Leopardi Flashcards

1
Q

Vita?

A
  • Giacomo Leopardi nasce nel 1798 a Recanati, nelle Marche, in una rigida famiglia di tradizioni conservative. Il padre è erudito e la madre è una donna dura e severa
  • Giacomo si distingue molto presto dai fratelli per la passione smodata negli studi
  • Dotato di una ricchissima sensibilità interiore è costretto a vivere la sua adolescenza attraverso gli altri, vive in una zona altamente arretrata culturalmente
  • A vent’anni inizia a soffrire di tubercolosi ossea(gli occhi sono doloranti, si sviluppa la gobba..)
  • Nel 1822 si trasferisce a Roma, tuttavia la città eterna gli appare arretrata ed ipocrita
  • Inizia un lungo peregrinare tra Milano, Bologna e Firenze, tuttavia non si sentirà mai totalmente accettato dall’ambiente intellettuale
  • A Firenze incontra Antonio Ranieri con cui stipula una genuina e duratura amicizia
  • I due si trasferiscono a Napoli ed inizia una parentesi positiva per Leopardi
  • Muore nel 1837, preda dell’epidemia di colera.
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2
Q

Cos’è lo zibaldone?

A

La parola zibaldone significava ai tempi di leopardi ‘‘insieme confuso di cose’’, rappresentava i quaderni di appunti in cui gli studiosi annotavano i passi degli autori letti. Nello Zibaldone leopardi esprime il tumulto di pensieri, diventa una sorta di diario personale.

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3
Q

Quali sono i temi dello zibaldone?

A

I temi dello Zibaldone sono molteplici, note di lingua e filologia, osservazioni sul comportamento umano, riflessioni storiche e letterarie.

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4
Q

Qual è la struttura dello Zibaldone?

A

Leopardi adotta una scrittura rapida ed immediata, la struttura è rapida e frammentaria

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5
Q

Tema dell’infelicità nello Zibaldone?

A

L’interesse centrale di Leopardi sta nella questione dell’infelicità, la conclusione è che l’infelicità è la legge universale, a cui nessun essere vivente può sottrarsi. La vita è male.

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6
Q

Lo Zibaldone è uniforme?

A

Lo Zibaldone è pieno di affermazioni discordanti, siamo di fronte ad un pensiero libero che si evolve con il passare degli anni.

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7
Q

Cosa afferma la teoria del piacere?

A

Il piacere infinito che molti uomini ricercano, non è un’aspirazione dell’anima umana ma un desiderio materiale, la soddisfazione di una ricerca concreta che persuada l’uomo ad amare la propria vita

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8
Q

Come può l’uomo scappare dal dolore?

A

L’unica via d’uscita dell’uomo è rappresentata dall’immaginazione che ci consente di proiettare i nostri desideri di piacere nel futuro, illudendosi di sperimentare prima o poi la felicità a cui tanto aspiriamo..

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9
Q

Cos’è la noia?

A

La noia nasce dall’assenza di piacere e di dispiacere allo stesso tempo, è simile all’aria ed occupa tutti i vuoti.

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10
Q

Concetto di natura pre-1824?

A

La natura è un principio benevolo, opposto alla ragione, che permette di raggiungere la felicità attraverso l’illusione e l’immaginazione

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11
Q

Concetto di natura post-1824?

A

La natura è un principio maligno, meccanismo cieco di produzione e distruzione che condanna gli uomini all’infelicità. Nella natura si cela la vera origine del male del mondo, discolpandone gli uomini, verso cui Leopardi ha un atteggiamento solidale

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12
Q

Leopardi è uno spiritualista?

A

Il pensiero di Leopardi si fonda sul materialismo, respinge duramente ogni forma di spiritualismo. Dopo un iniziale tentativo di conciliare pessimismo e cristianesimo, il suo pensiero approda ad un definitivo ateismo.

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13
Q

Rapporti Leopardi-romanticismo?

A
  • esaltazione della forza creatrice e della fantasia
  • superamento dei limiti della realtà
  • valorizzazione della lirica
  • attrazione per la morte e per il nulla
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14
Q

Cosa sono i canti?

A

I Canti raccolgono la parte principale (e più conosciuta) della produzione in versi di Giacomo Leopardi. Si dividono in Canzoni, Idilli, Canti pisano-recanatesi, ciclo di Aspasia, gli ultimi canti

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15
Q

Cosa afferma nelle canzoni?

A

Il tema principale è l’esortazione ad imitare le virtù degli antichi per contrastare la decadenza italiana. Lo stile è alto e difficile, la forma metrica della canzone tradizionale. La natura è vista come madre benevola e la ragione come causa di infelicità

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16
Q

Cosa afferma negli idilli?

A

Temi principali: l’infelicità, il crollo delle illusioni giovanili, il ricordo del passato come conforto . Poetica del vago e dell’indefinito, sintassi e lessico più semplici. La natura è v

17
Q

Cosa afferma nei canti pisano-recanatesi?

A

Temi principali: riflessioni di carattere universale a partire da esperienze personali o da avvenimenti quotidiani. Elaborazione della canzone libera. Indifferenza della natura per tutti gli esseri viventi ed universalità del dolore.

18
Q

Cosa afferma nel Ciclo di Aspasia?

A

L’amore vissuto come sentimento che suscita nobili sentimenti ma anche come amara delusione. Lo stile è più deciso ed incalzante. Indifferenza della natura nei confronti di tutti gli esseri viventi.

19
Q

Cosa afferma negli ultimi canti?

A

Temi filosofici e polemica nei confronti delle tendenze culturali del tempo, stile energetico e tono sarcastico. La ragione è vista come uno strumento necessario per comprendere la condizione umana.

20
Q

Ultimo canto di Saffo?(Canti)

A

Saffo si rivolge alla notte e agli astri, bellezze naturali che le furono care, tuttavia ora non può consolare la sua disperazione. Gli dei non hanno aiutato la poetessa, la quale si sente come un’ospite sgradita. Ella si chiede cosa ha fatto per meritarsi un aspetto poco piacevole e una vita carica di dolore. Giunge alla conclusione che non le resta che morire. Infine augura a Faone di vivere una vita felice, se mai qualsiasi essere umano l’abbia fatto.

Saffo cerca di comprendere il motivo della sua infelicità, accusando gli dei e la natura, come ente superiore responsabile dell’infelicità universale. Nonostante Saffo si tolga la vita, Leopardi afferma più volte di essere contrario al suicidio, in quanto non fa che aumentare il male nel mondo, causando dolore nei parenti e chi ci è più caro.

21
Q

L’infinito?(IDILLI)

A

Il poeta è seduto su un colle solitario e la vista dell’orizzonte è parzialmente bloccata da una siepe, oltre a questo limite egli può immaginare spazi e silenzi senza finire. Sente il fruscio del vento tra gli alberi e lo confronta con quel silenzio: pensa allora all’eternità, alle epoche passate. Il suo pensiero si perde nell’Infinito, ed è dolce per lui questo smarrimento.

Nell’infinito Leopardi esalta l’immaginazione come l’unica via provvisoria dall’infelicità, la mente si abbandona alla fantasia e per un istante riesce ad andare oltre la tristezza quotidiana. Spazio e tempo sono i due infiniti della poesia, i due sono uniti dal silenzio. Negli ultimi due versi e mezzo i due infiniti si fondono in una immensità che sembra sia spaziale che temporale

22
Q

La sera del dì di festa?(Idilli)

A

In una notte limpida e calma il poeta immagina il sonno tranquillo della donna amata, ignara di quanto ella l’abbia finito. Immagina coloro che le sono piaciuti a cui è piaciuto quel giorno di festa, sa di non poter essere parte di questi e si dispera. Il canto dell’artigiano che torna a casa simboleggia la fine di tutto. Era un dolore che lo colpiva fin da bambino, quando sentiva spegnersi nella notte un canto alla fine di un giorno festivo.

L’infelicità in questa poesia è rappresentata non come una condanna universale ma una condanna individuale dell’io. Leopardi in questa poesia si concentra solo sul proprio dolore, dolore che egli sente come disperazione e senso di ingiustizia.

23
Q

A Silvia? (canti pisano-recanatesi)

A

Silvia è probabilmente la figlia del cocchiere di casa Leopardi, Teresa Fattorini, morta molto giovane di tubercolosi. Leopardi era particolarmente affascinato dal canto udito dalle sue finestre.

Il poeta si rivolge a Silvia domandandole se ricorda ancora il tempo della vita in cui la bellezza brillava nei suoi occhi. Leopardi era affascinato dal suo canto ed ella sedeva al telaio contenta delle speranze future. Ai due giovani la vita appariva carica di promesse, nel ricordare quelle grandi illusioni il poeta prova sconforto. Infatti Silvia vinta dalla malattia sarebbe morta e da lì a poco sarebbero venute meno le gioie tanto attese dal poeta.

La poesia è un’energia protesta contro l’ingannevole natura, che chiama alla vita i propri figli solo per illuderli e costringerli ad una vita triste.

24
Q

Il passero solitario(Idilli)?

A

Un passero canta dall’alto della torre fino a sera e, mentre gli altri uccelli volano allegri in compagnia, trascorre il suo tempo più bello a cantar da solo. Anche il poeta non si cura dei divertimenti e dell’amore e trascorre la sua gioventù in solitudine, estraneo al suo paese. Intanto il tramonto del sole annuncia la fine della giovinezza. Quando il passero sarà giunto alla fine dei suoi giorni non avrà rimpianti, in quando la sua solitudine è stata dettata da un imposizione naturale, mentre il poeta guarderà al passato con uno sguardo pieno di rammarico.

In questa poesia la causa del dolore non è affibiata alla natura, infatti, in questo caso è chiaro il poeta è il solo colpevole dello spreco dei suoi giorni. Leopardi doveva essere rimasto colpito dalla somiglianza tra l’istinto solitario del passero e le sue abitudini di ragazzo di Recanati.

25
Q

Canto notturno di un pastore errante dell’Asia? (pisano-recanatesi)

A

Il canto notturno di un pastore errante dell’Asia è l’ultimo dei canti pisano-recanatesi, l’idea nasce dalla lettura di un articolo circa le abitudini dei nomadi Kirghisi, di sedersi sui massi di notte e guardare la luna.

Il pastore paragona il corso sempre uguale della luna alla vita e si chiede quale sia il senso di essa. L’esistenza dell’uomo è simile a quella di un vecchio costretto a procedere sotto un grave carico e afflitto dalle avversità della natura. Il pastore non sa quale sia il senso della vita, del tempo e della morte: l’unica certezza che ha è il dolore. Il pastore invidia il suo gregge poichè ha il privilegio di non conoscere la propria sventura. Alla fine si chiede se felicità consista nella possibilità di volare o di oltrepassare le cime de monti o che bisogna credere che l’infelicità sia il destino di tutti coloro che nascono.

Leopardi si serve della figura di un pastore, un uomo umile, per dimostrare che l’infelicità universale non sia un’invenzione di qualche filosofo ma che essa possa essere sperimentata da tutti. La natura è nemica del genere umano e di tutti gli esseri viventi, che fa soffrire senza eccezioni e senza motivo. Le interrogazioni del pastore sono rivolte alla luna che interpella come fosse una divinità. Tuttavia la luna tace e le parole del pastore appaiono come semplici supposizioni

26
Q

Cosa sono le operette morali?

A

Le operette morali sono scritte e rielaborate a partire dal 1824, i testi sono slegati l’uno dall’altro, con il termine operette si riferisce al carattere leggero e scherzoso dei testi, ‘‘morali’’ si riferisce invece al loro contenuto di pensiero basato sulla riflessione filosofica. Rifiuta la visione cristiana dell’uomo come figlio prediletto di Dio, contrapponendo un umanesimo laico.

27
Q

Quali caratteristiche sono alla base del sistema filosofico leopardiano?

A
  • la decadenza del tempo presente rispetto all’antico
  • la teoria del piacere
  • l’assurda presunzione dell’uomo di credere di essere al centro dell’universo
  • l’importanza dell’immaginazione
  • la necessità di astenersi dal suicidio
  • la necessità degli uomini di unirsi per fronteggiare il comune destino di infelicità
28
Q

Stile delle operette morali?

A

Egli predilige l’ironia come espressione di autentica vitalità. Leopardi si propone di creare una nuova lingua italiana, rigettando però le parole raccomandate dai puristi.

29
Q

Trama Dialogo di un folletto e di uno gnomo?

A

Uno gnomo è salito in superficie per capire perchè gli uomini hanno smesso di scavare gallerie per estrarre oro e argento. Un folletto gli rivela che sono tutti morti, tuttavia la loro scomparsa non ha alterato i ritmi della natura, poichè il tempo scorre regolarmente ed ogni cosa procede come prima. Sarebbe stato sorprendente per gli uomini constatare che il mondo non girasse intorno a loro, infatti ora che l’umanità si è estinta, gli eventi naturali continuano a scorrere immutabili.

30
Q

Cosa polemizza in dialogo di un folletto..?

A

L’obiettivo polemico è la presunzione degli uomini di credere di essere al centro del mondo. Leopardi ci mostra il punto di vista del racconto collocandolo al di fuori della dimensione umana, infatti lo gnomo e il folletto ne discutono tranquillamente come fosse un evento secondario

31
Q

Su quali argomentazioni si basa l’argomento?

A

L’argomento del folletto si basa sulla forza dell’evidenza, la scomparsa dell’uomo infatti non impedisce agli eventi naturali di proseguire il loro corso

32
Q

Quali sono le colpe degli uomini?

A

Le loro colpe sono la ferocia reciproca, l’esposizione ai pericoli e la violenza contro se stessi

33
Q

Dialogo della Natura e di un Islandese?

A

Un islandese che ha cercato per tutta la vita di sfuggire all’infelicità cambiando luoghi e climi senza trovar mai pace incontra la Natura in persona, e le chiede il motivo per cui condanna i suoi figli ad una vita carica di sofferenza. La Natura si dichiara indifferente alla sorte dei viventi affermando che il patimento è legge indispensabile alla sopravvivenza del tutto. Alla domanda dell’islandese su quale sia il senso di questo dolore universale la natura non risponde e subito dopo l’islandese muore.

La natura è descritta come una forza potente e violenta ed è contrapposta al timido islandese. L’islandese è un individuo solo e perso, rappresenta l’autore come l’intera umanità, non comprende le cause del dolore universale e si scaglia contro la natura, discolpandone l’uomo

34
Q

Dialogo di Plotino e di Porfirio?

A

Il filosofo Plotino intuisce che il suo allievo Porfirio intende suicidarsi e lo invita ad esporre le sue motivazioni per dissuaderlo. Secondo Plotino gli uomini recuperano sempre la voglia di vivere e la speranza attraverso la ragione. Chi pensa al suicido antepone la ragione al sentimento e si allontana all’umanità, dimostrando di non provare dolore a separarsi dalle persone care e di non tenere in considerazione la loro sofferenza. Plotino perciò prega Porfirio di abbandonare la sua idea e di restare accanto a lui e alle persone care per aiutarlo a sopportare la vita.

Porfirio ammette che la morte volontaria sia una scelta conforme a ragione, dunque il suicidio è una scelta razionale, ma le emozioni devono venire per prima.

35
Q

La ginestra?

A

Quando compone la ginestra Leopardi è a Napoli, in fin di vita, tuttavia questo canto non si configura come un lamento di un io ripiegato su se stesso, ma esprime una fortissima volontà d’energia, un desiderio di opposizione alle credenze comuni a favore della razionalità. Leopardi esalta chi sa affrontare con dignità il proprio destino e aiuta gli altri a sopportalo. L’unica resistenza alla condizione di infelicità è il soccorso dei propri simili, solidarietà e compassione.

Il compito di dimostrare che l’uomo sia una creatura debole e marginale è affidato alla lunga allegoria della ginestra. La ginestra rappresenta un segno di vita nel paesaggio tetro delle pendici del vesuvio, viene personificata da Leopardi che le attribuisce le qualità di un uomo umile e nobile. Nell’ultima strofa la ginestra diventa l’alter ego del poeta, che è ormai prossimo alla morte, quel fiore gentile presto soccomberà al proprio destino ma non si opporrà, consapevole della propria innocenza

36
Q

Quali sono le tre fasi del pessimismo?

A
  • pessimismo individuale
  • pessimismo storico
  • pessimismo cosmico
37
Q

Pessimismo individuale?

A

relativo al periodo della sua adolescenza durante il quale Leopardi pensa che la vita sia malvagia con lui;

38
Q

Pessimismo storico?

A

nasce dalla malinconia per le epoche passate, che secondo Leopardi sono state migliori di quelle presenti. Durante questa fase la natura è vista da Leopardi come un bene perché è in grado di fornire all’uomo una lieve illusione di felicità

39
Q

pessimismo cosmico?

A

durante questa fase Leopardi cambia la sua visione della natura; improvvisamente la vede come la causa di tutti i mali dell’essere umano. Nel periodo del pessimismo cosmico Leopardi sostiene che l’uomo è destinato a soffrire per tutta la vita.