6) Falsi e Falsari (Grafton): Flashcards
(85 cards)
i due estremi della falsificazione e due esempi:
- la mistificazione = la produzione di opere letterarie intese a trarre in inganno per un breve periodo, uno scherzo. E’ il caso di Dioniso di Eraclea del Ponto, che scrisse una tragedia che attribuì a Sofocle; Eraclide, anch’egli autore di qualche falsificazione, giudicò l’opera autentica.
Al che Dioniso ne rivendicò la paternità e fece notare come la presunta tragedia fosse in realtà un acrostico: le prime lettere davano un messaggio > il nome dell’amato
da Dioniso, Pankalos > per Eraclide poteva trattarsi di una semplice coincidenza. Proseguendo, si leggeva: “Eraclide è ignorante in letteratura” > si trattava di una falsificazione! - la falsificazione coincidente con la narrativa vera e propria. Nel 1950, Paul Coleman Norton, della Princeton University, pubblicò un inedito frammento greco tratto da una serie di omelie contenute nel vangelo secondo Matteo. Raccontò di aver trovato il documento in una moschea visitata durante la Seconda
guerra mondiale > ne aveva trascritto la parte più rilevante, che venne poi pubblicata su una rivista insieme a un apparato critico e un ampio commento linguistico. Il testo sviluppava il passo contenuto in Matteo 24 in
cui Gesù dice ai discepoli che coloro ai quali sarà riservata la sorte degli ipocriti verranno condannati al pianto e al mal di denti. Il passo contiene degli aspetti burleschi > Coleman Norton non ne ha mai rivendicato la paternità, ma sapeva bene che i suoi studenti avrebbero capito che gli non aveva scoperto il presunto testo antico, bensì se lo era inventato.
cosa significa “falsificazione” nel contesto letterario dell’antichità?
La falsificazione consisteva nell’attribuire a grandi autori opere non originali, creando falsi credibili che venivano scambiati per autentici.
quali figure ateniesi furono sospettate di falsificare testi?
Solone e Pisistrato furono sospettati di aver inserito versi propri in Omero, contribuendo alla creazione di falsi.
in che modo le scuole di retorica contribuivano alla diffusione dei falsi?
Le scuole insegnavano a confezionare “pastiche” degli scrittori antichi, in particolare lettere private, che una volta diffuse venivano scambiate per opere originali.
quale fu l’effetto della crescente domanda di testi basati su un canone specifico?
la domanda superò l’offerta, portando a una massiccia produzione di testi falsi, tanto da farli circolare insieme alle opere autentiche.
come venivano classificati i testi autentici e quelli falsi?
i critici li distinguevano: le opere autentiche erano catalogate come “gnesioi” (figli legittimi) e quelle spurie come “notheioi” (bastarde).
quale metodo veniva usato per distinguere un falso da un’opera autentica?
I critici analizzavano lo stile e il contenuto; ad esempio, confrontavano lo stile e gli interessi (come l’astronomia) per attribuire correttamente il testo a uno specifico autore.
che conseguenze ebbe la diffusione dei falsi nelle biblioteche antiche?
le biblioteche si riempirono di opere genuine e falsificate, rendendo difficile distinguere tra ciò che era autentico e ciò che era stato contraffatto.
come si manifestò il fenomeno della falsificazione nel mondo romano?
Anche a Roma la falsificazione fu diffusa: per esempio, tra le 130 opere attribuite a Plauto, Varrone ne considerava autentiche solo 21.
quale nuova forma di falsificazione emerse nel mondo ellenistico?
Oltre al falso letterario comune, si sviluppò un genere più complesso in cui gruppi (orfici, pitagorici, ecc.) attribuivano testi a leggendari padri fondatori.
perché i testi attribuiti a divinità godevano di particolare autorità?
Un testo scritto in prima persona e attribuito a una divinità era considerato il verbo divino autentico, garantendo importanza e validità superiori a quelle dei testi di autori comuni.
quale esempio di falso appartenente a questo genere viene menzionato nel testo?
Viene citata la “Lettera di Aristea”, un componimento in prosa, datato intorno al 2° secolo a.C., che pretendeva di spiegare l’origine del Vecchio Testamento in greco (la “versione dei Settanta”) e difendere la validità della traduzione alessandrina.
qual è l’errore iniziale che segnala la falsità della Lettera di Aristea?
Il testo attribuisce a Demetrio Falereo, bibliotecario di Tolomeo Filadelfo, una carica che egli non ha mai ricoperto, e utilizza riferimenti storici inesatti.
in che modo l’autore del falso tenta di accrescere la credibilità della narrazione?
utilizza tecniche della critica testuale: adotta terminologia specifica, cita testualmente documenti (come il memorandum di Demetrio) e si avvale di riferimenti ad archivi e documenti ufficiali.
a quali pubblici si rivolge la lettera e con quale intento?
l’autore scrive per due distinti pubblici: ai compatrioti ebrei, per dimostrare la superiorità della Bibbia greca alessandrina, e ai gentili, per conferire alla tradizione ebraica un valore filosofico e allegorico elevato.
che ruolo ebbero i falsi nella produzione delle opere storiche, come i Scriptores Historiae Augustae?
queste opere, sebbene attribuite a più autori, furono realizzate da falsari che persino inventarono testi inesistenti (come il “libro d’avorio”) per aumentare la credibilità delle loro narrazioni storiche o per costruire a posteriori un passato glorioso (ex. la Historia regnum Britannia e”)
in che modo la falsificazione si estese nel campo legale durante il Medioevo?
I falsari produssero documenti e atti legali contraffatti (ex. la Donazione di Costantino) per conferire diritti su terre e privilegi, sfruttando sigilli, colori e elaborazioni testuali che ne mascheravano la falsità.
quale importanza ebbe la Donazione di Costantino nel contesto dei falsi medievali?
questo documento dell’8° secolo fu concepito per giustificare il potere temporale della Chiesa, usando una narrazione che includeva documenti legali apparentemente ineccepibili, sebbene in seguito smascherato da Lorenzo Valla.
come reagì il mondo umanista del Rinascimento alla grande quantità di falsi?
Gli intellettuali umanisti si dedicarono alla riscoperta, alla copia e al commento di opere antiche, cercando di distinguere i materiali autentici da quelli falsificati, e analizzarono epitaffi e iscrizioni per ricostruire il passato.
qual è l’esempio di falsificazione epigrafica citato nel testo?
l’epitaffio scoperto nel 1485, accanto a una giovane romana lungo la via Appia, attribuito a Cicerone, che in realtà contiene elementi presi da altri testi e non è coerente con altri ritrovamenti.
chi furono alcuni dei falsari rinascimentali più noti e quali tecniche adottarono?
Pierre Hamon, che trasformò un autentico papiro ravennate nel testamento di Giulio Cesare, e Giovanni Annio da Viterbo, che forgiò iscrizioni e testi, dimostrando grande abilità nel creare falsi complessi.
in che modo la falsificazione ha continuato a evolversi anche in epoche successive?
Fino al 17°, 18° e 19° secolo, studiosi e falsari continuarono a produrre falsi letterari, documentali e persino notizie storiche, spinti da motivi personali, professionali o idealistici, fino ad arrivare ai falsi moderni che richiedono tecniche sempre più sofisticate.
qual è il significato del termine “falso nostalgico” nel contesto del testo?
indica falsi che completano storie nazionali non pienamente documentate nei testi canonici, come i falsi etruschi di Curzio Inghirami o le ricostruzioni medievali del passato nord gotico, create per alimentare un’identità storica idealizzata.
in che modo la critica testuale si è evoluta in risposta alle nuove tecniche di falsificazione?
La critica testuale ha dovuto sviluppare strumenti sempre più sofisticati per individuare e analizzare le nuove contraffazioni, poiché le tecniche di falsificazione sono rimaste sorprendentemente costanti e abilmente articolate nel tempo.