Testi Flashcards
(99 cards)
In mezzo ai due eserciti ferma il mio carro, o immoto,
affinchè io osservi bene costoro che, schierati, hanno desiderio di battaglia, e veda con chi dovrò combattere in questo conflitto che si sta preparando
Bhagavadgita - I lettura
Io non desidero ucciderli, anche se dovessi esserne ucciso, o Krsna, neppure per l’impero dei tre mondi: a maggior ragione non per questa terra!
Bhagavadgita - I lettura
Distrutta una famiglia, periscono i dharma della famiglia. Perito il dharma, il non-dharma predomina sulla famiglia intera. A causa poi del predominio del non-dharma le donne della famiglia si corrompono, o Krsna, e, corrotte le donne, si produce la confusione dei varna.
Bhagavadgita - I lettura
La qual confusione conduce agli inferi sia i distruttori della famiglia che la famiglia stessa. Infatti gli antenati cadono negli inferi una volta privati delle offerte rituali d’acqua e di pinda.
Bhagavadgita - I lettura
Ahimè!, un gran male noi ci siamo decisi a compiere, preparati come siamo a uccidere la nostra gente per avidità delle gioie del regno.
Bhagavadgita - I lettura
Pur di non uccidere i nostri magnanimi maestri, infatti, sarebbe meglio addirittura mendicare di che mangiare, qui in questo mondo. Giacchè uccidendo qui i maestri, per quanto essi desiderino il proprio vantaggio, godrei godimenti lordati di sangue.
Bhagavadgita - II lettura
E non sappiamo neppure che cosa sia per noi preferibile: vincere o che ci vincano. Proprio coloro uccidendo i quali non desidereremmo più vivere, proprio loro sono schierati di fronte a noi, gli uomini di Dhrtarastra.
Bhagavadgita - II lettura
Il mio essere è stordito da una colpevole compassione, e a te chiedo, io che sono confuso riguardo al dharma, che cosa sia meglio. Dimmelo chiaramente. Io sono tuo discepolo: istruiscimi, a te mi sono abbandonato.
Bhagavadgita - II lettura
Tu hai pianto per chi non deve essere compianto, eppure pronunci parole di saggezza. I sapienti non piangono nè per chi è morto nè per chi non lo è.
Bhagavadgita - II lettura
Così come in questo corpo l’incorporato attraversa gli stadi di fanciullezza, giovinezza e vecchiaia, analogamente egli assumerà poi altri corpi. Chi è saldo, in questo non si confonde.
Bhagavadgita - II lettura
I contatti con la materia poi, o Arjuna - che procurano freddo e caldo, piacere e dolore - vanno e vengono, instabili. Ad essi disponiti a resistere, o Arjuna.
Infatti l’uomo che essi non rendono inquieto, o Arjuna, indifferente al piacere e al dolore, saldo, è pronto per l’immortalità.
Non si dà esistenza di ciò che non è, nè inesistenza di ciò che è. E coloro che hanno visione della realtà hanno visto il confine tra i due.
Bhagavadgita - II lettura
Chi ritiene che egli sia uccisore e chi pensa che egli sia ucciso, entrambi costoro non sanno discernere: egli non uccide e non è ucciso,
nè mai nasce o muore, e neppure, essendo, potrà mai non più essere. Non nato, eterno, permanente, questo antico non è ucciso quando viene ucciso il corpo.
Bhagavadgita - II lettura
L’uomo che sa che egli è indistruttibile, eterno, non nato, imperituro, come può, o Arjuna, fare uccidere qualcuno? e chi può uccidere?
Come un uomo, abbandonati gli abiti più vecchi, ne prende altri di nuovi, così l’incorporato abbandona i vecchi corpi e ne incontra di nuovi.
Le armi non lo lacerano, il fuoco non lo brucia, le acque non lo bagnano, il vento non lo asciuga.
Bhagavadgita - II lettura
Infatti di chi nasce sicura è la morte, e sicura è la nascita di chi muore. Dunque, giacchè la cosa è inevitabile, non devi piangere.
Bhagavadgita - II lettura
Qualcuno lo vede come un prodigio, qualcun altro come di un prodigio parimenti ne parla, e come un prodigio un altro lo ode: ma nessuno, anche avendolo udito, lo conosce.
Quest’incorporato è, nel corpo di ciascuno, eternamente inviolabile, o Arjuna. Perciò non devi compiangere nessuno degli esseri.
Bhagavadgita - II lettura
Questo atteggiamento mentale ti è stato esposto sul piano speculativo, ma ora ascoltalo nello yoga, e disciplinato da tale atteggiamento mentale, o Arjuna, sfuggirai al legame delle azioni.
Bhagavadgita - II lettura
Oggetto dei Veda sono i tre elementi costitutivi. Ma tu affrancati dai tre elementi costitutivi, o Arjuna, dalle coppie di opposti, perennemente fermo in ciò che è, libero dal possesso, padrone di te stesso.
Bhagavadgita - II lettura
Soltanto sull’azione esercita il tuo controllo, mai sui suoi frutti. Non essere mai motivato dal frutto dell’azione. Non aver mai attaccamento per l’inazione.
Compi le tue azioni fermo nello yoga, o Arjuna, avendo abbandonato l’attaccamento, indifferente nel successo e nell’insuccesso. Lo yoga, si dice, è indifferenza.
Bhagavadgita - II lettura
Chi si attiene allo yoga dell’atteggiamento mentale, si lascia dietro qui entrambi: l’atto buono e l’atto cattivo. Perciò attieniti allo yoga. Lo yoga è l’abilità nelle azioni.
Bhagavadgita - II lettura
E quando, come una tartaruga che ritrae da ogni parte le membra, egli ritrae i sensi dagli oggetti dei sensi, allora ha una saggezza ben stabile.
Gli oggetti si estinguono per l’incorporato che non se ne nutre, ma non il gusto per essi. Ma anche il gusto si dilegua, una volta che egli abbia visto la realtà suprema.
Bhagavadgita - II lettura
Questo è lo stato del Brahman, o Arjuna. Colui che ottiene non si confonde, Stando in esso, anche solo al momento della morte, si raggiunge il nirvana nel brahman.
Bhagavadgita - II lettura
In questo mondo ci sono due posizioni, come prima ti ho detto, quella dello yoga della conoscenza, propria degli speculativi, e quella dello yoga dell’azione, propria degli yogin.
Anche se si astiene dalle azioni, l’uomo non raggiunge l’inazione, nè ottiene la perfezione a partire dalla rinuncia.
Bhagavadgita - III lettura
Compi l’azione prescritta. Infatti l’azione è meglio dell’inazione. Non si riuscirebbe neppure a sostentare il corpo, senza l’azione.
Bhagavadgita - III lettura
L’azione, sappi, nasce dal brahman e il brahman dall’indistruttibile. Perciò il brahman, che tutto pervade, è sempre presente nel sacrificio.
Chi non fa volgere qui la ruota che così è stata messa in moto, vive invano, o Arjuna, una vita impura, dedito ai piaceri dei sensi.
Bhagavadgita - III lettura