lezioni ospiti Flashcards

1
Q

cosa porta alla necessità di una lingua comune in Italia?:

A
  • diffusione della radio e della TV
  • obbligo scolastico
  • servizio militare
  • migrazioni dal sud verso il nord
    >
    1. forte spinta all’alfabetizzazione e all’italianizzazione della popolazione (italianizzazione dei dialetti, formazione di varietà regionali d’italiano, sviluppo dei linguaggi settoriali e loro entrata nei livelli medi della lingua)
    2. necessaria una lingua di koiné che permettesse a persone provenienti da regioni diverse di comunicare tra loro;
    3. graduale trasformazione dell’italiano (De Mauro 2014)
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2
Q

il neostandard:

A

DUE PROSPETTIVE DELLO STESSO FENOMENO:
Storico della lingua: Sabatini (1985; 1990) - italiano dell’uso medio
* 1985: primo elenco di 35 strutture linguistiche storicamente percepite come devianti dalla norma codificata dalle grammatiche
* 1990: riduzione dell’elenco a 14: focus sui soli fenomeni caratteristici di una nuova varietà standard della lingua nazionale di media formalità diafasica sia del parlato che dello scritto, esclusione di (quasi) tutto ciò che non costituiva più un elemento di novità/estraneità (ex. lui, lei, loro in funzione di soggetto; gli nella forma dativale al posto di le (a lei) e loro (a loro); etc).

Sociolinguista: Berruto (1987) - Neostandard
sposta invece l’attenzione sull’esigenza di un rinnovamento dello standard condiviso di riferimento.
> necessità di definizione del ‘nuovo’ standard

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3
Q

come individuare i fenomeni costitutivi del neostandard:

A

Per identificare i fenomeni linguistici costitutivi del nuovo standard è necessario determinare
* se i fenomeni linguistici siano statisticamente frequenti nella produzione linguistica scritta e orale
* se siano percepiti come socialmente accettabili dai parlanti, ossia, «le forme che, già colpite da censura per la loro appartenenza al livello colloquiale o dialettale, ora sono generalmente accettate. E, naturalmente, si dovrebbero respingere le forme che non hanno questi requisiti».

riflessioni sulla rilevanza statistica:
1. Indica che una determinata struttura è usata dai parlanti
2. è un segnale di un possibile cambiamento in atto o tendenziale della lingua (va tenuta d’occhio), MA permette di osservare la questione solo dal punto di vista dei parlanti, tralasciando il punto di vista del linguista e dell’insegnante di lingue:
3. alcune strutture linguistiche sono ampiamente utilizzate dai parlanti perché ritenute socialmente accettabili, ma danno un effettivo apporto funzionale alla lingua?
4. Il loro uso evita un involontario abbassamento del registro linguistico → evita che i parlanti vengano tacciati di trascuratezza formale o scarsa conoscenza della lingua?
> È davvero consigliabile insegnarle?

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4
Q

Quali strutture caratteristiche del neostandard proporre a chi apprende l’italiano L2/LS:

A

Necessario riesame della lista dei 14 tratti linguistici, italiano dell’uso medio Sabatini (1990) sulla base di due criteri metodologici:
* criterio della funzionalità (alcuni funzionalmente indispensabili altri, invece, infrangono la norma grammaticale senza – o con scarsi – vantaggi funzionali, causando unicamente ad un abbassamento del registro.)
* criterio dell’accettabilità sociale

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5
Q

criterio della funzionalità:

A

Esempi:
Presentano vantaggi funzionali:
* le strutture di frase marcate: funzionali a esprimere le gerarchie di peso comunicativo dall’interno della frase (la dislocazione a sinistra e a destra e la frase scissa permettono rispettivamente di tematizzare o focalizzare un costituente della frase)
* gli al posto di (a) loro presenta il vantaggio di funzionare come proclitico (gli dico) ed enclitico (dirgli) – parallelamente agli altri clitici analoghi

Non presentano vantaggi funzionali rispetto alle forme standard:
* che come relativo invariante (es. l’amica che ho parlato / l’amica che le ho portato su la spesa)
* gli al posto di le

Nell’elenco dell’italiano dell’uso medio sono confluite sia risorse funzionali essenziali, sia forme percepite come caduta di registro.

Applicare il criterio della funzionalità per riesaminare tutto l’elenco dei tratti dell’italiano dell’uso medio: tutti si distaccano dalla norma grammaticale tradizionale, ma cosa comporta questo distacco?

  • Se produce un effettivo apporto funzionale alla lingua (esprimere un certo concetto o raggiungere un determinato scopo pragmatico)
    fenomeni da insegnare come parte integrante del neostandard
  • Se abbassa il registro linguistico senza o con scarsi vantaggi funzionali (alternativa arbitraria a forme standard perfettamente funzionanti
    → fenomeni da menzionare come varianti substandard, il cui uso è diffuso, ma non consigliabile.
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6
Q

uso dell’indicativo al posto del congiuntivo: Il congiuntivo ha un valore funzionale?

A

Nella tradizione grammaticale il congiuntivo è da sempre contrapposto all’indicativo come modo della non-realtà, tuttavia il congiuntivo in sé non porta necessariamente nella frase un valore di non-realtà che ne giustifichi l’uso.

Si giustifica sul piano funzionale quando si trova in una frase indipendente in possibile alternanza con altri modi verbali.

In questo caso ha un valore definito, poiché esprime varie gradazioni della non-realtà nel contesto di ordini e auguri, in alternanza con l’imperativo: ad esempio, volesse il cielo!; venga pure!, eccetera.

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7
Q

uso dell’indicativo al posto del congiuntivo: il congiuntivo nelle frasi subordinate:

A

Non ha un valore funzionale perché la sua selezione è controllata:
* dalla congiunzione nelle subordinate non completive (affinché, perché, a meno che, benché, sebbene…)
* dal verbo reggente nelle subordinate completive.

ex.
- ‘Suppongo che tu sia al corrente delle nostre decisioni’ > il contenuto incerto della subordinata è dato dalla semantica del verbo principale supporre e non dalla presenza del congiuntivo

Inoltre: rapporto realtà/non-realtà con i verbi reggenti che esprimono emozioni:
- Temo che Giovanni sia partito&raquo_space; il contenuto della proposizione oggettiva è dato come non reale
- Mi dispiace che Giovanni sia partito: il contenuto della proposizione soggettiva è presupposto come vero (Prandi 2002, pp. 38-39).

> > La sola presenza del congiuntivo non influisce sul valore reale o non reale del contenuto della completiva.

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8
Q

uso dell’indicativo al posto del congiuntivo: opposizione realtà-non realtà:

A

Il congiuntivo acquista un valore di non-realtà nelle frasi subordinate completive rette dai verbi del dire e verbi del pensiero:
1. Dicono che Matteo è scappato di casa&raquo_space; chi sceglie consapevolmente l’indicativo mostra di credere al contenuto della diceria
2. Dicono che Matteo sia scappato di casa&raquo_space; chi sceglie consapevolmente il congiuntivo prende le distanze dalla diceria, non si può dare per scontato che chi parla scelga consapevolmente per mostrare di aderire o di distaccarsi a ciò che si pensa o si dice

il parlante potrebbe non possedere nel suo repertorio attivo l’alternanza indicativo/congiuntivo, o potrebbe usarlo per distrazione o per trascuratezza formale (linguistic whateverism - Naomi S. Baron 2008: 169), ossia la totale indifferenza per la forma della comunicazione

“Ancora una volta una questione di valore grammaticale si capovolge in una differenza di registro” (Prandi 2002: 120).

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9
Q

cosa emerge dall’applicazione del criterio della funzionalità:

A

Il congiuntivo è un tratto grammaticale che contribuisce fortemente alla fisionomia dell’italiano e che innalza il livello dell’espressione, ma che – contrariamente all’opinione comune – non ha sempre un valore funzionale.

Usare l’indicativo al posto del congiuntivo nelle frasi completive e non completive non comporta né svantaggi funzionali sull’espressione della realtà/non-realtà della subordinata, né di fatto alcun vantaggio funzionale, oltre al fatto di eliminare una delle caratteristiche più tipiche della lingua italiana.

Invece provoca un abbassamento di registro che può esporre il parlante al rischio di essere tacciato di scarsa conoscenza della lingua / trascuratezza formale.

Il criterio della funzionalità è risolutivo solo quando la forma linguistica che si distacca dalla norma è in grado di ampliare il repertorio di opzioni offerte al parlante, ma perde efficacia quando la forma tradizionale e la forma innovativa sono entrambe prive di vantaggi funzionali (Zingaro 2023: 83-88)

proposta di un ulteriore criterio: l’accettabilità sociale
(se un tratto non rispetta il criterio della funzionalità, quindi non porta vantaggi al parlante, può comunque essere degno di essere insegnato rispettando il criterio dell’accettabilità sociale).

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10
Q

Vantaggi dell’applicazione dei criteri della funzionalità e dell’accettabilità sociale

A
  • Permettono di determinare l’appartenenza delle forme linguistiche dell’uso medio a uno standard condiviso e insegnabile
  • possono essere applicati anche a qualunque innovazione linguistica che entri nell’uso e si candidi a entrare nello standard
  • non rinnegano l’elaborazione di concetti come italiano neostandard o italiano dell’uso medio
    1. risposta all’esigenza di una revisione dello standard ereditato dai secoli passati (accesso alla lingua italiana limitato a poche persone colte, in ambiti d’uso molto ristretti);
    2. le liste di Sabatini includono tutto ciò che si distacca dalle norme grammaticali MA: accostamento di risorse funzionali essenziali a forme che non solo non apportano alcun vantaggio funzionale ma producono una mera caduta di registro.
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11
Q

proposte per l’insegnamento:

A
  • Presentare i fenomeni linguistici che si distaccano dalla norma (innovativi o già esistenti) come diffusi tra i parlanti nativi e come segnali di un cambiamento tendenziale dell’italiano (in accordo con quanto già proposto da Sobrero, 1992b), avendo cura, però, di distinguere tra:
  1. fenomeni che danno un effettivo apporto funzionale alla lingua → da insegnare come parte integrante della nuova varietà standard
  2. fenomeni senza o con scarsi vantaggi funzionali: alternative arbitrarie a forme standard perfettamente funzionanti, producono solo un calo del registro linguistico, esponendo il parlante al rischio di essere tacciato di scarsa conoscenza della lingua / trascuratezza formale
    → da menzionare come varianti substandard. Il loro uso è diffuso (forse si imporrà comunque in futuro?), ma non è consigliabile
  • in assenza di chiari vantaggi funzionali tanto della forma standard quanto della sua alternativa non-standard (cfr. congiuntivo vs. indicativo), la conservazione di una forma standard è preferibile all’adozione di una forma che espone il parlante al rischio precedentemente descritto.
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12
Q

caso specifico dell’insegnamento del congiuntivo vs. indicativo:

A

Andrebbero esplicitati i casi in cui lo standard ammette la scelta tra indicativo e congiuntivo come se fosse funzionale a esprimere l’opposizione certezza/possibilità o realtà/irrealtà.

In questo contesto andrebbe precisato che è possibile imbattersi, nei registri più informali, nell’uso dell’indicativo al posto del congiuntivo, che
1. rientra nella tendenza generale dell’italiano parlato e dello scritto come mimesi del parlato a ridurre le funzioni del congiuntivo in favore dell’indicativo
2. oltre a portare ad un abbassamento del registro linguistico e alla percezione di trascuratezza formale (voluta o meno che sia), in alcuni casi specifici può causare ambiguità (si vedano i casi delle relative restrittive).

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13
Q

questa proposta ricalca il modello della grammatica normativa?:

A

No, il criterio dell’accettazione sociale non impone, bensì suggerisce una norma

  1. non afferma ‘Non usare l’indicativo imperfetto nella forma dell’irrealtà del periodo ipotetico (Se lo sapevo non venivo)’, bensì ‘Se usi l’indicativo imperfetto nella forma dell’irrealtà del periodo ipotetico, il registro si abbassa e, in certe situazioni, ti espone alla «disapprovazione» della comunità’.
  2. punta sulla consapevolezza e sulla responsabilità del parlante che compie le sue scelte come un soggetto attivo&raquo_space; anche l’insegnante potrebbe usare la forma sub (o neo?) standard del periodo ipotetico dell’irrealtà in una conversazione tra amici, ma non la userebbe ad un concorso.
    Per la stessa ragione, l’insegnante sa che non deve insegnare a un apprendente straniero una varietà di italiano priva del congiuntivo, che impoverirebbe il suo repertorio senza vantaggi funzionali.

Questo non esclude sensibilizzare l’apprendente alle variazioni di registro rispetto al contesto in una fase avanzata dell’apprendimento (maggiore grado di consapevolezza → compiere scelte motivate).

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14
Q

possibili obiezioni:

A

Alcuni usi si imporranno comunque, a prescindere dalla loro funzionalità e dalla percezione dell’accettabilità sociale.

  1. È possibile. Qualsiasi standard è per sua natura soggetto a mutamenti perché l’evoluzione delle preferenze dei parlanti per una forma non sono prevedibili.
  2. L’accettazione sociale è un dato dinamico, le cui condizioni possono cambiare nel tempo. Alcune innovazioni si imporranno, mentre altre perderanno terreno e verranno eliminate.
  3. !! = Non ricadere nell’errore dei grammatici classici, che per secoli hanno inserito tra i loro scopi la tutela della buona lingua, finendo per ostacolarne il cambiamento
  4. Non cadere nell’errore opposto, ossia di credere che tutti gli errori di oggi saranno le regole di domani.
    Date due forme linguistiche coesistenti in registri diversi:
    * la vecchia forma si indebolisce e, dopo un certo periodo di esistenza precaria, scompare, oppure:
    * La vecchia forma può resistere alla nuova. In questo ultimo caso, è la forma nuova a indebolirsi e scomparire.

In conclusione:
La strada che il linguista può ragionevolmente percorrere è:
- la proposta di criteri di orientamento
- il monitoraggio degli usi documentati e della loro ricezione sociale
- la disponibilità a rivedere lo standard in funzione della condivisione effettiva

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15
Q

il Language Testing and Assessment in Italia:

A

E’ una disciplina scientifica ancora poco insegnata in Italia (solo 11 università su 41 trattano il tema della valutazione nei corsi di « didattica delle lingue moderne »)
* Solo 3 insegnamenti dell’area L-LIN/02 sono interamente dedicati a «verifica e valutazione » (Stranieri di Siena, Stranieri di Perugia, Ca’ Foscari)
* Incremento esponenziale nel numero di pubblicazioni, ultimi 20 anni, Fonte
* BLEI (riflesso della società -> aumento delle certificazioni linguistiche?

Valutare (dalla progettazione alla validazione) è un processo lungo, oneroso, complesso, altamente specialistico, con impatto sulle persone e sulla società.

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16
Q

tecniche per l’insegnamento e la vlutazione:

A

obiettivo: fare sì che la performance rispecchi la reale competenza del candidato.

tipi di tecniche:
* selected-response data = ex. vero/falso
* limited-production data = completamento frase, risposta breve…
* extended-production data = essay, progetti, interviste…

Vi è poi uno spettro che va dal polo ‘finto’ al polo ‘autentico’ (test grammaticali > role play/produzioni aperte > casi di studio, progetti).

> autenticità = rapporto tra il candidato (e le sue caratteristiche) e le operazioni che è chiamato a compiere (task/compito).

17
Q

i punti cardinali del testing:

A
  1. Perché valuto?
    (ancoraggio al contesto istituzionale e all’obiettivo) posizionamento, profitto, padronanza, formazione, diagnosi, attitudine
  2. Quando valuto?
    Iniziale, in itinere e finale (sommativa?).
    In autovalutazione o in eterovalutazione (anche tra pari).
  3. Che cosa valuto?
    Conoscenze (sfera del sapere), competenze e abilità in lingua, a volte anche attitudini.
  4. Come e dove valuto?
    Attraverso prove chiuse (p.e.: test discreti, fattoriali, ecc.), compiti/task.
18
Q

tipologie di test e obiettivi:

A
  • Placement test → posizionamento-piazzamento/ positionnement (assegnazione a un corso/creazione di un gruppo-classe) – Focus sulla misura
  • Diagnostic test → diagnostico/diagnostic (profilo/i di competenza) - Focus sul profilo dell’apprendente
  • Achievement test → profitto/in itinere/di fine corso (esame parziale/finale) - Focus su contenuti specifici, sul processo di insegnamento, sulla « norma » nel gruppo
  • Proficiency test → padronanza/competenza (certificazione) - Focus sulle competenze e sulla rappresentatività/estensione dei contenuti (Esempi di certificazione per inglese, spagnolo, francese, tedesco)
  • Aptitude test → attitudinale (previsioni sulle attitudini del discente ad acquisire una L2).

Il superamento (o mancato superamento) di una prova può essere a basso impatto o ad alto impatto sulla vita dei candidati (ex. esame di maturità).

19
Q

test diretti e indiretti:

A
  • Test diretti: si parla di test diretto quando si propone un task che induce il candidato verso una performance che può essere osservata e misurata direttamente. Per esempio per valutare la produzione scritta si assegna un task che preveda la redazione di una lettera.
  • Test indiretti: nei test indiretti i task e i quesiti proposti tentano di misurare conoscenze e capacità senza sottoporre lil candidato a una performance. È il caso per esempio in cui si cerca di valutare la produzione scritta attraverso l’identificazione, in un testo dato, di strutture e forme scorrette.
20
Q

test soggettivi e oggettivi:

A
  • Test soggettivo : lo stile, la personalità, l’impostazione e le preferenze del valutatore possono giocare un ruolo importante ai fini dei risultati della valutazione. Di norma NON ci sono correzioni predefinite e univoche e le consegne possono essere interpretate in modi diversi. (prove soggettiv e = ex. composizioni, role-play, riassunti, conversazione guidata…)
  • Test oggettivo: il test è inteso come uno strumento di misura, di norma pilotato su un campione ampio e rappresentativo di candidati. I risultati e i dati raccolti nelle tappe di validazione sono associati a valori quali i coefficienti di affidabilità e di validità. (prove oggettive = ex. scelta multipla, vero/falso, completamento…)
21
Q

criterio e norma:

A
  • Test criteria-reference: ‘La valutazione riferita al criterio si contrappone alla valutazione riferita alla norma, in quanto l’apprendente viene valutato esclusivamente per la sua capacità in quell’ambito, senza alcun riferimento ai suoi pari’.
  • Test norm-reference: ‘La valutazione riferita alla norma colloca l’esito delle prove degli apprendenti in una graduatoria, le valuta e le classifica rispetto a quelle dei loro pari. La norma può riferirsi alla classe o a una coorte demografica oppure al gruppo di apprendenti esaminati’.
22
Q

la dimensione etica del testing: la validità:

A
  • La tipologia di test, il suo formato, i tipi di esercizi proposti possono influenzare il risultato finale.
  • Il test deve essere al servizio degli obiettivi e delle finalità della valutazione e non il contrario.
  • È importante definire correttamente, a monte del processo, il costrutto di un test (il modello di competenza che voglio valutare). Dove cade il focus?

Questi aspetti sono di grande rilievo, in particolare nell’utilizzo diffuso di test autocorrettivi a larga scala e nelle prove di tipo high-stake.

« La validità rappresenta la qualità più importante che un test deve possedere ». Tradizionalmente un test è valido se
« it measures what is intended to measure » (Hughes, 1989: 22).

La «validità» è un concetto complesso che tocca tutte le fasi del ciclo del testing linguistico, dalla progettazione alla validazione, alla somministrazione.

caso paradossale:
Ho svolto un test di grammatica con esercizi di tipo «scelta multipla» e cloze e ho ottenuto una certificazione sulle mie competenze comunicative di livello B1.

  • Che cosa voglio osservare? Nella progettazione del test devo fare in modo che le ‘produzioni’ dei candidati costituiscano un campione rappresentativo e interpretabile delle loro ‘performance’, in riferimento al modello di competenza linguistica.
  • In che modo valutare che cosa ho osservato? La ‘performance’ viene poi valutata (associata a un punteggio/score). Quali aspetti della performance sono valorizzati e quali penalizzati? Definizione di scale e griglie di riferimento.
  • I giudizi, i punteggi sono generalizzabili? Generalizzazione dei risultati: affidabilità.
  • Le performance osservate nei test rispecchiano le abilità nella vita reale? Legame tra i risultati al test e il ‘saper-fare’ nella vita reale.
  • Prendere decisioni ben argomentate e fondate sui candidati, in base alle loro performance.
23
Q

la dimensione etica del testing: l’affidabilità:

A

Coerenza nell’attribuzione dei punteggi e dei giudizi, per esempio quando la stessa verifica o lo stesso test sono proposti in momenti diversi oppure quando la stessa prova viene valutata da valutatori diversi che dovrebbero però adottare i medesimi criteri/parametri.

Fattori indipendenti dalla competenza che possono incidere sul risultato (circa di 1/5), determinando errori di valutazione:
* Giorno
* Candidato
* Valutatore
* Versione del test
* Luogo
Ecc.

vari tipi di ‘affidabilità’:
1. L’affidabilità test-retest è una misura di affidabilità ottenuta somministrando lo stesso test due volte in un periodo di tempo a un gruppo di individui. I punteggi della Volta 1 e della volta 2 possono quindi essere correlati per valutare la stabilità del test nel tempo.

Ex: un test progettato per valutare l’apprendimento degli studenti potrebbe essere somministrato a un gruppo di studenti due volte, con la seconda somministrazione magari una settimana dopo la prima. Il coefficiente di correlazione ottenuto indicherebbe la stabilità dei punteggi”.

  1. L’affidabilità delle forme parallele è una misura di affidabilità ottenuta somministrando diverse versioni di uno strumento di valutazione (entrambe le versioni devono contenere elementi che sondano lo stesso costrutto, abilità, base di conoscenza, ecc.) allo stesso gruppo di individui. I punteggi delle due versioni possono quindi essere correlati per valutare la coerenza dei risultati tra versioni alternative.

Esempio: se volessi valutare l’affidabilità di una valutazione del pensiero critico, potresti creare un ampio insieme di elementi che riguardano tutti il pensiero critico e quindi dividere casualmente le domande in due serie, che rappresenterebbero le forme parallele.

  1. L’affidabilità tra valutatori è una misura di affidabilità utilizzata per valutare il grado di accordo tra diversi giudici o valutatori nelle loro decisioni di valutazione. L’affidabilità tra valutatori è utile perché gli osservatori umani non interpreteranno necessariamente le risposte nello stesso modo; i valutatori potrebbero non essere d’accordo su quanto bene determinate risposte o materiale dimostrino la conoscenza del costrutto o dell’abilità valutata.

Esempio: l’affidabilità tra valutatori potrebbe essere utilizzata quando diversi giudici valutano il grado in cui i portfolio d’arte soddisfano determinati standard. L’affidabilità tra valutatori è particolarmente utile quando i giudizi possono esserlo
considerato relativamente soggettivo. (caso in cui il prof è meno severo dell’asistente per uno stesso esame, e viceversa).