La linguistica, un corso introduttivo Flashcards

1
Q

Cosa studia la linguistica e in quali rami si articola?

A

La linguistica studia le lingue storico-naturali e il linguaggio, vale a dire la facoltà di linguaggio umana. La linguistica si divide in linguistica generale, che studia la variazione e l’articolazione sincronica della lingua in un dato momento, e linguistica storica o glottologia, che invece studia lo sviluppo e l’evoluzione della lingua nel tempo

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2
Q

In che livelli si articola la comunicazione umana?

A

Il linguaggio umano può essere categorizzato a seconda del grado di intenzionalità della trasmissione del messaggio:
- comunicazione in senso stretto, nella quale l’emittente e il ricevente sono intenzionali

  • il passaggio di informazione, dove la ricezione è intenzionale, ma l’emissione non lo è
  • formulazione di inferenze dove non c’è un vero e proprio emittente, ma solo un interpretante che deduce delle informazioni dagli elementi che si trova intorno
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3
Q

Cosa si intende per codice e segno?

A

Il segno rappresente l’unione di un significante (ciò che materialmente comunica il messaggio, come una scritta) e il significato, ovvero il concetto a cui il significante rimanda. La somma di tuttte queste corrispondenze forma il codice, che raccoglie appunto tutti i segni. Nello specifico caso dei segni linguistici, questi sono contenuti nel codice lingua

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4
Q

Quali sono i cinque tipi di segno esistenti?

A
  1. Indici, motivati naturalmente e non intenzionali (condizioni fisiche, elementi della realtà)
  2. Segnali, motivati naturalmente e intenzionali (posizioni volontarie del corpo, versi e richiami degli animali)
  3. Icone, motivate analogicamente e intenzionali (riproduzioni della realtà come mappe, fotografie etc)
  4. Simboli, motivati culturalmente e intenzionali (colori con determinate valenze, gesti verso il prossimo)
  5. Segni in senso stretto, arbitrari e intenzionali (le lingue parlate, la lingua dei segni)
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5
Q

Cosa si intende con arbitrarietà della lingua e cosa rappresenta il triangolo semiotico?
Quali sono i quattro livelli di arbitrarietà?

A

Il triangolo semiotico rappresenta graficamente i diversi tipi di arbitrarietà - ovvero di legame non naturale, ma convenzionale - che caratterizzano la comunicazione.

Il triangolo lega significante, significato e referente (quell’oggetto appartenente alla realtà a cui facciamo riferimento nella comunicazione).

I livelli di arbitrarietà sono:
1. rapporto fra segno e referente, perché non motivato da alcun legame naturale

  1. il rapporto fra significante e significato
  2. il rapporto fra forma e sostanza del significato (un segno può fare riferimento a più concetti diversi o ad uno solo a seconda della lingua, oppure possono essere necessari più segni per uno stesso concetto)
  3. rapporto tra forma e sostanza del significante (l’utilizzo dei suoni è per esempio diverso in diverse lingue: alcune per esempio considerano la lunghezza vocalica come carattere distintivo di una parola; l’italiano invece non lo fa)
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6
Q

Quali sono delle eccezioni all’arbitrarietà della lingua?

A

Esistono alcune eccezioni parziali all’arbitrarietà, che cioè sono caratterizzate da un grado inferiori di arbitrarietà, senza però perderla del tutto:

  • onomatopee, che indicano dei suoni, cercando di riprodurli in maniera piuttosto fedele, ma senza farlo completamente
  • iconismo, ovvero l’uso di materiale fonico in modo da rispecchiare la realtà (usare più materiale fonico quando si parla di qualcosa al plurale, come child/children in inglese), anche se questo non si verifica in ogni caso
  • fonosimbolismo, ovvero l’associazione sistematica di alcuni suoni a certi concetti (la i per oggetti piccoli); anche questo non si verifica sempre
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7
Q

Cosa si intende per doppia articolazione? Di quali altre caratteristiche è responsabile la doppia articolazione?

A

La doppia articolazione, una delle proprietà più importanti della lingua, prevede che esistano due livelli di articolazione:

  • quello di prima articolazione, che scompone le parole nelle unità minime in grado di comunicare significato, i cosiddetti morfemi
  • quello di seconda articolazione, che divide le parole nelle più piccole unità di significante, non portatrici di significato, e chiamate fonemi

La doppia articolazione prevede che il sistema linguistico sia caratterizzato da una grande economicità, la capacità di esprimere un numero potenzialmente infinito di significati tramite poche unità di seconda articolazione; questo è dato anche dalla spiccata combinatorietà della lingua, che permette appunto questa complessa articolazione di unità piccole e finite.

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8
Q

Cos’è l’onnipotenza semantica?
Come questa si ricollega alla plurifunzionalità e alla riflessività?

A

L’onnipotenza semantica non è altro che la capacità della lingua di descrivere un numero potenzialmente infinito di concetti, proprio grazie alla combinatorietà e al fatto che gli elementi di seconda articolazione non siano in sè portatori di significato (se così fosse i significati esprimibili sarebbero più o meno limitati al numero di lettere dell’alfabeto).
L’onnipotenza semantica consente per altro di esprimere concetti legati a diverse funzioni, come i pensieri, le informazioni, le emozioni, e permette perfino di parlare della lingua stessa (la cosiddetta riflessività)

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9
Q

Cosa si intende per linearità e discretezza?

A

La linearità caratterizza la lingua implicando che questa si sviluppi in un dato ordine nel tempo e nello spazio. Questo significa che scombinando gli elementi che compongono il messaggio non si avrà lo stesso significato.

La discretezza è invece l’assoluta differenza fra gli elementi (dove “finisce” una segno ne inizia un altro, senza sfumature fra l’uno e l’altro).

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10
Q

In che senso la lingua è indipendente da stimoli? In che modo questo ci differenzia dagli animali?

A

L’essere umano non è unico per la capacità di esprimersi attraverso un linguaggio, ma lo è per la capacità di farlo senza che esiste un motivo o un’urgenza per cui sia necessario comunicare. Questo per esempio lo dimostra il fatto che sia possibile insegnare liguaggi simili a quelli umani ai primati, ma questi non li utilizzano a meno che non siano ricompensati o indotti nel farlo.

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11
Q

Quali fenomeni rendono equivoca la lingua?

A
  • omonimia, a causa dei più significati che uno stesso significante può assumere
  • sinonimia, ovvero la presenza di più significanti che esprimono lo stesso significato
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12
Q

Cosa differenzia le cosiddette lingue storico naturali da altri tipi di linguaggio?

A

Le lie lngue storico naturali sono trasmesse di generazione in generazione e nascono e si evolvono spontaneamente

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13
Q

Cosa sono langue e parole?

A

Con la langue si intende la competenza astratta che un parlante possiede nel parlare la propria lingua, mentre con parole si descrivono le singole prestazioni linguistiche.

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14
Q

Cosa sono asse paradigmatico e sintagmatico?

A

Sono due criteri tramite cui è possibile studiare la lingua: l’asse paradigmatico studia il rapporto in assenza degli elementi che compongono la frase, mentre l’asse sintagmatico quello in presenza

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15
Q

Quali sono gli assi di variazione delle lingue?

A

Sono l’asse diastratico, diafasico, diatopico e diamesico

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16
Q

Quali sono le caratteristiche dell’asse diastratico?

A

Prevede la variazione della lingua attraverso gli strati sociali, permettendo un certo grado di prevedibilità in base al grado di istruzione, all’ambiente di provenienza, l’occupazione etc etc

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17
Q

Quali sono le caratteristiche dell’asse diafasico?

A

La variazione diafasica si presenta a seconda dei diversi contesti in cui il parlante parla. Anche questo permette una certa prevedibilità ed è inoltre influenzato dai sottocodici appartenenti ad ognuno.

Solitamente un registro basso è caratterizzato da sintassi poco complessa, uso di parole ad ampio campo semantico e alta velocità di elocuzione, al contrario dei registri alti

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18
Q

Quali sono le caratteristiche dell’asse diamesico?

A

La variazione diamesica riguarda il tipo di strumento usato per comunicare (scritto o parlato). Se in passato questo permetteva di ipotizzare il registro della lingua in base al mezzo, attualmente scritto e parlato possono essere entrambi sia formali che informali

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19
Q

Quali sono le caratteristiche dell’asse diatopico?

A

L’asse diatopico considera le variazioni che la lingua presenta in base al luogo in cui viene parlata, non considerando però i dialetti.

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20
Q

Quali sono i meccanismi di mutamento di una lingua in senso diacronico?

A

La lingua, in quanto in continua mutazione, presenta vari tipi di cambiamento:

  • sintattico
  • morfologico, con la rianalisi (la ricomposizione scorretta dei morfemi), la grammaticalizzazione (rendere elementi grammaticali parti che non lo erano) e l’analogia (regolarizzazione di paradigmi)
  • Fonetico, con assimilazione, dissimilazione, cadute, aggiunte, metatesi - spostamento dei foni in una parola -
  • semantico, con neologismi o perdite di lessemi, estensioni o restringimenti semantici, rapporti di somiglianza fra significati
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21
Q

In che altri modi, oltre quelli degli assi del diasistema, si ha una mutazione sincronica della lingua?

A

Si possono avere fenomeni che coinvolgono parlanti bilingui, come il code switching, ma anche altri come il prestito linguistico da altre lingue e il calco, ovvero trasporre in italiano, con una sorta di traduzione letterale, parole di altre lingue.

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22
Q

Cos’è la fonetica e in che modo si divide la disciplina?

A

La fonetica studia in che modo i suoni creati dall’apparato fonatorio vengono emessi.
Nello specifico:

  • la fonetica articolatoria studia in che modo e per quale articolazione vengono emessi i suoni
  • la fonetica acustica studia in che modo e con quale consisstenza e caratteristiche il fono viene emesso e si propaga
  • la fonetica uditiva studia per quale meccanismo il fone viene percepito e compreso dal ricevente
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23
Q

Da quali parti è composto l’apparato fonatorio e per quale meccanismo crea i suoni?

A

L’apparato fonatorio si compone di laringe, corde vocali (delle membrane che vibrano aprendosi e chiudendosi per permettere la creazione dei suoni), che assieme al flusso d’aria egressivo componogono il meccanismo laringeo. Proprio il movimento delle corde vocali e la frequenza con cui questa vibrazione avviene caratterizzano la frequenza fondamentale.

Abbiamo poi la faringe e l’ugola; quest’ultima può chiuedersi per far passare o meno l’aria nella cavità nasale.

A modificare ulteriormente il suono sono una serie di altri organi, come i denti, le labbra, gli alveoli e la lingua, molto importante nell’articolazione dei suoni.

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24
Q

Quali sono i tre parametri tramite cui si classificano i suoni?

A

A distinguere i suoni articolabili dall’essere umano sono:

  • il modo di articolazione, che definisce in che modo un suono supera l’ostacolo o che tipo di ostacolo incontra
  • il punto di articolazione, che indica in che punto il suono incontra l’ostacolo
  • la marcatezza, ovvero la presenza o meno della vibrazione delle corde vocali durante l’articolazione del suono (e se quindi è sordo o sonoro)
25
Q

Qual è la differenza fra vocali e consonanti?

A

Le consonanti sono prodotte dall’incontro del suono con vari tipi di ostacolo, mentre le vocali senza

26
Q

Quali sono i modi di articolazione delle consonanti?

A

Le consonanti possono essere:

  • occlusive, date quindi dall’ostacolo totale del suono
  • fricative, date dall’ostacolo parziale del suono
  • laterali, in cui il flusso d’aria egressivo passa ai due lati della lingua
  • nasali, quando l’aria esce dal naso
  • vibranti, prodotte tramite vibrazione (distente in monovibranti e polivibranti)
  • affricate, date da un’articolazione composta che avviene in due fasi (prima occlusiva e seconda fricativa)
  • approssimanti, ovvero le semiconsonanti e le semivocali
27
Q

Quali sono i luoghi di articolazione delle consonanti?

A

Le consonanti, partendo dal tratto terminale dell’apparato fonatorio, possono essere:

  • (bi)labiali, date dalle labbra
  • labiodentali, date dall’arcata superiore dei denti e dal labbro inferiore
  • alveolari, date dal contatto fra la punta della lingua e gli alveoli dietro agli icnisivi superiori
  • palatali, date dal sollevamento della lingua verso il palato duro
  • velari, prodotte dalla lingua contro il velo
  • uvulari, prodotte dalla lingua vicino o contro l’ugola
  • faringali, prodotte dalla radice della lingua con la faringe posteriore
  • glottidali, prodotte dirattamente dalla glottide a livello delle corde vocali

È possibile anche specificare da che parte della lingua viene formato il suono usando termini come coronali (parte superiore), apico-dentali, apico-alveolari etc

28
Q

Secondo quali criteri si possono caratterizzare le vocali?

A

Le vocali, non essendo prodotte tramite ostacoli si distinguono in base alla conformazione che assume il palato.

Nell’asse orizzontale possiamo distinguerle in anteriori, centrali e posteriori, su quello verticale in alte, medie e basse (o chiuse, semichiuse, semiaperte e aperte)

Può essere osservata la posizione delle labbra, che sono arrotondate o non arrotondate (normalmente le anteriori non lo sono e le posteriori sì)

29
Q

Perchè le approssimanti sono definibili particolari nella distinzione fra vocali e consonanti?

A

Le approssimanti sfuggono a questa distinzione perché si collocano fra le due categorie: l’ostacolo che incontrano è appena percettibile, ma la minima presenza di questo fa sì che non possano costituire l’apice della sillaba, ma anzi si accompagnino ad una vocale nei dittonghi o nei trittonghi

30
Q

Cos’è l’IPA e perché viene usato? Perchè non usare uno degli alfabeti già esistenti?

A

L’IPA, l’alfabeto fonetico internazionale, viene utilizzato per permettere di trascrivere con un solo grafema (ad eccezione delle affricate) i suoni di qualsiasi lingua, comprendo ogni tipo di articolazione possibile.

Se venisse usato un alfabeto già esistente, questo probabilmente non potrebbe coprire anche i suoni di tutte le altre lingue, soprattutto quelle in cui fonia e grafia non coincidono; inoltre in vari alfabeti, come l’italiano, uno stesso grafema,a seconda del contesto in cui è posto, rende diversi suoni

31
Q

Cos’è la fonologia? Quali elementi individua?

A

La fonologia, a differenza della fonetica, studia le categorie mentali all’interno delle quali i parlanti fanno rientrare e collocano tutte le diverse realizzazioni di foni che sentono.

La fonologia è in grado di individuare quali foni hanno carattere distintivo all’interno di una lingua, e quindi nella competenza di un parlante.

La fonologia distingue:
- fonemi, che hanno carattere distintivo

  • allofoni, che sono le diverse realizzazioni di uno stesso fonema, vincolate al contesto ma non aventi carattere distintivo
  • varianti libere, ovvero due suoni distinti che possono occorrere in una parola senza cambiarne il significato
32
Q

A cosa servono e cosa sono le tre leggi di Trubeckoj?

A

Le tre leggi di Trubeckoj servono a distinguere se un fono sia un fonema, un allofono o una variante libera in seguito alla prova di commutazione.

La prima legge di Trubeckoj afferma che se due suoni possono occorrere in uno stesso contesto cambiando il significato della parola, hanno valore distintivo e quindi sono fonemi.

La seconda legge afferma che se due o più suoni non possono incorrere nello stesso contesto perché vincolati da relazione paradigmatica, allora si chiamano allofoni, quindi sono varianti contestuali di uno stesso fonema

La terza legge afferma che se due suoni o più possono incorrere nello stesso contesto senza variare il significato della parola, allora si considerano varianti libere

33
Q

Cosa si intende per tratti distintivi dei fonemi?

A

I tratti distintivi dei fonemi sono un fascio di proprietà articolatorie che i fonemi possono avere, utilizzando il + o il - in base ad assenza e presenza.

I più importanti tratti distintivi dei fonemi sono l’essere:

  • coronali, ovvero prodotti dalla parte anteriore della lingua
  • sonoranti, ovvero marcati o meno dalla vibrazione delle corde vocali
  • aventi tratto ATR, ovvero prodotti con la radice della lingua spostata in avanti
34
Q

Cosa sono gli inventari fonematici e che caratteristica ha quello italiano?

A

Un inventario fonematico è l’insieme dei suoni utilizzati per parlare una determinata lingua.

L’italiano standard ha 30 fonemi, 45 se si contano le consonanti lunghe. L’inventario italiano presenta però delle criticità:

  • Non è chiaro se considerare le consonanti lunghe come a sè stanti
  • L’italiano possiede molte differenze regionali di oronuncia delle consonanti, così come per le vocali, che presentano poche coppie minime (parole graficamente omonime, la cui apertura o chiusura della vocale tonica distingue il significato)
  • Il raddoppiamento fonosintattico, ovvero l’allungamento della consonante per cui inizia la seconda parola di una coppia (dove vvai?)
35
Q

Cosa si intende per proprietà fonotattiche?v

A

Le proprietà fonotattiche di una parola sono quelle che regolano il modo di combinarsi dei foni nella catena parlata. In italiano è importante soprattutto la sillaba, che si costruisce attorno ad una vocale e si considerano come minime combinazioni di fonemi prunciabili

36
Q

Cos’è la struttura fonica della parola? Che tipo di sillabe canoniche esistono in italiano?

A

La struttura fonica della parola è la sua alternanza di una serie di suoni chiusi (consonanti) e aperti (vocali).

In italiano le sillabe canoniche, quindi le tipologie più usate, sono principalmente CV, V, VC, CCV, CVC e CCCV.

37
Q

In che parti si divide una sillaba?

A

La sia sillaba si divide in:

  • attacco: parte che eventualmente precede la vocale
  • nucleo: la vocale stessa
  • coda: la parte che eventualmente segue la vocale, e che se presente rende la sillaba chiusa, mentre se mancante aperta
38
Q

In che parti si divide una sillaba?

A

La sia sillaba si divide in:

  • attacco: parte che eventualmente precede la vocale
  • nucleo: la vocale stessa
  • coda: la parte che eventualmente segue la vocale, e che se presente rende la sillaba chiusa, mentre se mancante aperta
39
Q

Cosa sono e quali sono i fatti prosodici (o soprasegmentali)?

A

I fatti prosodici sono accento, tono e intonazione, che determinano l’andamento della catena parlata, stabilendo che tipo di rapporto esiste fra i foni che si susseguono

40
Q

Che caratteristiche ha l’accento?

A

L’accento è la forza con cui viene pronunciata una sillaba; in una parola troveremo una sillaba la cui intensità di prununcia è maggiore rispetto alle altre, e prende proprio il nome di sillaba tonica.

La posizione dell’accento può cambiare a seconda della lingua: alcune sono ad accento fisso, altre invece libero. In italiano, lingua con accento libero, l’accento ha valore fonematico soprattutto in alcune parole omonime.
Inoltre in parole particolarmente lunghe si possono avere accenti secondari

41
Q

Cosa sono e che caratteristiche hanno tono ed intonazione?

A

I due criteri riguardano l’altezza musicale con cui le sillabe sono pronunciate.

Nello specifico il tono è l’altezza relativa di pronuncia della sillaba, dipendente dalla tensione di laringe e corde vocali

L’intonazione invece è l’andamento melodico con cui è pronunciato il gruppo tonale, dando alla frase il senso di domanda, affermazione, esclamazione etc.

42
Q

Cos’è e che caratteristiche ha la lunghezza?

A

La lunghezza dei foni è l’estensione temporale dei vari foni, che può avere valore distintivo (in italiano queso valore lo hanno le consonanti ma non le vocali).

43
Q

Di cosa si occupa la morfologia?

A

La morfologia si occupa di studiare il significante in quanto portatore di significato; questo vuol dire:

  • studiare le parole, la definizione del concetto di parola e la loro struttura
  • dividere le parole in morfemi (le unità più piccole in grado di portare significato) e studiarli nella loro categorizzazione e comportamento
44
Q

Cosa sono morfemi, morfi e allomorfi?
Come si verifica un morfema?

A

Il morfema è la minima unità di prima articolazione in grado di portare significato;

Il morfo è inteso come la forma del morfema, al di là della sua analisi funzionale;

L’allomorfo è una variante formale di un morfema, che seppur diverso nella forma esprime lo stesso concetto di un altro morfema;

Per verificare se una porzione di una parola che stiamo analizzando è anche un morfema, è necessario confrontare la parola con altre simili, operando di fatto una prova di commutazione

45
Q

Quali fenomeni creano allomorfia?

A

L’allomorfia è solitamente causata da fenomeni diacronici, che quindi riguardano il modo in cui la lingua si è evoluta. A causare allomorfia possono essere:

  • fenomeni fonosintattici (per es. in+utile= inutile, ma in+lecito=illecito), che hanno carattere sincronico
  • suppletivismo, ovvero morfemi lessicali che si aggiungono a parole derivate presentando un’origine diversa dalla parola base (es. fegato ed epatico, oppure acqua e idrico)
46
Q

Come possono essere classificati i morfemi?

A

I morfemi possono essere classificati sia da un punto di vista funzionale, ovvero in base alla funzione che svolgono nel contesto in cui si trovano, oppure dal punto di vista posizionale, in base alla posizione che assumo all’interno della parola.

47
Q

Quali sono i morfemi funzionali?

A

I morfemi funzionali si dividono in lessicali e grammaticali:

  • quelli lessicali, che fanno riferimento alla realtà esterna a cui si riferisce la lingua e su cui si costituiscono le parole piene
  • quelli grammaticali, che danno indicazioni grammaticali sul contesto in cui si trova la parola; a loro volta si dividono in flessionali, che adattano la parola al contesto grammaticale in cui si trova senza modificarne il significato, e derivazionali, che aggiungono alla parola base una nuova informazione cambiandone in parte il significato.

Mentre i morfemi lessicali costituiscono una classe aperta, quelli grammaticali sono fortemente immuni a viariazioni

48
Q

Cosa sono derivazione e flessione?

A

Derivazione e flessione costituiscono due macroambiti della morfologia: la derivazione dà luogo a parole regolandone i processi di formazione, mentre la flessione dà luogo a forme di una parola regolandone il modo in cui questa si attualizza nelle frasi.

Normalmente avviene prima la derivazione e poi la flessione, perché prima prima viene creata (o derivata) una nuova parola, e poi viene flessa; inoltre mentre la derivazione non è obbligatoria (per esempio per indicare i mestieri non si una sempre -aio come in gelataio, ma anche -ere come in pasticcere), la flessione lo è, rispettando sempre le stesse regole.

49
Q

Quali sono i morfemi posizionali?

A

Si chiama generalmente affisso ogni morfema che si combini con una radice; più nello specifico esistono:

  • prefissi, che stanno prima della radice
  • suffissi, che stanno dopo la radice
  • desinenze, ovvero i suffissi di valore flessionale
  • infissi, inserito all’interno della radice
  • circonfissi, affissi formati da due parti, una prima e una dopo la radice
  • transfissi, che danno luogo sia alla discontinuità dell’affisso che della radice
50
Q

Quali sono altri tipi di morfemi che non rientrano nelle precedenti categorie?

A
  • morfemi sostitutivi, che non possono essere isolati segmentalmente e che modifica uno dei suoni della radice (es. foot/feet)
  • morfema zero, ovvero l’assenza di una marcatura dove invece la lingua lo necessiterebbe (es. sheep al plurale è sheep, anche se seguendo la grammatica dovrebbe essere sheeps)
  • reduplicazione, ovvero la ripetizione della radice lessicale per formare un plurale
  • i morfemi cumulativi, che recano contemporaneamente più di un significato o un valore
  • i morfomi, che rappresentano una regolarità strutturale astratta ricorrente nei paradigmi morfologici
  • gli amalgami, ovvero fusioni di due morfemi non più distinguibili
51
Q

Come funziona la derivazione e a quali morfemi dà vita?

A

La derivazione opera tramite morfemi derivazionali che vengono aggiunti alle parole per dar loro una sfumatura particolare o per modificarne il significato, connesso sempre alla radice di partenza. Questo permette di creare famiglie di parole.

Con la derivazione possono crearsi dei fenomeni quali:

  • prefissoidi e suffissoidi, ovvero affissi che hanno valore sia lessicale che derivazionale, e che se derivano da parole un tempo piene vengono chiamati semiparole
  • parole composte, date dall’unione di due parole e che hanno un significato che nel complesso è pari alla somma dei singoli significati delle parole da cui sono composte
  • unità lessicali plurilessematiche, espressioni date dall’accostamento di più parole il cui significato complessivo non è necessariamente dato dalla somma dei significati letterali delle singole parole
  • lessicalizzazione delle sigle, ovvero la cui pronuncia è resa non come quella di un semplice acronimo ma come un’unica parola
  • parole macedonia, che sono formate dall’unione di più parole con accorciamento (smoke+fog=smog)
52
Q

Come avvengono prefissazione e suffissazione?

A

La suffissazione avviene per aggiunta di morfemi dopo la radice lessicale, mentre la prefissazione per aggiunta di morfemi prima. Mentre la suffissazione tende a cambiare la categoria grammaticale della parola di origine, la prefissazione no.

Un particolare caso di suffissazione è l’alterazione, che aggiunge in genere un valore valutativo (es. affare/affaruccio), di tipo accrescitivo, diminutivo o peggiorativo.

Per altro, i verbi derivanti da suffissazione e prefissazione a partire in genere da un aggettivo (es. abbellire) sono chiamati para**sintetici.

Talvolta può capitare che coppie di parole, spesso un verbo e un nome/aggettivo, hanno la stessa radice lessicale ma nè nell’uno nè nell’altro è presente il suffisso, e per questo è difficile dire quale delle forme derivi dall’altra, fenomeno chimato derivazione zero.

53
Q

Come si possono definire le parole derivate?

A

Le parole derivate si possono definire in base a:

  • procedimento di derivazione
  • classe lessicale da cui deriva direttamente la parola derivata
  • classe lessicale a cui appartiene il risultato
54
Q

Cosa sono i morfemi flessionali?

A

I morfemi flessionali non modificano il significato della parola di origine, ma semplicemente la modificano nella forma per adattarla al contesto in cui si trova. Questa modificazione avviene nelle classi variabili, ovvero quelle in grado di accogliere la flessione. Ogni morfema dà alla parola base una determinata marca, ovvero un’informazione sulla categoria grammaticale a cui si riferisce (es. singolare o plurale).

Le categorie grammaticali non sono le stesse per tutte le lingue, e anche quelle che coincidono potrebbero non avere la stessa strutturazione interna.

55
Q

Quali sono le più comuni categorie grammaticali?

A

Le categorie grammaticali si dividono in due grandi gruppi, ovvero quelle nominali, legate alla modifica dei nomi, e quelle verbali, legate invece al verbo.

Fra le categorie nominali le più frequenti sono:
- numero
- genere
- caso, che svolge la funzione di mettere in relazione la funzione sintattica della parola con la sua forma, e che in italiano sono resi in realtà dalle preposizioni; per altro, ognni verbo assegna ai suoi complementi una preposizione (o caso nelle lingue che li hanno) tramite la reggenza
- grado, che può essere comparativo o superlativo, e che viene reso o meno con la modificazione diretta della parola a seconda della lingua: in italiano sono il superlativo viene formato modificando direttamente la parola, mentre il comparativo no
- definitezza
- possesso

Le categorie verbali invece sono:
- il modo, che esprime la modalità dell’azione, tenendo conto che la modalità può essere anche espressa con elementi non morfologici
- il tempo, che colloca l’azione nel tempo
- l’aspetto, che rende la maniera in cui vengono presentati i fatti in relazione al loro svolgimento (es. aspetto perfettivo e imperfettivo)
- l’azionalità, che riguarda il modo oggettivo in cui si svolge l’azione, con principale distinzione fra verbi telici (che indicano azione, evento o processo dotato di fine o punto culminante, come “invecchiare”)
- la persona, che indica chi compie l’azione

56
Q

In base a quali criteri si assegnano le parole alle categorie lessicali? Esistono delle eccezioni?

A

Date le nove parti del discorso (sostantivo, aggettivo, verbo, articolo, preposizione, avverbio, congiunzione, pronome e interiezione), l’assegnazione delle parole ad una di queste avviene per criterio semantico, morfologico (dato dal comportamento che hanno con altre categorie morfologiche e alla morfologia di accordo a cui sono soggette) e sintattico (dato dal contesto in cui possono comparire).

Talvolta avvengono delle sovrapposizioni, come nel caso dei partitivi, che funzionano sia da articoli partitivi che da preposizioni, oppure gli infiniti sostantivati, o ancora il quantificatore “tutto”, che si accorda al sostantivo come un aggettivo, ma a differenza di quest’ultimo sta prima dell’articolo del nome a cui si riferisce.

57
Q

Cosa sono flessione contestuale e inerente?

A

La flessione inerente riguarda la marcatura riferita ad un parola in isolamento, e solitamente implica semplicemente singolare e plurale per i sostantivi, modo, tempo e persona per i verbi, il grado per l’aggettivo.

La flessione contestuale invece dipende dal contesto sintattico, marcando i rapporti della parola con il contesto sintattico.

58
Q

Di cosa si occupa la sintassi? Quali sono le unità minime studiate?

A

la sintassi studia come si combinano fra loro le parole e come sono strutturate le frasi.

Il concetto di frase, come quello di parola, è un po’ ambiguo, ma si può definire come l’unità comunicativa autosufficiente nella comunicazione verbale, riuscendo a comunicare una predicazione (un’affermazione riguardo qualcosa). La definizione più corretta di quest’ultimo concetto sarebbe proposizione, perché frase può esprimere anche strutture più complesse.

Nonostante normalmente sia il verbo ad espriemere qualcosa, si considerano frasi anche le cosiddette frasi nominali, che esprimono una predicazione anche senza verbo. Normalmente, comunque, ad ogni verbo si fa corrispondere una frase.