linguistica per le professioni sanitarie Flashcards
BOX: 8-910-11-12-13-14-15-16-18-19-20-21-25-26-27-28-34-35-36-37-39-40-41 (29 cards)
Disordini della pianificazione, organizzazione e controllo fonetico-motorio. (box 10)
disturbi di FLUENZA: di eziologia ignota, compromettono il flusso e il ritmo dell’articolazione per via di problemi di sincronizzazione dei comandi motori.
ANARTRIA: deficit che compromette la programmazione fonoarticolatoria per via di una lesione cerebrale focale dell’emisfero sinistro che porta la perdita selettiva degli automatismi verbali, oovvero la capacità di integrare sppazialmente e temporalmente i comandi motori dei singoli muscoli, senza tuttavia intaccare le abilità motorie del distretto bucco facciale.
DISPRASSIA ORALE: incapacità di compiere progetti motori che interessano il distretto bucco-facciale. Il disturbo interferisce con le funzioni alimentari e linguistiche.
DISPRASSIA VERBALE EVOLUTIVA: disturbo congenito centrale che compromette la capacità di controllare i movimenti volontari dei muscoli oro-linguo-facciali deputati alla fonazione.
produzione linguistica in ontogenesi (box 8)
stadio della fonazione (0-1 ms); stadio dei suoni gutturali o ‘goo state’ (2-3 ms); stadio dell’espansione (4-6 ms); stazio della lallazione o babbling canonico (7-10 ms); stadio della lallazione o babbling variato (10-12 ms).
attunement (box 9)
processo di sintonizzazione sull’inventario fonologico della lingua materna. Fino a 6 mesi il bambino riconosce tutte le differenze fonetiche; a partire dal 7 mese il sistema si riorganizza su quello della lingua materna
disordini esecutivi della motricità oro-articolatoria (box 10)
disturbi di carattere motorio. Il deficit compromette l’emissione della voce se il disturbo è a livello della laringe (DISFONIE). Il deficit compromette l’esecuzione delle configurazioni articolatorie se il disturbo è del sistema fonoarticolatorio: si distingue tra disturbi dovuti ad alterazioni neurologiche (DISARTRIE) e disturbi dovuti ad alterazioni anatomiche, o a una scorretta impostazione degli organi articolatori (DISLALIE).
disturbi di natura fonologica (box 10)
compromissione della rappresentazione e selezione dei suoni linguistici per via di un’inadeguata percezione delle capacità contrastive dei fonemi.
deficit dell’elaborazione fonetico-acustica: DISFONIE (box11)
disturbi quantitativi o qualitativi dell’emissione della voce con sintomi che vanno dalla raucedina, alla fonoastenia, fino all’afonia. Alterazione della F0 o della struttura timbrica della voce.
Possono essere di natura organica o funzionale:
DISFONIE FUNZIONALI: malmenage o surmenage vocale: scorretto o eccessivo uso del sistema muscolare deputato alla vociferazione. eziopatogenesi legata allo sforzo vocale, dovuto a vari fattori. Se non trattate possono evolvere in danni organici> laringopatie disfunzionali.
DISFONIE ORGANICHE: dovute ad alterazioni anatomiche congenite (cisti epidermioide, sulcus e ponte mucoso, vergeture…) o acquisite (maligne o benigne), classificate in base alla sede di insorgenza:
- lesioni epiteliali (ipercheratosi, carcinoma)
- lesioni acquisite della lamina propria (noduli kissing, polipi laringei, edema di Reinke, cicatrici cordali, cisti)
- lesioni della mucosa aritenoidea (ulcera da contatto, granuloma)
Le lesioni laringee e le disfonie sono spesso causate dal reflusso gastroesofageo, che può danneggiare i tessuti per via della sua acidità.
deficit dell’elaborazione fonetico-acustica: DISARTRIA e ANARTRIA (box 12)
alcuni deficit compromettono la programmazione motoria delle configurazioni articolatorie o l’effettiva realizzazione delle sequenze dei movimenti articolatori.
DISARTRIE: deficit esecutivo legato ad alterazioni del controllo neuro-muscolare dell’apparato pneumo-fono-articolatorio, dovute a lesioni del SNC. compromissione delle competenze prassiche. Le caratteristiche del disturbo variano in base alla patologia che ha causato le alterazioni, alla sede della lesione e alla gravità del quadro clinico e sono così calssificate:
DISARTRIA SPASTICA: tipo motorio centrale, danni al primo motoneurone (vie motorie piramidali), di solito in pazienti con trauma cranico o sindrome psudobulbare. Ridotta motilità, bradilalia e spasticità della muscolatura fonatoria. Eloquio affaticato, voce teso-strozzata, timbro ipernasale; Accentuazione carente e intonazione monotonica.
DISARTRIA FLACCIDA: tipo motorio periferico, lesioni al secondo motoneurone, ai nervi periferici o alla placca neuromuscolare, in pazienti con lesioni bulbari, neuropatie periferiche o miastenia gravis. la disartria è dovuta alla paralisi flaccida e all’atrofia muscolare dei muscoli colpiti: tutti i movimenti volontari del distretto interessato sono alterati. Eloquio bradilalico, astenico e poco udibile; imprecisione articolatoria con timbro rauco e ipernasale. In base ai distretti colpiti si distingue ulteriormente tra disartrie: linguali, palatine, facciali e masticatorie.
DISARTRIA ATASSICA: causata da lesioni o disfunzioni cerebellari o delle vie collegate al cervelletto, fondamentali nel controllo motorio, con conseguente deficit di regolazione e coordinazione dell’eloquio, che procede a scatti e risulta lento e tremorizzato. esplosione della parola, con errori di timing, sincronizzazione e ampiezza dei movimenti fonatori. talvolta deficit dell’intensità e del tono vocale per via dell’ipotonia dei muscoli fonatori.
DISARTRIA dovuta a lesione o disfunzione del sistema extrapiramidale
IPERCINETICA: disfunzioni dei nuclei della base, con contrazione involontaria dei muscoli fonoarticolatori e movimenti anomali involontari.
IPOCINETICA: dovuta a malattie extrapiramidali (Parkinson/parkinsonismi, morbo di Wilson, PPS), che causano i tratti tipici dell’aumento del tono muscolare e bradicinesia. Esitazione prearticolatoria, palilalia, imprecisione art., ed escursione limitata dei movimenti articolatori.
DISARTRIA MISTA: caratteristiche miste, associate a SLA< scerosi multipla e morbo di Wilson.
ANARTRIA: disturbo della programmazione articolatoria legato a lesione unilaterale dell’emisfero sinistro. Si presenta spesso congiuntamente all’afasia di Broca (di cui è sintomo caratterizzante) e si manifesta come una perdita selettiva degli automatismi verbali. I pazienti faticano nel controllo degli articolatori bucco-laringo-faringei: le loro produzioni sono qausi sempre riconoscibili, ma distorte, con semplificazione fonetica dei suoni (assordamento). Comprensione e produzione scritta restano intatte. L’anartria si associa spesso all’aprassia bucco-facciale (ABF)
deficit dell’elaborazione fonetico-acustica: DISLALIE (box 13)
Difetti di articolazione dovuti ad alterazioni anatomiche o a una scorretta impostazione degli organi articolatori.
DISLALIE MECCANICHE PERIFERICHE, ovvero alterazioni anatomiche del vocal tract, in un quadro variegato per eziopatologia e gravità; possono essere conseguenza di un intervento chirurgico, edentulismo, traumi facciali o ipertrofie adenoidee o tonsillari e sono spesso causa di immaturità prassicà e devianze compensatorie.
Tra le più frequenti in età evolutiva:
- LABIOPALATOSCHISI: malformazioni congenite dovute a una mancata fusione mediana o paramediana dei due emilati del labbro superiore o del palato durante l’embriogenesi tra la 5 e la 7 settimana di gestazione. In base alla sede della fessura si distinge tra:
- cheiloschisi o labioschisi: totale o parziale/ mmonolaterlae o bilaterale
- gnatoschisi: arcata alveolo-dentale
- palatoschisi: uranoschisi se interessa il palato duro, stafiloschisi se interessa palato molle e ugola.
dal punto di vista fonetico acustico le tracce lasciate dalla malformazione comportano un’insufficienza velofaringea, con carente funzione sfinterica del velo palatino durante l’articolazione dei suoni orali, che comporta iperrinolalia/iperrinofonia. Spesso si adottano meccanismi di compenso, come il grimace nasale, ovvero l’anormale contrazione delle narici che provoca un flebile suono fricativo secondario. I difetti articolatori interessano soprattutto i suoni occlusivi e fricativi: altrettanto comuni sono il colpo di glottide e la frizione faringea/ soffio rauco, dovuto al repentino avvicinamento della faringe alla radice della lingua.
SINDROMI CRANIOFACCIALI: sindrome di Crouzon, di Apert o di Franceschetti. Malformmazioni della scatola cranica per la fusione precoce di una o più suture craniche.
DISLALIE FUNZIONALI: dovute a una scorretta impostazione degli organi articolatori oltre il periodo di acquisizione. Devianze articolatorie dovute a squilibri neuromuscolari causate da cattive abitudini alimentari e buccali. tra le più comuni dislalie funzionali si riconoscono: sigmatismo, gammatismo e kappacismo, rotacismo, labdacismo e deltacismo.
deficit dell’elaborazione fonetico-acustica: DISTURBI DELLA FLUENZA (box 14)
fluenza e disfluenza verbale si collocano lungo un continuum in cui è difficile individuare una soglia patologica. Nell’infanzia possono manifestarsi turbe benigne che recedono spontaneamente.
i disturbi di fluenza si distinguono in base all’eziopatogenesi:
BALBUZIE EVOLUTIVA: di eziologia ignota, insorge tra i 18 mesi e i 12 anni. il paziente sa perfettamente cosa vorrebbe dire, ma non riesce a causa di disturbi del ritmo involontari. È un disturbo motorio che compromette la sincronizzazione temporale dei comandi motori dei muscoli articolatori. All’altissimo tasso di remissione spontanea (80-90%) corrisponde una simmetrica difficoltà di trattmento nei pazienti che cronicizzano il disturbo.
BALBUZIE NEUROGENA: balbuzie acquisita in seguito a lesioni traumatiche, degenerative, vascolari o neoplasiche del SNC.
BALBUZIE PSICOGENA: balbuzie acquisita, insorta per via di disturbi psicologici acuti o cronici.
TUMULTUS SERMONIS o CLUTTERING: eloquio disordinato e disritmico, tachilalia e scarsaa intellegibilità in cui il paziente è frequentemente inconsapevole.
atipie e patologie della deglutizione (boox 15)
Deglutizione disfunzionale/ atipica/ deviata> pattern di deglutizione infantile conservati nel bambino e nell’adulto, spesso in correlazione a malocclusioni, respirazione orale e abitudini infantili scorrette (suzione del dito…).
DISFAGIE (PEDOFAGIE in età evolutiva) disturbi o patologie della deglutizione. Sono distinte tra :
- disfagie di sviluppo: legate ad una maturazione alterata delle abilità deglutitorie, per via di una mancata esperienza alimentare (disfagia ex non usu, alimentazione per via parenterale o iperprotezione buccale).
- disfagie per alterato transito: anomalie funzionali o strutturali dei sistemi anatono-fisiologici deputati alla deglutizione. le cause sono varie e comprendono: malattie neurologiche (paralisi cerebrali), malformazioni oro-facciali, malformazioni o malattie gastrointestinali e disturbi cardio-respiratori.
Deglutizione disfunzionale e disfagia possono causare alterrazioni articolatorie.
Negli adulti i disturbii della deglutizione sono dovuti a cause di natura ostruttiva (riduzione volumetrica dellee vie digestive superiori) o neuro-motoria.
Disprassia orale in età evolutiva (box 16)
disturbo caratterizzato dall’incapacità di portare a buon fine un progetto motorio che riguardi l’oralità. da un punto di vista eziologico si distingue tra:
DISPRASSIE ORALI PRIMARIE o IDIOPATICHE
DISPRASSIE ORALI ORGANICHE o SECONDARIE, dovute ad alterazioni morfologiche o funzionali del vocal tract che comportano un’acquisizione disfunzionale delle prassie orali.
DISPRASSIE da DEPRIVAZIONE.
Clinicamente la disprassia orale si manifesta attraverso carenti abilità fonoarticolatorie e deglutitorie, con scialorrea e insensibilità alla saliva, ipotono di lingua e labbra e preferenza per cibi liquidi o semiliquidi.
Da unn punto di vista linguistico comprensione e prosodia sono intatti e il bambino riesce a farsi comprendere nonostante i deficit fonoarticolatori. Evidente sproporzione tra capacità di comprensione e produzione e fase prelinguistica povera.
Frequente ipotono della lingua e mancata distinzione prassica tra predorso e apice, con conseguenti disfunzioni articolatorie.
necessaria diagnosi differenziale con DVE, disordini fonologici e deglutizione deviante.
Glossario delle alterazioni qualitative dell’eloquio di natura FONOLOGICA (box 18)
-PARAFASIA FONEMICA: errata selezione di alcuni tratti distintivi fonemici, sostituzione, omissione o aggiunta di uno o più fonemi che crea una parola non adatta al contesto o una non-parola. L’elemento lessicale resta comprensibile
-NEOLOGISMO: produzione di una non-parola, semanticamente incomprensibile e lontana dal bersaglio, probabilmente causata dalla combinazione di diverse parafasie nella stessa unità lessicale.
-GERGO FONEMICO O NEOLOGISTICO: sequenza di enunciati incomprensibili a causa della fitta presenza di alterazioni fonologiche.
-G. fonemico: se le parole funzionali sono alterate in forme neologistiche.
-G. neologistico: se gli elementi lessicali sono connessi da parole funzionali correttamente realizzate.
-CONDUITES D’APPROCHE FONEMICHE: progressivi tentativi di autocorrezione (spesso fallimentari), con variazioni fonemiche della parola bersaglio.
Ritmo e prosodia nello sviluppo fonologico del bambino (box 19)
La discrasia tra la percezione categoriale dei suoni e la loro reale produzione, continua e variabile, è un punto cruciale nello sviluppo linguistico del bambino, e ha collevato degli interrogativi riguardo la mancanza di invarianza nel segnale acustico e alla conversione del messaggio sonoro in unità discrete per estrarre il messaggio linguistico.
Una delle ipotesi proposte sostiene che siano gli aspetti acustici, ritmo-prosodici, a costituire la griglia per la segmentazione del parlato. I pattern ritmici, e poi la rposodia, sono tratti centrali nello sviluppo della produzione linguistica.
-2 mesi: protoconversazioni, scambi di natura diadica con la madre basati su vocalizzi e mimica facciale di carattere sincronizzato.
-4/5 mesi: con i giochi vocali l’infante modula intonazione, ritmo e
accento, su imitazione delle produzioni degli adulti.
-8 mesi: contorni intonativi e ritmo della lallazione corrispondono a quelli
della lingua materna.
-1 anno: entro questo limite l’attunement può dirsi compiuto
-12/14 mesi, gibberish: ultima fase prima di una vera e propria
produzione lessicale. in questa fase ritmo e melodia sono gli elementi
predominanti; l’infante realizza lunghe sequenze di sillabe riccamente
accentate e modulate.
L’informazione ritmica è presente e pervasiva nel segnale e rappresenta uno degli aspetti più salienti dell’input linguistico, a livello segmentale (lunghezza vocalica e dispersione degli intervalli consonantici) e soprasegmentale (accenti lessicali e prominenza prosodica), e costituisce un possibile ponte d’accesso al linguaggio, secondo un meccanismo top-down che opera dal globale all’analitico.
Musicalità, Trevarthen (1999): “capacità inerente e innata del comportamento motorio di entrare in comunicazione con i propri simili ed esprimere se stessi e il mondo circostante attraverso la condivisione di ritmo e forme melodiche”
L’emergere della fonologia (box 20)
A un anno di vita, in continuità con il babbling, emergono le prime parole, vere e proprie associazioni significante-significato; queste costittuiscono un lessico primordiale che aumenta linearmente fino all’«esplosione del vocabolario» (Zmarich).
Traiettorie di sviluppo tra i 12 mesi e i 6 anni (variabilità!).
–12 - 18 mesi, periodo di transizione o delle 50 parole. Va dalla comparsa delle prime proto-parole alle 50 unità lessicali e alle combinazioni di due elementi. L’inventario fonetico e le strutture sillabiche prodotte sono limitate, e l’unità di apprendimento è la parola come elemnto olistico.
–18 mesi - 4 anni, sviluppo fonemico. Con l’esplosione del vocabolario c’è una riorganizzazione dei meccanismi di acquisizione lessicale, che cominciano ad allinearsi sul segmento; contemporaneamente si verifica una progressiva stabilizzazione sulle produzioni fonetiche degli adulti. I bambini riconoscono i contrasti funzionali della loro lingua materna e sviluppano di pari passo abilità sintattiche e semantiche.
La produzione di parole complesse genera degli Errori di Semplificiazione, soprattutto a partire dai 24 mesi, che sono tipici e naturali perchè riflettono i vincoli imposti dall’immaturità cognitiva e motoria del bambino. Bortolini ha elaborato un profilo evolutivo di riferimento per i bambini italiani che indica le finestre di tempo in cui questi processi sono considerati normali: la coonservazione dei tratti oltre queste finestre è spia di un disordine fonologico.
Si distingue tra:
-Processi di STRUTTURA: legati alla difficoltà di organizzare le configurazioni articolatorie in sequenza. semplificano la struttura fonotattica. Tra essi si contano:
-stopping: affricata/fricativa > occlusiva
-deaffricazione: affricata > fricativa
-anteriorizzazione: velari/palatali > alveolari/dentali
-gliding: liquide > semiconsonanti
-semplificazione delle liquide
-desonorizzazione e sonorizzazione (sonorizzazione di solito in pos.
intervocalica)
-Processi di SISTEMA: semplificazione del sistema fonologico, neutralizzati alcuni tratti contrastivi. I suono soo categorizzati a livello percettivo, ma il bambino non è in grado di usarli in maniera distinta e produttiva.
-duplicazione
-cancellazione di sillaba atona
-armonia consonantica
-riduzione di nessi consonantici
-cancellazione di consonante iniziale
-metatesi
-epentesi
-riduzione dei dittonghi.
Disordine fonologico nei bambini con DPL
Le difficoltà possono essere tanto pervasive da compromettere seriamente l’ intelligibilità anche oltre i 4 anni e possono essere causate da deficit uditivo-percettivi o di controllo metacognitivo.
Gli studi di Bortolini (1995, 2004) rappresentano un punto di riferimento per la tipizzazione del disturbo fonologico nei bambini italiani ed è fondato su un protocollo di diagnosi che valuta le caratteristiche qualitative e quantitative dell’inventario fonologico (spesso fino a 3-4 anni il bambino produce solo nasali e occlusive), della combinazione in sillabe (limitate e spesso ristrette alle sillabe aperte) e dei pattern di errore.
Il bambino è in grado di ripetere i suoni, ma non di usarli spontaneamente nella comunicazione intenzionale in modo distintivo e contrastivo.
Rispetto al normale profilo di acquisizione possono presentarsi le seguenti anomalie:
-Persistenza di processi normali: talvolta la la persistenza comporta uno sfasamento temporale, con compresenza di processi legati a momenti diversi dello sviluppo, portando a uno sviluppo disordinato.
-Processi insoliti e parole idiosincratici he: processi di semplificazioni assenti nello sviluppo tipico: semplificazione dell’ occlusiva nel cluster e errori sui suoni vocalici.
-Uso variabile di processi: compresenza di diversi processi nello stesso momento sulle stesse strutture senza una progressiva stabilizzazione sul sistema adulto. Imprevedibili realizzazioni del medesimo target.
-Preferenza sistematica per un suono. Con ripercussioni sull’uso e l’apprendimento dei tratti contrastivi e poi sull’acquisizione lessicale.
-Uso di processi contrastanti: ad esempio stopping e fricazione.
Si identificano tre fenotipi del disturbo di progressiva gravità:
-sviluppo ritardato: sfasamento cronologico senza atipie.
-sviluppo insolito: sfasamento cronologico con alcune atipie
-sviluppo deviante: uso di processi idiosincratici, preferenza per un suono.
Il piano riabilitativo deve comprendere le capacità di comprensione e produzione e fa ampio uso delle coppie minime.
Speech Sound Disorders (box 21)
i disordini che interessano i suoni del linguaggio sono classificati nel DSM-5 come disordini fonetico fonologici (SSD) e consistono in disordini che cmpromettono la percezione sonora, la competenza fonologica o l’abilità neuromotoria di coordinare gli organi fonoarticolatori. La realtà clinica è sempre complessa e la diagnosi viene posta solitamente se lo sviluppo non segue un profilo tipico da un punto di vista delle fase cronologiche o dei pattern di errore/acquisizione.
Diagnosi Differenziale DVE e DF
Entrambi i disturbi hanno natura idiopatica (per la DVE prevalente), e si manifestano già in ontogenesi con lallazione ipostrutturata e tardiva e iposviluppo degli inventari fonetici. Entrambi i disturbi compromettono la produzione lasciando parzialemtne intatta la comprensione
Disprassia Verbale Evolutiva (DVE, box 21)
La DVE, in forma pura e non secondaria ad altri disordini neuroevolutivi, è un disrdine congenito del SNC che inficia conn la capacità di programmare i movimenti deputati alla fonazione e alla loro organizzazione in sequenza. Il deficit manca dal mancto apprendimento delle prassie oro-linguo-facciali di natura fonatoria. Criteri diagnostici, eziologia ed etichetta clinica sono ancora molto discussi (DVD, DAS, CAS).
Le alterate capacità di pianficazione e controllo motorio sull’apparato fono-articolatorio si manifestano su alcuni sintomi cardine che rendono l’eloquio ipofluente e poco intellegibile:
-Incoerenza fonologica ed pattern di errori fono-articolatori erratici e senza una ratio apparente, a carico dei fonemi consonantici e vocalici. La compromissione nell’acquisizione e nell’uso delle vocali ha forti ripercussioni sull’acquisizione degli altri livelli linguistici.
-Difficoltà nella messa in sequenza dei suoni e nella transizione articolatoria da un suono all’altro. I gesti articolatori appresi sono estesi ad altri contesti con grandi difficoltà e più il target è lungo maggiore sarà la presenza degli errori. Ciò può comportare la preferenza per un sistema ritstretto di suoni.
-Disprosodia: gli aspetti soprasegmentali sono fortemente alterati dalle difficoltà articolatorie
Il babbling emerge in maniera tardiva e naomalaa nei bambini con DVE, e l’inventario fonetico è ridotto e atipico, comportando una serie di diffcoltà nell’acquisizione linguistica successiva. Rimane una discrasia tra le abilità in produzione (deficitarie) e le abilità in comprensione, compromesse solo marginalmente.
La dissociazione automatico-volontaria è tipica e si manifesta come l’incapacità di produrre movimenti volontari, che sono prodotti correttamente in modo automatico, su sollicetazione contestuale o interna. Tipico è anche il groping, ovvero la riceerca a tentoni dei punti di articolazione necessari.
Sviluppo della comunicazione intenzionale e formazione del lessico mentale (box 25)
-comunciazione prelinguistica
-dall’azione al linguaggio attraverso il gesto
-lessico emergente ed esplosione del vocabolario
-traiettorie di ampiamento del vocabolario
In termini cognitivi il lessico è un insieme di rappresentazioni mentali di eleenti della realtà di cui riflettono gli aspetti più salienti. Le condizioni necessarie per lo sviluppo lessicale sono poste, su un piano cognitivo e motorio, nel primo anno di vita, quando l’infante si esercita con il controllo dei muscolo fono articolatori e si sintonizza sulla fonologia della lingua materna e, contemporaneamente, sviluppa un’intenzionalità e impara a produrre simboli.
La Comunicazione Prelinguistica
Fin dalla nascita l’infante è un comunicatore ‘socialmente responsivo’, anche se inconsapevole, e produce una serie di gesti e suoni che si qualificano come indici di emozioni e bisogni da un punto di vista semiotico. Grazie all’interpretazione e al rinforzo del care-giver i segnali ssi stabilizzano acquistando un valore specifico; a partire dai 9/13 mesi comincia ad emergere l’intenzionalità comunicativa, una tappa fondamentale che coincide con la maturazione della memoria condivisa e degli scambi triadici. Il bambino sta anche sviluppando la consapevolezza e l’esperienza ddegli effetti perlocutivi delle azioni comunicative di cui partecipa.
In questo periodo compaiono i Gesti Comunicativi Intenzionali Deittici o Performativi, gesti in cui il referente è integrato nel contesto ed esprimono Intenzione Comunicativa Richiestiva o Dichiarativa. I gesti sono prodotti in isolamento o insieme a vocalizzi prima, e vere e proprie parole a partire dai 12-13 mesi. Caselli e Casadio (1995) hanno descrittto 4 tipologie di gesti:
-Richiesta ritualizzata: bambino teso verso l’oggettto, sguardo al care-giver; talvolta mano ritmicamente aperta e chiusa.
-Mostrare: il bambino porge l’oggetto dell’attenzione al care-giver
-Dare: il bambino dà l’oggetto in mano al care-giver
-Indicare: il bambino punta con braccio o indice l’oggetto dell’attenzione e triangola lo sguardo con il care-giver in maniera richiestiva o dichiarativa. Questo gesto è fondamentale nello sviluppo della referenza, perchè consente di disambiguare ostensivamente l’oggetto denominato
A partire dai 12-16 mesi la produzione segnica si stabilizza e assume una funzione più convenzionale; emergono i Gesti Comunicativi Inenzionali Rappresentativi (o referenziali o simbolici), Caselli (1983). Questi gesti sono a pieno titolo atti simbolici, nella cui acquisizione ha un ruolo centrale il gioco simbolico. Alcuni sono fatti con un oggetto o con il corpo:
-Bere; Telefonare; Ballare
altri gesti sono definiti convenzionali, poichè emergono dagli scambi tra il bambino e i care-giver e non implicano la manipolazione di oggetti.
-Ciao; Più; Bravo
Dall’Azione al Linguaggio attraverso il Gesto
Il gesto sembra avere il ruolo di interffaccia tra le prime azione e la manipolazione delle forme linguistiche: precede la comparsa dei lessemi ma non scompare con la loro acquisizione; inoltre le combinazioni cross-modali gesto-parola sono fondamentli per l’emergere della sitnassi. La facoltà linguaggio umana affonda le radici nel sistema motorio, ed è un sistema integrato di gesto e parlato. I neuroni specchio forniscono il punto di raccordo tra azioni e rappresentazioni semantiche e gesti e parole condividono un substrato neurale comune.
A riprova del valore centrale del gesto si osserve la sua realizzazione simultanea con la parola. Inoltre, si evidenziano le sue qualità universali: le caratteristiche motorie sono fortemente regolari tra bambini, anche sordi e anche di altre culture, a riprova della natura biologicamente determinata del comportamento.
Lessico Emergente (12-20 mesi) ed Esplosione del Vocabolario (2 anni)
A partire dai 12 mesi, quando l’attunement può dirsi compiuto, fino ai 20 mesi, quando tipicamente si raggiungono le 50 unità lessicali, i simboli vocalici compiono un progressivo processo di decontestualizzazione, che porta all’uso simbolico e referenziale dei lessemi appresi.
Inizialmente la verbalizzazione accompagna la produzione di uno schema azionale, che mano mano si scolla da questa. In questa fase il lessico è composto da elementi familiari, onomatopee e nomi di routine, spesso semplificati, ipo- o ipergeneralizzati e usati in maniera polifunzionale. Superata la soglia delle 50 parole l’acquisizione lessicale subisce una rapida impennata: 3-4 parole fino a 18 mesi e 50 parole al mese tra i 21 e i 26 mesi (fino alle 10.000 a 5 anni). Questo fenomeni ha portato gli studiosi a parlare di “esplosione del vocabolario”, un’espressione che resta però discussa.
Traiettorie di Ampiamento del Vocabolario
Nelle prime fasi dello sviluppo linguistico le parole prodotte sono parole semanticamente piene, le predicazioni e le parole funzionali emergono con la capacità di stabilire relaizoni tra due concetti o eventi. Caselli, Pasqualetti e Stefanini hanno individuato 4 stadi principali nella traiettoria di ampliamento del vocabolario:
1) Routines and Word Games (<_ 10 lessemi) onomatopee e parole derivate da routine usati in contesti fortemente strutturati e familiari
2) Reference (<_200 lessemi) lessico composto perlopiù da nomi (60%) con referenti stabili.
3)Predication (>150 lessemi) compaiono i primi predicati e le prime combinazioni di parole
4)Grammar (>400) acquisizione delle parole funzione.
Valutazione Neuropsicologica della Produzione Lessicale (box 26)
La capacità di accesso al lessico è spesso compromessa nei disturbi del linguaggio dovuti a lesione cerebrale e i principali test neuropsicologici indagano l’ampiezza e l’organizzazione del lessico mentale.
I test di valutazione del lessico si distinguono in due categorie: test di Fluenza e test di Denominazione:
-Test di Fluenza: prove di produzione lessicale in un dato tempo. Fluenza Fonemica (o fluenza verbale per categorie fonemiche)> se il test richiede la produzione di più parole che, ad esempio, cominciano con un certo fonema (F, A, S per l’italiano). Fluenza Semantica (o f.v. per cat. semantiche)> se il test richiede la produzione di lessemi facenti parte della stessa categoria semantica.
-Test di denominazione o Naming: valutano la produzione di un’etichetta lessicale per un dato stimolo, che può essere descrittivo, scritto o orale, (Responsive Naming) o più spesso visivo (Visual Confrontation Naming). Ci sono rari casi di afasia specifica per modalità sensoriale o pazienti con agnosia in cui la variazione sensoriale può portare diversi risultati.
Nella scelta degli stimoli proposti è necessario tenee in considerazione alcuni aspetti, quali la frequenza d’uso, la categoria grammaticale, concretezza e immaginabilità del referente e categoria semantica. Quest’ultimo caso è particolarmente importante perchè ci sono casi di anomia specifici per determinate categorie semantiche.
L’esaminatore dovrà tenere presente che le difficoltà possono nascere da problemi di accesso al lessico, o da un vero e proprio breakdown della memoria semantica.
Fattori che influeanzano i processi di Producione e COmprensione Lessicale (box 28)
Cacciari (2001), D’Amico e Marano (2013):
1) Fattori di tipo Distribuzionale:
-Frequenza: n. occorrenze in un corpus linguistico. Assoluta o Relativa, se divisa per il numero totale di parole (di riferimento in psicolinguistica).
-Familiarità: frequenza soggettiva, misurata su parlanti nativi adulti.
-Età di Acquisizione (AoA): età di acquisizione fonetico-acustica
2) Fattori di tipo Formale:
-Regolarità: rispetto alla fonotassi della lingua e alla corrispondenza ortografica tra fonema e grafema
-Lunghezza
-Accentazione
-Densità del Vicinato Fonologico (Phonological Neighborhood): numero di parole che condividono proprietà fonologiche simili e differiscono di un fonema.
-Densità del Vicinato Ortografico: numero di parole di uguali lunghezza generabili a partire dal cambiamento di un grafema.
3) Fattori di tipo Grammaticale e Sintattico:
-Genere
-Numero
-Classe di parola
4) Fattori di tipo Semantico:
-Densità di significato: grado di polisemia
-Ambiguità: grado di omonimia
-Concretezza
-Immaginabilità
-Contesto
Glossario delle alterazioni qualitative dell’eloquio di natura LESSICALE e SEMANTICA (box 28)
-Anomia
-Circonlocuzione: perifrasi che descrive il target
-Parafasia Semantica: sostituzione del target con un lessema contestualmente errato, ma semanticamente collegato al target
-Parafasia Verbale: sostituzione del target con un lessema contestualmente errato e semanticamente scollegato
-Gergo Semantico o gergofasia semanticaa: enunciati incomprensibili per la massiccia presenza di parafasie verbali o semantiche
-Conduites d’Approche Semantiche
Lo sviluppo della Morfo-Sintassi (box 34)
Nel corso del primo anno di vita il bambino produce le prime parole, definite Enunciati Olfrastici, caratterizzate da un profilo prosodico bassato su quello adulto e caratterizzato da precisi contenuti semantici e intenzioni illocutive.
La cacità di combinare due o più parole è stata associata alla dimensione del repertorioi lessicale, con una soglia di 100 parole (ma talvolta di meno) per la produzione di combinazioni di natura sintattica, variabilmente raggiunta tra i 18 e i 30 mesi.
Il passaggio alle strutture più complesse è mediato dalle combinazioni cross-modali gesto-parola e dalle strutture verticali, e le forme olofrastiche convivono con le prime combinazioni per un tempo che varia fino al raggiungimento di un vocabolario di 400/500 parole.
Combinazioni Cross-Modali Gesto-Parola> una tappa obbligatoria che precede sempre la comparsa segli enunciati di due parole. Gli elementi sono strutturati come combinazioni Equivalenti, Complementari, dove il gesto specifica il significato della forma verbale, e combinazioni di Elementi che veicolano Significati Diversi.
Costruzioni Verticali> bambino e care-giver condividono l’argomento e lo espandono nel corso di diversi turni dialogici.
Le prime combinazioni, sebbene comprese dal care-giver, sono lacunose e fortemente ancorate al contesto, e contengono solo gli elementi più informativi, le parole contenuto, con omissione totale delle parole funzionali (Enunciati Telegrafici). La crescente complessità delle strutture sintttiche è legata ad una maggiore Lunghezza Media dell’Enunciato (MLU), un indice molto utilizzato per catturare importanti cambiamenti nel linguaggio infantile, con una buona affidabilità per la valutazione die profili di rischio fino al terzo anno di età.
Indipendentemente dal contesto è possibile individuare una progressione lungo lo sviluppo di queste strutture: Giustapposizione di Due Nomi e Frase Nucleare (spessocon valenza non saturata) > Frase Ampliata (circostanziali, solitamente ModV e ModN)> Frase Binucleare (coordinazione o subordinazione di una circostanziale)> Frase Complessa (argomentali e relative).
Fasi di Acquisizione delle Strutture Sintattiche e Comparsa della Morfologia (box 34)
Nel bambino normotipo l’acquisizione risulta consolidata tra i 3 e i 4 anni; si identificano quattro fasi di acquisizione (sintesi di Devescovi e Pizzuto):
1) Fase Presintattica (19-26 mesi): enunciati telegrafici, spesso privi di verbo, o frasi nucleari non saturate (richieste e comandi); rari modificatori aggettivali e morfologia libera assente.
2) Fase Sintattica Primitiva (20-29 mesi): frasi nucleari, spesso incomplete, e prime frasi complesse, anch’esse incomplete. Compaiono i primi morfemi liberi, ma i connettivi interfrasali sono assenti.
3) Fase di Completamento della Frase Nucleare (24-33 mesi): passaggio dallo stile telegrafico a una padronanza più complessa degli elementi morfologici, in un processo che si completa tra il terzo e il quarto anno di età con l’esplosione della morfologia libera. Frasi complete con uso di circostanziali. Strutture complesse (coordinate, argomentali implicite…) e morfologicameente complete.
4) Consolidamento e Generalizzazione delle Regole in Strutture Combinatorie Complesse (27-38 mesi): le frasi sono morfologicamente complete, e compaiono connettori interfrasali di tipo temporale, causale e avversativo. Compaiono le frasi relative.
LA Comparsa della MORFOLOGIA
In Italiano quasi tutte le parole si presentano in forma flessa e la selezione di un lessema obbliga anche a una selezione morfologica. I morfemi liberi compaiono più tardi nello sviluppo, ma anche i morfemi legati, seppure usati fino dalle prime produzioni, non possono dirsi acquisiti fino alle fasi successivi, perchè prodotti piuttosto indistamente e scarsamente valutabili nella loro adeguatessa semantica e pragmatica.
Si distingue, infatti, tra età di comparsa e età di acquisizione di una struttura, identificando l’acquisizione con la produzione corretta del target in almeno il 90% dei contesti. La maggior parte delle forme non possono dirsi acquiste prima dei 3-4 anni. Influiscono sull’età di acquisizione frequenza, regolarità, marcatezza e caratteristiche fono-articolatorie
Dati Normativi dello Sviluppo Morfosintattico
La Griglia di Analisi del Linguaggio Spontaneo, GALS (Cipriani et al., 1993, 2002), fornisce i dati normativi nello sviluppo grammaticale dai 18 ai 36 mesi e si struttura in 6 livelli:
Livello 0, Prelinguistico, 12-15 mesi: vocalizzazioni, lallazione e parole isolate
Livello 1, Olofrastico, 16-18 mesi: più parole, assenti fonemi combinatori
Livello 2, Presintattico, 18-24 mesi: prevalenti olofrasi, ma compaiono enunciati telegrafici (singole parole in successione). Gli elementi lessicali sono separati da pause ed ognuno ha un contorno intonativo concluso(!). Compaiono i primi enunciati semplici di tipo routinario(!) e combinazioni di una parola e un segmento foneticamente indifferenziato(!).
Livello 3, Protosintattico, 25-28 mesi: combinazioni di più parole in enunciati morfosintatticamente incompleti. Enunciati nucleari e prime forme di espansione (!), i segmenti fonici, prima indistinti, assumono funzione protomorfologica (!) ed emergono le combinazioni di contenuti complessi: enunciati in sequenza separati da pause, ognuno con un contorno intonativo autonomo (!). L’organizzazione morfosintattica resta però immatura, in particolare le forme verbali copulari vengono omesse.
Livello 4, Morfosintattico 1, 29-32 mesi: gli elementi fonetici con funzione proto-morfologica diventano veri e propri morfemi liberi e le principali regole sintattiche degli enunciati semplici risultano acquisite. Aumentano l’espansione (!) e le strutture complesse. Controllo ancora incompleto della morfologia.
Livello 5, Morfosintattico 2, 33-36 mesi: si consolidano le strutture acquisite e la padronanza della morfologia.