Lezioni Flashcards

1
Q

Che ruolo e valore ha il silenzio nella cura del bambino?

RIPRENDI DALLA 23

A

-Il silenzio dovrebbe essere favorito ma non imposto (zittendo il bambino), creando le condizioni nelle quali il silenzio si può manifestare autonomamente: offrendo al bambino un ambiente non rumoroso, non interrompendolo verbalmente quando svolge con interesse un’attività, permettendogli di osservare gli eventi, senza voler essere sempre interpreti con le nostre parole dei suoi pensieri. Nel silenzio si sedimentano le esperienze, si sta bene con se stessi, si elaborano idee, si dà il tempo alle cose.

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2
Q

Cosa si intende con il concetto di reciprocità nella pratica educativa?

A

Con reciprocità si intende lo scambio che intercorre tra educatore ed educando Anche quando si ha bisogno di lavorare individualmente con l’educando, lo si fa con un’intenzionalità di tipo sociale (non è il mio educando, mi è stato affidato), plurale, partecipativa.

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3
Q

Nell’ambito dello studio della pedagogia dell’infanzia nel corso della storia, troviamo tre dimensioni principali, quali?

A

-Dimensione fenomenica: ovvero il bambino com’è concretamente, in epoche diverse.
-Dimensione simbolica: il filtro attraverso cui gli adulti hanno visto ed interpretato l’infanzia.
-Dimensione pedagogica: ovvero l’insieme di teorie, interventi, esperienze educative.

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4
Q

Cosa si intende con l’espressione “sentimento dell’infanzia” e quando appare per la prima volta?

A

Il “sentimento per l’infanzia”, ovvero il riconoscimento che l’infanzia è un’età della vita con caratteristiche proprie, che vanno tenute in conto e rispettate, nasce alla fine del ‘700. Ma è soprattutto nel ‘900 (il cosiddetto “secolo del bambino”) che il discorso sull’infanzia si estende e si articola in varie discipline: la pedagogia rivendica il proprio statuto di scienza, emancipandosi dalla filosofia; nasce la psicologia dell’età evolutiva, la psicoanalisi infantile, la sociologia dell’educazione e l’antropologia.

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5
Q

Qual è l’oggetto di studio della pedagogia dell’infanzia?

A

La pedagogia dell’infanzia non studia il bambino, ma i modi della relazione educativa della fascia 0-6, i tempi, i metodi. Comporta rintracciare il bambino nei luoghi e nelle istituzioni in cui si colloca la società dell’infanzia: il nido d’infanzia, la scuola dell’infanzia, il parco giochi, la sua casa o la comunità minori 0-6, gli spazi della salute. Inoltre, cogliendo il bambino in una pluralità di condizioni, non si riferisce al “bambino” nel senso di concetto generale di bambino, ma a tanti e diversi bambini unici in situazioni variegate e difformi. L’infanzia va colta nella sua ecologia (concetto riconducibile a Bronfenbrenner, che si riferisce ad avere una visione completa non solo dell’individuo, ma dell’individuo nei vari livelli di contesto, e la loro interazione)

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6
Q

Come si sono evoluti nel tempo i diritti per l’infanzia?

A

-1923: A seguito della WWI, Eglantyne Jebb, dama della croce rossa, fondatrice di Save the Children, scrisse la prima Carta dei diritti del Bambino, sancendone i diritti inviolabili (cure, cibo, protezione).
-1924: La “Carta dei diritti del Bambino”, redatta da Eglantyne Jebb, fu avallata dall’Assemblea generale della Società delle Nazioni, con l’approvazione della “Dichiarazione dei diritti del fanciullo”, il primo atto formale che sancisce i diritti del bambino.
-1959: viene promulgata la “Dichiarazione sui diritti del bambino”, dall’Assemblea generale della Nazioni Unite
-1989: La “Dichiarazione sui diritti del Bambino” entra in vigore nella forma della “Convenzione sui diritti dell’Infanzia”, la fascia 0-18. (Dichiarazione e convenzione non sono la stessa cosa. Prima si dichiara e poi si conviene. Attenzione al lessico!)
-1991: La “Convenzione sui diritti dell’Infanzia” viene ratificata in Italia.

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7
Q

Come e dove nasce la cura per l’infanzia?

RIVEDERE

A

La cura per l’infanzia nasce a fine ‘700 nelle regioni più industrializzate d’Europa, in Inghilterra, perché c’era bisogno di forza lavoro e che le donne entrassero a pieno regime nel mondo del lavoro. Siamo nell’epoca della rivoluzione industriale. I piccoli venivano sì tolti dalla strada, ma spesso venivano tenuti chiusi per tante ore in luoghi malsani, dove non c’era un impegno di tipo educativo.
Le prime istituzioni di questo tipo furono:
-Le Dame School
-Le scolette o custodie
-Le sale di custodia o “Brefotrofi”
-Il ricovero dei bambini
-Le scuole di Neuhof

-Dame School (Inghilterra): erano luoghi in cui le mamme potevano lasciare i propri figli a delle dame che non avevano preparazione all’assistenza o alla custodia. L’età dei bambini era varia, con bisogni di cura completamente diversi e non c’era distinzione per competenze o capacità dei bambini.
-Scolette o custodie (Italia): sale private per lo più di ordine religioso (il primo impatto all’infanzia fu di tipo caritatevole) e l’idea era di alfabetizzare precocemente, con un’ottica utilitaristica: la manodopera alfabetizzata era ricercata
-Sale di custodia o “Brefotrofi” (Chiamati così perché erano luoghi dove viene dato trofeo (=nutrimento) al bambino): erano sale, asili di ricovero (il termine “asilo” nasce in questo tempo) per bambini poveri o abbandonati.
-Ricovero dei bambini: Nasce nella seconda metà del ‘700, in Alsazia, fondato da Oberlin. Una delle prime strutture che guardavano alla figura del bambino e ai suoi bisogni. Non ci si limitava ad un’idea utilitaristica o caritatevole, ma con un intento sia di tipo intellettuale (basi per leggere, scrivere e far di conto) e morale. Per la prima volta nella storia dell’educazione si introduce il gioco come forma di crescita e di sviluppo. Molti giochi poveri sviluppano all’epoca competenze intellettuali, motorie, emotive, eccetera.
-Scuole di Neuhof: Pestalozzi acquista una tenuta agricola e la trasforma in una scuola che accoglie fino al tempo della maggiore età. Usa il metodo dello studente come maestro: gli studenti più anziani diventano i maestri dei bambini più piccoli. Le competenze sono più facili da acquisire se chi te le passa è più vicino a te. Pestalozzi abbandona il progetto della fattoria per mancanza di risorse e inizia a lavorare come istitutore a Burgdorf.

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8
Q

C’è sempre stata attenzione nei riguardi dell’infanzia come fase della vita?

A

Oggi non c’è dubbio che l’infanzia sia un periodo estremamente importante, nonostante questo, l’interesse verso questa fase della vita è piuttosto recente. La visione tradizionale dell’infanzia percepiva il bambino come un essere inferiore e l’infanzia come un periodo che doveva passare il più velocemente possibile e il bambino doveva passare nel mondo degli adulti, cioe’ “nell’età della ragione”. La formazione delle idee moderne sull’infanzia come periodo qualitativamente peculiare nella vita di una persona è avvenuta gradualmente e ha richiesto molto tempo nella storia dell’umanità. Sebbene gli antichi filosofi tocchino i problemi dei bambini nelle loro opere, l’attività scientifica mirata iniziò a svilupparsi solo nel 18° secolo.

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9
Q

Quali sono stati i momenti o gli autori che hanno delineato la “scoperta” dell’infanzia?

A
  • Oggi si ritiene che lo “scopritore” dell’infanzia sia lo storico e demografo francese Philippe Ariès con il suo studio “Il bambino e la vita familiare sotto il Vecchio Regime”.
  • Secondo alcuni studiosi, la “scoperta dell’infanzia” è associata al Rinascimento, momento storico in cui l’idealizzazione dell’infanzia raggiunse il suo apice
  • Secondo altri, ciò avvenne nel XVIII secolo insieme al trattato di Jean Jacques Rousseau “Emilio o dell’educazione”
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10
Q

Chi fu Jean Jacques Rousseau?

A

Fu uno dei primi pensatori che difese appassionatamente il bambino e l’infanzia come periodo speciale della vita attraverso il suo trattato “Emilio o dell’educazione” (1762), nel quale l’autore mostra rispetto e considerazione per la personalità, il valore, le esigenze, gli interessi, la libertà di espressione del bambino, che deve essere protetta attraverso un’educazione libera.

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11
Q

Chi fu Elkonin, e quali idee sosteneva?

A

Elkonin, educatore e psicologo sovietico, sostiene che l’infanzia abbia un’origine storica e sia un fenomeno socioculturale, piuttosto che puramente biologico. Afferma che il comportamento umano è acquisito e che, con lo sviluppo della società, l’infanzia si estende e cambia qualitativamente in termini di struttura e contenuto. Elkonin enfatizza l’importanza dello studio storico dell’infanzia per comprendere lo sviluppo mentale del bambino, poiché le fasi dell’infanzia umana sono strettamente legate allo sviluppo della società e alle leggi che lo governano.

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12
Q

In cosa consiste la concezione moderna dell’infanzia?

A

-Attenzione sistematica da parte di diverse scienze verso l’infanzia
- la percezione del bambino come essere attivo e dell’infanzia come un periodo peculiare, necessario e importante nella vita di una persona; tenendo conto della natura del bambino, dei suoi bisogni e interessi
-Il nuovo comportamento nei confronti del bambino è un comportamento di comprensione, di amore, ma soprattutto di rispetto e riconoscimento del suo valore.

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13
Q

In cosa consiste la visione liberal-democratica del movimento dell’educazione nuova e quali sono i suoi principi?

A

Il movimento dell’educazione nuova (che si occupa di riforma dell’istruzione) inizia la sua attività tra le due guerre mondiali.
La sua visione liberal-democratica consiste in alcuni principi fondamentali, sostenuti da tutte le società democratiche e organizzazioni internazionali che si occupano dei bambini (UNICEF, UNESCO):
- stabilire la pace nel mondo attraverso l’educazione delle giovani generazioni;
- parità di accesso all’istruzione per tutti i bambini indipendentemente dall’origine sociale e dalle caratteristiche intellettuali dei bambini.

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14
Q

In cosa consiste il concetto di scuola attiva e come si collega all’idea di educazione nuova?

A

L’educazione nuova e la scuola attiva sono strettamente collegate in quanto entrambe fanno parte di un movimento pedagogico che si oppone all’educazione tradizionale basata sulla trasmissione passiva di conoscenze. L’educazione nuova, promossa da educatori come John Dewey, Maria Montessori e Rudolf Steiner, enfatizza l’importanza dell’apprendimento attivo, dell’autonomia, dell’esperienza diretta e del coinvolgimento dei bambini nel processo educativo.

La scuola attiva è un approccio all’insegnamento che mette in pratica i principi dell’educazione nuova. In una scuola attiva, gli studenti sono coinvolti attivamente nel loro apprendimento, partecipando a progetti, discussioni, attività pratiche ed esperienziali. L’obiettivo è di sviluppare le capacità critiche, creative e sociali degli studenti, oltre alle loro conoscenze accademiche. In sintesi, l’educazione nuova fornisce i principi e la filosofia pedagogica, mentre la scuola attiva rappresenta l’implementazione pratica di tali principi.

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15
Q

In cosa si devono impegnare egli insegnanti secondo questa nuova educazione, nella scuola attiva? Quali sono i loro compiti?

A
  • Conoscere il bambino;
  • individualizzare l’insegnamento secondo gli interessi e le esigenze del bambino;
  • stimolare l’intelligenza di ogni bambino in condizioni naturali.
  • porre i bambini al centro del processo educativo,
  • superare le divisioni disciplinari e applicare un approccio globale alla conoscenza;
  • abbandonare il verbalismo e sostituirlo con l’apprendimento attraverso l’osservazione e la sperimentazione;
  • organizzare la vita scolastica come una comunità sociale democratica escludendo l’autoritarismo;
  • la disciplina va basata sulla responsabilità personale dei bambini;
  • educazione allo spirito della democrazia, della pace, della cooperazione e dell’assistenza reciproca.
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16
Q

Che caratteristiche presenta l’infanzia digitale come un particolare periodo storico dell’infanzia?

A

-padronanza di massa e anticipata dei nuovi mezzi di informazione e comunicazione;
-aumento di tempo che i bambini trascorrono online;
-social network diventano luoghi importanti per la loro autopresentazione, autorealizzazione, socializzazione e sperimentazione identitaria;
-significativa espansione dei contatti online, anche con “amici” sconosciuti;
-rischi dell’ambiente online, inclusa la dipendenza da Internet;
-insufficiente competenza digitale di bambini e genitori, che impedisce ai genitori di diventare esperti nell’uso sicuro ed efficace delle tecnologie digitali;
-mancata corrispondenza del sistema educativo ai cambiamenti della società digitale.

Dal 2000 i bambini sono nativi digitali e gli strumenti digitali sono molto diffusi. Non possiamo tenerli fuori da questi temi. Oggi anche l’infanzia è “digitale”, anche se bisogna fare molta attenzione in questa fascia d’età. La tecnologia non va demonizzata, è ciò che facciamo con essa che determina la direzione di sviluppo del capitale umano.

17
Q

Cosa significa dire che l’infanzia necessita di uno studio interdisciplinare?

A

Studiare l’infanzia nel suo insieme significa coprirla in tutti i suoi aspetti: storici, sociali, culturali, psicologici, ecc. Negli studi umanitari appare un termine speciale: children study, che vuole unire: storia, pedagogia, antropologia, psicologia, filosofia, sociologia, etnografia dell’infanzia. Sebbene in passato siano stati fatti tentativi per creare una scienza che esamini il bambino nel suo insieme (la pedologia, che però non riesce a creare un approccio metodologico unificato), si sta ancora cercando un approccio interdisciplinare di questo tipo.

18
Q

In cosa consiste il decreto 65 del 13/04/2017?

A

Il decreto 65 del 13/04/2017 si occupa dell’istruzione per bambini da 0 a 6 anni, garantendo pari opportunità in educazione, istruzione, cura, relazione e gioco. Prevede la creazione di un Sistema integrato di educazione e istruzione, che mira a unificare nido d’infanzia e scuola dell’infanzia. Tra gli obiettivi del sistema ci sono: promuovere la continuità educativa, ridurre gli svantaggi, sostenere l’inclusione, rispettare e accogliere le diversità, sostenere le famiglie, favorire la conciliazione tra lavoro e cura dei bambini e promuovere la qualità dell’offerta educativa attraverso la formazione del personale. Sebbene nido d’infanzia e scuola dell’infanzia abbiano identità pedagogiche diverse, entrambi concorrono alla cura, educazione ed istruzione dei bambini.

19
Q

Cosa sai dirmi sui servizi educativi per l’infanzia tra i 3 e i 36 mesi?

A

I servizi educativi per l’infanzia si articolano in:

a) Nidi e micronidi per bambini tra 3-36 mesi, che offrono cura, educazione e socializzazione, promuovendo benessere, sviluppo dell’identità, autonomia e competenze, assicurando pasto, riposo e continuità con la scuola dell’infanzia.

b) Sezioni primavera per bambini tra 24-36 mesi, che favoriscono la continuità educativa da 0 a 6 anni, rispondendo a funzioni di cura, educazione e istruzione con modalità adeguate ai tempi e stili di sviluppo e apprendimento. Sono aggregate alle scuole per l’infanzia o inserite nei Poli per l’infanzia.

c) Servizi integrativi:
-Spazi gioco per bambini da 12-36 mesi, con finalità educative, di cura e socializzazione, senza mensa e con frequenza flessibile fino a 5 ore giornaliere.
-Centri per bambini e famiglie, che accolgono bambini dai primi mesi di vita con un adulto accompagnatore, offrendo esperienze di socializzazione, apprendimento, gioco e momenti di comunicazione per gli adulti, senza mensa e con frequenza flessibile.
-Servizi educativi domiciliari per bambini da 3-36 mesi, caratterizzati dal numero ridotto di bambini affidati a uno o più educatori in modo continuativo.

20
Q

Cosa sai dirmi delle scuole dell’infanzia?

A

La scuola dell’infanzia assume una funzione strategica nel Sistema integrato di educazione e di istruzione operando in continuità con i servizi educativi per l’infanzia e con il primo ciclo di istruzione. Essa accoglie le bambine e i bambini di eta’ compresa tra i tre ed i sei anni.

21
Q

Cosa sono i poli per l’infanzia?

A

I Poli per l’infanzia accolgono, in un unico plesso o in edifici vicini, più strutture di educazione e di istruzione per bambine e bambini fino a 6 anni, nel quadro di uno stesso percorso educativo, in considerazione dell’età e nel rispetto dei tempi e degli stili di apprendimento di ciascuno.
I Poli per l’infanzia sono la direzione verso cui si sta andando. Il primo step è la continuità, non sono solo del plessi fisici, ma soprattutto motori di cultura dell’educazione dell’infanzia 0-6, che si aprono al territorio.

22
Q

Chi fu Pestolazzi?

A

Pestalozzi nasce nel 1746 a Zurigo. Nel 1769 acquista una tenuta agricola a Neuhof, che trasformerà in colonia per bambini abbandonati, ispirandosi agli ideali di Rousseau di un’educazione secondo natura. È costretto a terminare il progetto dopo dieci anni per ragioni economiche. Nel 1800 diventa insegnante nella città di Burgdorf, dove avrà la possibilità di mettere a punto il metodo educativo che lo renderà noto in Europa. È autore di diversi scritti di grande valore pedagogico: tra cui, Leonardo e Gertrude, il canto del cigno, Mie indagini sopra il corso della natura umana nello svolgimento del genere umano.

23
Q

In consisteva l’approccio pedagogico di Pestolazzi?

A

Pestolazzi anticipa concetti che possono essere sintetizzati nei principi che definiscono la pedagogia della vita, la pedagogia del bios, vale a dire come esperienza formativa che scaturisce dall’esperienza diretta che si attua nel corso di vita.
Il suo approccio pedagogico consisteva in:
-La madre come emblema essenziale per il mondo educativo del bambino. La madre è la prima custode dell’amore educativo. La madre ha una sorta di pedagogia spontanea, che verrà poi riflessa alla maestra/o, che sono i prosecutori dell’opera, con altrettanta attenzione e delicatezza. Pestolazzi credeva che la madre fosse delicata e riflessiva, che agisse per il tramite di una comprensione del cuore, di far uso, cioè, di un amore pensoso. L’amore pensoso è uno dei principi fondamentali della pedagogia di Pestalozzi, secondo cui l’educazione dovrebbe essere improntata all’amorevolezza e alla cura dell’individuo, e questo princìpio si basa sul presupposto che l’affetto e l’amore sono fondamentali per lo sviluppo e la crescita dell’individuo.
-Ogni essere umano è portatore di una dignità interiore
-Bambino portatore di di un’identità, come un seme che contiene la potenzialità di un albero
-Pone a fondamento del suo metodo l’anshauung, ovvero il metodo basato sull’osservazione diretta e concreta delle cose. Non è l’imparare a memoria dei concetti: ciò che il bambino conosce direttamente e concretamente diventa punto di partenza per l’apprendimento. Niente di astratto se prima non c’è stato il concreto, non complesso se prima non c’è stato il semplice.
Per Pestalozzi, l’educazione è:
* sia un processo che si compie all’interno dell’uomo
* sia un processo di tipo sociale, che trova nella famiglia e nel rapporto con i genitori – soprattutto con le madri – lo ‘spazio vitale’ della sua piena realizzazione.

24
Q

Qual è la visione di Pestalozzi riguardo all’educazione e al bambino?

A

Se c’è educazione, c’è persona. Non ci può essere educazione se non da un’idea di persona. Per Pestalozzi la personalità umana e il bambino sono sacri, ogni persona è sacra. Questa sacralità è la premessa per la “dignità interiore”. Non ha più dignità l’adulto rispetto ad un bambino, anche perché se c’è una cosa che non si può arrestare, è lo sviluppo. La dignità è una dimensione interiore, di riconoscimento della dignità della vita, è alla base di ogni educazione ed è ciò che può consentire lo sviluppo verso il tempo dell’adultità

25
Q

Esponi la triade nel pensiero pestolazziano

A

La triade è composta da: mente, cuore, mano
1) MENTE:Il primo anno di vita del bambino si concentra sulla dimensione sensoriale (5 sensi + propriocezione) e influenza le pratiche educative. La manipolazione, l’ascolto e la sensorialità sono importanti, così come lo è lo svezzamento e il lavoro sul gusto. La pelle e la prima impressione giocano un ruolo importante, ma la mente può superare le sensazioni. È importante recuperare la conoscenza dei sensi perché molti bambini oggi hanno paura di usarli per giocare. I sensi sono importanti per la conoscenza e per le pratiche psicomotorie. È necessario creare un ambiente che favorisca l’autonomia dell’apprendimento.
2) CUORE:il bambino dovrebbe vivere in un ambiente bello, decoroso, pulito e attento ai ritmi della natura e della crescita. Pestalozzi collega la dimensione emotiva al sentimento e alla pietà, che non è pena ma commozione. La dimensione morale si forma sin dalla tenera età e le parole delicate sono importanti perché possono influenzare la morale e l’intimità del bambino.
3)MANO: Tutto ciò che ha a che vedere con l’attività pratica umana. Sono attività materiali che hanno tutte lo stesso valore nella pedagogia di Pestalozzi. Gioco, dimensione artistica e lavoro sono sullo stesso piano, nessuno viene prima dell’altro. Imparare a dosare la propria forza attraverso la destrezza, unite alla volontà (= il voler andare in una direzione) e al buon senso.

Il corretto bilanciamento di questi tre aspetti è compito dell’educatore: è formativo per l’essere umano tutto ciò che va a intercettarlo nella sua dimensione di mente, cuore e mano. Ci formiamo attraverso un legame significativo tra questi tre aspetti, intellettuale, emotivo/morale, corporeo.

26
Q

Chi era Ferrante Aporti?

A

F. Aporti, un religioso che ha studiato a Vienna, ha creato il primo asilo di carità in Italia, ispirato all’esperienza inglese di Robert Owen, che creò i primi asili aziendali, per aiutare gli operai a venire a lavorare. Owen era lontano da una visione pedagogica, ma era anche un socialista, fondatore del socialismo utopistico (socialismo utopistico = ognuno ha un ruolo nella società, ma si può giungere ad un bene collettivo e creare una società giusta, equa, anche se non per forza democratica).. Aporti ha scritto manuali di educazione e pedagogia per le maestre e ha dato importanza alla gestione professionale degli asili. La pedagogia diventa una scienza di sintesi che si avvale di altre scienze come la medicina e la psicologia. Gli asili aportiani erano attenti alla dimensione fisica, al gioco e alla curiosità di scoprire. Tuttavia, c’erano limiti come la staticità del metodo, l’eccessivo scolasticismo, la forte impronta disciplinare e la scarsa preparazione delle maestre. Gli asili si diffusero in varie città italiane ma declinarono negli anni ‘50.

27
Q

Chi era Frobel? In cosa consisteva la sua teoria pedagogica?

A

Fröbel (1782-1852), pedagogista romantico, sviluppò l’interesse per la pedagogia grazie all’influenza dell’idealismo romantico di Schelling. Dopo aver conosciuto Pestalozzi, istituì nel 1840 il primo Kindergarten, applicando le sue teorie. I suoi scritti più celebri sono “L’educazione dell’uomo” (1826) e “La pedagogia del giardino d’infanzia” (1840).
Froebel individua tre grandi momenti della crescita umana: la fase iniziale incentrata sullo sviluppo corporeo, l’infanzia segnata dallo sviluppo linguistico e logico-rappresentativo, e l’adolescenza incentrata sull’acquisizione cognitiva e l’istruzione. Froebel ritiene che nell’infanzia sia importante assecondare la dimensione espressiva del bambino attraverso l’esteriorizzazione linguistica e l’attività ludica. Il gioco assume un ruolo psico-sociale importante, in cui il bambino può sperimentare rapporti nuovi, liberi e creativi con sé stesso, gli altri e la realtà esterna. Il gioco può essere un modello positivo per la vita adulta, in cui la libertà, la percezione felice del gioco, la realizzazione creativa di sé e la dimensione della collettività dovrebbero caratterizzare il lavoro in tutte le sue forme. Organizzare lo spazio in cui il bambino gioca è importante e il gioco stesso può comunicare al bambino le regole. Il gioco contiene la regola e il bambino deve scoprirla.

28
Q

In cosa consiste il kindergarten di Frobel e la sua teoria dei doni?

A

Il K. promuove il contatto con la natura e la creatività come strumenti per la formazione organica dell’allievo. Il gioco è considerato un atto solenne e di scoperta. L’infanzia è vista come un’età felice con potenzialità inespresse che l’educazione deve far esplodere attraverso il linguaggio, il gioco e le attività espressive. Fröbel mira ad una teoria dello sviluppo infantile in cui ogni fase si determina sulla base delle acquisizioni precedenti. L’obiettivo è educare, non insegnare, per promuovere le potenzialità già presenti nel bambino. Il kindergarten, o scuola-giardino, non è solo un luogo di accoglienza, ma un ambiente educativo generale con materiali appositamente preparati e personale qualificato nel quale il bambino cresce e si sviluppa liberamente secondo natura. L’educatore ha il ruolo di mediazione tra il bambino e la natura, senza interventi esteriori, prescrittivi o repressivi. L’ambiente deve essere costruito a misura di bambino, con giocattoli, pareti illustrative e lavori affissi che esprimono il suo sviluppo simbolico e cognitivo. La spontaneità è la legge profonda della psiche umana, e l’educatore deve conoscere bene sia il bambino che l’ambiente per sperimentare il gioco prima di darlo. Nel kindergarten i genitori fanno parte della comunità e il bambino deve trovare all’esterno ciò che è già dentro di lui. Accettare il no del bambino fa parte della spontaneità.
Secondo la teoria dei doni, nel kindergarten sono presenti dei materiali didattici chiamati “doni”, composti da oggetti naturali come pietre, legni e gusci, che il bambino può manipolare per sviluppare la sua creatività e la sua capacità di osservazione. Questi “doni” sono stati sviluppati da Froebel sulla base della sua concezione dell’educazione come processo di crescita che avviene attraverso l’interazione del bambino con la natura e la cultura.

29
Q

Che cosa dice il Decreto Ministeriale n. 43 del 24 febbraio 2021 “Orientamenti nazionali per i servizi educativi per l’infanzia”?

A

Il Decreto Ministeriale n. 43 del 24 febbraio 2021 riguarda gli Orientamenti nazionali per i servizi educativi per l’infanzia, adottati ai sensi dell’articolo 5, comma 1, lettera f) del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65. Gli orientamenti sono entrati in vigore un anno fa e si rivolgono ai servizi educativi per l’infanzia, compresi quelli della fascia 0-3 e delle sezioni primavera delle scuole dell’infanzia. Il documento sottolinea l’importanza del patrimonio del passato, la necessità di riconoscere le potenzialità dei bambini e di lavorare in alleanza educativa con i genitori. Il capitolo 4 si concentra sulla professionalità educativa, che deve essere riflessiva e capace di comunicare in modo chiaro con i bambini, i genitori e gli altri adulti coinvolti nei servizi educativi. L’obiettivo è evitare conflitti tra i vari servizi educativi e lavorare insieme per il benessere dei bambini.