tabella, Flashcards
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definizione scoliosi
l termine scoliosi si riferisce a quegli aspetti più o meno patologici in cui la colonna vertebrale è curva sul piano frontale. (deviazione laterale permanente della colonna vertebrale associata alla rotazione dei corpi vertebrali)
Altra definizione: per scoliosi idiopatica si intende una deformità tridimensionale della colonna vertebrale strutturata, ovvero una deviazione sul piano frontale (deviazione laterale) sul piano sagittale (lordosi toracica) e sul piano trasversale (rotazione vertebrale.
classificazione scoliosi
Distinguiamo
Atteggiamento scoliotico: deviazione funzionale, ad esempio a causa di una differente lunghezza degli arti inferiori (sul solo piano frontale)
Scoliosi sintomatica: es causata da ernia del disco
Scoliosi secondariaLe distinguiamo in base alla sede, poi
Singola curva
A doppia curva
Le più frequenti sono quelle a una sola curva in cui compare una curva di compenso sia nelle vertebre superiori sia in quelle inferiori, la gravità aumenta muovendoci cranialmente.
epidemiologia scoliosi
Epidemiologia scoliosi idiopatica: costituisce il 70% di tutte le scoliosi e compare in giovane età, F:M 7:1
eziopatogenesi scoliosi
Scoliosi idiopatica
Scoliosi congenite : da mancato sviluppo di una vertebra (es vertebre a cuneo, emivertebre), da difetto di segmentazione unilaterale o bilaterale, forme miste
Scoliosi da malattie neuromuscolari
Neuropatica: 1° motoneurone, paralisi cerebrale
Degenerazione spino-cerebellare: M di Friedreich, Charcot-Marie-Tooth, Roussy-Levy
Secondo motoneurone: Poliomelite, altre mieliti virali, traumi, atrofia muscolo spinale, mielomeningocele
Scoliosi da miopatie: artrogriposi, distrofia muscolare, ipotonia congenita, miotonia distrofica
clinica scoliosi
La scoliosi determina: deformazione morfologica, alterazione biomeccanica, retrazione asimmetrica della muscolatura spinale.
Segni clinici:
Profilo delle spalle e taglia dei fianchi asimmetrici
diagnosi scoliosi
Per definizione per fare diagnosi deve essere presente una deviazione sul piano frontale di almeno 10°.
Valutazione clinica
Test di Adams: il paziente ha il tronco inclinato in avanti e osservando il dorso si riconosce l’asimmetria, la vertebra rotando si porta appresso la costa a livello dorsale mentre l’apofisi trasversa a livello lombare.
Utilizzando il Gibbometro possiamo valutare quantitativamente la scoliosi
Misurazione della lunghezza degli arti
Esami strumentali
Il gold standard è l’RX, ci permette di valutare: sede, grado, entità, alterazioni corpi vertebrali, maturazione ossea (la gravità della scoliosi è direttamente proporzionale all’immaturità dello scheletro, Il test di Risser consente di stabilire il grado di sviluppo osseo valutando l’ossificazione delle creste iliache. Il risultato può variare da Risser 0 (non esiste nucleo di ossificazione) a Risser 5 (ossificazione completa che si manifesta, in genere, 2-3 anni dopo la pubertà).
I gradi sono così suddivisi: 1+ quando l’ossificazione è intorno al 25%; 2+ quando è intorno al 50%; 3+ intorno al 75%; 4+ per una ossificazione completa del tratto e 5+ per la completa fusione con l’ileo.
Fino a Risser 2 il rischio di peggioramento di una scoliosi idiopatica è del 50%, dopo Risser 2 Il rischio si riduce al 20%.
Per calcolare l’angolo di curvatura usiamo il metodo di Cobb
Si utilizza una radiografia anteroposteriore del rachide e si individua la vertebra più inclinata superiormente e inferiormente, si considera l’angolo formato dalle due perpendicolari alle rette tangenti rispettivamente alle limitanti superiori e limitanti inferiori delle due vertebre sopracitate
Fino a 20 gradi piccola entità, fino a 40 gradi media entità dai 70 gradi grande entità
prognosi e terapia scoliosi
curva minore di 20 gradi, esercizi riabilitativi posturali Curva 20-25°: si interviene prima in maniera conservativa con l’utilizzo di busti
Corsetto di Cheneau: scoliosi dorsali; di Lyonese scoliosi alte, Milwaukee scoliosi cervico dorsali (il busto blocca la progressione della scoliosi ma non la corregge??)
Curva > 25-30°: trattamento chirurgico immediato. Si basa sulla stabilizzazione vertebrale mediante l’utilizzo di barre e viti. Il paziente deve avere almeno 15 anni
Il primo strumentario è stato quello di Harrington il quale con principi di distrazione e compressione è riuscito a raddrizzare la schiena con una sola barra applicata alle vertebre apicali.
Un altro metodo è quello di ancorare la barra segmento per segmento a ogni vertebra con fili intralaminari. Questo sistema è simile al logo della società di ortopedia.
Altro metodo ancora è quello di fissazione con utilizzo di uncini e viti peduncolari che possono inserirsi in tutto il corpo vertebrale arrivando fino alla parte anteriore del corpo con un braccio di leva molto più efficace così come è efficace la correzione che può far presa sia posteriormente che anteriormente. I tempi di intervento sono molto lunghi e indaginosi ma il risultato è quasi sempre molto soddisfacente.
Utilizzo della BTA per procastinare l’intervento chirurgico?
terapia scoliosi
La riabilitazione si divide in
Singola: mira a migliorare l’ allineamento assiale e ad automatizzare la correzione ottenuta
Con tutore: ha una fase di preparazione al tutore, una fase col tutore che è specifica per ogni tipologia, una fase di adattamento per l’abbandono del tutore
Post chirurgica
piede torto congenito, definizione
Deformità del piede, presente alla nascita, caratterizzata da uno stabile atteggiamento vizioso del piede per alterazione dei rapporti reciproci tra le ossa che lo compongono a cui si associano alterazioni capsulari, legamentose, muscolo-tendinee e delle fasce.
epidemiologia piede torto congenito
Frequente associazione con displasia dell’anca
Frequenza 1/700
classificazioni piede torto congenito
- Piede equino varo addotto supinato (85%) bilaterale nel 50% dei casi, 70% maschi
- Talo valgo pronato: forma benigna, le ossa non sono deformate
- Metatarso varo: forma benigna, le ossa non sono deformate
- Piede reflesso: in genere associato a malformazioni di tutto lo scheletro, fortunatamente rarissimo perché molto grave. Il piede è a barchetta senza volta plantare e, supposto il paziente si possa mettere in piedi, è come se si mettese su un dondolo.
eziopatogenesi piede torto
Piede equino varo addotto supinato:
Vi sono alterazioni morfologiche dell’astragalo, alterazioni dei rapporti tra calcagno e astragalo e tra astragalo e scafoide con rotazione esterna di queste due ossa, lo scafoide si medializza.
L’astragalo è al centro dei movimenti del piede.
Si ipotizza come causa una postura viziata intrauterina ma devono concorrere altri fattori, vi deve essere una familiarità (aumento del rischio di 20-30 volte) ma non sono stati identificati difetti genetici associabili.
clinica piede torto congenito,
Grado I: varismo dell’avampiede, supinazione , equinismo talvolta assente
Grado II: il piede risulta orientato a circa 90° rispetto alla gamba
Grado III: inversione dei normali rapporti articolari, il margine dorsolaterale è rivolto distalmente, la retrazione delle parti molli blocca la deformità
prognosi piede torto congenito
La prognosi si basa su: riducibilità, solchi di retrazione fibrosa in corrispondenza delle deformità, morfologia del piede
terapia piede torto congenito
Noi tentiamo di: Correggere passivamente il varismo Correggere passivamente la supinazione **Derotazione del blocco calcaneo-pedideo: si stabilizza la gamba rispetto al ginocchio e si porta il piede all’esterno mantenendolo allineato con la mano ; **Decoaptazione dello scafoide: si stabilizza il retropiede e l’astragalo, si scivola con il pollice fino su scafoide tirando in basso e leggermente verso l’esterno Alle manipolazioni si associa la confezione del gesso. Per l‘equinismo non possiamo agire passivamente poiché esso è associato alla retrazione del tendine di Achille che si inserisce sul calcagno. Allungamento chirurgico (dopo 5-9 mesi): tenotomia cutanea, si inserisce un piccolo bisturi con intaccature nel tendine fino a che questo non si sfianca e cede; intervento vero con incisione del tendine dividendolo in due, successivamente si passa alla correzione passiva : si fissa il mesopiede e si tira il calcagno verso il basso.
fratture, definizione
interruzione continuità osso
eziopatogenesi fratture
- Fratture traumatiche:
da trauma diretto genera fratture lineari
da trauma indiretto fratture da flessione, torsione, schiacciamento, trazione - Fratture da microtraumi (es fratture da durata degli atleti)
- Fratture patologiche
Fratture traumatiche, stato cute:
rattura chiusa cute integra; frattura esposta i monconi di frattura sono in contatto in maniera più o meno considerevole con l’ambiente esterno (vedi Classificazione di Gustilio fratture esposte)
fratture traumatiche, numero interruzioni
unifocali, bifocali, trifocali (numero di rime di frattura)
Sede: diafisarie, metafisarie, epifisarie (sono le più problematiche in quanto anche se ridotte nei migliori dei modi vanno a coinvolgere la superficie articolare, lasciano quindi una rima di saldatura che può evolvere in artrosi poiché la cartilagine è stata disturbata con conseguente attivazione dell’infiammazione).
fratture, classificazioni
stato della cute, numero interruzioni, estensione della rima di frattura, posizionamento dei monconi
estensione della rima di frattura
complete: trasversali, pluriframmentarie, oblique, spiroidi
incomplete: infrazioni, infossamenti e fratture a legno verde
posizionamento dei monconi
omposta (allineti), scomposta (trasversale, longitudinale, angolare, rotatorio) (disallineati, la maggior parte delle fratture in quanto i muscoli continuano a mantenere la loro trazione sull’osso e questo determina il disallineamento)
diagnosi fratture
Anamnesi
EO
Se la frattura non è ben visibile devo cercare dei “segni di certezza”: mobilità preternaturale e crepitazione
Abbiamo poi i “segni di probabilità”: immobilità arto, dolore, deformità segmento scheletrico in esame, ecchimosi, tumefazione locale, impotenza funzionale
Esami strumentali: RX , talvolta TC (fratture pluriframmentarie, politraumi).
prognosi e terapia fratture
l normale tempo di riparazione va da 20 giorni a 5-6 mesi e dipende dalla sede (es avambraccio può bastare un mese mentre il femore dovendo sopportare sollecitazioni maggiori necessita di almeno due mesi), dal tipo di frattura e dal paziente. Le condizioni ottimali per un corretto processo riparativo sono tre:
Contatto reciproco delle superfici ossee attraverso manovre di riduzioneImmobilità dei segmenti ossei mediante l’utilizzo di tutori o gesso
Adeguata vascolarizzazione dei segmenti ossei