisse una tragedia che attribuì a Sofocle; Eraclide, anch’egli autore di qualche falsificazione, giudicò l’opera autentica.
    Al che Dioniso ne rivendicò la paternità e fece notare come la presunta tragedia fosse in realtà un acrostico: le prime lettere davano un messaggio > il nome dell’amato
    da Dioniso, Pankalos > per Eraclide poteva trattarsi di una semplice coincidenza. Proseguendo, si leggeva: “Eraclide è ignorante in letteratura” > si trattava di una falsificazione!
  2. la falsificazione coincidente con la narrativa vera e propria. Nel 1950, Paul Coleman Norton, della Princeton University, pubblicò un inedito frammento greco tratto da una serie di omelie contenute nel vangelo secondo Matteo. Raccontò di aver trovato il documento in una moschea visitata durante la Seconda
    guerra mondiale > ne aveva trascritto la parte più rilevante, che venne poi pubblicata su una rivista insieme a un apparato critico e un ampio commento linguistico. Il testo sviluppava il passo contenuto in Matteo 24 in
    cui Gesù dice ai discepoli che coloro ai quali sarà riservata la sorte degli ipocriti verranno condannati al pianto e al mal di denti. Il passo contiene degli aspetti burleschi > Coleman Norton non ne ha mai rivendicato la paternità, ma sapeva bene che i suoi studenti avrebbero capito che gli non aveva scoperto il presunto testo antico, bensì se lo era inventato.
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2
Q

cosa significa “falsificazione” nel contesto letterario dell’antichità?

A

La falsificazione consisteva nell’attribuire a grandi autori opere non originali, creando falsi credibili che venivano scambiati per autentici.

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3
Q

quali figure ateniesi furono sospettate di falsificare testi?

A

Solone e Pisistrato furono sospettati di aver inserito versi propri in Omero, contribuendo alla creazione di falsi.

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4
Q

in che modo le scuole di retorica contribuivano alla diffusione dei falsi?

A

Le scuole insegnavano a confezionare “pastiche” degli scrittori antichi, in particolare lettere private, che una volta diffuse venivano scambiate per opere originali.

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5
Q

quale fu l’effetto della crescente domanda di testi basati su un canone specifico?

A

la domanda superò l’offerta, portando a una massiccia produzione di testi falsi, tanto da farli circolare insieme alle opere autentiche.

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6
Q

come venivano classificati i testi autentici e quelli falsi?

A

i critici li distinguevano: le opere autentiche erano catalogate come “gnesioi” (figli legittimi) e quelle spurie come “notheioi” (bastarde).

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7
Q

quale metodo veniva usato per distinguere un falso da un’opera autentica?

A

I critici analizzavano lo stile e il contenuto; ad esempio, confrontavano lo stile e gli interessi (come l’astronomia) per attribuire correttamente il testo a uno specifico autore.

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8
Q

che conseguenze ebbe la diffusione dei falsi nelle biblioteche antiche?

A

le biblioteche si riempirono di opere genuine e falsificate, rendendo difficile distinguere tra ciò che era autentico e ciò che era stato contraffatto.

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9
Q

come si manifestò il fenomeno della falsificazione nel mondo romano?

A

Anche a Roma la falsificazione fu diffusa: per esempio, tra le 130 opere attribuite a Plauto, Varrone ne considerava autentiche solo 21.

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10
Q

quale nuova forma di falsificazione emerse nel mondo ellenistico?

A

Oltre al falso letterario comune, si sviluppò un genere più complesso in cui gruppi (orfici, pitagorici, ecc.) attribuivano testi a leggendari padri fondatori.

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11
Q

perché i testi attribuiti a divinità godevano di particolare autorità?

A

Un testo scritto in prima persona e attribuito a una divinità era considerato il verbo divino autentico, garantendo importanza e validità superiori a quelle dei testi di autori comuni.

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12
Q

quale esempio di falso appartenente a questo genere viene menzionato nel testo?

A

Viene citata la “Lettera di Aristea”, un componimento in prosa, datato intorno al 2° secolo a.C., che pretendeva di spiegare l’origine del Vecchio Testamento in greco (la “versione dei Settanta”) e difendere la validità della traduzione alessandrina.

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13
Q

qual è l’errore iniziale che segnala la falsità della Lettera di Aristea?

A

Il testo attribuisce a Demetrio Falereo, bibliotecario di Tolomeo Filadelfo, una carica che egli non ha mai ricoperto, e utilizza riferimenti storici inesatti.

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14
Q

in che modo l’autore del falso tenta di accrescere la credibilità della narrazione?

A

utilizza tecniche della critica testuale: adotta terminologia specifica, cita testualmente documenti (come il memorandum di Demetrio) e si avvale di riferimenti ad archivi e documenti ufficiali.

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15
Q

a quali pubblici si rivolge la lettera e con quale intento?

A

l’autore scrive per due distinti pubblici: ai compatrioti ebrei, per dimostrare la superiorità della Bibbia greca alessandrina, e ai gentili, per conferire alla tradizione ebraica un valore filosofico e allegorico elevato.

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16
Q

che ruolo ebbero i falsi nella produzione delle opere storiche, come i Scriptores Historiae Augustae?

A

queste opere, sebbene attribuite a più autori, furono realizzate da falsari che persino inventarono testi inesistenti (come il “libro d’avorio”) per aumentare la credibilità delle loro narrazioni storiche o per costruire a posteriori un passato glorioso (ex. la Historia regnum Britannia e”)

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17
Q

in che modo la falsificazione si estese nel campo legale durante il Medioevo?

A

I falsari produssero documenti e atti legali contraffatti (ex. la Donazione di Costantino) per conferire diritti su terre e privilegi, sfruttando sigilli, colori e elaborazioni testuali che ne mascheravano la falsità.

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18
Q

quale importanza ebbe la Donazione di Costantino nel contesto dei falsi medievali?

A

questo documento dell’8° secolo fu concepito per giustificare il potere temporale della Chiesa, usando una narrazione che includeva documenti legali apparentemente ineccepibili, sebbene in seguito smascherato da Lorenzo Valla.

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19
Q

come reagì il mondo umanista del Rinascimento alla grande quantità di falsi?

A

Gli intellettuali umanisti si dedicarono alla riscoperta, alla copia e al commento di opere antiche, cercando di distinguere i materiali autentici da quelli falsificati, e analizzarono epitaffi e iscrizioni per ricostruire il passato.

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20
Q

qual è l’esempio di falsificazione epigrafica citato nel testo?

A

l’epitaffio scoperto nel 1485, accanto a una giovane romana lungo la via Appia, attribuito a Cicerone, che in realtà contiene elementi presi da altri testi e non è coerente con altri ritrovamenti.

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21
Q

chi furono alcuni dei falsari rinascimentali più noti e quali tecniche adottarono?

A

Pierre Hamon, che trasformò un autentico papiro ravennate nel testamento di Giulio Cesare, e Giovanni Annio da Viterbo, che forgiò iscrizioni e testi, dimostrando grande abilità nel creare falsi complessi.

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22
Q

in che modo la falsificazione ha continuato a evolversi anche in epoche successive?

A

Fino al 17°, 18° e 19° secolo, studiosi e falsari continuarono a produrre falsi letterari, documentali e persino notizie storiche, spinti da motivi personali, professionali o idealistici, fino ad arrivare ai falsi moderni che richiedono tecniche sempre più sofisticate.

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23
Q

qual è il significato del termine “falso nostalgico” nel contesto del testo?

A

indica falsi che completano storie nazionali non pienamente documentate nei testi canonici, come i falsi etruschi di Curzio Inghirami o le ricostruzioni medievali del passato nord gotico, create per alimentare un’identità storica idealizzata.

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24
Q

in che modo la critica testuale si è evoluta in risposta alle nuove tecniche di falsificazione?

A

La critica testuale ha dovuto sviluppare strumenti sempre più sofisticati per individuare e analizzare le nuove contraffazioni, poiché le tecniche di falsificazione sono rimaste sorprendentemente costanti e abilmente articolate nel tempo.

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25
qual è la tesi secondo cui la falsificazione fiorisce in relazione al senso dell'individualità?
Si sostiene che, soprattutto nel campo della **falsificazione** scritta, **essa si sviluppa in culture ed epoche dove manca il senso dell’individualità**. In queste situazioni, un testo non è visto come un prodotto organico e originale dell’autore, ma come un oggetto che può essere copiato e riproposto, come accadde nell’**Occidente medievale**, sebbene **questa tesi non trovi corrispondenza nel mondo ellenistico**.
26
perché la teoria che spiega il falso attraverso i sistemi di pubblicazione (libri stampati, cataloghi organici, bibliogeche pubbliche) non regge?
Questa teoria crolla perché **il falso è sopravvissuto all’avvento della stampa** e all’istituzione dei moderni centri di cultura e della critica storica, dimostrando che **la diffusione del falso non dipende esclusivamente dai mezzi di pubblicazione**.
27
qual è l’altra tesi che alcuni studiosi hanno proposto per spiegare la produzione documentale di falsi?
Una tesi diffusa sostiene che gli studiosi cercassero di **fornire documentazioni testuali a teorie e rituali considerati validi**, integrando fonti mancanti o lacune dottrinali. Tuttavia, questa teoria si fonda su presupposti piuttosto che su un’analisi diretta dei testi falsi.
28
quali sono le principali motivazioni che spingono i falsari, secondo il testo?
1. **Ambizione sociale** e **professionale**: Usare la falsificazione **per fare carriera** (es. ***Annio da Viterbo***, Macpherson, Chatterton). 2. Piacere nelle mistificazioni: Falsificare **per godimento personale** (es. nel caso degli “Atti dell’apostolo Paolo”). 3. **Moventi d’odio o rivalità**: Falsificazioni compiute **per danneggiare altri**, come nel caso di John Payne Collier contro i suoi avversari.
29
in che modo l’amore o l’ammirazione per personaggi storici può motivare la falsificazione?
molti falsari hanno attribuito a personaggi storici **gesta** e **parole esagerate**, **spinti da un profondo affetto** o **ammirazione** (come nel caso in cui si sostiene che “l’amore è stato il movente principale”).
30
quali esempi di falsari mossi da ambizione sociale o professionale vengono citati nel testo?
tra gli esempi si menzionano ***Ctesia*** (che descrisse un Oriente romantico per i greci sedentari), ***Annio da Viterbo*** (che tracciò la **discendenza dei Borgia da divinità egizie**) e Macpherson (che donò fama alla letteratura celtica). Anche Chatterton, nel tentativo di ottenere una promozione, rientra in questa categoria.
31
qual è l’esempio di falsificazione compiuta per puro piacere di mistificare?
l’esempio degli “**Atti dell’apostolo Paolo**” è rappresentativo: l’autore falsificò il documento con la chiara ammissione del suo carattere spurio, **spinto da un profondo “amore per Paolo”**.
32
come si manifesta il movente “di odio” in alcune falsificazioni?
Il caso di ***John Payne Collier*** è emblematico: falsificò **documenti legati a Shakespeare** e creò testi apparentemente autentici, ma fu poi smascherato dai suoi avversari, in particolare da Sir Frederick Madden, che falsificò annotazioni per danneggiarlo.
33
quali esempi di falsari corrotti sono menzionati?
Si cita Edmund Backhouse, che con documenti falsificati di cineseria erotica ingannò storici e lettori, e Karl Benedikt Hase, mistificatore della storia che tradusse e commentò un testo greco per creare il mito di una cronaca antica della storia russa.
34
come si distingue il comportamento di Erasmo rispetto agli altri falsari?
Erasmo fu un **grande smascheratore** di errori e falsità. Grazie a una **profonda conoscenza della storia e della letteratura antica**, riuscì a scremare le falsificazioni (ad esempio, distinguendo le false epistole attribuite a Seneca e san Paolo) e a rimuovere **parti spurie dal Nuovo Testamento** (come il “Comma Johanneum”).
35
in che modo il falsario deve "imparare" a creare un documento autentico secondo il testo?
Il falsario deve immaginare: * come il testo avrebbe dovuto **apparire al momento della sua scrittura**. * come dovrebbe apparire il documento **oggi, con segni di antichità**. * poi, deve rivelare la provenienza del documento, **inserirlo coerentemente in un mosaico documentale**, e dare un’aria di credibilità che distragga da eventuali difetti.
36
chi sono i due falsari ottocenteschi citati e quali furono le loro principali opere?
* Thomas Chatterton: famoso per aver falsificato poemi, trattati e cronache attribuiti alla Bristol tardomedievale, inventando persino un’intera città con bozzetti e documenti. * William Henry **Ireland**: creatore di **documenti e opere legate a Shakespeare** (come il testo “Vortigern”), riuscì a trarre in inganno alcuni dei più esperti studiosi di filologia inglese.
37
in che modo i falsari del passato hanno utilizzato la “vestigia formale” per conferire autenticità ai loro documenti?
i falsari hanno sempre cercato di imitare l’aspetto e il linguaggio tipici dell’epoca in cui si suppone siano stati scritti i documenti. Per esempio, Annio da Viterbo fece redigere testi **imitando calligrafie** e **stili antichi**, mentre in Grecia già nel 5° secolo si riconosceva l’uso di un l**inguaggio arcaico** per comprovare l’antichità di una fonte.
38
quale ruolo ebbero gli ambienti religiosi e monastici nell’attività dei falsari?
in epoche come il tardo medioevo, i frati – ad esempio i domenicani – falsificavano documenti e biografie per **esaltare la storia e le virtù dei santi** e per **difendere le tradizioni orali della Chiesa**, a volte arricchendole con episodi miracolosi o aneddoti esagerati.
39
come venivano confezionate e presentate le falsificazioni dei falsari ottocenteschi per resistere a indagini critiche più sofisticate?
essi curavano sia la forma che la sostanza: utilizzavano **tecniche di “invecchiamento” dei documenti** (per esempio, scrivendo su pergamena e invecchiando con tinture particolari), e adottavano un **linguaggio e uno stile arcaico** per rendere i falsi credibili anche alla luce della critica storica e filologica moderna.
40
quali sono le caratteristiche distintive degli studiosi tedeschi del tardo '700 e primo '800 nella critica testuale?
questi critici erano abili nel formulare ipotesi elaborate su un singolo elemento di prova, accettando anche affermazioni inverosimili. La loro **attitudine al dubbio** portò a mettere in discussione opere fondamentali (come l’Iliade, l’Odissea e la storia di Roma di Livio) e a definire una disciplina tedesca della critica testuale.
41
in che modo Friedrich August Wolf ha influenzato la critica testuale?
Wolf e i suoi allievi hanno **rivoluzionato il modo di leggere i poemi omerici**, imponendo **nuovi principi** che hanno consolidato la critica testuale come una **disciplina specificamente tedesca**.
42
qual è l'importanza dell'opera "Die literarische Fälschung im heidnischen und christlichen Altertum" di Wolfgang Speyer?
L'opera **riordina e narra in maniera lucida i materiali critici dell’antichità**, evidenziando la **cura dei dettagli** adottata da studiosi alessandrini e cristiani e sottolineando come la critica moderna si differenzi dalla tradizione antica, in quanto applicata a ogni genere di fonti.
43
qual è la differenza fondamentale fra la critica testuale antica e quella moderna secondo il testo?
la ***critica antica*** era una pratica **soggettiva**, focalizzata sull’attacco a **testi specifici**, mentre la ***critica moderna***, radicata nella filologia, è un’attività **imparziale e sistematica** che analizza ogni fonte alla luce della sua lingua, contenuto e contesto.
44
quali sono alcuni dei critici del tardo '600 e primo '700 che hanno avuto un ruolo fondamentale nella storia della critica testuale?
si menzionano figure come Jean Mabillon, Bernard de Montfaucon, ***Scipione Maffei*** e Jean Leclerc, i quali hanno **contribuito a stabilire i principi per l’analisi e la valutazione delle fonti**, oltre a Jean Hardouin e Richard Bentley, che con le loro tesi misero in dubbio l’autenticità di numerosi testi classici.
45
che ruolo giocò il Museo alessandrino e l'Università di Leida nella trasmissione della tradizione critica?
molte delle discussioni apparentemente innovative dell’Ottocento sull’autenticità dei testi riprendevano metodi e **dibattiti già attivati** nei contesti del Museo alessandrino e, successivamente, nella seicentesca Università di Leida, dimostrando una **continuità nella tradizione critica**.
46
chi è Porfirio e qual è il suo contributo alla critica testuale?
Porfirio, vissuto nel 3° secolo d.C., fu un **filosofo** e storico della filosofia che, oltre a riordinare la produzione di Plotino e affrontare tematiche grammaticali, indagò su ***falsificazione*** e ***plagio***, che provengono dalla stessa fonte, ovvero la **mancanza di individualità**. Le sue analisi critiche, anche se ispirate da un forte senso di proprietà letteraria, furono fondamentali per contestare la vetustà e l’attribuzione errata di opere. In particolare indagò **scritti legati al mondo cristiano**, motivo per cui le sue opere vennero messe al rogo dalla Chiesa
47
in che modo Isaac Casaubon si differenzia da Porfirio nel campo della critica?
Casaubon (1559-1614) rappresenta il modello del critico rinascimentale: pur vivendo una vita meno ispirata, mise a punto un **metodo critico più ampio**, utilizzò una **vasta documentazione** filologica (che spaziava su duemila anni di tradizione) e si concentrò sull’**identificazione di anacronismi** nei testi, ad esempio criticando il Corpus Hermeticum e gli Oracoli sibillini.
48
quali evidenze metodologiche caratterizzano l'approccio di Richard Reitzenstein?
Reitzenstein (fine '800/inizio '900) adottò una **metodologia più sistematica** nell’analisi linguistica, formale e contenutistica dei testi. Pur riconoscendo, in certi casi, la validità di un falso dal punto di vista della sua ricostruzione storica, il suo approccio è stato quello di smascherare le pretese errate e **riconquistare la "verginità storica" del documento**.
49
qual è il ruolo del Corpus Hermeticum nel dibattito critico?
il Corpus Hermeticum rappresenta uno dei **testi apocrifi più complessi**: circolava in forme simili ma non identiche e veniva considerato autentico da alcuni. 1. ***Porfirio*** (III sec. d.C.) – Come molti autori tardo‑antichi (tra cui Plotino e gli stessi filosofi neoplatonici), Porfirio **non mise mai in dubbio l’antichità e l’autenticità del Corpus Hermeticum**, considerandolo vero **prodotto di un’antica sapienza “egizia”** trasmessa da ***Ermete Trismegisto*** . 2. ***Isaac Casaubon*** (1614) – Con un’analisi filologica e stilistica delle forme greche, Casaubon dimostrò che i testi furono redatti tra il I e il III sec. d.C., **ben dopo l’epoca faraonica**, e li definì quindi pseudepigrafi, rifiutandone l’attribuzione a un autentico Ermete d’antica origine egizia .
50
quali aspetti comuni si riscontrano nell’approccio critico di Porfirio, Casaubon e Reitzenstein?
tutti e tre gli studiosi si servirono delle loro capacità storiche e filologiche per analizzare la lingua, il contenuto e le idee dei testi. Nonostante le **differenze metodologiche** e quantitativi di dati raccolti, essi condivisero l’obiettivo di attribuire o negare l'autenticità **basandosi su confronti sistematici con altre fonti contemporanee**.
51
come viene evidenziata la continuità della tradizione critica nel tempo?
il testo sottolinea che, a dispetto dei mutamenti metodologici, il **confronto sistematico della lingua, del contenuto e delle idee** è rimasto costante dalla critica antica a quella rinascimentale e fino alla moderna, dimostrando la persistenza di una tradizione intellettuale che **si è evoluta gradualmente senza stravolgimenti radicali**.
52
in che modo gli studiosi criticano testi che non rispecchiano le loro convinzioni?
sia Porfirio che Casaubon, per esempio, attaccarono i testi che violavano i loro principi religiosi e storici – criticando elementi anacronistici e errori stilistici – e in generale **dimostrarono una minore acutezza critica quando i testi erano conformi alle loro idee e desideri**.
53
che importanza hanno le **radici classiche** nella critica testuale, secondo il capitolo?
le radici classiche costituiscono la **matrice da cui trarre modelli di confronto e valutazione**. Gli studiosi, sia in epoca antica che rinascimentale, hanno spesso **attinto agli insegnamenti di autori classici** (come Cicerone o Varrone) per formulare i loro giudizi, dimostrando che la critica testuale si basa su una lunga tradizione di metodologie sistematiche e confronti intertestuali.
54
quale ruolo ideologico giocava l'attività critica nel contesto storico descritto?
l'attività critica non era soltanto una questione metodologica: essa serviva anche a **conferire autorità alle dottrine religiose e filosofiche**. Critici come Porfirio, Casaubon e Reitzenstein usavano le loro analisi per sostenere le rispettive tradizioni e per attaccare testi o pratiche che ritenevano incompatibili con una visione storica o religiosa ritenuta autentica.
55
chi era Beroso e quale scopo perseguiva con la sua opera?
Beroso era un sacerdote di Bel-Marduk all’inizio del 3° secolo a.C. che, attingendo da fonti autentiche babilonesi, scrisse in greco per il re Antioco 1° Sotere di Siria. Nella sua opera, la Babyloniaca, cercava di dimostrare che Babilonia fosse più antica e saggia della Grecia, raccontando miti e tradizioni in chiave originale.
56
qual è il significato del “pesce che ci donò la civiltà” nel contesto della narrazione di Beroso?
il “pesce” rappresenta un elemento mitico inserito nella narrazione per enfatizzare l’antichità e la saggezza di Babilonia, simbolizzando il potere rigenerativo e divinatorio associato alla cultura del Vicino Oriente.
57
in che modo Scaligero entrò in contatto con l’opera di Beroso e come reagì?
nel 1602-3 **Scaligero** incontrò la storia di Beroso e il suo “strano pesce”. Pur essendo un calvinista che disprezzava gli dei antichi del vicino Oriente e le esagerazioni ellenistiche, da studioso compose il Thesaurus temporum (1606), includendo e datando accuratamente le **opere di Beroso**, **difendendone almeno in parte l’autenticità** come testimonianza della storicità del Vicino Oriente.
58
perché l’opera di Beroso è rilevante per la storia della critica testuale?
essa rappresenta **uno dei primi grandi prodotti della narrativa storica del Vicino Oriente**, le cui fonti – sebbene ritenute fantasiose in alcuni capitoli – vennero rivalutate in seguito, soprattutto dopo la scoperta e decodificazione di documenti cuneiformi, contribuendo così allo sviluppo della critica testuale.
59
in che senso il Rinascimento viene descritto come “rivoluzionario” in campo filologico?
Il Rinascimento è visto come un momento di grande fermento in cui studiosi (umani, geologi e giuristi, es. Melchiorre Cano e Jean Bodin) **si impegnarono a purificare il canone dagli falsi**, fornendo **regole universali di valutazione delle fonti**. Il metodo critico degli umanisti fu paragonato a **un treno in cui “biglietti” errati venivano controllati e indirizzati all’oblio**, rappresentando una **metodologia nuova e sistematica**.
60
qual è il contributo di Annio nella tradizione della falsificazione e della critica testuale?
Annio, appartenente alla tradizione domenicana, non solo **creò falsi** ma anche formulate **regole generali** per valutare le opere storiche. Egli **rigettava la validità degli storici greci per la loro opinione soggettiva**, preferendo le cronache dei sacerdoti considerate più attendibili come “atti notarili”. Queste regole, riprese e rielaborate nei secoli successivi, influenzarono profondamente il metodo critico.
61
in che modo le “regole anniane” si inserirono nel dibattito sulla scelta delle fonti affidabili?
Le regole di Annio, riprese dalla tradizione classica, cercavano di **garantire che ogni storico venisse valutato caso per caso**: un critico poteva essere considerato affidabile per alcuni periodi ma inaffidabile per altri. Questo approccio ha fornito il seme per lo sviluppo di un metodo critico sistematico.
62
quali sono le principali critiche mosse contro l’opera di Beroso da parte di studiosi successivi?
Critici come Cano, Barreiros e Borghini dimostrarono che Beroso e i falsi anniani presentavano **numerosi errori**: 1. Differenze nei numeri di libri (il Beroso di Flavio scriveva tre libri mentre quello di Annio cinque). 2. Cronologie incongruenti (cita eventi come la fondazione di Lugdunum duecento anni dopo la sua morte). 3. Errori geografici, vista l’ignoranza dei greci nei confronti di regioni occidentali come la Spagna.
63
che metodo adottò Johann Funck per mettere in dubbio la credibilità degli storici anniani?
Funck utilizzò un approccio filologico e scientifico, basandosi anche sull’osservazione di fenomeni astronomici, per attaccare il prestigio e la credibilità degli scrittori anniani, dimostrando attraverso evidenze concrete la presenza di gravi errori nei loro resoconti.
64
quale figura del 16° secolo sostenne una revisione critica forte contro la tradizione anniana e come?
Giovanni Goropio **Becano**, medico fiammingo, nel 1569 pubblicò l’Origines Antwerpianae, raccogliendo frammenti in greco e dimostrando, mediante un’analisi diretta dei documenti originali, che i falsi di Annio erano derivati e grossolani. Il suo approccio costituì un passo fondamentale verso una ricostruzione sistematica della storia della critica testuale.
65
quale esperimento condusse il re Psammetico e quale tesi derivò dall’evento secondo Goropio?
in un celebre esperimento, il re Psammetico rinchiuse due bambini in una stanza impedendo loro di parlare; i bambini chiesero “becos” (che significa “pane” in frigio). Questo portò Goropio a teorizzare che gli olandesi fossero i discendenti di un popolo antidiluviano, sostenendo che la loro lingua fosse tra le più antiche.
66
come interpretò Scaligero la relazione tra i testi di Manetone, Beroso e le antiche raccolte del Vicino Oriente?
Scaligero intese che Manetone e Beroso non fossero semplici falsi ellenistici, bensì **autentiche rappresentazioni** – seppur rielaborate – **di collezioni documentali molto più antiche del Vicino Oriente**, testi afflitti da invenzioni ed errori che richiedevano una nuova interpretazione critica.
67
quale ruolo giocò la critica testuale nella riproposizione e rielaborazione della tradizione storica?
La critica testuale si sviluppò proprio in risposta alla presenza di numerose fonti falsificate. Lo studio di falsari e la necessità di distinguere tra invenzioni e fonti autentiche portarono all’elaborazione di metodi sistematici che ancora oggi guidano la valutazione delle fonti storiche.
68
quali nuove tecniche metodologiche emergono nel capitolo e come convivono con l’ingenuità delle fonti?
Emergono tecniche moderne – l’analisi comparata, l’osservazione filologica e l’uso di evidenze scientifiche – che vengono applicate per decostruire falsi complessi. Queste nuove metodologie coesistono con l’ingenuità originaria di alcune falsificazioni, a testimonianza della volontà dei falsari di ingannare, ma anche della capacità dei critici di “prendere un ladro per un ladro” nella ricerca della verità.
69
qual è la conclusione fondamentale del capitolo riguardo il rapporto tra falsificazione e critica testuale?
Il capitolo conclude evidenziando che **molti dei progressi nella critica testuale sono nati proprio dagli stimoli offerti dai falsari**. La creazione di fonti ingannevoli, seppur di alta qualità, ha spinto i filologi e storici a sviluppare metodi rigorosi per valutare l’autenticità dei testi – "**per prendere un ladro ci vuole un ladro**".
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in che modo l’arte della falsificazione e la critica testuale sono simili?
entrambe offrono soluzioni al medesimo problema di fondo: il fatto che ogni civiltà produce testi autorevoli destinati a guidare la vita sociale, religiosa e politica, ma che nel tempo cessano di rispecchiare la realtà mutevole del loro contesto.
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quale dilemma affrontano coloro che interpretano testi autorevoli nelle civiltà avanzate?
gli interpreti devono scegliere se adottare una **lettura allegorica** (svelando un *significato nascosto* dietro un’apparenza superficiale), una **lettura letterale** (in cui si ritiene che il testo debba fondare una riforma radicale della società), oppure la **via della critica** (che *riconosce l’inadeguatezza dei testi originali rispetto alle esigenze del presente*), oppure infine cercare un **approccio ibrido**.
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quali sono le quattro possibili strade interpretative descritte nell’epilogo?
1. Strada dell’allegoria: l’interpretazione profonda che svela significati nascosti, mantenendo l’utilità del testo. 2. Strada dell’interpretazione letterale: considerata come frutto della corruzione, in cui i testi devono guidare una riforma radicale della società. 3. Strada della critica: riconoscendo che il mondo attuale richiede un corpo di testi e un ordinamento nuovi. 4. Fusione o falsificazione: l’interpretazione costituente che cerca di integrare gli approcci precedenti, o di restaurare il “ritratto” originario anziché il volto attuale.
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qual è il problema fondamentale che accomuna sia la **falsificazione** che la **critica testuale**?
entrambe le discipline devono confrontarsi con il fatto che i testi autorevoli, **pur essendo stati in passato un faro guida, non rispecchiano più la realtà di una civiltà in continua evoluzione**, spingendo gli studiosi a intervenire per emendare o reinterpretare tale retaggio.
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quale limite comune riconoscono criticanti e falsari?
entrambi sono inevitabilmente influenzati dal loro contesto temporale e spaziale: **i critici non possono sfuggire alla loro posizione storica e personale**, così come **il falsario impone, con la propria opera, valori e ideali legati alla propria epoca**.
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come cambia la percezione dei testi nel tempo, secondo l’epilogo?
**quello che originariamente appariva come autentico e autorevole, per il tempo in cui fu prodotto, col tempo diventa anch’esso un documento della sua epoca**, poiché il progresso della civiltà trasforma il modo in cui i testi vengono letti ed interpretati.
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in che modo la critica testuale si presenta, a suo avviso, nel panorama della “ruota della fortuna letteraria”?
la critica è vista come uno strumento arbitrario e in continuo divenire, capace di “emendare” il passato, ma al contempo **la sua visione è soggetta ai pregiudizi e alle concezioni della propria epoca**, rendendo inevitabile un moto perpetuo e incerto.
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qual è lo scopo del falsario, secondo l’epilogo?
**il falsario cerca di proteggere se stesso e i lettori dal potere destabilizzante della critica**, offrendo un rifugio dalla costante riflessione sui valori e le istituzioni, anche se tale atteggiamento è definito irresponsabile e porta a un deprezzamento della legittimità culturale.
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qual è il ruolo della falsificazione per una cultura, se tollerata?
la tolleranza verso la falsificazione può portare a un **progressivo svilimento della legittimità culturale**, facendo sì che la capacità di ingannare diventi un segno di malattia e vizio all’interno della cultura stessa.
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in che modo la critica testuale risulta “indebita” nei confronti della falsificazione?
la critica testuale è profondamente influenzata e, in parte, **dipendente dall’arte della falsificazione** per il proprio approccio metodologico, venendo **spesso utilizzata per fini di parte più che per una ricerca oggettiva della verità**.
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perché l’esercizio della **critica** è considerato un segno di **salute** di una civiltà?
poiché attraverso la critica testuale si cerca di comprendere e ripensare il patrimonio culturale, evidenziando errori e riformulando interpretazioni, essa rappresenta un **segno vitale di evoluzione** e di **impegno intellettuale di una cultura**.
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cosa rappresenta il prevalere della falsificazione, al contrario?
il dominio della falsificazione, con la sua propensione all’inganno e alla disconnessione dai veri valori, è considerato un **indicatore di malattia cultural**e e di **perdita di integrità** all’interno di una civiltà.
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qual è il problema di fondo che porta a dover scegliere tra falsificazione e critica testuale?
il problema di fondo è che i testi storicamente autorevoli, pur rappresentando un pilastro della cultura, non sono più in grado di esprimere la realtà di una società in continua trasformazione, **costringendo intellettuali e critici a intervenire per renderli nuovamente utili e credibili**.
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in che modo le metodologie critiche si sono evolute in risposta alla falsificazione?
l’esistenza di numerose fonti falsificate, alcune di alta qualità, ha spinto lo sviluppo di **metodi critici sempre più rigorosi e sistematici**, tanto che la critica testuale odierna è in parte il risultato diretto degli stimoli offerti dall’arte dei falsari.
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quale affermazione conclude l’epilogo riguardo il rapporto tra falsificazione e critica?
l’epilogo conclude con l’idea che "***per prendere un ladro ci vuole un ladro***": ovvero, **la critica testuale si è sviluppata proprio grazie alla presenza e alle sfide poste dalla falsificazione**, evidenziando come entrambe le pratiche siano **intrinsecamente interconnesse** nel dialogo con il passato.
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la questione dei falsi in lingua non originale:
si possono riconoscere attraverso escamotage tipo i giochi di parole che hanno senso nella lingua tradotta ma non quella presunta originale.