Povertà e Migrazione Flashcards

1
Q

POVERTÀ E PROCESSI DI IMPOVERIMENTO

A

Stato di indigenza consistente in un livello di reddito troppo basso per permettere la soddisfazione di bisogni fondamentali in termini di mercato, nonché in una inadeguata disponibilità di beni e servizi di ordine sociale, politico e culturale” (Treccani)
I primi studi sulla povertà sono iniziati a fine ‘800, dopo la prima e seconda rivoluzione industriale.
* condizione dinamica, di processi;
* può verificarsi in gradi diversi (si può essere più o meno poveri) ma si può anche passare dalla condizione di povertà ad una di benessere;
L’analisi empirica: concetti, definizioni, misure concetto complesso perché la povertà è multidimensionale: si può essere poveri su diversi fronti;

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2
Q

THE IDEA OF POVERTY (SPICKER, 2007)

A

Tre famiglie di concetti:
* situazione economica: la dimensione economica è spesso la più visibile;
* posizione sociale;
* condizioni materiali di vita;
→ ma anche povertà di risorse sociali, intellettuali, di risorse che ci consentono di raggiungere un certo titolo di studio,…
→ la carenza di una dimensione spesso va a gravare su un’altra dimensione, è una catena; si crea un effetto cumulativo; nucleo comune = deprivazione inaccetabile
Pluralità competitiva: modi alternativi di considerare la povertà.
* lo spicchio più qualificante è quello economico, perché la carenza di reddito è il requisito di base per accedere a tutta una serie di risorse materiali che consentono di sviluppare tutta una serie di risorse sociali;

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3
Q

POVERTÀ RELATIVA

A

Povertà relativa (Townsend, 1962): povertà come incapacità di raggiungere lo standard di vita «medio» del paese in cui si vive, come insieme di «deprivazioni materiali» (alimentazione, alloggio, lavoro) e «deprivazioni sociali» (istruzione, relazioni, diritti). Scopre la “linea povertà”

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4
Q

L’APPROCCIO DELLA CAPACITAZIONE (CAPABILITIES)

A

Importanza della libertà individuale, intesa come autorealizzazione e possibilità di accedere a opportunità.
* la carenza di risorse diventa impossibilità di adempiere alle nostre aspirazioni; è una questione di contesto nel quale ci troviamo;
* la povertà deriva non solo e non tanto dalla persona singola (non è legata ad una incapacità o mancanza di volontà) ma a delle dimensioni strutturali;

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5
Q

DIMENSIONI DELLA POVERTÀ

A

La povertà deve essere analizzata prendendo in considerazione due dimensioni: quella dei funzionamenti (functions), ciò che una persona realmente in grado di fare o perseguire all’interno del suo insieme di capacità, e quella delle capacitazioni (capabilities), ossia le possibilità di scelta tra diverse combinazioni di beni che la persona ha.
resources – (conversion factors) → capabilities – (choice) → functionings
La vera ricchezza sarebbe poter trasformare le risorse in possibilità di scelta per soddisfare i propri desideri. La povertà manifesta pertanto una natura «multidimensionale», nella quale le varie componenti risultano collegate tra loro attraverso una rete di interdipendenze.

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6
Q

CONCETTO DI CAPABILITIES ESPLOSO DA NUSSBAUM,

A

alle persone vanno date le condizioni che diano loro la possibilità di svilupparsi al meglio. Distingue:
* «capacità di base»: il bagaglio innato degli individui che costituisce la base per lo sviluppo di capacità più avanzate e del senso morale;
* «capacità interne»: caratteristiche e abilità acquisite e sviluppate in interazione con l’ambiente circostante;
* «capacità combinate», il cui esercizio è garantito da condizioni economiche, sociali, politiche e familiari favorevoli; sono quelle che vanno a potenziare le prime due, che da sole non bastano;
Nella valutazione del livello di benessere di un individuo vanno considerate le capacità combinate in quanto capacità di base e capacità interne non sono sufficienti a produrre la disponibilità ad agire. (salute, abitz, istruzione, relazione buone, pensare, mangiare, spostarsi)

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7
Q

CHI È POVERO?

A

scegliere lo spazio di valutazione e costruire la soglia.
* la povertà deve essere misurata nello spazio del reddito, dell’utilità o ancora della libertà di vivere una vita soddisfacente?
* socialmente stabiliamo qual è la soglia di reddito che definisce chi è povero e chi no; è la società che definisce e può contribuire soglie più o meno alte di povertà;
Aggregazione: «quanti sono i poveri?»; costruzione degli indici di povertà.
* indici: misure di sintesi (es. ISEE, ISTAT);

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8
Q

QUALE UNITÀ DI MISURA? REDDITO E CONSUMO

A

Reddito:
* facile da rilevare, dato il numero relativamente limitato di fonti di reddito (es. dichiarazione dei redditi);
* non influenzato dalle scelte di allocazione e dalle preferenze individuali (indicatore neutrale);
* fluttuazioni nel tempo: meno soggetto a;
* evasione fiscale: non permette un calcolo ottimale del reddito;
* diverso controllo sul reddito da parte dei diversi membri della famiglia: es. le donne avevano minore accesso al reddito;
Consumo (quanto le persone spendono):
* stabilità nel tempo: in parte c’è e in parte no;
* maggior collaborazione degli intervistati: si è più propensi a dire quanto si spende che quanto si guadagna;
* influenzato da scelte di allocazione e preferenze individuali;
* difficoltà di misurare alcune componenti del consumo (es. beni durevoli);
* diversa propensione al consumo nelle diverse fasi del ciclo familiare;

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9
Q

PER MISURARLI SERVE VEDERE IL LIVELLO DI POVERTÀ ASSOLUTA E RELATIVA

A

Povertà assoluta: spesa mensile minima necessaria per acquisire un paniere di beni e servizi considerati essenziali. Il paniere comprende beni che socialmente sono stati individuati come indispensabili: alimentare, abitazione, trasporti, vestiario, spese per la salute, istruzione e i consumi culturali essenziali.
Povertà relativa: spesa per consumi rilevata dall’indagine sui consumi delle famiglie utilizzando la linea di povertà denominata International Standard of poverty Line. Si definisce “povera” una famiglia di due componenti con spesa per consumi inferiore o pari a quella della media pro capite.

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10
Q

POVERTÀ PERCEPITA

A

La percezione soggettiva: conta molto come le persone si sentono la percezione delle persone è fondamentale per la loro risposta agli eventi;
Povertà percepita: come le persone percepiscono la loro condizione economica
Disagio Economico: persone che arrivano a fine mese con molte difficoltà

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11
Q

AGGREGAZIONE: CONTARE LA POVERTÀ → SOMME E INDICI

A

Indice di diffusione o di incidenza: indica «quanti sono i poveri», la quota di poveri sul totale della popolazione, quanto è diffusa la povertà.
Indice di intensità: indica «quanto poveri sono i poveri», misura la distanza media del reddito dei poveri dalla linea della povertà.
Indice di profondità: indica il rapporto tra i divari medi di povertà e la linea di povertà, quanto «grave» è la disuguaglianza tra i poveri.

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12
Q

LA POVERTÀ NEL TEMPO…

A

→ la povertà ha sconfinato, è andata oltre il confine: si è diffusa al Nord (in termini relativi, perché il costo della vita è più alto);
→ molti poveri sono diventati quelli che lavoravano, perché il loro reddito non era sufficiente a vivere nella società: i working poors;
Non più sud povertà ma anche la centro nord Italia, emigrati non hanno sostegno economico causa mancanza requisiti di residenza (vanno in germania).

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13
Q

2 PROSPETTIVE NELLA LETTURA DEL FENOMENO MIGRATORIO:

A
  • macro: dalla struttura della società che condiziona all’individuo (Durkheim);
  • micro: parte dall’individuo (Weber);

Spiegazioni macro:
* migrazioni come effetto di differenziali economici e demografici tra aree diverse del mondo: fuga da sottosviluppo e miseria;
fenomeno ricondotto a dinamiche economiche e demografiche (es. sovrappopolazione);
* migrazioni come effetto delle relazioni coloniali e post-coloniali;
deriva dal passato: ci si muove tra nazioni che hanno sviluppato una conoscenza;
* migrazioni come effetto della globalizzazione: ci si muove molto di più per l’effetto della possibilità di farlo;
→ prevalgono i fattori di spinta o espulsivi (push factors) rispetto a quelli attrattivi (pull factors).

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14
Q

RACCONTA LE VARIE TEORIE

A

LE VARIE TEORIE
Teoria della domanda: attrazione che le economie sviluppate esercitano nei confronti dei lavoratori stranieri (lavoro stabile, qualificato, tutelato vs. instabile, non qualificato né tutelato).
* migrazioni come effetto del funzionamento dei mercati del lavoro dei paesi sviluppati che cercano lavoro poco qualificato e precario + salari bassi;
* questo spiega la concentrazione sistematica degli immigrati in un’area di lavori instabili, poco qualificati e connessi a status sociali bassi;

Teoria delle “città globali”: la migrazione si concentra in zone intorno alle grandi città, non in zone rurali o periferiche.
* nelle grandi città si concentra il lavoro ricco che attrae quello povero proprio dei migranti (manutenzione infrastrutture, servizi,…);

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15
Q

SPIEGAZIONE MACRO

A
  • Non tutti i migranti emigrano perché i migranti generalmente non provengono dalle fasce sociali più povere ma intermedie; per emigrare bisogna essere poveri ma non troppo (es. bisogna pagare il viaggio);
  • partono dalla struttura sociale e non dall’attore sociale: presentano i migranti come soggetti passivi mossi da processi sovrastanti, da forze oscure del capitalismo. Determinanti sono i bisogni dell’economia che riducono il lavoro a merce e gli immigrati a pedine mosse in funzione di quel bisogno;
  • trascurato il ruolo del quadro normativo, le leggi: la normativa consente ad alcuni di arrivare e fermarsi per un certo periodo (a certe condizioni) e lo impedisce ad altri;
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16
Q

SPIEGAZIONE MICRO

A
  • parte chi ha la possibilità di ottenere vantaggi economici dall’emigrazione (partono i più giovani e coloro che sono più qualificati);
  • sempre più spesso la scelta non è solo individuale ma del nucleo familiare: es. far emigrare i figli se il sistema di protezione sociale del paese d’origine è debole (progetto familiare migratorio)
  • la scelta è spesso limitatamente razionale perché basata su una conoscenza indiretta e parziale (e poco attendibili);
  • svolgono un ruolo rilevante le conoscenze, la presenza di qualcuno che è già emigrato, i legami sociali, le catene e le reti migratorie
17
Q

SPIEGAZIONI INTERMEDIE

A

Spiegazioni multidimensionali, risultanti dalla combinazione di diversi fattori:
* effetto imitativo indotto dal ritorno degli emigranti;
* coerenza con economia post-fordista che cerca lavoro flessibile;
* ruolo delle reti: network come espressione della progettualità e capacità di iniziativa dei migranti, che coordinandosi cercano di superare situazioni avverse o dinamiche politico-economiche che tendono a relegarli in posizioni subalterne;
positivo nella fase di inserimento, negativo in quanto ostacola l’emancipazione e la mobilità sociale; utili per i lavoratori più deboli e poco qualificati, meno utili per quelli più forti e qualificati (effetto stigma) le reti aiutano ma anche trattiene nel gruppo;

18
Q

NUOVE FORME DI MIGRAZIONI

A

Skill migrations: transito consistente di forza lavoro qualificata che si inserisce in modo del tutto diverso nella società ricevente: entra dalla porta principale, accede ai lavori qualificati, gode di garanzie sociali;
* migrazione individuale o familiare
Migrazione irregolare:
* complicità oggettiva tra interessi economici autoctoni - godere di forme di lavoro flessibile, a basso costo, sprovvisto di diritti - interessi degli immigrati - speranze e bisogno di lavorare a ogni costo - e le dinamiche proprie delle reti.
ruolo rilevante delle sanatorie in Italia;

19
Q

PREGIUDIZI, STEREOTIPI.

A
  • stereotipo: generalizzo a partire da un pregiudizio;
    Discriminazione: trattare attivamente in modo disuguale persone o gruppi. Si può quindi nutrire un pregiudizio senza discriminare, ma si può anche discriminare senza pregiudizio.
    Razzismo: classificazione di altri gruppi come biologicamente inferiori e loro discriminazione, oppressione violenta o sfruttamento.
    Etnocentrismo: considerare la propria cultura come pietra di paragone universale; classificazione di altri gruppi come culturalmente inferiori.
    Assimilazione: abbandono della cultura d’origine e interiorizzazione di quella del paese ospitante.
  • rinuncia della propria identità;
    Integrazione: implica l’adozione di modelli di comportamento e il raggiungimento di condizioni di vita che riducono i rischi di segregazione e conflitto senza addivenire a una completa conformità culturale.