II blocco Flashcards
(14 cards)
Parliamo dell’approccio fenomenologico nella psicopatologia / Quali sono i presupposti dell’approccio fenomenologico?
L’approccio fenomenologico nella psicopatologia è un approccio che si concentra sulla descrizione dei fenomeni psicologici nella loro immediatezza e nella loro singolarità, al fine di comprendere la dimensione soggettiva dell’esperienza umana e della sofferenza psichica.
I presupposti dell’approccio fenomenologico sono i seguenti:
L’importanza della descrizione dei fenomeni psicologici nella loro immediatezza e nella loro singolarità, al fine di cogliere la dimensione soggettiva dell’esperienza umana e della sofferenza psichica. Attraverso le tre determinanti esistenziali di: coscienza, tempo e corpo
La necessità di sospendere i giudizi e le interpretazioni pregiudiziali sulla realtà e sulla propria esperienza, al fine di cogliere la realtà nella sua essenza e nella sua immediatezza.
Cercare di entrare in contatto con la sofferenza del paziente, attraverso la comprensione empatica. L’analisi dell’aspetto emotivo è fondamentale perché ci consente di comprendere come si situa il soggetto risetto a uno specifico evento.
Vincoli e limiti epistemologici della nostra disciplina
Rischio dell’assimiliazione di fronte all’alterità.
Rischio di reificare le nostre teorie di rifermento a discapito del paziente.
Rischio della semplificazione e riduzione di un paziente a un semplice insieme di sintomi.
Rischio di trattare la diagnsi come un punto definitivo e non come un processo in continua evoluzione.
Legame fra epistemologia e i vari approcci
L’Epistemologia svolge un ruolo fondamentale nella definizione dei paradigmi e degli approcci in psicologia. Determina come la conoscenza è acquisita, strutturata e valutata in ciascun approccio.
Approccio Bio-psico-sociale: L’epistemologia in questo approccio implica un’ampia comprensione che integra conoscenze biologiche, psicologiche e sociali nella comprensione dei fenomeni psicologici. Questo approccio richiede l’integrazione di dati empirici provenienti da diverse discipline
Approccio Fenomenologico: L’epistemologia fenomenologica è fondamentale per l’approccio fenomenologico in psicologia. Questo approccio mira a comprendere le esperienze soggettive delle persone, riconoscendo che la realtà è costruita attraverso l’interpretazione dei fenomeni. L’epistemologia fenomenologica implica una comprensione profonda delle prospettive dei pazienti e la messa tra parentesi delle pregiudizi
in che modo secondo l’approccio fenomenologico viene alterato il senso del tempo?
Secondo l’approccio fenomenologico il senso del tempo viene alterato alla luce di quelle che sono le differenze soggettive e di quella che è la forma di disagio psichico individuata.
Ad esempio, in una situazione in cui siamo molto attivati la percezione oggettiva dello scorrere del tempo viene fagocitata in un tempo interiore.
In coondizioni di patologia il tempo oggettivo è sempre più debole rispetto al tempo interiore.
Le figure della temporalità sono un altro elemento che può aiutarci nella comprensione del paziente.
Esse possono essere definite come condizioni esistenziali alle quali si lega la percezione soggettiva del tempo.
Ad esempio: nostalgia, rimorso, rimpianto, gioia, attesa, speranza, preghiera
Provi a descrivere in quali disturbi psicopatologici si assiste a una pesante alterazione del tempo (Depressione, disturbi d’ansia..)
Depressione
nella depressione il tempo si spezza, il futuro si dissolve, il presente è divorato dal passato;
Nella mania,
il tempo può essere bruciato da un’euforia senza confini e sfilacciarsi in mille frammenti senza passato né futuro.
Ansia
ansia può portare a una percezione del tempo come un nemico che ci insegue, creando forti disagi interiori
Schizofrenia
Il tempo assume un senso simile a quello dell’eternità, non esiste più il futuro, il presente perde di significato e il passato appare svuotato.
Per loro il tempo non inizia e non finisce.
Disturbo borderline
le persone con disturbo borderline di personalità possono avere difficoltà a pianificare il futuro, a mantenere una visione coerente di sé stessi nel tempo
A partire dalla prospettiva fenomenologica, in che modo il corpo interviene nella psicopatologia? Come si modifica il rapporto con il nostro corpo quando c’è una psicopatologia? Pensi a un disturbo se le viene più semplice.
Secondo l’approccio fenomenologico, il corpo interviene nella psicopatologia in quanto la sofferenza psichica è sempre accompagnata da una dimensione corporea. Il corpo è il luogo in cui si manifestano i sintomi e le sensazioni fisiche associate alla sofferenza psichica, e il modo in cui il soggetto percepisce il proprio corpo può essere influenzato dalla psicopatologia. Inoltre, la psicopatologia può modificare il rapporto con il proprio corpo, portando ad una maggiore disconnessione o alienazione dal proprio corpo. Ad esempio, nel disturbo dissociativo dell’identità, il soggetto può percepire il proprio corpo come estraneo o come se non gli appartenesse. In generale, la psicopatologia può influenzare il modo in cui il soggetto percepisce il proprio corpo, la propria identità corporea e la propria relazione con il mondo circostante.
Quali punti in comune ha l’approccio fenomenologico con quello psicodinamico secondo Galimberti?
Qual è la differenza fra l’approccio psicodinamico e quello fenomenologico?
La differenza fra l’approccio fenomenologico e l’approccio psicodinamico è riconducibile ad almeno due aspetti chiave:
- Nell’approccio psicodinamico si predilige una modalità interpretativa del comportamento umano in chiave inconscia, mentre nell’approccio fenomenolofico ci si sofferma sull’esperienza soggettiva del soggetto conscia, quindi nel suo rapportarsi con il mondo.
- Nell’approccio psicodinamico si interpreta il comportamento umano alla luce di una teoria di riferimento, al contrario, nell’approccio fenomenologico si cerca di lasciare alle spalle quelle che sono le proprie teorie di riferimento.
Su cosa si basa l’approccio fenomenologico?
L’approccio fenomenologico si basa sulla descrizione qualitativa e diretta delle esperienze soggettive, evitando di speculare sulle cause sottostanti.
Questo approccio cerca di spiegare le esperienze dal punto di vista del soggetto attraverso l’analisi delle parole scritte o parlate del soggetto stesso.
La fenomenologia contesta la tradizione occidentale del “separatismo corpo-anima” introdotta da Platone e consacrato dal dualismo cartesiano, che ha portato alla visione del corpo come “oggetto del mondo” separato dalla sua soggettività.
La fenomenologia ha le sue radici nel lavoro filosofico fenomenologico di Edmund Husserl
Husserl ha sviluppato un metodo di indagine basato sulla descrizione fenomenologica, che consiste nell’analizzare l’esperienza umana nella sua immediatezza e singolarità, senza pregiudizi o interpretazioni preconcette. Husserl ha proposto di “mettere tra parentesi” le credenze e le conoscenze pregresse, al fine di cogliere la realtà nella sua essenza e immediatezza.
Cosa significa comprendere un paziente?
Comprendere, secondo l’approccio fenomenologico, significa cogliere la dimensione soggettiva dell’esperienza umana e della sofferenza psichica, al fine di comprendere il significato della sofferenza per il soggetto che la vive.
Per fare ciò dobbiamo andare contro corrente a quella che è la nostra tendenza alla reificazione e all’assimilazione.
Inoltre non dobbiamo cogliere il dato così per come viene dato, bensì dobbiamo cercare di dotarlo di significato. Cercandoci di avvicinare il più possibile al significato che assume per il paziente.
Che vuol dire approccio idiografico?
L’approccio idiografico in psicologia si concentra sull’individuo e sulla comprensione del funzionamento della singola persona, raccogliendo dati attraverso l’osservazione diretta, l’intervista e la raccolta di informazioni biografiche.
Allo scopo di trovare regole o leggi che non siano valide per tutti gli individui ma per il singolo paziente.
Quali diversi modi esistono di fare diagnosi?
Diagnosi categoriale: si basa sulla classificazione dei disturbi in categorie, utilizzando criteri specifici per ogni categoria. Ad esempio, il DSM-5 e l’ICD-10 sono manuali diagnostici che forniscono criteri per la diagnosi di disturbi psicologici.
sotto tipi
-diagnosi monotetica
-diagnosi politetica
Diagnosi dimensionale: si basa sulla valutazione di variabili continue, come l’intensità dei sintomi o la gravità del disturbo. Questo tipo di diagnosi fornisce una descrizione più completa e complessa del funzionamento del soggetto.
Diagnosi prototipica: si basa sulla valutazione di quanto il soggetto si avvicina a un prototipo di disturbo, senza utilizzare criteri stringenti. Questo tipo di diagnosi è spesso associato a una diagnosi dimensionale.
Diagnosi politetica: si basa sulla valutazione di un insieme di criteri, senza la necessità che tutti i criteri siano soddisfatti. Questo tipo di diagnosi comporta una eterogeneità interna, dunque la diagnosi sarà uguale ma la caratterizzazione del disturbo è diversa.
Differenza tra diagnosi categoriale e diagnosi dimensionale dei disturbi di personalità
Nella diagnosi categoriale si adotta un approccio alla malattia psichica dicotomico. Per cui il dusturbo può essere presente o assente alla luce della soffisfazione di determinati criteri.
La diagnosi dimensionale è un approccio diagnostico che si basa sulla valutazione delle dimensioni o dei tratti di un paziente, invece che su una classificazione categoriale dei sintomi
Quali sistemi classificatori conosce?
DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali): è il sistema classificatorio più utilizzato in America e in molti altri paesi. Il DSM è stato sviluppato dall’American Psychiatric Association ed è stato aggiornato diverse volte nel corso degli anni.
ICD (Classificazione Internazionale delle Malattie): è un sistema classificatorio sviluppato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e utilizzato in molti paesi del mondo. L’ICD è stato sviluppato per classificare tutte le malattie, non solo i disturbi mentali.
Classificatori descrittivi: questi sistemi classificatori si basano sulla descrizione dei sintomi e dei comportamenti del paziente, piuttosto che sulla causa o sull’eziologia del disturbo.
Classificatori interpretativi-esplicativi: questi sistemi classificatori si concentrano sulla comprensione delle cause e delle dinamiche del disturbo, piuttosto che sulla descrizione dei sintomi.