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(49 cards)
Come possono essere classificate le fonti del diritto del lavoro?
⚖️ Classificazione delle fonti del diritto del lavoro
1️⃣ Fonti sovranazionali e internazionali
🌍 Riguardano accordi tra Stati o norme sovranazionali:
Costituzione e norme europee (es. Carta dei diritti fondamentali dell’UE)
Convenzioni internazionali (es. OIL - Organizzazione Internazionale del Lavoro)
Trattati UE, regolamenti e direttive europee
2️⃣ Fonti legislative (statali)
📜 Norme approvate dallo Stato:
Costituzione italiana (es. art. 1, 4, 35-40)
Codice civile (libro V, titolo II)
Leggi ordinarie e decreti legislativi (es. Statuto dei lavoratori, Jobs Act)
Decreti legge convertiti in legge
3️⃣ Fonti regolamentari
🏛️ Atti emanati dal potere esecutivo (Governo o ministeri), subordinati alla legge:
Regolamenti ministeriali (es. sicurezza sul lavoro)
Circolari amministrative (con valore solo interno alla PA)
4️⃣ Fonti contrattuali (contrattazione collettiva)
🤝 Accordi tra rappresentanti di datori di lavoro e lavoratori:
Contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) 🏭
Contratti aziendali o territoriali
🧷 Non sono leggi ma hanno effetti vincolanti nei rapporti di lavoro.
5️⃣ Fonti individuali
✍️ Sono gli accordi tra datore e lavoratore, come:
Il contratto individuale di lavoro
Le clausole pattizie (es. patto di prova, patto di non concorrenza)
‼️ Queste fonti non possono derogare in peggio rispetto a quanto stabilito da fonti superiori (principio di favore).
🔁 Gerarchia delle fonti (dalla più forte alla più debole):
🏛️ Costituzione e norme UE
📜 Leggi e decreti legislativi
🧾 Regolamenti
🤝 Contrattazione collettiva
✍️ Contratto individuale
Quali sono le caratteristiche del lavoro subordinato e in cosa si distingue dal lavoro autonomo?
👷♂️ Lavoro subordinato: caratteristiche principali
Il lavoro subordinato è definito dall’art. 2094 c.c. come il rapporto in cui una persona si obbliga a collaborare nell’impresa, prestando il proprio lavoro alle dipendenze e sotto la direzione dell’imprenditore, in cambio di una retribuzione.
✅ Caratteristiche chiave:
🧑💼 Subordinazione: il lavoratore è soggetto al potere direttivo, disciplinare e di controllo del datore di lavoro.
⏱️ Continuità e inserimento nell’organizzazione aziendale.
💸 Retribuzione fissa o periodica (stipendio).
📋 Obbligo di seguire orari, mansioni e modalità stabilite dal datore.
⚖️ Forte tutela giuridica: ferie, malattia, maternità, licenziamento, sicurezza, ecc.
🧑🔧 Lavoro autonomo: caratteristiche principali
Definito dall’art. 2222 c.c., è un rapporto in cui una persona si obbliga a compiere un’opera o un servizio in modo autonomo, senza vincolo di subordinazione, a fronte di un compenso.
✅ Caratteristiche chiave:
🎯 Autonomia organizzativa: il lavoratore decide tempi, mezzi e modalità di esecuzione.
📆 Generalmente legato a un compito specifico o risultato finale.
💰 Compenso pattuito per l’opera svolta (non stipendio fisso).
⚠️ Meno tutele: niente ferie, TFR, malattia retribuita, ecc., a meno che non sia previsto da accordi o iscrizioni ad albi.
Quali sono i caratteri essenziali della parasubordinazione?
La parasubordinazione è un tipo di lavoro a metà tra il lavoro autonomo e quello subordinato. Il lavoratore non è un dipendente, ma nemmeno totalmente libero come un libero professionista.
Chi lavora in parasubordinazione collabora in modo personale, continuo e coordinato con il datore di lavoro, ma senza essere soggetto a ordini diretti come un subordinato. Il datore può organizzare quando e come svolgere il lavoro, ma senza controllare tutto nel dettaglio.
Un esempio tipico è il contratto co.co.co. (collaborazione coordinata e continuativa). Se però il datore decide anche tempi e luogo del lavoro, la legge può considerare il rapporto come lavoro subordinato vero e proprio.
Cos’è la capacità giuridica speciale e perché è definita così?
La capacità giuridica speciale è la possibilità per una persona (fisica o giuridica) di compiere solo alcuni tipi di atti giuridici legati a una certa funzione o ruolo specifico, e non tutti gli atti possibili in generale.
È chiamata “speciale” proprio perché non è generale e illimitata, ma limitata a una certa sfera di attività. Ad esempio, un’associazione culturale ha capacità giuridica speciale perché può agire legalmente (fare contratti, ricevere donazioni, ecc.), ma solo per scopi culturali e non può fare attività commerciali come un’impresa.
Questa capacità si oppone a quella generale delle persone fisiche, che invece possono compiere qualunque atto giuridico compatibile con la legge (una volta acquisite capacità giuridica e d’agire).
Quali sono i requisiti essenziali del contratto di lavoro e in cosa si distinguono dai requisiti accidentali?
I requisiti essenziali del contratto di lavoro sono quegli elementi senza i quali il contratto non può esistere o è nullo. Sono gli stessi previsti in generale per tutti i contratti dall’art. 1325 del Codice Civile, ma adattati al rapporto di lavoro.
I principali sono:
Accordo delle parti: serve il consenso libero e consapevole tra datore e lavoratore.
Oggetto: deve esserci una prestazione lavorativa lecita e possibile.
Causa: è lo scambio tra lavoro e retribuzione (cioè la funzione economico-sociale del contratto).
Forma: in genere è libera, ma in alcuni casi la legge richiede la forma scritta (es. apprendistato, part-time, clausole particolari).
I requisiti accidentali, invece, non sono necessari per la validità del contratto ma possono essere inseriti su volontà delle parti. Possono influenzare il contenuto o gli effetti del contratto. Esempi sono: periodo di prova, durata determinata, clausole di non concorrenza o di riservatezza.
Qual è la causa del contratto di lavoro?
La causa del contratto di lavoro è lo scambio tra prestazione lavorativa e retribuzione.
In altre parole, il lavoratore si impegna a svolgere un’attività (manuale, intellettuale, tecnica, ecc.) in modo continuativo e secondo le istruzioni del datore di lavoro, mentre il datore si obbliga a pagargli uno stipendio.
Questa causa riflette la funzione economico-sociale del contratto: garantire il sostentamento del lavoratore e, allo stesso tempo, fornire al datore una forza lavoro necessaria per svolgere la propria attività.
La causa distingue il contratto di lavoro da altri contratti simili, come l’appalto o la collaborazione autonoma, dove non c’è subordinazione e la logica dello scambio è diversa.
Qual è la funzione del patto di prova?
La funzione del patto di prova è permettere a entrambe le parti – datore di lavoro e lavoratore – di valutare se il rapporto di lavoro è adatto alle proprie esigenze, prima di renderlo definitivo.
Durante il periodo di prova, infatti, ciascuna parte può recedere liberamente dal contratto, senza preavviso e senza obbligo di motivazione. Questo consente:
al datore di lavoro di verificare le capacità, l’attitudine e l’affidabilità del lavoratore;
al lavoratore di capire se il lavoro, l’ambiente e le condizioni sono in linea con le sue aspettative.
Per essere valido, il patto di prova deve essere stipulato per iscritto al momento dell’assunzione e deve indicare in modo chiaro le mansioni oggetto della prova.
Cosa si intende per prestazione di fatto e qual è la tutela prevista per il lavoratore?
La prestazione di fatto si verifica quando un lavoratore inizia a lavorare senza un contratto formale scritto, ma svolge comunque attività lavorativa con il consenso del datore di lavoro, che ne trae beneficio.
Anche se il contratto non è stato firmato o messo per iscritto, il rapporto di lavoro è considerato valido se c’è stata una prestazione lavorativa concreta e volontaria, accettata dal datore.
In questi casi, la legge tutela il lavoratore riconoscendogli:
il diritto alla retribuzione per il lavoro svolto,
il diritto alle tutele tipiche del lavoro subordinato (ferie, malattia, TFR, contributi, ecc.),
la possibilità di far valere in giudizio il proprio rapporto di lavoro, anche se non formalizzato.
Questo serve a evitare che i datori di lavoro approfittino della mancanza di forma scritta per negare diritti o aggirare gli obblighi legali.
A cosa serve la certificazione del contratto di lavoro?
La certificazione del contratto di lavoro serve a verificare e attestare la correttezza giuridica del contratto in base al tipo di rapporto realmente esistente tra le parti, cioè se è davvero lavoro subordinato, autonomo, parasubordinato, ecc.
Il suo scopo principale è quello di dare certezza e prevenire controversie tra datore di lavoro e lavoratore, specialmente nei casi in cui il rapporto potrebbe essere ambiguo o facilmente contestabile.
Viene fatta da commissioni speciali (es. presso enti bilaterali, università, ispettorati del lavoro) e, una volta certificato, il contratto ha più forza in sede giudiziaria, anche se il giudice può comunque disconoscerlo in presenza di gravi irregolarità.
In pratica, la certificazione:
riduce il rischio di contenzioso;
chiarisce la natura del rapporto;
tutela entrambe le parti, ma soprattutto il datore, che così può dimostrare di aver agito in buona fede.
Qual è la differenza tra politiche attive e politiche passive del lavoro?
La differenza tra politiche attive e passive del lavoro riguarda gli obiettivi e gli strumenti usati per affrontare la disoccupazione.
Le politiche passive mirano a sostenere il reddito dei disoccupati, fornendo un aiuto economico temporaneo mentre sono senza lavoro. Esempi tipici sono:
la NASpI (indennità di disoccupazione),
la Cassa Integrazione,
le indennità per sospensione o riduzione dell’attività.
Le politiche attive, invece, servono a favorire l’inserimento o il reinserimento nel mondo del lavoro. Non danno soldi direttamente, ma strumenti e opportunità per trovare un’occupazione. Esempi sono:
corsi di formazione o riqualificazione,
orientamento al lavoro,
tirocini e stage,
incentivi alle assunzioni.
In sintesi:
le passive aiutano a sopravvivere senza lavoro,
le attive aiutano a trovare (o ritrovare) lavoro.
A chi va comunicata l’assunzione di un lavoratore? E quando si configura giuridicamente la fattispecie del «lavoro nero»?
L’assunzione di un lavoratore va comunicata al Centro per l’Impiego (CPI) competente per territorio, attraverso una comunicazione obbligatoria preventiva.
Questa comunicazione deve essere inviata entro le 24 ore del giorno precedente all’inizio della prestazione lavorativa, anche se si tratta di un giorno festivo o non lavorativo. Serve a registrare formalmente l’assunzione e a garantire la regolarità del rapporto dal punto di vista contributivo e previdenziale.
Il lavoro nero si configura giuridicamente quando un lavoratore presta attività lavorativa senza che sia stata effettuata questa comunicazione. In altre parole, è un rapporto di lavoro non dichiarato, cioè non registrato ufficialmente e privo di coperture assicurative, previdenziali e fiscali.
Il lavoro nero è vietato per legge e comporta:
sanzioni amministrative molto gravi per il datore di lavoro,
la perdita dei diritti (es. malattia, TFR, pensione) per il lavoratore, almeno fino alla regolarizzazione.
Quali sono le «quote di riserva» a carico dei datori di lavoro nel sistema del collocamento mirato dei disabili?
Le «quote di riserva» sono obblighi di assunzione che la Legge n. 68/1999 impone ai datori di lavoro pubblici e privati per favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità e di altre categorie protette.
📊 Obblighi in base alla dimensione aziendale
I datori di lavoro che occupano almeno 15 dipendenti sono tenuti ad assumere un numero minimo di lavoratori appartenenti alle categorie protette, secondo la seguente scala:
Da 15 a 35 dipendenti: obbligo di assumere 1 lavoratore disabile.
Da 36 a 50 dipendenti: obbligo di assumere 2 lavoratori disabili.
Oltre 50 dipendenti: obbligo di assumere il 7% dei lavoratori disabili rispetto al totale dei dipendenti.
Inoltre, per le aziende con più di 50 dipendenti, è previsto l’obbligo di assumere anche lavoratori appartenenti ad altre categorie protette, come orfani e vedove di guerra, con una quota pari all’1% del personale occupato
Inclusyon
.
👥 Chi rientra nelle categorie protette
Le categorie protette comprendono:
Persone con disabilità: invalidi civili con una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45%, invalidi del lavoro con invalidità superiore al 33%, non vedenti e sordomuti, invalidi di guerra e per servizio.
Altre categorie: orfani e coniugi di deceduti per cause di lavoro, guerra o servizio, profughi italiani rimpatriati, vittime del terrorismo e della criminalità organizzata .
Wikipedia, l’enciclopedia libera
+4
Inclusyon
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ClicLavoro
+4
🧮 Modalità di calcolo e adempimenti
Per determinare l’organico su cui applicare le quote di riserva, non vengono considerati:
Apprendisti.
Dirigenti.
Lavoratori a domicilio.
Lavoratori con contratto a termine di durata fino a 6 mesi.
Lavoratori già computati come categorie protette.
ClicLavoro
Inclusyon
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ClicLavoro
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ClicLavoro
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Studio MBC
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Inclusyon
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Le aziende devono trasmettere annualmente, entro il 31 gennaio, il Prospetto Informativo al servizio competente, indicando la propria situazione occupazionale e gli adempimenti relativi alle quote di riserva .
Inclusyon
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Regione Lazio
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⚠️ Sanzioni e esoneri
Il mancato rispetto degli obblighi comporta sanzioni amministrative. Tuttavia, la legge prevede possibilità di esonero totale o parziale in specifici casi, come:
Attività lavorative che presentano particolari difficoltà nell’inserimento di persone con disabilità.
Versamento di un contributo esonerativo giornaliero per ogni lavoratore disabile non assunto, pari a €39,21.
Stipula di convenzioni con gli uffici competenti per pianificare gradualmente l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità .
Inclusyon
+1
Studio MBC
+1
Queste misure mirano a promuovere un ambiente lavorativo inclusivo e a garantire pari opportunità nel mondo del lavoro per le persone con disabilità.
Quali sono le caratteristiche della somministrazione e qual è la differenza con l’appalto?
La somministrazione di lavoro è un tipo di rapporto in cui tre soggetti sono coinvolti:
Agenzia per il lavoro (somministratore)
Azienda utilizzatrice
Lavoratore
In questo schema, il lavoratore è assunto dall’agenzia, ma lavora per l’azienda utilizzatrice, sotto la sua direzione e organizzazione. Quindi la subordinazione è verso l’utilizzatore, ma il contratto di lavoro è con l’agenzia.
Le caratteristiche principali della somministrazione sono:
Triangolarità del rapporto (agenzia, lavoratore, azienda)
Il lavoratore ha gli stessi diritti di un dipendente diretto (retribuzione, ferie, malattia, ecc.)
Può essere a tempo determinato o indeterminato
Serve per esigenze temporanee, tecniche o organizzative
Invece, l’appalto è un contratto tra due soggetti (committente e appaltatore) in cui:
L’appaltatore esegue un’opera o un servizio con organizzazione e mezzi propri
I lavoratori dell’appaltatore non sono subordinati al committente
C’è autonomia organizzativa da parte dell’appaltatore
Il committente non può dirigere o controllare direttamente i lavoratori
⚖️ Differenza chiave:
Nella somministrazione il lavoratore lavora sotto il controllo dell’azienda utilizzatrice,
nell’appalto lavora sotto il controllo del suo datore di lavoro (l’appaltatore).
Se però, in un appalto, l’azienda committente dirige i lavoratori dell’appaltatore come fossero suoi, si rischia di configurare interposizione illecita di manodopera, che è vietata.
La lavoratrice può essere licenziata durante il congedo di maternità?
No, la lavoratrice non può essere licenziata durante il congedo di maternità. La legge prevede una tutela speciale chiamata divieto di licenziamento, che si applica:
Dall’inizio della gravidanza,
fino al compimento di un anno di età del bambino.
Questo significa che il datore di lavoro non può licenziare la lavoratrice durante tutta questa fase, salvo casi eccezionali (come ad esempio la cessazione dell’attività aziendale o il superamento del periodo di prova, se previsto).
Se il licenziamento avviene in violazione di questa norma, è nullo e la lavoratrice ha diritto al reintegro nel posto di lavoro oltre al risarcimento del danno.
Fino a quale età del bambino può essere richiesto il congedo parentale?
Il congedo parentale può essere richiesto fino ai 12 anni di età del bambino 🧒.
Questa è la regola generale prevista dal Testo Unico sulla maternità e paternità (D.lgs. 151/2001), come modificato da interventi normativi più recenti (es. Decreto Legislativo n. 105/2022).
Ecco alcuni punti chiave da ricordare:
Può essere richiesto da entrambi i genitori, anche in modo frazionato.
La durata massima complessiva è di 10 mesi, elevabili a 11 mesi se il padre si astiene per almeno 3 mesi.
Il congedo può essere indennizzato al 30% fino ai 12 anni di età del figlio, ma solo per una parte del periodo (in genere fino a 9 o 10 mesi complessivi, a seconda del caso).
È valido anche in caso di adozione o affidamento, calcolato dalla data di ingresso del minore in famiglia.
A cosa sono finalizzate le azioni positive?
Le azioni positive sono misure finalizzate a rimuovere gli ostacoli di fatto che impediscono la piena parità tra uomini e donne nel lavoro, promuovendo pari opportunità e trattamento equo.
Sono previste principalmente dal Codice delle pari opportunità (D.lgs. 198/2006) e dalla Costituzione (art. 3 e 37), e si applicano in ambito lavorativo, formativo e organizzativo.
In pratica, queste azioni servono a:
Favorire l’ingresso delle donne in settori dove sono tradizionalmente sottorappresentate,
Sostenere la loro crescita professionale e accesso a ruoli di responsabilità,
Conciliare i tempi di lavoro e di vita (es. genitorialità),
Prevenire e contrastare discriminazioni dirette e indirette.
Un esempio tipico è l’introduzione di incentivi per l’assunzione di donne o l’adozione di piani di parità da parte delle aziende.
Sono misure temporanee e mirate, non discriminatorie, ma pensate per riequilibrare situazioni di disuguaglianza preesistenti.
Cosa sono le mansioni?
Le mansioni sono l’insieme delle attività e dei compiti concreti che un lavoratore è tenuto a svolgere in base al proprio contratto di lavoro.
In pratica, le mansioni definiscono “cosa fa” il lavoratore all’interno dell’organizzazione: ad esempio, contabilità, assistenza clienti, progettazione tecnica, ecc.
Sono stabilite dal contratto individuale e devono essere coerenti con la qualifica professionale attribuita al lavoratore, che a sua volta si riferisce ai contratti collettivi nazionali (CCNL).
Il datore di lavoro ha il potere direttivo, quindi può modificare le mansioni, ma solo entro certi limiti:
può assegnare mansioni equivalenti (cioè dello stesso livello e professionalità),
può assegnare mansioni inferiori solo in casi specifici (es. accordo scritto o esigenze di salute),
può assegnare mansioni superiori, e se durano abbastanza, il lavoratore ha diritto al riconoscimento della nuova qualifica.
In cosa si sostanzia l’obbligo di fedeltà del lavoratore?
L’obbligo di fedeltà del lavoratore è previsto dall’articolo 2105 del Codice civile e consiste nel dovere di non danneggiare l’interesse del datore di lavoro, sia durante che in certi casi anche dopo il rapporto di lavoro.
In concreto, questo obbligo si sostanzia in due divieti principali:
Divieto di concorrenza: il lavoratore non può svolgere attività lavorative, anche per conto proprio, che siano in concorrenza con quelle del datore di lavoro. Quindi non può, ad esempio, lavorare per un’azienda rivale o aprire un’attività simile che possa sottrarre clienti.
Obbligo di riservatezza: il lavoratore non deve divulgare informazioni riservate o segreti aziendali di cui è venuto a conoscenza durante il rapporto di lavoro, come strategie commerciali, dati sui clienti o processi produttivi.
La violazione dell’obbligo di fedeltà può portare a sanzioni disciplinari, al licenziamento per giusta causa, e anche al risarcimento del danno causato al datore.
Che tipo di tutela può ricevere il lavoratore in caso di mobbing?
n caso di mobbing, il lavoratore può ricevere diverse forme di tutela, sia giuridiche che risarcitorie, a seconda della gravità dei comportamenti subiti e delle conseguenze.
Il mobbing è un insieme sistematico di comportamenti ostili, ripetuti nel tempo, posti in essere da superiori o colleghi, che mirano a emarginare, isolare o umiliare il lavoratore, causando un danno alla salute, alla dignità o alla professionalità.
Le tutele previste sono:
Tutela risarcitoria:
Il lavoratore può agire in giudizio per ottenere il risarcimento del danno:
danno patrimoniale (es. perdita di stipendio, demansionamento),
danno biologico (per peggioramento delle condizioni di salute),
danno morale o esistenziale (per sofferenza psicologica, isolamento sociale, ecc.).
Tutela previdenziale e sanitaria:
Se il mobbing ha provocato problemi di salute, il lavoratore può avere diritto a:
assenze per malattia (certificata),
indennità INAIL se viene riconosciuta come malattia professionale derivante da stress lavorativo.
Tutela disciplinare:
Il lavoratore può segnalare i fatti all’Ispettorato del Lavoro o all’azienda, che può avviare procedimenti disciplinari verso i responsabili.
Tutela giuslavoristica:
Se il mobbing è particolarmente grave, il lavoratore può:
chiedere la risoluzione del contratto per giusta causa (dimissioni con diritto alla disoccupazione),
chiedere il reintegro o il trasferimento in caso di comportamento persecutorio del datore.
Il mobbing non ha ancora una norma specifica nel Codice civile o del lavoro, quindi il lavoratore deve provare in giudizio:
la sistematicità dei comportamenti,
l’intento persecutorio,
il nesso causale con il danno subito.
Qual è l’orario normale di lavoro stabilito dalla legge?
L’orario normale di lavoro stabilito dalla legge italiana è di 40 ore settimanali, come previsto dall’art. 3 del D.lgs. 66/2003.
Questo è il limite massimo legale dell’orario ordinario, ma i contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) possono prevedere orari più brevi, ad esempio 36 o 38 ore a settimana, a seconda del settore.
Ogni ora di lavoro che supera l’orario normale è considerata straordinaria e dà diritto a:
una maggiorazione retributiva,
oppure a riposi compensativi, se previsto dal contratto.
Va anche rispettato il limite massimo di orario di lavoro, che è:
di 48 ore settimanali, comprese le ore straordinarie,
calcolate come media su 4 mesi (salvo diversa previsione contrattuale).
Qual è il periodo minimo feriale?
Il periodo minimo di ferie (feriale) garantito dalla legge italiana è di 4 settimane all’anno, come stabilito dall’art. 10 del D.lgs. 66/2003.
Queste 4 settimane sono irrinunciabili, cioè:
devono essere godute (almeno in parte) come riposo effettivo,
non possono essere pagate in denaro, salvo nel caso in cui il rapporto di lavoro si chiuda prima che siano state fruite (es. dimissioni o licenziamento).
La legge prevede inoltre che:
almeno 2 settimane debbano essere godute entro l’anno di maturazione,
le altre 2 settimane possono essere godute entro i 18 mesi successivi.
I contratti collettivi (CCNL) possono prevedere un numero maggiore di giorni di ferie (es. 26, 30, ecc.), ma non possono scendere sotto le 4 settimane minime legali.
Qual è la differenza tra lavoro straordinario e lavoro supplementare?
La differenza tra lavoro straordinario e lavoro supplementare dipende dal tipo di contratto del lavoratore e dal superamento dell’orario normale stabilito.
🔹 Lavoro straordinario
È il lavoro svolto oltre le 40 ore settimanali (cioè oltre l’orario normale di legge).
Si applica a lavoratori a tempo pieno.
Deve essere autorizzato dal datore di lavoro.
Ha limiti legali: massimo 250 ore l’anno (salvo diverse previsioni nei contratti collettivi).
Deve essere retribuito con una maggiorazione o compensato con riposo.
🔹 Lavoro supplementare
È il lavoro svolto oltre l’orario pattuito nel contratto individuale, ma entro il limite delle 40 ore settimanali.
Si applica solo ai lavoratori part-time.
Serve per gestire esigenze temporanee dell’azienda.
Deve essere previsto e regolato nel contratto o nel CCNL.
Ha limiti più flessibili, ma il lavoratore ha diritto a una maggiorazione retributiva anche se non si superano le 40 ore.
📌 In sintesi:
Straordinario = oltre 40 ore, riguarda tempo pieno.
Supplementare = tra l’orario part-time e le 40 ore, riguarda part-time.
Quali sono le caratteristiche del lavoro a tempo parziale (part-time) e cosa sono le clausole di elasticità?
Il lavoro a tempo parziale (part-time) è un rapporto di lavoro in cui l’orario è inferiore rispetto a quello normale a tempo pieno (40 ore settimanali). Può essere distribuito in modi diversi: su base giornaliera, settimanale o mensile.
Caratteristiche principali del part-time:
Deve essere stipulato per iscritto, indicando chiaramente la durata e l’articolazione dell’orario.
Il lavoratore part-time ha gli stessi diritti del lavoratore full-time, ma in misura proporzionale (retribuzione, ferie, TFR, ecc.).
È possibile avere un part-time:
orizzontale (meno ore ogni giorno),
verticale (si lavora solo alcuni giorni a tempo pieno),
misto (combinazione dei due).
Cosa sono le clausole di elasticità:
Le clausole di elasticità permettono al datore di lavoro di modificare l’orario del part-time, in due modi:
Estendere l’orario giornaliero o settimanale,
Modificare la collocazione temporale delle ore di lavoro (cioè i turni o i giorni lavorativi).
Possono essere inserite nel contratto solo con il consenso del lavoratore e, in cambio, il lavoratore ha diritto a una maggiorazione retributiva per le ore aggiuntive lavorate.
Le clausole flessibili invece si riferiscono solo al cambio di orario, senza aumento delle ore.
Quali sono le caratteristiche del lavoro intermittente?
Il lavoro intermittente (detto anche lavoro a chiamata) è una particolare forma di lavoro subordinato non continuativo, in cui il lavoratore si mette a disposizione del datore solo quando viene chiamato per svolgere una prestazione.
Ecco le sue caratteristiche principali:
È un contratto subordinato, ma discontinuo, adatto a lavori occasionali o ciclici (es. eventi, turismo, ristorazione).
Può essere:
Con obbligo di disponibilità: il lavoratore si impegna a rispondere sempre alla chiamata e riceve un’indennità anche nei periodi in cui non lavora.
Senza obbligo di disponibilità: il lavoratore può rifiutare la chiamata e viene pagato solo per i giorni lavorati.
Deve essere stipulato in forma scritta e comunicato ogni volta al Ministero del Lavoro prima dell’inizio della prestazione.
È ammesso solo per alcune attività o categorie, individuate per legge o per contratto collettivo (es. giovani sotto i 24 anni o over 55, settori stagionali).
Il lavoratore ha diritto a tutte le tutele del lavoro subordinato, ma solo nei giorni effettivamente lavorati (es. malattia, assicurazione, ferie proporzionali).
In sintesi: è un contratto flessibile per lavori saltuari, ma con garanzie minime