MERRY WIESNER-HANKS Flashcards

1
Q

AGENCY

A

Nonostante il diritto e i codici legislativi abbiano preteso di definire un quadro normativo fortemente limitante per le donne,

le donne sono riuscite a cavarsela nonostante tutto: agire nonostante tutto. Le donne sono riuscite a derogare alle regole e a sfuggire alle maglie delle normative municipali, a manipolarle nella loro indeterminatezza, a inserirsi negli angusti interstizi di norme spesso poco esplicite, aggirando eventuali limiti presenti.

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2
Q

RIFORMA PROTESTANTE (in breve, per “rappresentazione misogina” della donna)

A

Il mondo tra Medioevo ed Età moderna è un mondo in fibrillazione, scosso, attraversato da fratture e lacerazioni senza possibilità di ricomposizione. La Riforma protestante rappresentò la più grande frattura dell’unità confessionale nel cuore dell’Europa cristiana.

Ma non è che spalancò una cancellata aperta su possibilità e opportunità dapprima inedite per le donne, non è che il discorso protestante fosse più progressista di quello cattolico:

1) rimase il modello della donna ideale: modesta, casta, silenziosa, sottomessa e subordinata al marito, che assolve agli impegni familiari
2) per quanto riguarda invece il campo dell’educazione, dell’istruzione (capitolo 4), nel tentativo di accennare a una geografia dell’istruzione nel mondo europeo di età moderna, è vero che furono aperti nelle aree protestanti più istituti per l’educazione femminile, ma sempre in numero minore rispetto alle scuole riservare all’educazione dei fanciulli maschi (notevole sproporzione)
3) le donne protestanti hanno davvero, nei primi dieci anni dopo la Riforma luterana, creduto di poter prendere alla lettera la dottrina del sacerdozio universale, hanno dichiarato che avrebbero ignorato l’ingiunzione paolina al silenzio. Poi quando anche in area protestante ci fu un processo di istituzionalizzazione delle chiese, le donne sono state confinate all’ambito domestico-familiare
4) molti studiosi ritengono che la Riforma protestante abbia accentuato il rilievo dell’autorità maritale, perché nella figura dell’uomo andarono assommandosi il ruolo del pastore (guida spirituale) e il ruolo del marito (del capofamiglia)

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3
Q

LA NASCITA DI UNA SENSIBILITA’ DI TIPO CONFESSIONALE (da appunti)

A

Da un’analisi di tipo linguistica effettuata su alcune parole che sono tradizionalmente associate al discorso sulla corporeità, è emerso che sessualità è una nozione storicamente connotata: ogni epoca ha vissuto in maniera diversa la sessualità.

In età moderna i corpi hanno sempre vissuto in condizioni di prossimità, ma si è sviluppata la volontà di indagare le forme di questa prossimità, di nominarle, di farle parlare: è nata una sensibilità di tipo confessionale, che nel mondo occidentale potrebbe essere riassunta in 4 tappe

  • già tra VI-VII secolo si afferma il rito della penitenza che poi per la chiesa cattolica diventa un sacramento
  • nascono i manuali penitenziali che enumerano e classificano tutti i peccati e le infrazioni sessuali, assieme alle penitenze stabilite per la loro espiazione secondo una logica tariffaria
  • il concilio lateranense IV impone l’obbligo di confessione ed eucarestia per i fedeli almeno una volta all’anno
  • nascono i manuali confessionali per preparare i ministri del culto a confessare: sono manuali in cui si enumerano tutta una serie di casi, di infrazioni umane (“summa casuum”) e che vengono inseriti all’interno di un quadro e di un sistema di saperi in cui già diverse auctoritas si sono espresse: si fa riferimento a passi scritturali, ai padri della Chiesa, alle sentenze di Pietro Lombardo.
    L’esistenza delle auctoritas è il punto di partenza a partire dal quale indagare la perscrutabilità dell’uomo che ha un’intima dimensione psicologica: la teologia si pone come una scienza basata su tecniche di argomentazione e di deduzione come mostrano le quaestio di Tommaso
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4
Q

CORTI

A
  • luogo simbolo dell’accentrato potere del monarca, o quantomeno del consolidato potere del signore, del principe.
    Divenne necessario quindi dispensare consigli anche a coloro che volevano gravitare attorno al sovrano (cortigiani) per acquisire o conservare cariche.
    Alle cortigiane veniva insegnata la conversazione, la civetteria, il gusto nell’abbigliamento, nell’acconciature e a essere quanto più prossima al sovrano. Spesso diventavano anche sue amanti.
    Ma nelle corti c’erano anche le regine, che rivestivano un ruolo pubblico, un ruolo di governo e dovevano studiare lingue antiche (latino), lingue moderne per intrattenere delle conversazioni con i diplomatici/ambasciatori, storia, scienze naturali
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5
Q

PATRONATO

A

Fu una forma attraverso la quale le donne poterono esercitare una sorta di potere e di influenza nel mondo di età moderna.
Merry Wiesner Hanks lo cita quando, nel capitolo 4, intende gettare luce sulle possibilità che furono offerte alle donne nel mondo della cultura, del sapere, delle arti, delle scienze (campi che mobilitavano una forma di sapere innanzitutto intellettuale)

Le donne (non solo nobili, ma anche ricche borghesi che si appropriarono di un certo gusto e habitus dei ceti aristocratici) iniziarono a proteggere artisti e scrittori, compositori, pittori e a mettersi in luce come promotrici di opere letterarie e artistiche come mecenati. Il campo del mecenatismo sin dal Medioevo era considerato un campo di pertinenza femminile, ma nell’Umanesimo, proprio in virtù della funzione civile svolta dall’educazione umanistica, anche gli uomini - beneficiando del processo di secolarizzazione del mondo della cultura e delle arti - iniziarono a mettersi in luce come mecenati.

Ma le donne commissionarono non solo opere artistiche:
- dimore signorili, palazzi, castelli vennero - sotto il loro beneplacito - riammodernati e non più solamente difensivi
- aprirono accademie (Accademia delle Scienze di Berlino fu fondata da Sofia Carlotta di Prussia)
- tombe monumentali
- insistettero sulla conservazione di certi patrimoni artistici, imponendo clausole nei patti e nei trattati: Anna Maria Luisa de’ Medici impedì che con il passaggio di Firenze ai Lorena nel 1737 fosse asportato il patrimonio appartenente alla sua famiglia dalla città

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6
Q

PERCHE’ LE DONNE ERANO QUELLE PIU’ FACILMENTE ACCUSATE DI STREGONERIA?

A

Nell’Europa centrale e meridionale si è registrato un evidente squilibrio di genere: circa l’80 percento delle accuse e delle condanne per stregoneria hanno riguardato le donne.

  • perché su di loro poggiano più facilmente diversi capi di accusa (sesso, paura e povertà)
  • per la presenza di uno stereotipo concettuale di lunga data elaborato sia dalla cultura dotta che da quella popolare e che sarà esteso anche al Nuovo Mondo, come fece Jean de Léry nel 1585 parlando delle donne brasiliane (strega è spesso una donna anziana, magari vedova, sola, fisicamente e mentalmente debole e che risolve il suo stato di debolezza/impotenza ricorrendo al sortilegio, alla parola, per COMPIERE un maleficio (era quindi importante l’azione); spesso una donna che conosceva tutti gli affari dei propri vicini, una matrigna o comunque il contrario di una buona madre, che era in grado di far perdere il latte a una donna gravida, capace di nuocere al suo bambino
  • stereotipo poi venne arricchito da una dimensione demonologica. La demonologia è un complesso sistema di saperi elaborato in ambito intellettuale (spesso coloro che scrivevano di demonologia erano autori anche di un certo rilievo, personalità di un certo spessore che scrivevano anche di altro, studiosi affermati, medici) che iniziò a circolare in ambito popolare attraverso l’indottrinamento dei laici, tornando poi a influenzare la demonologia = IMPASTO NARRATIVO A PIU’ MANI che a) dotò la strega di un’identità e un’essenza ben precisa (la rappresentazione della strega iniziò a rassomigliare all’immagine folkloristica che abbiamo ancora oggi); b) sottopose la sua figura a un processo di femminilizzazione
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7
Q

MALLEUS MALEFICARUM

A

fu il primo trattato di stregoneria dell’età moderna, scritto in latino, pubblicato nel 1486. Particolarmente misogino, espone le teorie di un monaco domenicano Heinrich Kramer (anche se a lungo si è pensato a una collaborazione tra Kramer e un altro monaco, Jakob Sprenger) circa la pericolosità della stregoneria. Egli dà consigli sul modo di identificare e perseguire le streghe, spesso identificate come levatrici, e pone PARTICOLARE ENFASI SULL’ATTIVITA’ SESSUALE TRA LE DONNE E IL DIAVOLO, mediante la quale avrebbero ottenuto il potere necessario ad attentare alla capacità di procreazione degli uomini.

Il sesso era una faccenda che coinvolgeva in maniera totale la dimensione corporea e psichica insieme: lo sperma non era altro che materia celebrale e midollo osseo che fluiva lungo la spina dorsale fino al pene e un’attività sessuale molto intensa con succubi (demoni travestiti da donna) avrebbe consentito a questi ultimi di assorbire il seme maschile per poi ingravidare, da incubi, (tornati con sembianze maschili) le streghe

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8
Q

DA DOVE TRAEVA SOSTANZA LA DEMONOLOGIA

A

Dal pensiero di autori e pensatori illustri
- Aristotele: le donne sono individui difettosi fisicamente e moralmente
- primi autori cristiani (Agostino, Girolamo e Tertulliano, che individuavano una dicotomia tra ordine/disordine e altri tipi di polarità)

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9
Q

CORPORAZIONI

A

associazioni che divennero il principale strumento di organizzazione della produzione e di controllo della lavorazione; nascono per regolamentare e tutelare le attività degli appartenenti ad una stessa categoria professionale; disciplinavano minuziosamente tutto ciò che riguardava la loro attività: stabilivano i prezzi, i salari e le condizioni di lavoro dei sottoposti e si occupavano della formazione del personale, degli apprendisti

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10
Q

RESTRIZIONI ALLA PRESENZA DELLE DONNE NELLE CORPORAZIONI (capitolo 3 - Il ruolo economico delle donne)

A

(Anna Bellavitis)
Mogli e figlie facevano parte delle botteghe, delle corporazioni, e svolgevano diverse attività, perché spesso facevano parte di famiglie storicamente specializzate nel settore ed ereditavano alcune competenze, oppure si erano unite a un uomo che svolgeva un mestiere affine, e il matrimonio poteva creare una solida alleanza, una nuova dinastia artigianale; a volte il lavoro nelle imprese artigiane poteva salvarle da uno stato di indigenza e di disagio che ammettevano davanti alle autorità, quando chiedevano di poter lavorare facendo appello alla loro comprensione e misericordia pur di non finire sul marciapiede

Svolgevano diverse mansioni:
- tenevano la contabilità
- vendevano
- potevano ereditare la bottega in assenza di fratelli
- potevano trasmettere il diritto di accesso alla corporazione ai futuri mariti, ma non avevano [le donne] accesso alle cariche

il caso delle VEDOVE: spesso rimaneva a capo di imprese commerciali e artigianali, continuava l’attività del marito, collaborando con figli e con nuore: incorporavano le doti delle nuore nel capitale delle loro imprese, utilizzavano i figli come degli strumenti mobili, dei soci itineranti e degli intermediari per riscuotere crediti e vendere merci in diverse parti del mondo

ma diversi limiti alle loro attività, in quanto la vedovanza dava loro la possibilità di essere pericolosamente autonome
a) gestire gli affari solo per un periodo di tempo limitato, a meno che non dichiarassero in tribunale che l’attività era per loro una necessità vitale per sopravvivere e per non finire sul lastrico
b) proibito risposarsi con un uomo estraneo alla corporazione: a volte si risposava infatti con l’apprendista
c) divieto di assumere nuovi apprendisti

e in generale dal ‘400 (M.W.H. furono poste esplicite restrizioni alla presenza delle donne nelle corporazioni): agli orologiai di Ginevra fu vietato di trasmettere il loro sapere alle figlie.

Varie le ipotesi per spiegare il motivo della loro estromissione:
1) competizione tra la produzione rurale e urbana: quando il lavoro a domicilio iniziò a mettere in pericolo il monopolio del mercato detenuto dalle corporazioni, i prodotti dell’industria domestica furono svalutati, e qualunque lavoro esercitato dalle donne veniva immancabilmente considerato domestico, pertanto inferiore
2) il potere politico assunto dalle corporazioni (è anche la posizione di Martha Howell);
3) il cameratismo maschile e la volontà di rafforzare il vincolo di solidarietà tra gli uomini, che iniziò a manifestarsi anche nel momento in cui si vennero a creare tra i lavoratori delle compagnie autonome, ferree oppositrici del lavoro femminile, che percepivano come un fattore concorrenziale che avrebbe svilito il loro onore di uomini
4) rispettabilità borghese: le donne ritornarono progressivamente verso gli spazi domestici quando gli uomini vollero essere riconosciuti come appartenenti a un ceto medio di funzionari e di professionisti: non potevano avere mmogli e figlie che contribuivano alla loro attività

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11
Q

LE DAME INGLESI DI MARY WARD

A

Religiosa britannica che fondò la congregazione delle Dame Inglesi/English Ladies, chiamate anche Gesuitesse, una forma di vita religiosa che non implicava la clausura/vita contemplativa senza clausura –> si svincolò quindi dai decreti del Concilio di Trento.

Desiderosa di abbracciare la vita religiosa, ma impossibilitata a farlo a causa delle persecuzioni anti-cattoliche, si trasferì in Francia ed entrò senza prendere i voti nel monastero delle clarisse, e l’anno successivo iniziò a dedicarsi all’apostolato attivo.
Nel 1609 diede vita alla compagnia delle cosiddette Dame Inglesi, la più antica congregazione di suore a vocazione caritativa, assistenziale ed educativa (finalizzata specificatamente all’educazione delle fanciulle).

L’istituto fu approvato in via provvisoria nel 1616 da papa Paolo V, che prescrisse alle affiliate di tornare in Inghilterra a fare apostolato (impartirono assistenza agli infermi di Londra ed istruzione a domicilio), ma i SUOI SUCCESSI NON PIACQUERO ALLE GERARCHIE ECCLESIASTICHE, che dichiararono la soppressione della congregazione nel 1631: la Ward venne accusata di eresia e imprigionata nel monastero delle clarisse di Monaco di Baviera, ma successivamente riuscì a tornare in patria e ad aprire numerose scuole gratuite finanziate da donazioni pubbliche dedicate all’insegnamento dei giovani di entrambi i sessi

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12
Q

LA RIFORMA CATTOLICA

A
  • sorsero ATTIVITA’ DI APOSTOLATO e MISSIONARIATO RELIGIOSO E LAICO volto a SCOPI EDUCATIVI E CARITATIVI di stampo spesso gesuitico (Dame Inglesi di M. Ward; Isabel Roser chiese nel 1541 l’approvazione per un ordine di religiose con finalità caritative basato su modello gesuitico ma non l’ottenne; Figlie della Carità fondato nel 1633 da Vincent de Paul e da Louise de Marillac) e CONFRATERNITE che si ispiravano alle pratiche spirituali e devozionali (come recitazione del rosario)
  • ci furono anche forme di MISTICISMO e PROFONDE ESPERIENZE SPIRITUALI anche laiche, spesso guardate con sospetto (Teresa d’Avila, Jeanne-Marie Bouvier de La Motte-Guyon, beatas)
  • RIFORMATRICI che diedero avvio a movimenti interni all’esperienza cattolica, come Angelique Arnauld, badessa del convento di Port-Royal poi base di diffusione del giansenismo)
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13
Q

MARY ASTELL

A

Viene considerata la prima femminista inglese. Pur operando in un ambito protestante/anglicano, la sua curiosa richiesta di un luogo appartato dalla società maschile in cui le donne potessero dedicarsi allo studio in isolamento spirituale e intellettuale dimostrò come per le donne, anche protestanti, fu spesso traumatico l’abbandono del modello conventuale, che aveva rappresentato un rifugio, una casa, un luogo di cultura e di formazione

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14
Q

CHE RUOLO ASSUNSERO LE DONNE ALL’INTERNO DEI GRUPPI RELIGIOSI RADICALI DEL ‘600?

A

Spesso le donne svolsero un ruolo molto attivo all’interno di gruppi religiosi radicali che nel ‘600 si opponevano al vuoto formalismo delle chiese tradizionali, sia cattoliche che protestanti.

  • aderirono a questi gruppi
  • ne fondarono di propri (Anne Lee con gli shakers, Jane Leade con l’Associazione Filadelfia)
  • animarono il dibattito
  • si dedicarono all’apostolato e a opere di conversione
  • pubblicarono i loro scritti (Eleanor Douglas pubblicò 37 pamphlet)
  • declamarono orazioni come profetesse
  • si dedicarono a forme di preghiera pubblica e privata (come nelle «gathered churches» puritane o nelle «classi» metodiste)
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15
Q

CHE COSA AFFERMAVANO I GRUPPI RELIGIOSI RADICALI DEL ‘600?

A

Dichiaravano che la rigenerazione morale, la conversione e forme di devozione personale fossero più importanti della detenzione di una posizione ecclesiastica ufficiale.

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16
Q

GIANSENISMO

A

movimento basato sulle idee del teologo olandese Giansenio che preconizzava una maggiore santità personale, la lettura laica e la meditazione sulle Scritture, ma le sue idee furono condannate da due bolle papali (1653, 1656) perché rendevano meno indispensabile il ruolo della gerarchia ecclesiastica.

La base di diffusione del giansenismo in Francia fu il monastero di Port Royal la cui badess era Angelique Arnauld.
Le suore di PR rifiutarono più volte di aderire alla bolla papale e anche su ordine dello stesso Luigi XIV, sia nel 1661 che nel 1705, fino a quando il monastero non fu demolito nel 1709.

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17
Q

SALOTTI LETTERARI

A

Istituzioni sociali e culturali appartenenti alla cosiddetta sfera pubblica, sorte nel Seicento parigino, che consentì alle donne di accedere al mondo della cultura e

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18
Q

DONNE CHE PRESERO PARTE AD AZIONI POLITICHE E PROTESTE (capitolo 8) e che RAPPRESENTARONO UNA MINACCIA

A
  • le petitioners inglesi durante la Guerra Civile chiedevano l’abolizione della prigione per debiti, interventi a favore del commercio e la liberazione del leader dei livellatori, John Lilburn, ma furono descritte come delle pescivendole, delle ostricaie, donne di dubbia reputazione (perché le loro richieste, in quanto provenienti da una donna, non erano considerate meritevoli di attenzione: le si combatteva rinvigorendo la solita rappresentazione misogina)
  • donne irlandesi si opposero alla conquista inglese nel Cinquecento: erano considerate particolarmente influenti sui loro mariti, e questo spingeva le autorità inglesi a reprimere brutalmente i ribelli di entrambi i sessi
  • donne che scendono in piazza per denunciare la scarsità di derrate alimentari e i prezzi troppo elevati
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19
Q

ORDINE SOCIALE IN GENERE E POTERE

A

E’ uno dei campi in cui è maggiormente visibile il problematico e complesso rapporto tra genere e potere.

Eventuali disordini nella gerarchia di genere —> destabilizzazione dell’ordine sociale
modello di relazione tra sessi —> influenzato tutte le connessioni dicotomizzate che coinvolgevano autorità e subordinazione

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20
Q

QUAL E’ L’OBIETTIVO DI MERRY WIESNER HANKS NEL CAPITOLO 3 (IL RUOLO ECONOMICO DELLE DONNE IN ETA’ MODERNA)?

A

Restituire dignità e spessore alla presenza delle donne nel mondo del lavoro di età moderna, una presenza che - come afferma anche Anna Bellavitis - è stata riconosciuta, ufficiale, ma anche sommersa, clandestina, nascosta, benché tollerata dalle autorità.

Le donne hanno lavorato, e M.W.H. vuole dimostrarlo. Ma vuole gettare luce anche sui limiti che si sono frapposti fra la volontà delle donne di lavorare e l’effettivo accesso di quest’ultime al mondo del lavoro. La storia del lavoro delle donne è stata infatti contrassegnata più da tristi continuità nella forma di limiti che da radicali cambiamenti.

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21
Q

COSA AFFERMA BREVEMENTE NEL CAPITOLO 3 (IL RUOLO ECONOMICO DELLE DONNE IN ETA’ MODERNA)?

A

Afferma che benché le donne abbiano lavorato e arricchito la dimensione economica e produttiva del mondo di età moderna (un mondo che attraversa grandissime trasformazioni) la loro storia è stata contrassegnata più da limiti che da radicali cambiamenti.

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22
Q

LA STORIA DEL RUOLO ECONOMICO DELLE DONNE E’ STATA CONTRASSEGNATA PIU’ DA LIMITI. QUALI?

A
  • alle donne è stato progressivamente ristretto l’accesso alle corporazioni di mestiere
  • la storia lavoro delle donne è contrassegnata da una perdurante disparità salariale
  • hanno svolto lavori poco prestigiosi, marginali, ma indispensabili. Eppure le loro fatiche sono state meno riconosciute di quelle degli uomini
  • la possibilità offerta alle donne di svolgere un’attività è stata limitata dalla dipendenza giuridica dal padre o dal marito, da forme di tutela di genere e parentale, dalla presenza di restrizioni all’accesso delle donne a corsi di formazione professionale
  • non hanno mai sviluppato una vera e propria identità professionale. Definivano se stesse o ricorrendo al nome della professione esercitata dal marito oppure utilizzando un verbo che denotava lo svolgimento di un’azione (io faccio la serva, io spazzo per terra, io lavo i panni per conto di…), ma quasi mai - a parte qualche rara eccezione - hanno utilizzato il verbo essere seguito dal nome della professione (io sono una modista, io sono una merciaia; un’eccezione è rappresentata dall’espressione “io sono una sarta”). Questo a causa di condizionamenti religiosi e della presenza di forme di lavoro multiplo, flessibile e discontinuo (le donne svolgevano più lavori contemporaneamente e spesso gli spazi della quotidianità e quelli del lavoro si sovrapponevano)
  • molti lavori iniziarono a essere considerati specializzati, qualificati, richiedenti particolare perizia tecnica (come la lavorazione del vetro), d’altra parte molti lavori che richiesero l’utilizzo di macchinari iniziarono a essere dequalificati, perché ripetitivi: questo, secondo alcuni ha favorito l’ingresso delle donne nelle manifatture per lavori tradizionalmente maschili (Ivy Pinchbeck. Ad esempio le donne utilizzarono macchine a vapore o ad acqua per filatura e tessitura nelle manifatture/opicifi), secondo altri invece ha determinato l’estromissione delle donne dalle manifatture perché gli uomini rivendicarono per sé l’utilizzo di quei macchinari
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23
Q

RESTRIZIONI ALLA PRESENZA DELLE DONNE NELLE CORPORAZIONI

A

Ne parla anche Anna Bellavitis (lei sostiene che le donne in realtà popolavano, come mogli e figlie, le botteghe che facevano parte delle corporazioni di mestiere, o perché provenivano da famiglie storicamente specializzate nel settore o perché si erano sposate con un uomo che svolgeva un lavoro affine; vendevano, tenevano la contabilità, potevano ereditare la bottega, trasmettere il privilegio di entrare a far parte della corporazione ai mariti, ma non potevano rivestire cariche all’interno della corporazione + il caso delle vedove)

M.W.H. sostiene che
- le donne entravano nelle corporazioni IN MODO INFORMALE (erano mogli e figlie di maestri)
- lavoravano nelle botteghe spesso per salvarsi da uno stato di indigenza che dichiaravano davanti alle autorità: si appellavano alla misericordia e alla comprensione dei potenti chiedendo di poter lavorare per non finire sul marciapiede (rif: Anna Bellavitis sostiene che il lavoro delle donne è stato spesso una scelta obbligata da necessità di sopravvivenza)

MA DAL QUATTROCENTO: POSTE DELLE RESTRIZIONI alla presenza nelle corporazioni

1) competitività tra la produzione rurale e urbana: quando il lavoro a domicilio cominciò a mettere in pericolo il monopolio del mercato detenuto dalle corporazioni, i prodotti dell’industria domestica furono svalutati e qualunque lavoro esercitato dalle donne veniva immancabilmente considerato domestico
2) quando le corporazioni assunsero potere politico (la tesi di Martha Howell)
3) il loro accesso fu limitato quando le stesse corporazioni cominciarono a sfaldarsi e si crearono delle compagnie autonome di lavoratori i cui membri erano uniti da un comune sentimento di cameratismo maschile: erano loro stessi che per tutelare i propri interessi e imporre le proprie pretese economiche si opponevano al lavoro femminile che percepivano come concorrenziale
4) le donne tornarono ai lavori domestici quando gli uomini, in nome della rispettabilità borghese, iniziarono a voler essere percepiti come funzionari pubblici che non avevano bisogno del lavoro delle donne

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24
Q

COME CLASSIFICA IL LAVORO M.W.H.? TRACCIA UNA GEOGRAFIA DEL LAVORO

A

Parla di “LAVORI NELLE CITTA’ E NELLE CAMPAGNE”, riferendosi a una storia fatta di continui spostamenti, di migrazioni dal centro alla periferia e viceversa.

Donne che si spostavano dalle campagne alle città potevano essere delle donne in cerca di occupazioni più redditizie, ma spesso erano delle donne sole e i loro viaggi/spostamenti in solitaria suscitavano molti sospetti: spesso queste donne venivano rinchiuse in appositi ricoveri/istituti/conservatori dove avrebbero potuto imparare un mestiere, magari se nubili lavorare per mettere da parte un gruzzolo che avrebbe in futuro costituito la loro dote, dove avrebbero preservato e tutelato il loro onore e la loro integrità morale, evitando di darsi a “infamie et peccati” per necessità.

Donne che si spostavano invece dalle città alle campagne potevano essere mogli di artigiani che andavano a coltivare orti e campi perché i proventi dell’attività del marito non erano sufficienti a sostentamento della famiglia.

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25
Q

LAVORI NELLE CAMPAGNE

A

LAVORI AGRICOLI (l’agricoltura era un settore fortemente sottoposto a caratterizzazioni di genere)

  • badavano al pollame, al bestiame, agli uliveti, alle vigne
  • si dedicavano alla preparazione di prodotti (come uova, burro, latte, birra, pane) che poi assieme agli ortaggi delle loro terre andavano a vendere nei mercati cittadini
  • coltivavano lino e canapa
  • cucinavano

ma potevano anche:
- lavorare in miniera, trasportando legno, sale e minerali, fino a quando i processi di fusione favorirono la professionalizzazione del mestiere di minatore che venne assegnato agli uomini
- lavorare nelle industrie a domicilio (l’età moderna è segnata dalla nascita di un sistema di produzione protoindustriale)

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26
Q

LAVORI NELLE CITTA’

A

Anna Bellavitis chiama questi lavori “mestieri da donne”, perché tradizionalmente associati all’esser donna, all’agire come donna, e consoni a una donna. Sono mestieri che frequentemente hanno implicato l’utilizzo del corpo.

  • lavori nel settore tessile (la FILATURA A DOMICILIO si diffuse anche nelle città, perché spesso i governanti erano sollecitati dai loro consiglieri a seguire i principali obiettivi del mercantilismo che perseguiva un florido commercio con l’estero e l’aumento della popolazione, obiettivo che si poteva raggiungere impiegando più persone possibili nelle attività ritenute produttive). Spesso era considerata un’attività temporanea: le donne avrebbero dovuto presto tornare alla loro naturale condizione di moglie, motivo per cui i salari venivano mantenuti bassi. Le riunioni serali delle filatrici preoccupavano le autorità religiose e civili, perché erano momenti di gioia comunitaria in cui si cantava, beveva e ballava, ma erano viste di buon grado dai mercantilisti, che le consideravano occasioni per aumentare competizione, produttività e favorire le unioni coniugali.
    Dopodiché la FILATURA SI SPOSTO’ NEGLI OPICIFI, nelle manifatture, dove le donne utilizzarono macchine a vapore o ad acqua
  • commercio e vendita al dettaglio nella piazza e nelle bancarelle del mercato (generi alimentari, merci usate, pasti pronti, articoli per la casa)
  • controllavano e vigilavano sul regolare svolgimento del commercio al dettaglio (soppesavano la qualità del grano, controllavano il metraggio delle stoffe, la pubblica pesatura delle merci)
  • servizio domestico
  • opere di carità negli ospedali, ospizi, orfanotrofi, ricoveri
  • lavori in ambito medico (molte donne continuarono a essere dispensatrici di cure mediche ma senza potersi definire medico (senza fare diagnosi), né farmaciste (prescrivere farmaci)
  • gestivano botteghe, locande o taverne dove vendevano bevande di produzione propria (birra, idromele, sidro)
  • prostituzione
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27
Q

LAVORI DI GESTIONE, AMMINISTRAZIONE DEI BENI, INVESTIMENTI, COMMERCIO

A

Ci sono state donne investitrici e azioniste, ma sin dall’epoca delle grandi compagnie commerciali come i Datini e i Medici.

Due erano le occasioni che le donne potevano sfruttare per fare esperienze di investimento

1) MATRIMONIO: era possibile fare INVESTIMENTI LA DOTE (anche Anna Bellavitis affronta la questione, affermando che però spesso l’obbligo di mantenere un capitale bloccato per la restituzione della dote alla vedova poteva rappresentare un freno a eventuali investimenti, anche se si poteva ricorrere al dispositivo dell’alienazione dotale per sbloccare i capitali).
Le donne, vedendosi sempre di più precluso l’accesso alla terra e al denaro dal diritto di primogenitura/da un sistema successorio che privilegiava la patrilinearità TRASMETTEVANO BENI MOBILI (beneficiarie erano spesso altre donne oppure enti religiosi); dovevano impegnarsi a CONSERVARE I BENI ACQUISITI CON IL MATRIMONIO per trasmetterli ai figli

2) VEDOVANZA: la vedovanza poteva essere una condizione particolarmente felice per le donne, perché per le vedove si aprivano possibilità e opportunità inedite.
Cita il caso di donne a capo di imprese commerciali di grande fortuna (Gluckeln von Hameln e Elisabetta Baulacre a Ginevra, la cui merceria divenne la più grande azienda di filati d’oro e tessuti per arredamento)

[Anna Bellavitis affronta la questione del ruolo economico rivestito dalle vedove, in particolar modo quando approfondisce la questione dei diritti delle donne nelle corporazioni di mestiere e nelle imprese artigiane e commerciali, sostenendo che le vedove spesso, dopo la morte del marito, erano messe a capo di botteghe e potevano collaborare con figli e nuore, ma proprio in virtù di queste possibilità furono apposti diversi limiti all’esercizio delle loro attività, visto che avevano così la possibilità di essere pericolosamente autonome)]

Molte donne furono anche delle CONSUMATRICI, di generi alimentari provenienti dal Nuovo Mondo (tè, cacao, zucchero), prodotti di lusso e alla moda (piume ornamentali, ventagli, cappelli, parasoli, parrucche, porcellane in china, servizi da té

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28
Q

INDUSTRIA A DOMICILIO

A

Legato al concetto di protoindustrializzazione definito da Franklin Mendels

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29
Q

OBIETTIVO CAPITOLO 1: LE RAPPRESENTAZIONI DELLA DONNA

A

Nel capitolo 1 M.W.H. parte dalla constatazione della presenza di una rappresentazione misogina di lunga durata (che si è estesa dalla tradizione giudaica fino all’Illuminismo), una rappresentazione fornita da maschi/uomini colti, mutevole e non pietrificata, e che ha assunto una parvenza di verità.

Essa ha influenzato il mondo del diritto, le normative municipali, i codici legislativi, che hanno preteso di fornire un quadro fortemente limitante per le donne che, tuttavia, hanno dimostrato agency, ovvero sono riuscite a derogare alle regole a sfuggire alle maglie delle normative municipali, hanno aggirato i limiti, sono riuscite a inserirsi tra gli angusti interstizi di norme spesso confuse e poco esplicite.

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30
Q

OBIETTIVO CAPITOLO 2: IL CICLO DI VITA DELLA DONNA

A

In questo capitolo MWH si chiede: se sono esistiti racconti e studi sul ciclo di vita dell’uomo, una vita generalmente scandita in 7 fasi ciascuna differenziata dalla precedente e dalla successiva secondo il maggiore o il minore grado di coinvolgimento del mondo delle relazioni pubbliche e sociali, perché il ciclo della vita della donna non può essere studiato?

Anche la vita della donna può essere raccontata, ma il discrimine tra una fase e l’altra di questo ciclo sarà dato dalle trasformazioni che attraversano i corpi delle donne, trasformazioni che hanno un impatto a livello biologico, sociale ed economico.
Sono state a lungo delle trasformazioni interpretate attraverso una lente/filtro magico-religioso, ma che oggi sono state medicalizzate.

Vuole dimostrare come la libertà di azione delle donne attraverso il corpo sia stata limitata dalla presenza di norme, precetti, divieti, pregiudizi, superstizioni, abusi.
Dedicandosi in particolare a due momenti: sviluppo sessuale e del matrimonio

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31
Q

OBIETTIVO CAPITOLO 4: L’ACCESSO DELLE DONNE AL SAPERE E ALLA CULTURA

A

In questo capitolo si chiede: nel mondo delle arti, della cultura, del sapere, dell’educazione, della formazione (=in quei campi che mobilitano un sapere anzitutto di tipo intellettuale) che ruolo hanno rivestito le donne? quali possibilità sono state offerte loro? come sono state condizionate da quel dispositivo di differenziazione che è il genere? in un’età come quella moderna che seleziona, definisce e separa, che ha diviso ruolo pubblico (=ideale dell’estroversione) e ruolo privato, assegnando il primo agli uomini e il secondo alle donne?

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32
Q

TESI CAPITOLO 5: DONNE E PRODUZIONE ARTISTICA

A

Vuole dimostrare come nonostante la presenza di limiti, di norme, di pregiudizi e di divieti, alcune donne hanno ricevuto una formazione culturale e artistica e hanno svolto lavori intellettuali e artistici, in un’età come quella moderna di grande rinnovamento del mondo delle arti e della cultura.

Il genio femminile è stato svilito, considerato inferiore, inadeguato, il prodotto della loro arte è stato svalutato perché considerato mancante di un’autentica impronta creativa, le donne non possedevano un autentico talento né un solido carattere intellettuale

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33
Q

QUALI SONO STATE, IN BREVE, LE TRADIZIONI E I MOMENTI STORICI IN CUI SI E’ CONSOLIDATA UNA RAPPRESENTAZIONE MISOGINA DELLA DONNA

A
  • TRADIZIONE GIUDAICA
  • TRADIZIONE CRISTIANA
  • IL DUECENTO/TRADIZIONE SCOLASTICA E LETTERATURA CAVALLERESCA
  • IL RINASCIMENTO (fine ‘300)
  • LA RIFORMA PROTESTANTE
  • LA CONTRORIFORMA
  • LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA
  • L’ILLUMINISMO
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34
Q

RIFORMA PROTESTANTE E LA RAPPRESENTAZIONE DELLA DONNA (IN BREVE)

A

La Riforma protestante non ha aperto sempre e solo possibilità e opportunità inedite alle donne: qualche porta è stata aperta, altre sono state chiuse, altre non si sono aperte mai.
I protestanti non avevano posizioni più progressiste dei cattolici; anzi, avevano un atteggiamento contradditorio, di grande apertura su alcuni temi e di grande chiusura su altri, e anche loro definirono il loro modello di donna ideale

  • mansueta
  • devota
  • moglie e madre
  • obbediente
  • subordinata al marito
  • sempre pronta a compiacerlo, a dimostrargli affetto attraverso l’amplesso
  • disponibile ad assolvere ai propri doveri coniugali
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35
Q

LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA E LA RAPPRESENTAZIONE DELLA DONNA

A

Con rivoluzione scientifica si intende un nuovo modo, da parte di uomini colti, di comprendere e di teorizzare il mondo della natura, astronomico e anatomico)

Nel Seicento sorse un nuovo dibattito sull’anatomia e la fisiologia del corpo femminile, sul ruolo che gioca in eventi biologici considerati cruciali, rilevantissimi, come ad esempio la procreazione; furono dibattiti che riguardarono anche la diffusione di malattie e la possibilità di contrarre patologie, anche molto serie, in grado di scardinare l’equilibrio psico-fisico (isteria)

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36
Q

QUANDO NASCE LA QUERELLE DES FEMMES

A

Secondo MWH nasce a fine Trecento, in quello che lei definisce il Rinascimento

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37
Q

LA RAPPRESENTAZIONE FEMMINILE NELLA TRADIZIONE GIUDAICA E NELLA TRADIZIONE CRISTIANA

A

TRADIZIONE GIUDAICA

Una posizione maschilista e avversa alle donne la ritroviamo già nella tradizione giudaica

  • è stata narrata maggiormente una sola versione del racconto della Creazione in Genesi: quello che maggiormente colpevolizza Eva per il peccato originale; la versione dell’estrazione, quella in cui Eva è generata dalla costola di Adamo in un secondo momento (la precedenza che ha avuto Adamo nella Creazione giustifica la subalternità femminile)
  • le donne ebree vennero escluse dalle funzioni sacerdotali, considerate impure per metà del mese (7 giorni del ciclo e nei 7 giorni successivi), il loro corpo avrebbe dovuto essere sottoposto a un processo di purificazione attraverso un bagno rituale chiamato mikvah
  • ma possono esercitare un ruolo attivo in difesa del loro popolo e della loro famiglia, come nel caso di Giuditta e Giaele, salvo poi ritornare rapidamente nei loro ranghi
  • l’Antico Testamento offre anche modelli di condotta femminile da biasimare (Dalila, Rebecca)

TRADIZIONE CRISTIANA - POSIZIONE DELLA CHIESA NEI PRIMI SECOLI

Una posizione maschilista e avversa alle donne la ritroviamo già nella Chiesa cristiana dei primi secoli, che sembra aver dimenticato l’autentico e originario messaggio evangelico cristiano.
Gesù parlava alle donne (Maria Maddalena), alle prostitute, Gesù lavava i piedi alle donne, il messaggio del Vangelo si fonda anche sulla sincera umiliazione dei potenti pronti a servire e a prestare soccorso al più umile in nome dell’amore e della fratellanza.
Inizialmente le donne furono anche particolarmente attive, alcune di esse impartivano i battesimi, ma successivamente la Chiesa ha:
- escluso le donne dalle funzioni ministeriali
- ha definito il suo modello di donna ideale (casta, Vergine, mansueta, devota, silente, obbediente)
- ha definito anche l’antimodello, il tipo di donna la cui condotta è da deprecare: la donna tentatrice, ammaliatrice, sempre pronta, attraverso il suo fascino corporeo, a corrompere l’uomo, a minacciare le sue capacità di autocontrollo.

Agostino affermava che la colpa originaria di Adamo e di Eva creò anche il desiderio sessuale –> la concupiscenza;
san Girolamo aggiungeva che la donna può ascendere la scala della spiritualità se sceglie di vivere in castità: in quel caso cessa di essere donna e sarà detta uomo;
Aristotele: le donne sono individui mal riusciti, il risultato di un errore di concepimento, è una deformità della natura, però svolge una funzione utile al maschio, ovvero partecipa, anche se passivamente come pura materia sanguigna, alla riproduzione.
Platone: il vero amore e la vera amicizia solo tra uomini

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38
Q

LA RAPPRESENTAZIONE FEMMINILE NEL DUECENTO (in particolare nella tradizione scolastica e nella letteratura cavalleresca)

A

Una posizione maschilista e avversa alle donne la ritroviamo anche nel Duecento, nelle posizioni nella tradizione scolastica, che tenta di fondare un complesso sistema di saperi che coniughi Aristotele e il pensiero dei primi padri cristiani.
Tommaso ribadì l’originaria inferiorità della donna, del suo corpo, che svolge una funzione passiva durante la riproduzione.

Nel Duecento si diffonde il culto mariano:
a) modello irraggiungibile
b) modello esemplare

La letteratura cavalleresca, benché decanti e celebri le gesta di eroi e di cavalieri che compiono imprese mirabolanti per compiacere la propria signora, la propria dama, non ha davvero attenuato le posizioni misogine presenti.

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39
Q

LA RAPPRESENTAZIONE FEMMINILE NEL RINASCIMENTO (FINE TRECENTO)

A

Merry Wiesner Hanks colloca alla fine del Trecento quello che chiama Rinascimento, perché è in questo momento che ri-nascono delle voci, spesso a difesa delle donne, o comunque levano la propria voce autori e pensatori che dibattono sulla natura e sull’essenza della donna in quello che sarà definito la «querelle des femmes» ovvero il dibattito sulla natura della donna che occuperà tutta l’Età moderna.
Spesso venivano pubblicati più che altro elenchi di donne virtuose (rif. Boccaccio) oppure inventari dei principali difetti femminili. Un ruolo di rilievo fu rivestito anche dalla rappresentazione iconografica, attraverso stampe che venivano esposte nelle taverne e nelle case private, in cui venivano ritratte donne virtuose nei panni di personaggi del mondo classico e biblico affiancate da donne viziose in abiti d’epoca. La moglie ideale era rappresentata dalla chiocciola e dalla tartaruga, simboli casalinghi, animali che non abbandonano mai la casa.
Nella maggior parte delle riproduzioni che venivano appese alle pareti domestiche, comparivano stereotipi negativi (donne che frugano nei borsellini, che mostrano il seno nudo agli uomini e tentano di sedurli).

  • sfruttato il genere della satira –> le sue istanze crudelmente umoristiche e derisorie consentono di vendere e di prendere corpo in vari generi letterari, anche popolari, la satira si manifesta anche negli opuscoletti che vengono letti a gran voce nelle taverne
  • delle donne parlano DIFENSORI AMBIGUI, che in alcuni scritti sembrano sostenere una cosa, in altri quella opposta, come se sfruttassero la satira per fare un semplice esercizio di magniloquenza e per sfoggiare la propria erudizione e conoscenza del mondo classico. Uno di questi è stato Edward Gosynhill, prima nel 1541 pubblica un’opera in cui attacca le donne (The Schoolhouse of Women), l’anno successivo una che le difende (The Praise of All Women) Comunque non arrivarono mai ad affermare l’esigenza di equiparare donne e uomini sul piano dei diritti;
  • ma si levano anche VOCI FEMMINILI, di donne che spiegano le ragioni della loro persistente condizione di subalternità (Christine de Pizan), individuandola nella mancanza di un’istruzione e di una formazione seria, completa e paritetica a quella maschile.

Molte donne in Italia scrivono testi che confutano in prima persona le opere di autori misogini: Laura Terracina criticò Ariosto, Modesta Pozzo (=Moderata Fonte) redasse “Il merito delle donne. Ove chiaramente si scuopre quanto siano elle degne e più perfette degli uomini” (necessaria istruzione), Lucrezia Marinelli (denunciò la strumentalizzazione delle donne illustri per negare l’inferiorità delle donne in generale).

Già dal Seicento ma ancora di più dal Settecento, al moltiplicarsi di scritti misogini, seguì il moltiplicarsi di opere scritte da donne in risposta alle accuse che erano loro rivolte.

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40
Q

QUALI SONO STATE LE FASI DEL CICLO DI VITA DELLA DONNA?

A
  • infanzia e adolescenza
  • sviluppo sessuale
  • matrimonio o nubilato
  • gravidanza, parto e maternità
  • vedovanza e vecchiaia
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41
Q

FASE DEL CICLO DI VITA DELLA DONNA: INFANZIA E ADOLESCENZA

A

Sebbene sia stato ridimensionato il quadro lugubre degli studi degli anni ‘60/’70 che vedevano nella storia dell’infanzia e della fanciullezza in età moderna una storia fatta di frequenti abusi e maltrattamenti nei confronti della bambine, non si può non ammettere che le donne gravide preferivano mettere al mondo un bambino maschio.
Per:
- la presenza di una certa pressione sociale e l’esistenza di un sistema successorio ed ereditario che celebrava la patrilinearità
- perché i maschi godevano di maggior prestigio sociale, maggiormente protetti dalla legge, la loro attività economica contribuiva di più al benessere e al sostentamento di famiglie in difficoltà

Eppure nei primi anni di vita dei bambini, fino ai 4-5 anni non si contano particolari discriminazioni di genere (i bambini erano, ad esempio, vestiti alla stessa maniera).
Dai 4-5 anni i bambini maschi sono avviati alla formazione intellettuale e culturale, ricevono una forma di istruzione, generalmente le bambine sono invece avviate ai lavori domestici (imparano a cucinare, a cucire, filare, tessere; anche se il quadro è un po’ più complesso di questo, perché non tutte le donne sono state ignoranti, anche molte bambine dei ceti superiori hanno ricevuto una forma di istruzione ma in maniera informale).
Ma un momento rilevante nella vita di una bambina in età moderna è l’arrivo del primo menarca/ciclo mestruale, di cui erano sconosciute le funzioni biologiche, ma c’erano delle ipotesi.

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42
Q

IL RUOLO DEL CICLO MESTRUALE IN ETA’ MODERNA

A

Le funzioni biologiche del ciclo erano sconosciute. Si credeva servisse per:
- depurare il corpo di una donna smaltendo il sangue impuro; motivo per cui l’amenorrea era considerata una condizione particolarmente pericolosa, perché il sangue non espulso si sarebbe coagulato in masse sanguigne di enormi proporzioni, sarebbe salito al cervello e lo avrebbe pericolosamente surriscaldato (stessa cosa provocava lo studio nelle donne)
- oppure era considerato, il menarca stesso, qualcosa che rendeva impuro il corpo di una donna: nella tradizione giudaica le donne erano considerate impure/contaminate/inquinate per metà mese
- nutrire il feto durante la gravidanza

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43
Q

FASE DEL CICLO DI VITA DELLA DONNA: LO SVILUPPO SESSUALE

A

Gli studi sulla sessualità femminile devono molto ai movimenti per i diritti dei gay e poi al movimento LGBTQ

La sessualità delle donne è stata considerata:
- sessualità/genitalità nascosta, misteriosa, silente. Il modello principe di genitalità era quello maschile e gli organi genitali femminili erano organi imperfetti, organi maschili non espulsi per la mancanza di calore sufficiente, e venivano anche nominati prendendo a prestito la terminologia maschile.
- sessualità femminile è stata generalmente condannata, ovviamente secondo diversi livelli di intensità a seconda delle realtà geografiche e delle realtà confessionali che prendiamo in esame

Ma di sessualità in età moderna si è parlato molto
a) letteratura popolare, sconcia e scandalistica, negli opuscoli dove veniva rappresentata la varietà delle posizioni sessuali e le prestazioni offerte dalle prostitute; nei rituali popolari tesi a mortificare la condotta deviante e lussuriosa delle donne
b) all’interno dei tribunali laici ed ecclesiastici, che portavano alla luce, denunciavano, condannavano e perseguivano - nel tentativo di combatterle - le condotte ritenute devianti

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44
Q

COME SI E’ PARLATO DI SESSUALITA’ IN ETA’ MODERNA? (Capitolo 2)

A

Di sessualità in età moderna si è parlato molto
a) letteratura popolare, sconcia e scandalistica, negli opuscoli dove veniva rappresentata la varietà delle posizioni sessuali e le prestazioni offerte dalle prostitute; nei rituali popolari tesi a mortificare la condotta deviante e lussuriosa delle donne
b) all’interno dei tribunali laici ed ecclesiastici, che portavano alla luce, denunciavano, condannavano e perseguivano - nel tentativo di combatterle - le condotte ritenute devianti

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45
Q

QUALI SONO STATI I COMPORTAMENTI DEFINITI COME “DEVIANZE SESSUALI” DA STANARE, DA DENUNCIARE E DA COMBATTERE IN ETA’ MODERNA?

A
  • fornicazione (sesso prematrimoniale): in realtà molte donne arrivavano già gravide al matrimonio, e non era causa di disapprovazione generale,, essendo questo una procedura concepita a tappe/per step, e tra l’una e l’altra poteva passare anche molto tempo
  • abusi/stupri/violenze sessuali: era considerato un reato gravissimo, un’offesa alla morale, ma la giustizia era un campo fortemente discriminatorio, e l’entità della pena dipendeva dalla condizione sociale della vittima e del violentatore.
    Spesso la donna era considerata complice dell’abuso nel caso fosse rimasta incinta: secondo le teorie dell’epoca, secondo i complessi sistemi di sapere che venivano veicolati nei dibattiti circa il ruolo da assegnare al corpo femminile durante la riproduzione, una donna sarebbe rimasta incinta se avesse espulso il suo seme, e ciò era possibile solamente se avesse provato piacere durante la stimolazione portata avanti dall’organo genitale maschile
  • aborti e infanticidi: attivavano severi e capillari dispositivi di controllo, perché il feto iniziò a essere considerato un cittadino parte di una società. Ma non tutti gli aborti hanno lo stesso grado di colpevolezza: dipende quando si abortisce, e il quando dipende dal genere del nascituro (concezione di feto + visione dell’animazione mediata di Tommaso d’Aquino).
    Le donne abortivano, era una pratica comune (mediante fasciature esterne, oppure bevendo infusi di erbe spacciati come rimedi per provocare il ciclo mestruale); infanticidio era punito in quasi tutta Europa con l’annegamento, in Francia venne imposto nel 1536 l’obbligo alle nubili di denunciare le gravidanze, se non avessero voluto incorrere nella pena di morte; un medico in Germania propose che tutte le nubili di età compresa tra i 14 e i 48 anni si presentassero mensilmente ai bagni pubblici per una visita medica, un’ispezione di controllo atta a verificare che non fossero incinte
  • carcerazione femminile per reati sessuali –> donne nubili avvenenti rinchiuse in istituti/ricoveri/centri di riabilitazione/conservatori
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46
Q

IL MATRIMONIO: PERCHE’ ERA COSI’ IMPORTANTE (capitolo 2 + appunti)

A

Era considerata la scelta più rilevante nella vita di un uomo e di una donna, denotava il raggiungimento della maturità sociale agli occhi della comunità (un uomo poteva avere accesso a incarichi nelle amministrazioni pubbliche/comunicali; le donne si mettevano a capo della servitù e definivano la loro futura collocazione sociale e finanziaria.

Era preceduto da
- attende valutazioni da parte delle rispettive famiglie di origine, che sondavano la presenza o l’assenza nel candidato o nella candidata di quei requisiti/virtù che l’avrebbero reso un buon marito/un buon partito o l’avrebbero resa una buona moglie (rif. Alessandra Macinghi Strozzi)
- stipula di un contratto pieno zeppo di clausole legali e finanziarie: in questa sede si decideva all’ammontare della dote

Caratterizzato dalla prevalenza di valutazioni economiche su implicazioni emotive e dalla presenza di diversi modelli coniugali a seconda di aree geografiche e classi sociali (modello nucleare e neolocale nell’Europa nord-occidentale e modello della famiglia complessa, allargata o multipla nell’Europa dell’Est)

Era una procedura matrimoniale, un processo concepito a tappe/step progressivi e tra una tappa e l’altra poteva anche passare molto tempo.
Era scandita da ritualità e gesti scambiati dalle rispettive famiglie: scambio di doni, preparazione di cibo, scambio del bacio (alla fiorentina). Il consolidamento del parentado, l’accordo tra le due famiglie dei futuri coniugi è sancito impalmandosi (Marco di Parente scrive a Filippo per impalmarsi a distanza)
Tutte le ritualità che caratterizzano le diverse tappe hanno un valore comunitario dimostrato anche attraverso la pratica dello sfoggio e dell’esibizione.

Due ingredienti fondamentali per concludere un matrimonio:
- dote
- onore e integrità morale

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47
Q

LE NUBILI

A

Molte donne, volenti o nolenti, non si sposavano

1) entravano in un convento o per vocazione personale, oppure perché l’accesso al monastero richiedeva una dote di entità inferiore, e molte famiglie non riuscivano a mettere in piedi una dote adeguata per un contratto coniugale appropriato
2) ci si affidava a istituti sovvenzionati da enti ecclesiastici e municipali in cui le nubili potevano lavorare (filare o tessere) per mettere da parte progressivamente una somma da utilizzare poi come dote
3) lavoravano come domestiche o nelle filande per costruirsi una dote (in inglese spinster=filatrici)
4) erano un problema morale ed economico. A loro era vietato spesso trasferirsi in città, o lasciare una città se non avevano intenzione di trovare un altro impiego dopo essersi licenziate, e a loro era spesso vietato migrare nei nuovi territori oltreoceano (Spagna, 1530) –> il pericolo era quello delle donne che andavano a infoltire i bordelli coloniali, il problema era quello delle donne vagabonde, nomadi: chi sono queste donne che migrano, che si spostano da sole, senza alcun tipo di autorità

48
Q

FASE DEL CICLO DI VITA DI UNA DONNA: VEDOVANZA E VECCHIAIA

A

LA VEDOVANZA
Poteva essere una condizione particolarmente felice, perché per le donne si aprivano opportunità dapprima inedite, dal punto di vista economico e finanziario (le vedove spesso erano a capo di grandi imprese artigiane e commerciali, ereditavano la bottega del marito, potevano collaborare in affari con i figli e incorporare la dote delle nuore nel capitale dell’impresa, ma proprio in virtù delle possibilità inedite che venivano offerte loro e che potevano rappresentare una pericolosa forma di autonomizzazione, motivo per il quale furono apposti numerosi limiti all’esercizio delle loro attività ad esempio nelle corporazioni

Era spesso preludio alla vecchiaia, che poteva essere anche una condizione particolarmente infelice, di difficoltà economiche, di disagio: le donne chiedevano di lavorare per non finire sul lastrico; era una condizione di abbandono familiare (i figli spesso non volevano accoglierle nelle loro case).

49
Q

IL RUOLO DELLA VEDOVA

A

La vedovanza poteva aprire delle opportunità e delle possibilità dapprima inedite per le donne, soprattutto dal punto di vista finanziario ed economico –> potevano infatti essere a capo di imprese artigianali e mercantili particolarmente fiorenti, collaborando con figli (soci itineranti) e con nuore (spesso infatti incorporavano nel capitale dell’impresa la dote della nuora)
Proprio in virtù della loro tendenza all’autonomizzazione, furono apposti dei limiti allo svolgimento delle loro attività (per un limitato periodo di tempo, non potevano risposarsi se non con uomini appartenenti alla corporazione)

Spesso le vedove dichiaravano davanti alle autorità la loro condizione di difficoltà, di indigenza: chiedevano di poter lavorare facendo appello alla loro comprensione e misericordia pur di non finire sul marciapiede

50
Q

LE POSIZIONI DELLE CONFESSIONI SULLA SESSUALITA’

A
  • La chiesa cattolica occidentale considerava il sesso qualcosa di sporco, impuro, peccaminoso; ha definito il suo modello di donna ideale (casta, vergine e devota), ma non poteva svilire del tutto la presenza del coito e dell’istinto carnale, quindi la sessualità poteva aver luogo all’interno di quel dispositivo di legittimazione che è il matrimonio, ma non la domenica e in altre feste comandate
  • I protestanti invece conferivano grande importanza alla sessualità. L’amplesso era finalizzato all’affetto reciproco tra coniugi. I pastori erano invitati a prendere moglie, e l’esperienza della sessualità non li avrebbe resi né migliori né peggiori ministri del culto. Ma Lutero era figlio del suo tempo e non cambiò mai opinione sulla pericolosità della sessualità femminile.
  • Per gli ebrei il sesso è ammesso in quanto la procreazione era considerata un comandamento: “crescete e moltiplicatevi”
  • Gli islamici tolleravano la contraccezione
51
Q

OMOSESSUALITA’ FEMMINILE

A

Linee di tensione si coagulano attorno alle parole: come chiamare infatti una relazione tra donne? Ogni termine pone l’accento su uno specifico aspetto caratterizzante la relazione.
Ci sono state anche delle polemiche circa la legittimità dell’uso della parola omosessuale, che è un termine entrato in uso nel XIX sec (rif. Foucault dice che a partire dal XVIII secolo all’omosessuale viene conferita una personalità, un’identikit, un’essenza. La sua vita, la sua storia sono completamente permeate e attraversate dalla devianza).

L’omosessualità femminile è meno presente nelle fonti giudiziarie, è stata meno perseguita:
- tradizionalmente considerata meno grave di quella maschile già dalla tradizione ebraica
- Nuovo Testamento, a differenza dei manuali per i confessori, non ne parla in maniera esplicita,
- associato alla stregoneria
- considerato spesso alla stregua della masturbazione: a causa di una scarsa conoscenza anatomica si credeva che il sesso senza pene non suscitasse lo stesso piacere
- non c’era una dispersione del seme generativo e quindi della vita

Ma ciò non vuol dire che non sia esistita, anzi, probabilmente sono rapporti più comuni di quello che pensiamo a causa della presenza di spazi di saturazione sessuale, spazi condivisi da donne (ambienti dove le donne vivono e lavorano), a causa dell’innalzamento dell’età matrimoniale, alta percentuale di donne nubili.

  • lesbiche: sembra fare esplicito riferimento a un rapporto di tipo esclusivamente genitale, ma spesso tra le donne si instaura più una relazione di affetto, espressa da dolcissimi corrispondenze poetiche, come quella di Mary Chudleigh
  • tribadi o fricatrici: fare riferimento all’atto sessuale, allo sfregamento. Così venivano chiamate le indigene mediorientali e africane, di cui venivano descriti i clitoridi molto grandi ad esempio dallo scienziato Ambroise Paré
  • invertite: in questo caso sono colpevoli di inversione di genere, gravissima assunzione del ruolo maschile, (è una donna che ha preteso di usurpare il ruolo maschile con peni artificiali, magari ha anche recato dei danni corporei ad altre donne attraverso il suo clitoride enorme con cui era in grado di penetrare altre donne)
  • travestite? caso di Catalina de Erauso e Mria di Anversa
52
Q

DOTE E INTEGRITA’ MORALE

A

DOTE: corrispettivo che il padre, secondo il diritto romano, versava alla figlia al momento del matrimonio; era di entità variabile a seconda dell’estrazione sociale della fanciulla (beni mobili, capi di vestiario, da oggetti di arredamento, utensili, denari, oppure anche terre)
Nel Trecento nacquero forme di beneficenza dotale per chi non può procurarsi una dote congrua a sposarsi (nell’età moderna si assiste anche a una certa inflazione delle doti), sia per volontà demografica che per volontà esibizionistica
A volte erano le stesse donne a lavorare per procurarsi una dote: eseguivano ad esempio lavori tessili nei ricoveri/conservatori, ovvero in istituti sorti per accogliere fanciulle bisognose, in difficoltà e magari particolarmente avvenenti che avrebbero facilmente potuto darsi a infamie et peccati

INTEGRITA’ MORALE: devono essere preservati e salvaguardati anche attraverso delle misure preventive e di profilassi: molte ragazze, specialmente quelle giovani e belle che potevano essere più facilmente sedotte, venivano rinchiuse nei conservatori, ovvero in luoghi in cui si impartiva una disciplina conventuale alle giovani particolarmente avvenenti.
La perdita dell’onore era un fatto che poteva scuotere il morale di un’intera comunità e avere ripercussioni negative su di essa: anche i testi biblici insegnano che l’errore dell’uno ha un riverbero collettivo
Ma chi perdeva l’onore e l’integrità morale, ovvero la verginità, magari in seguito a un abuso, riceveva un risarcimento, nella forma di un meccanismo di compensazione (rif: storia di Maria Guidetti abusata dal figlio del padrone, Tomasso)

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Q

EDUCAZIONE E ISTRUZIONE

A

Nel capitolo 4, M.W.H. si chiede: nel campo delle arti, della musica, della cultura, del sapere, insomma in tutti quei campi che mobilitano una forma di sapere anzitutto intellettuale, che possibilità sono state offerte alle donne? come sono state condizionate da quel grande dispositivo di discriminazione che è il genere?

Bisogna innanzitutto dire che il campo dell’istruzione e dell’educazione è un campo attraversato da tensioni: le donne hanno sempre rivendicato, nel ‘600 e nel ‘700 come nel XX secolo, l’accesso al sapere (istruzione non più di base, ma completa, seria, non frivola e paritetica a quella maschile) per essere libere dal punto di vista finanziario, economico, morale, ma si sono sempre premurate di assicurare alla platea maschile che non avevano intenzione di sovvertire l’ordine sociale e politico pre-esistente.
Ovviamente all’interno del dibattito andarono coagulandosi diverse posizioni. Le donne adducevano spesso motivazioni molto diverse fra loro.

Ma ci furono delle reticenze a concedere quest’accesso alle donne: avrebbe rotto uno schema di lunga durata; le donne non avrebbero dovuto illudersi di poter ottenere un ruolo rilevante all’interno della sfera pubblica e delle relazioni sociali solamente perché istruite.

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DIBATTITI SULL’ISTRUZIONE FEMMINILE TRA ‘600 E ‘700: DIVERSE MOTIVAZIONI ADDOTTE. LE POSIZIONI.

A
  • motivazioni di natura pratica e pragmatica: Batshua Makin rivendicava l’accesso a una forma di istruzione più completa perché - diceva - il suo supporto ai figli come attenta educatrice avrebbe avuto su di loro un influsso benefico, sarebbe stata un’ottima amministratrice della casa e avrebbe coadiuvato il marito negli affari
  • conservatrici: rivendicavano un’educazione selettiva e aperta solamente alle nubili e alle donne di media e alta borghesia (Anna Maria Van Schurman)
  • radicali e individualiste, come Mary Astell, che nell’Inghilterra anglicana del XVII secolo intendeva ispirarsi all’oramai smantellato modello conventuale per riunire in un luogo unico, isolato e appartato tutte quelle giovani donne che intendevano studiare per se stesse e per il proprio piacere individuale
  • altre chiedevano alle donne di impegnarsi per non veicolare l’immagine di civette
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Q

ALFABETIZZAZIONE NELLE DONNE DI ETA’ MODERNA

A

Le donne non erano necessariamente ignoranti, anzi, spesso le bambine ricevevano i primi rudimenti dal padre, solo che l’educazione loro fornita era informale: non esisteva un progetto specifico disegnato e stabilito per la loro formazione.

Le due attività a cui le bambine venivano avviate dai genitori erano due:
1) LEGGERE: testi religiosi/devozionali, salmi, versetti, passi della Bibbia dai quali apprendere le biografie e i percorsi esistenziali modello per fornire loro un esempio di condotta ineccepibile nella quale convergessero tutte le virtù cristiane; ma anche testi profani, sempre adatti al ruolo che la donna doveva rivestire (testi/trattati di economia domestica, romanzi, novelle, ricettari) e con lo stesso impianto moralistico (Pamela di Samuel Richardson, la storia di una virtù/integrità morale difesa e premiata)
2) IMPARARE A MEMORIA: gli stessi versetti, salmi, passi biblici per incorporare le virtù propagandate dall’educazione religiosa (silenzio, obbedienza, subordinazione, passività, ecc)

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Q

UNA GEOGRAFIA DELL’ISTRUZIONE

A

E’ convinzione che la Riforma protestante abbia aperto possibilità inedite alle donne nel campo dell’istruzione e dell’educazione.
Certo, ci furono più scuole femminili aperte nei territori protestanti piuttosto che in quelli cattolici, ma ci fu sempre una notevole sproporzione tra le opportunità educative dei maschi e quelle delle femmine.

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Q
A
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CORTI

A

Luogo simbolo dell’accentrato potere del monarca o comunque del consolidato potere del signore.
Iniziarono ad essere dispensati, in Età umanistica, consigli per coloro che volevano gravitare attorno al sovrano acquisendo e conservando cariche politiche (ovvero il cortigiano).
Ma accanto al cortigiano esisteva anche la cortigiana, una donna cui veniva insegnata generalmente l’arte del conversare, la civetteria, un buon gusto nell’abbigliamento, nelle acconciature, e a essere quanto più prossima al sovrano (spesso gli cambiava persino il pitale).
Ma le corti erano anche i luoghi dove agivano e vivevano le regine, che incarnavano un ruolo pubblico ufficiale (in virtù della loro posizione erano avviate allo studio della storia, della filosofia, del latino, ma conoscevano anche lingue moderne per intrattenere delle conversazioni con gli ambasciatori)

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SALOTTI

A

Istituzioni sociali e culturali sorte nel Seicento parigino e appartenenti alla cosiddetta sfera pubblica, simili a circoli letterari in cui si iniziò a dibattere a livello più o meno formale di argomenti che le stesse donne potevano proporre.
Non erano istituzioni democratiche, ma mantenevano la vecchia struttura aristocratica della società.
Spesso le salonnieres venivano ridicolizzate da autori come Moliere (le definì “saccenti”) e Rousseau, preoccupato che la femminilizzazione della cultura francese potesse indebolire l’etica militare e lavorativa del paese.

Poteva essere:
- apprendista presso il salotto di una salonniere più anziana
- figlia di una salonniere

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Q

SFERA PUBBLICA

A

Si riferisce a tutti quei fattori sociali che hanno a che fare con rapporti di potere, che non si instaurano solamente tra il sovrano/regnante maschio e i suoi sudditi.
E’ una via di azione politica nascosta, attraverso la quale incidere il mondo in cui si vive, esprimere le proprie idee e opinioni.

E le idee incisero il mondo in cui vivevano non mostrando autorità (forma di potere pubblicamente riconosciuto), ma potere sì, attraverso, ad esempio, la loro attività nei salotti letterari del Seicento e attraverso il patronato

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PATRONATO/MECENATISMO

A

E’ un’attività attraverso la quale le donne incisero nella sfera pubblica.
Attività di protezione di artisti (di qualsiasi calibro, pittori, scrittori, musicisti, scultori) e di commissione e promozione delle loro opere.
Abitudine/habitus dei ceti aristocratici che si diffuse poi tra i ceti borghesi.
Le donne commissionavano la trasformazione dei loro castelli in dimore raffinate e signorili, la decorazione di conventi, chiese e istituti di carità, fondarono accademie, commissionarono la costruzione di tombe monumentali.

La differenza tra patronato femminile e maschile: poiché le donne non governavano di persona, avevano la possibilità spesso di proteggere pensatori di dubbia credibilità o considerati non perfettamente ortodossi (Margherita di Navarra in Francia protesse i protestanti)

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GENERALE RINNOVAMENTO DEL MONDO DELLA CULTURA E DELLE ARTI

A
  • LAICIZZAZIONE DELLA CULTURA: la cultura (i soggetti delle opere d’arte, i soggetti committenti e promotori di opere artistiche, tematiche e finalità) si svincolò da una dimensione prettamente religiosa. La stessa educazione umanistica svolgeva una funzione prettamente civile.
  • NASCITA DI UNA SENSIBILITA’ AUTORIALE: l’artista non era più considerato un mero artigiano, un “bottegaio”, ma una figura, una personalità a tutto tondo la cui biografia era considerata degna di nota. “Le vite” del Vasari ne sono un esempio.
  • DIVISIONE DELLE ARTI IN CATEGORIE E SOTTOCATEGORIE: ARTI MAGGIORI e ARTI MINORI. Generi letterari furono considerati solamente la poesia e il poema storico ed epico.
  • DIVARIO TRA LA CULTURA DOTTA E QUELLA POPOLARE, approfondito con la nascita di istituzioni con finalità culturali, scuole finanziate da principi per la formazione di artisti, accademie e associazioni ad accesso limitato, precluso alle donne, perché IL GENIO FEMMINILE ERA CONSIDERATO INADEGUATO E INFERIORE, e il prodotto della loro arte prodotto non di un autentico talento creativo, di un autentico carattere intellettuale e spirituale.
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Q

ARTISTE FIGURATIVE, MUSICISTE, LETTERATE, SCIENZIATE descritte da MWH

A

[Le donne hanno svolto lavori intellettuali e artistici e hanno partecipato attivamente a quel generale processo di rinnovamento della cultura e delle arti]

ARTISTE FIGURATIVE (ricamo e la pittura)
- ricamo: impiego femminile considerato una valida opzione domestica che insegnava l’arte della pazienza, della cura e della sottomissione, che aveva delle tangenze con la pittura, a livello di soggetti (la rappresentazione delle donne variò a seconda del ruolo che assunsero nei vari periodi) e a livello di uso della prospettiva
- pittrici: figlie d’arte, ecc ecc (che potevano realizzare opere di piccolo formato (nature morte, quadretti, fiori diffusi in Olanda, miniaturiste su avorio) oppure opere di grande formato realizzate da pittrici celebri (lavorarono nelle corti)

MUSICISTE: alcuni nomi famosi sono Maddalena Casulana, Maddalena Lombardini Sirmen, Barbara Strozzi.
E’ un campo attraversato da numerose contraddizioni: la musica è a un tempo parte del curriculum delle donne (parte della loro perfetta educazione), ma allo stesso tempo è un’attività guardata con sospetto, perché la musica poteva ammaliare gli uomini, inibire le loro difese e indebolire le loro capacità di autocontrollo.
Molte erano figlie d’arte, ma diverse ricevevano anche una formazione di tipo pubblico, nei monasteri, nelle scuole femminili negli orfanotrofi, negli Ospedali grandi.
Frequentavano meno generi musicali rispetto agli uomini, e spesso non pubblicavano le loro composizioni, preferendo ricorrere all’anonimato. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che dietro la diffusione di motivetti e canzonette popolari che ricordano un clima domestico possa esserci una forma di autorialità femminile (come nel caso delle ninnananne).
Con il Concilio di Trento, nel 1563 la Chiesa proibisce agli Ospedali veneziani e a tutti i monasteri italiani di tenere concerti di musica polifonica e di suonare qualsiasi strumento ad eccezione dell’organo, anche se il consiglio comunale veneziano e alcuni conventi come quelli di Milano e Bologna potevano permettersi di ignorare il divieto.
Da papa Innocenzo XI nel 1686 il divieto viene esteso a tutte le donne: non possono più esibirsi in pubblico né ricevere educazione musicale da un uomo.

LETTERATE: la letteratura e la scrittura erano attività sottoposte alla prescrizione di silenzio. Se veniva rotto spesso le donne dovevano giustificarsi e discolparsi sia per la sfrontatezza della loro lingua sciolta, sia per le loro scarse capacità, sia per il fatto di aver pubblicato.
Erano vittime di discriminazioni di genere (avevano difficoltà a trovare finanziamenti e a pubblicare le loro opere: spesso infatti ricorrevano all’anonimato o a pseudonimi)

Ma frequentavano i più svariati generi: lettere, diari, carteggi, testi devozionali e dogmatici, libellistica politica, poesia sacra e profana, romanzi, autobiografie, commedie e testi teatrali, ricettari e trattati di medicina pratica, storie locali e nazionali)

SCIENZIATE:
Nel ‘600/’700 esplode il discorso tecnico-scientifico: la Rivoluzione scientifica indica un nuovo modo di comprendere il mondo dell’astronomia e della scienza da parte delle classi alte, ma i dibattiti e le conferenze sulla “filosofia naturale” erano frequentati da donne che
- erano incentivate allo studio delle scienze sperimentali (laboratorio) perché simili all’arte culinaria (erano membre di alcune accademie e molti testi divulgativi erano indirizzati a loro, così come riviste e articoli)
- la loro attività era sottoposta a limiti e soggetta a critiche (a loro era precluso l’accesso ad alcune accademie ufficiali come la Royal Society, ad alcuni corsi universitari e al rivestimento di cariche ufficiali negli osservatori astronomici

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Q

OBIETTIVO CAPITOLO 6

A

In un mondo tra Medioevo ed Età moderna in fibrillazione e caratterizzato da scosse, fratture, crepe e lacerazioni, che ruolo e posto assunsero le donne all’interno di queste crepe? Come legarono il loro nome a tempi e luoghi intrisi di religiosità?

Si chiede inoltre:
- come cambiò la vita delle donne la Riforma protestante?
- come cambiò la vita delle donne la Controriforma?

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Q

COME CAMBIO’ LA VITA DELLE DONNE LA RIFORMA PROTESTANTE?

A

MWH si astiene dall’affermare che la Riforma protestante abbia offerto alle donne possibilità inedite e dapprima sconosciute alle donne. Molte porte si sono aperte, altre si sono aperte e richiuse, altre non si aprirono mai.
Nel capitolo 4 aveva fornito, per così dire, una “geografia dell’istruzione”: è convinzione che la Riforma protestante abbia fornito nuove possibilità alle donne nel campo dell’educazione e dell’istruzione. E’ vero che ci furono più istituti per l’educazione femminile rispetto alle aree cattoliche, ma rimase sempre una notevole sproporzione tra le possibilità offerte alle donne e quelle offerte agli uomini.

  • vennero reinterpretati i modelli femminili (escluso il culto di santi, della Vergine, degli angeli)
  • per circa 10 anni, dopo il 1517, ci fu un attivismo femminile di breve durata nelle aree protestanti. Le donne, prendendo alla lettera la dottrina del sacerdozio universale, levarono la propria voce (predicarono, scrissero, pubblicarono testi polemici, come Argula von Grumbach, Ursula Weyda, Marie Dentiere, Katharina Zell), ma una volta che le chiese furono istituzionalizzate, cessò la produzione di opere polemiche e le donne vennero confinate, ancora una volta, nell’ambito domestico, familiare (in fin dei conti anche i protestanti definirono un modello di donna ideale, subordinata al marito e disponibile ad assolvere ai propri doveri coniugali), anche se ci furono dei dibattiti in merito alle potenzialità missionarie della donna: Calvino e i puritani inglesi la pensavano in modo diverso.
  • in che modo rivendicarono le loro posizioni religiose? alcune furono disposte a morire per essere, come Anne Askew, condannata al rogo al rogo perché convinta che la dottrina della transustanziazione fosse falsa
  • che ruolo ebbero le donne all’interno di quei gruppi religiosi radicali che sorsero sia in ambito cattolico che protestante nel Seicento, e che si opponevano al vuoto formalismo delle Chiese? Sostenevano che la rigenerazione morale, la conversione e la devozione personale fossero più importanti della detenzione di una posizione ecclesiastica ufficiale. Aderirono a gruppi religiosi, altre volte li fondarono loro stesse, si dedicarono a opere di apostolato, diressero forme di preghiere pubbliche e private.
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Q

COME CAMBIO’ LA VITA DELLE DONNE LA CONTRORIFORMA CATTOLICA

A

Con Controriforma si intende quell’insieme di movimenti, istituzioni, iniziative in atto tra Cinquecento e Seicento come esame di coscienza alla luce dell’ideale cattolico e come risposta al dilagare del protestantesimo.

Generalmente si parla o di:
a) CONTRORIFORMA: sfera di azione profondamente patriarcale e maschilista.
Il Concilio di Trento 1) impose la clausura alle religiose (Decreto sui monaci e sulle religiose del 1563) per controllare la sessualità femminile, limitare lo spostamento dei corpi sessuati e combattere l’apostolato femminile; 2) ribadì la natura sacramentale del matrimonio trovandone i fondamenti scritturali in Genesi, 2 e ribadì anche la natura gerarchica dell’organizzazione familiare.
Il matrimonio a) celebrarsi davanti a un ministro del culto; b) annunciato alla comunità mediante l’affissione di bandi pubblici; c) celebrato davanti alla presenza di testimoni; d) necessario il consenso di entrambi i coniugi

b) RIFORMA CATTOLICA: si colloca sulla scia di istanze di rinnovamento già presenti nel mondo cattolico. E’ qui che le donne furono più attive

  • ci furono esempi di apostolato e di forme di assistenza religiosi e laici femminili, volto a scopi educativi, assistenziali e caritativi, spesso di stampo gesuitico (nascita della Compagnia di Sant’Orsola, fondazione dell’istituto della Beata Vergine Maria di Mary Ward (Dame Inglesi), l’attività di apostolato di Luisa de Carvajal y Mendoza in Inghilterra, le Figlie della Carità di Vincent de Paul e Louise de Marillac, il tentativo di Isabel Roser di istituire un ordine di religiose con finalità caritative su modello gesuitico ma che non ottenne l’approvazione del papa nel 1541)
  • esempi di santità e di misticismo femminili (Teresa d’Avila, Jeanne-Marie Bouvier de La Motte-Guyon)
  • riformatrici che diedero avvio a movimenti interni all’esperienza cattolica
  • case, ricoveri, rifugio per prostitute pentite, conservatori per accogliere giovani nubili e magari di bell’aspetto che, in particolari difficoltà economiche/condizioni di indigenza, rischiavano di darsi a infamie et peccati
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Q

CONSEGUENZE PER I MONASTERI DOPO L’IMPOSIZIONE DELLA CLAUSURA ALLE RELIGIOSE (appunti)

A

L’imposizione della clausura alle religiose fu una decisione partorita dal Concilio di Trento e formalizzata con il Decreto sui religiosi e sulle monache del 1563, tesa a controllare la sessualità femminile, limitare lo spostamento dei corpi sessuati e combattere l’apostolato femminile

1) monache non possono lasciare il monastero, che diventa una gabbia fortificata con grate apposte su alte finestre, ma questa chiusura al mondo viene in parte attenuata dalla presenza di parlatori; venne limitato l’apostolato femminile esterno, limitate le opere caritative, dipendenza economica da doti monastiche, doni e offerte di benefattori e frequenti casi di possessioni diaboliche;

2) accentuato il legame con il proprio confessore, perché sono tenute a confessarsi regolarmente e a praticare l’eucarestia: il confessore diventa il loro corrispondente spirituale a cui comunicare la propria individualità di scrivente;

3) si contrasta la monacazione forzata: diventa importante il consenso della monaca, che non può prendere i voti prima dei 16 anni. E’ il vescovo a dover sondare l’autenticità della vocazione. A coloro che costringono le fanciulle ad entrare nei monasteri sono rivolti anatemi;

4) controllo della disciplina viene centralizzato a Roma

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Q

FONDATRICI O ISPIRATRICI DI GRUPPI RELIGIOSI PROTESTANTI NEL SEICENTO

A
  • Antoinette Bourignon, mistica, credeva che la rinascita spirituale fosse più importante del battesimo
  • Jane Leade formò l’«Associazione Filadelfia», convinta che la conoscenza religiosa era possibile soltanto con il ricorso all’interiorità
  • Ann Lee si unì nel Settecento a quel gruppo di quaccheri radicali chiamati shakers e finì per diventarne il capo, considerata dai suoi seguaci come la reincarnazione di Cristo in un corpo femminile
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DONNE EBREE

A

Scontano assieme agli uomini il dramma dell’ALLONTANAMENTO, DELLA REPRESSIONE e spesso dell’ESPULSIONE in diversi contesti europei, ad eccezione di Italia e Paesi Bassi, relative isole di tolleranza.
Erano, come le musulmane, donne del focolare, responsabili della conservazione, tutela e trasmissione delle tradizioni e dei costumi religiosi

  • effettuavano mensilmente il bagno rituale per lavare via dal proprio corpo le impurità/lordure morali e spirituali simboleggiate dal sangue mestruale, che rendeva impuro il corpo di una donna ebrea per metà del mese
  • conservare una porzione di pasta del pane in memoria della decima dovuta ai sacerdoti del tempio
  • accendere le candele dello Shabbat
  • astenersi dai rapporti sessuali durante il ciclo mestruali e nei 7 giorni successivi al menarca (perché si era una donna niddah=impura)

MWH ne parla anche quando nel primo capitolo ripercorre la genesi e lo sviluppo, nelle varie tradizioni, nel corso dei secoli, di una rappresentazione misogina, fortemente ostile alla donna
- tradizione giudaica –> ha privilegiato una versione della Creazione, quella che colpevolizza Eva per il peccato originale e ha escluso le donne dalle funzioni ministeriali e sacerdotali

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Q

DONNE MUSULMANE

A

Come le donne ebree, scontarono le varie messe al bando (espulsione dei moriscos dalla Spagna nei primi decenni del XVII secolo è uno degli eventi centrali dell’età moderna)

Erano donne custodi del focolare, confinate spesso, come le ebree e le cristiane, nella dimensione domestica: proteggevano, conservavano e trasmettevano i tradizionali costumi religiosi

  • osservavano il ramadan
  • recitavano le preghiere quotidiane
  • indossavano abiti tipici moriscos
  • nascondevano libri sacri e amuleti scritti in arabo nei vestiti e nei mobili
  • insegnavano i precetti e le dottrine musulmane alle cristiane che sposavano un arabo
  • circoncidevano i bambini senza denunciarne la nascita alle autorità
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Q

MONDO ORTODOSSO

A

Il mondo ortodosso, pur non avendo sperimentato la frattura che attraversò l’Europa centrale, fu investito da una ventata di rinnovamento civile e religioso.

I riformatori insistettero su:
- rafforzamento del ruolo del clero
- obbligatorietà di confessione e penitenza
- conferimento di maggior sacralità alla cerimonia nuziale, che richiedeva il CONSENSO di entrambi i coniugi e dei loro genitori e poteva essere seguita, in caso di incompatibilità di carattere o problemi di alcolismo e adulterio, dal divorzio.

Una nuova ventata di occidentalizzazione su portata dallo zar Pietro I che intraprese molte guerre e si adoperò per favorire lo sviluppo demografico, tantoché arrivò a proibire a uomini e donne in età produttiva di prendere i voti (OPERAZIONE DI BIOPOLITICA IN SENSO FOUCAULTIANO! la popolazione è un problema economico e politico), sostenne le unioni felici, contrastò i matrimoni combinati, introdusse il consenso anche per le unioni che coinvolgevano i ceti sociali più bassi e supportò il diritto delle donne delle classi superiori a esprimere la loro opinione in pubblico circa la scelta del futuro sposo. Non ostacolò i matrimoni tra persone di confessione diversa, purché i figli nati da quell’unione fossero battezzati secondo il rito ortodosso

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Q

ANTOINETTE BOURIGNON

A

MWH ne parla quando affronta il tema del RUOLO DELLE DONNE ALL’INTERNO DEI GRUPPI RELIGIOSI RADICALI, sia protestanti che cattolici, che si opponevano al vuoto formalismo delle chiese.

Alcune donne ispirarono o fondarono loro stesse dei gruppi, come Antoinette Bourignon (mistica francese) la quale credeva che la rinascita spirituale/conversione fosse più importante del battesimo e poteva coinvolgere anche ebrei e musulmani

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Q

TERESA D’AVILA

A

carmelitana che prese i voti a vent’anni e attraversò un lungo travaglio interiore che le permise di percepire la presenza di Dio mediante l’esperienza mistica, la preghiera, la purificazione dello spirito, i tormenti fisici simili a paralisi. I usoi confessori la invitarono a scrivere le sue esperienze mistiche e a provare a dare una spiegazione del perché capitassero proprio a lei, in una Spagna in cui l’occhio dell’Inquisizione è abbastanza forte. Ne è uscita fuori una ricchissima autobiografia spirituale dove le donne sono definite secondo immagini stereotipate: deboli, impotenti, inferiori, pur lamentando i limiti al servizio sociale cui era sottoposta a causa del suo sesso.
La sua riforma del Carmelo (=ritorno all’ordine, alla ritualità e alla povertà dei primi tempi) fu ben accolta perché a differenza di Angela Merici e di Ward non si scontrò mai contro l’ortodossia cattolica e rispettò sempre l’ingiunzione a non agire al di fuori delle mura conventuali, e soprattutto ad agire e a parlare quando le fu imposto dal confessore.

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Q

JEANNE-MARIE BOUVIER DE LA MOTTE GUYON

A

E’ una delle personalità femminili che animarono la Controriforma.

Tra Seicento e Settecento venne indirizzata al quietismo (una forma di religiosità interiore vissuta attraverso la preghiera e l’amore e l’amore disinteressato per Dio), nel 1685 pubblicò “Metodo molto breve e facile per pregare”, ma benché apprezzata dall’arcivescovo Fenelon fu incarcerata per ordine del conservatore Bossuet a causa della sua indifferenza nei confronti delle strutture religiose esterne.

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Q

QUALI SONO ALCUNI NOMI DI GRUPPI RELIGIOSI RADICALI SORTI NEL SEICENTO PER DENUNCIARE IL VUOTO FORMALISMO DELLE CHIESE?

A
  • livellatori
  • quaccheri
  • moraviani –> metodisti
  • puritani
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Q

CHE RUOLO SVOLSERO LE DONNE ALL’INTERNO DI QUEI GRUPPI RELIGIOSI RADICALI SORTI NEL SEICENTO?

A

Alcune aderirono a gruppi religiosi, altre volte li fondarono loro stesse, si dedicarono a opere di apostolato, diressero forme di preghiere pubbliche e private, come nelle gathered churches puritane o nelle classi metodiste.

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Q

NOMI DI DONNE PROTESTANTI CHE PARTECIPARONO A QUELLA BREVE STAGIONE DI LOTTE, RIVOLTE POPOLARI, DI ATTIVISMO RELIGIOSO dopo il 1517, ovvero dopo che Lutero dichiarò al mondo la sua ferrea opposizione alle storture della Chiesa di Roma

A
  • ARGULA VON GRUMBACH –> l’ingiunzione paolina deve essere ignorata
  • URSULA VON WEYDA –> ingiunzione paolina deve essere ignorata. Inoltre si chiese come mai, nonostante l’imposizione del silenzio, ci furono così tante profetesse?
  • MARIE DENTIERE –> espresse il suo sostegno all’universalismo del messaggio cristiano
  • KATHARINA ZELL –> moglie di un pastore luterano, dichiarò che i suoi scritti, le sue posizioni dovessero essere giudicate sulla base del contenuto ispirato dallo Spirito Santo e non in base al modello femminile costruito dagli uomini
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Q

GLI STUDI SULLA STREGONERIA

A

Gli studi sulla stregoneria sono stati condizionati dalla lettura del fenomeno stesso della persecuzione/condizionati dalla predisposizione nei confronti della persecuzione

  • ‘500/’600 la persecuzione era considerata necessaria perché la presenza di queste donne, streghe che rispondevano a un’identikit ben precisa, era sintomo dell’approssimarsi dell’Apocalisse e del risveglio del demonio
  • ‘700/Illuminismo considerò il fenomeno della persecuzione e della stregoneria in sé come frutto delle storture di una religione erronea e irrazionale
  • ‘800: storici ottocenteschi recepirono questa posizione perché approfondirono poco il tema, considerandolo privo di sostanzialità oggettiva e frutto di false e aberranti credenze
  • fu nella seconda metà del XX sec, dietro anche gli stimoli della scuola storiografica delle Annales, della storia delle mentalità e della svolta linguistico-culturale che si iniziò a fornire incisività ai discorsi, alle idee e ai linguaggi che accompagnano i fenomeni

ma questi stessi storici sgomberarono il campo da pregiudizi esistenti e che gravavano sullo studio della materia:
- specificarono la corretta collocazione del fenomeno: ‘500/’600
- le aree geografiche/confessionali interessate: anche quelle protestanti
- la portata del fenomeno: non fu una carneficina in tutta Europa, i dati della persecuzione (che poteva verificarsi a seguito di fenomeni isolati o di manifestazioni di isteria collettiva) parlano chiaro: furono maggiormente interessate le aree dell’Europa settentrionale, Europa continentale, quelle dove i governi erano più instabili e c’erano fratture confessionali (Svizzera, Francia e Sacro Romano Impero)

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Q

QUAL E’ L’OBIETTIVO DEL CAPITOLO SULLA STREGONERIA?

A

MWH intende gettare luce su un fenomeno che si colloca nel cuore dell’età moderna e che è quello della persecuzione delle streghe; un fenomeno che dimostra chiaramente come le donne furono condizionate, oltre che da pregiudizi, da quel potente dispositivo di discriminazione e di differenziazione che è il genere.

l’80% delle donne accusate, processare, condannate, giustiziate furono donne. E’ un processo che è stato sottoposto a un processo di femminilizzazione molto evidente e alla figura della strega è stata fornita un’identikit ben precisa.

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Q

PUNTI DI CUI PARLARE QUANDO SI TRATTA DI STREGONERIA

A
  • Storia degli studi
  • Sgombrare il campo da pregiudizi –> dati sulla persecuzione
  • Cause della persecuzione
  • Perché furono maggiormente accusate le donne?
  • Cos’è il Malleus Maleficarum
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Q

PERCHE’ FURONO LE DONNE LE PIU’ ACCUSATE DI STREGONERIA?

A

1) Perché su di loro gravavano maggiormente diversi capi di accusa (sesso, paura e povertà)
2) presenza di uno stereotipo concettuale di vecchia data elaborato sia dalla cultura dotta che da quella popolare, che poi si arricchì di una dimensione demonologica
3) dimensione demonologica trae sostanza da speculazioni di vari soggetti storici, dalle speculazioni di varie personalità anche di un certo calibro che non scrivevano solo di demonologia ma si occupavano anche di altro

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Q

COS’E’ LA DEMONOLOGIA?

A

La demonologia è un complesso sistema intellettuale di saperi elaborato da uomini colti, da personalità di vario calibro e anche di un certo spessore che non scrivevano solo di demonologia ma che trattavano anche altri temi; un sistema di saperi che iniziò a circolare anche nei ceti popolari, formando un impasto narrativo a più mani che cercò di definire e di conferire una precisa identità, personalità ed essenza alla figura della strega, sottoponendola a un processo di femminilizzazione

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Q

COS’E’ IL MALLEUS MALEFICARUM?

A

E’ stato un testo di stregoneria pubblicato nella seconda metà del XV secolo, 1486, attribuito due monaci domenicani, Sprenger e Kramer, anche se alcuni studi hanno rilevato come sia stato erroneamente accostato il nome del primo a quello di Kramer solamente perché era una figura più influente (quindi per conferire autorevolezza e spessore al testo stesso), ma ia in realtà interamente attribuibile al solo Kramer.
Era un testo che esponeva le teorie di quest’ultimo sulla natura e sul pericolo della stregoneria e dà consigli sul modo di identificare e di perseguire e streghe, spesso identificate come levatrici.
Grande rilevanza attribuisce inoltre all’attività sessuale delle streghe: l’unione tra la strega e il demonio era vista come un mezzo attraverso la quale la donna maligna avrebbe ottenuto il potere necessario ad attentare alla capacità di procreazione degli uomini, scardinando l’intero equilibrio psico-fisico:

diavolo travestito da donna (succube) –> unito con uomo –> assorbito il suo seme per poi tornare a vestire le sembianze di un uomo (incubus) e unirsi con la strega, magari generando un figlio

84
Q

L’IMMAGINE DELLA STREGA: LA SUA RAPPRESENTAZIONE

A

La maggior parte degli accusati, soprattutto nell’Europa centro-meridionale, di stregoneria erano donne, perché
1) su di loro posavano più facilmente diversi capi di accusa (sesso, paura e povertà)
2) a causa della presenza di uno stereotipo concettuale di vecchia data, elaborato sia dalla cultura dotta che da quella popolare, in base al quale la strega era frequentemente una donna:

a) vedova, sola, che essendo debole non poteva far altro che ricorrere al sortilegio, al potere maligno della parola pronunciata, che compiva malefici (si dava grande importanza all’azione)
b) vicina di casa che conosceva tutti i segreti del circondario
c) matrigna/tutto il contrario di una buona madre, sempre pronta a nuocere ai bambini e a recare danno alle donne gravide
d) invidiosa e maligna
e) donna istintiva, dominata dalle pulsioni corporee e dalle emozioni e permetteva a queste di dominarla e di indurla a sovvertire l’ordine naturale delle cose

3) che si arricchiva poi di una dimensione demonologica che conferiva una personalità, un’identità e un’essenza alla strega sottoponendola a un processo di femminilizzazione. Con la demonologia la strega divenne la figura folklorica che abbiamo anche imparato a immaginare: donna anziana che si recava al Sabba (parodie orgiastiche della messa cristiana) cavalcando un caprone, qui si univa carnalmente al diavolo, preparava pozioni e unguenti magici, rubava ostie della comunione e rapida neonati non battezzati da utilizzare nei rituali

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Q

COME FUNZIONAVA UN’ACCUSA DI STREGONERIA?

A

Generalmente la donna era accusata di aver compiuto maleficia, aver compiuto un’azione.
Spesso la denuncia era alimentata da contrasti familiari, dai problemi con i figliastri, dalla disapprovazione per la condotta di consanguinei e parenti, dai contrasti con un vicinato tipicamente femminile.
Spesso c’era una criminalizzazione più ampia del comportamento femminile: la donna, accanto all’accusa di maleficia, era spesso accusata anche di altri crimini (in Danimarca una donna a capo di un gruppo di commercianti fu accusata di aver disubbidito all’ingiunzione del consiglio comunale di interrompere la loro attività)

86
Q

SCETTICISMO NEI CONFRONTI DELLA STREGONERIA

A

Il fenomeno si esaurì autonomamente anche a seguito di alcune riflessioni:
1) come può essere credibile un fenomeno del genere quando raggiunge una così grande portata? molti si resero conto che si iniziavano a perseguire e a condannare donne che neppure rispondevano più a quell’identikit
2) è davvero un pericolo la stregoneria? sono davvero delle streghe? addirittura l’Inquisizione romana non giustiziò neppure una donna: erano considerate delle ignoranti miserabili che avevano bisogno di essere educate, istruite, piuttosto ricevere pietà e compassione

87
Q

I DATI DEL FENOMENO

A

Maggiore nelle aree dell’Europa continentale dove i governi erano più instabili e c’erano fratture confessionali (Svizzera, Francia, Sacro Romano Impero), minori nelle aree dell’Europa meridionale e nordica. L’Inquisizione romana non giustiziò neppure una strega.

88
Q

LE CAUSE DELLA PERSECUZIONE

A
  • POLITICHE –> le persecuzioni furono più diffuse in quei territori/realtà i cui governi erano più instabili, in quei territori dove i regnanti intendevano CONSOLIDARE LO STATO-NAZIONE, COMPATTARE IL FRONTE INTERNO e DIMOSTRARE IL PROPRIO FERVORE RELIGIOSO eliminando qualsivoglia germinazione di minaccia
  • GIUDIZIARIE: passaggio dal sistema accusatorio (in cui l’imputato conosceva i capi di accusa che gravavano su di lui così come il nome dei delatori) a quello inquisitorio, in cui la denuncia era anonima ed era l’autorità giudiziaria stessa a portare avanti il procedimento
  • ECONOMICO/SOCIALI: la diffusione di guerre, epidemie, carestie, spingeva migliaia di persone a migrare e a lasciare la propria terra d’origine continuamente; anche le donne si spostavano e spesso si spostavano da sole (nubilato, vagabondaggio e nomadismo erano visti con particolare sospetto dalle autorità)
  • MUTAMENTI DEMOGRAFICI –> in età moderna crebbe l’età con cui donne e uomini arrivavano al matrimonio, quindi anche fenomeni di nubilato (donna non sottoposta all’autorità maritale)
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Q

OBIETTIVO CAPITOLO 8 (GENERE E POTERE)/TESI

A

Nel capitolo 8 “genere e potere” MWH approfondisce il dietro le quinte dell’affermazione semplificante secondo cui le donne non avrebbero mai rivestito alcun ruolo pubblico rilevante in età moderna, fornendo alcune precisazioni, a partire anche dagli stimoli forniti da due nuovi orientamenti storiografici

  • che cos’è la storia politica? solamente la storia istituzionale? l’autrice recupera il concetto di “sfera pubblica” di Jurgen Habermas
  • ribadisce la necessità di accostare al tradizionale studio di storia delle donne anche la storia di genere

+ esplora tutti quei campi in cui è stato maggiormente visibile questo problematico rapporto (mondo politico, giustizia, la famiglia perché nello spazio domestico le donne hanno avvertito il peso dell’autorità maritale)

90
Q

I DUE ORIENTAMENTI STORIOGRAFICI ATTRAVERSO I QUALI RIVEDE L’AFFERMAZIONE SECONDO CUI LE DONNE NON HANNO MAI RIVESTITO ALCUN RUOLO PUBBLICO RILEVANTE

A

1) Storia politica non è solo storia politico-istituzionale. MWH recupera il concetto di “sfera pubblica” nell’accezione di Jurgen Habermas –> di riferisce a tutti quei fattori sociali che hanno a che fare con relazioni di potere, che non si instaurano solamente tra un regnante e il suo suddito, tra il marito e la propria moglie. Sfera pubblica è un luogo nel quale levare la propria voce, esprimere le proprie idee e opinioni incidendo il mondo in cui si vive, è una via di azione politica nascosta in cui le donne sono state presenti.

2) Accostare alla storia delle donne una storia di genere, ovvero la storia di quei contesti che hanno definito i profili adatti a uomini e donne e hanno assegnato loro delle specifiche aree di competenza, agli uomini un ruolo di rilievo nella sfera delle relazioni sociali (in cui predomina quello che gli psicologi di oggi chiamerebbero l’ideale occidentale dell’estroversione) e alle donne la sfera domestica, privata, casalinga.

91
Q

MASCOLINITA’

A

Mascolinità è un concetto mediante il quale si definisce che cosa è un uomo anche in relazione ad altri uomini, perché forme di dominazione patriarcale si sono instaurate anche tra gli stessi uomini (pensiamo a un regnante uomo che domina su un suddito uomo).
Il ruolo dell’uomo è stato definito in base a fattori come l’età, la classe, il ceto.
Soddisfare alcuni requisiti richiesti dall’ideale di mascolinità/raggiungere certi standard ha creato negli uomini anche una certa ansia, perché sono stati standard declinati spesso nella forma di un imperativo sociale. Non sempre gli uomini hanno creduto di riuscire a soddisfare certi requisiti, a corrispondere a un certo profilo ideale di uomo forgiato dai contesti –> motivo per cui si è parlato di ondate di “crisi della mascolinità”.

  • QUALI SONO STATI QUESTI REQUISITI?
    1) abilità di pronunciare pubblicamente un certo discorso politico in cui fare sfoggio di determinate qualità: stabilità, l’onore, il prestigio, la sicurezza, senso del dovere, coraggio, forza, vigore fisico (erano tutte virtù che venivano incarnate anche da donne di rilievo pubblico come le regine, nel momento in cui dovevano governare. Stile di governo androgino)
    2) un autorevole esercizio del comando, l’utilizzare la violenza ma non la spietatezza estrema (gli uomini venivano coinvolti in risse, che spesso partivano da commenti poco graditi circa le loro scarse prodezze sessuali)
    3) capacità di non lasciarsi sedurre, trascinare eccessivamente da passioni eterosessuali troppo intense. Avrebbe dovuto mantenere il controllo e il dominio anche durante l’atto sessuale
  • CI SONO STATE DELLE MASCOLINITA’ FUNZIONALI AL PROCESSO DI NATION BULDING –> MASCOLINITA’ NAZIONALI che si contrapponevano ad altre mascolinità nazionali
    a) ideale di mascolinita’ inglese —> in realtà in Inghilterra esistevano due diversi modelli di mascolinità (cavalieri realisti vs parlamentari puritani)
    b) ideale di mascolinità francese considerato effeminato, come quella degli ebrei che erano chiamati “donnicciole”
  • DIVERSI MODELLI DI MASCOLINITA’
    a) modello degli artigiani –> gli uomini non potevano sposarsi perché erano continuamente in viaggio, rimbalzando continuamente dalla bottega di un capomaestro a quella di un altro per affinare le tecniche del mestiere; mostravano la propria virilità anche nel distacco dai piaceri della carne, spesso non avevano veri contatti con le donne; piuttosto dimostravano di corrispondere a certi ideali bevendo, combattendo e offrendo da bere ai propri compagni
    b) modello di mercanti e membri delle classi medie –> è il modello che andò affermandosi sul lungo periodo. L’uomo ideale era il capofamiglia, il marito, il padre, colui che aveva controllo sui membri della propria famiglia. Ed è anche il motivo per cui il matrimonio era la scelta più incisiva nella vita di un uomo e di una donna –> molti incarichi prestigiosi all’interno delle amministrazioni comunali erano preclusi ai celibi
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Q

DONNE E MONDO POLITICO

A

Le donne hanno preso parte al mondo politico
- ci furono governi femminili, le regine hanno esercitato un ruolo pubblico di rilievo, e ciò ha spinto a chiedersi quali fossero davvero i fattori determinanti, se il genere o il ceto, nella posizione di una donna.
Sono stati governi sia sostenuti, sia screditati. Gli esuli protestanti mariani durante il regno di Maria Tudor erano contrari ai governi femminili, adducendo come motivazione il fatto che erano contrari alla natura, alla legge, alle Scritture (Jean Bodin in Francia e in UK Thomas Becon, Christopher Goodman e John Knox, che furono i primi a trovarsi in una posizione imbarazzante quando poi fu una protestante a salire al potere, Elisabetta I); ma ci furono anche coloro che pur di entrare nelle grazie della sovrana peccarono di piaggeria, come Thomas Smith il quale sosteneva che le regine dovessero possedere una duplice identità, così come distinti erano il sesso e il genere (poteva incarnare il modello di moglie obbediente e subordinata nella sfera domestica e quello di regina nella sfera pubblica)

  • le donne hanno preso parte ad azioni politiche, a lotte popolari, a rivolte, a proteste.
    Spesso le loro richieste non venivano accolte perché non considerate meritevoli di attenzione: era il marito a farsi carico delle richieste della donna, eppure alcune rappresentarono una minaccia (petitioners inglesi e le donne irlandesi che si opposero nel ‘500 all’estensione del dominio inglese in Irlanda)
  • genere e teoria politica: spesso erano gli stessi modelli politici che anche oggi vengono decantati dalla storiografia a limitare l’azione politica femminile, come il modello monarchico parlamentare inglese (modello della monarchia limitata), in cui le decisioni sono assunte da un Parlamento composto da soli uomini e le donne non possono neppure più influenzare la successione politica attraverso il corpo e la maternità
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Q

DONNE E GIUSTIZIA

A

La giustizia è sempre stata un campo fortemente discriminatorio per le donne; approfondisce sanzioni e pene sulla base del sesso e della classe dell’imputato/accusato
- omicidio –> pena di morte per una donna
- adulterio –> se commesso da una donna infangava l’onore della famiglia

94
Q

DONNE E AUTORITA’ MARITALE

A

L’autorità del marito sulla moglie e sul nucleo domestico era considerata di natura divino, pertanto indiscutibile.
Era un modo attraverso il quale replicare nella sfera familiare (=microcosmo politico) lo stesso ordine e la stessa associazione organizzata per rapporti di dominio che esisteva nella società.

Secondo alcuni studiosi un ruolo importante hanno giocato:
a) la Riforma protestante, nel momento in cui nella figura dell’uomo si assommarono i ruoli guida del marito, del capofamiglia, dell’uomo di governo e del pastore protestante.
b) tentativi di accentramento del controllo dello Stato sul matrimonio, anche a discapito della Chiesa cattolica: in Francia tra Cinque e Seicento era necessario il consenso dei genitori in un matrimonio, altrimenti l’unione era definita “rapt”, rapimento. I figli che non rispettavano queste imposizioni potevano essere incarcerati senza processo attraverso le “lettres des cachet” oppure anche puniti con la pena di morte.

Si levarono alcune voci femminili dissidenti
- donne protestanti –> chiedevano a gran voce l’estensione in ambito pubblico di quel ruolo di rilievo che le donne esercitavano già all’interno della famiglia
- femministe domestiche nell’800 sostenevano che, siccome il pubblico influenza il privato, allora anche alle donne doveva essere data la stessa possibilità di partecipare alla sfera delle relazioni sociali per assolvere meglio al loro compito di mogli e madri

95
Q

DONNE E ORDINE SOCIALE

A

Il campo dell’ordine sociale è uno dei punti di osservazione privilegiati a partire dal quale osservare il problematico rapporto tra genere e potere.

Disordini nella gerarchia di genere (esistevano infatti matrimoni in cui era la donna a esercitare più autorità dell’uomo all’interno della sfera domestica) avrebbero portato a una destabilizzazione dell’ordine sociale; il modello di relazione tra i sessi era un modello per tutte le connessioni dicotomizzate che coinvolgevano autorità e subordinazione.
(Lo Stato era come una famiglia che doveva essere guidata e trainata dall’autorità dell’uomo)

96
Q

COME LE DONNE HANNO ESERCITATO POTERE ANCHE SENZA AVERE AUTORITA’

A

MWH sostiene che le donne hanno esercitato potere pur non avendo autorità, perché mentre quest’ultima è pubblicamente riconosciuta (ha bisogno di riconoscimento sociale), il potere si manifesta anche attraverso vie di azione politica nascosta. Le donne hanno animato e preso parte alla “sfera pubblica” nell’accezione che ne dà Jurgen Habermas e che MWH recupera.

  • definizione di sfera pubblica
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Q

OBIETTIVO CAPITOLO 9 (GENERE NEL MONDO COLONIALE)

A

Gettare luce sulla presenza delle donne all’interno del mondo coloniale (in particolare MWH cita e colonie spagnole, portoghesi e inglesi nel Nuovo Mondo/Americhe).

Quali possibilità furono offerte alle donne in quest’epoca di scambi, di viaggi, di mobilità, in cui l’intraprendenza europea spinge uomini e donne a contatti, incontri e ibridazioni con strutture familiari, sistemi giuridici, sistemi religiosi e alimentari indigeni.

98
Q

QUALI SONO STATE LE COLONIE DI SPAGNA E PORTOGALLO E QUALI QUELLE DELL’INGHILTERRA

A

Spagna:
- America centrale (Mesoamerica)
- Sud America (parte occidentale)
- Caraibi
- Florida, California

Inghilterra:
- Canada
- Tredici colonie
- Australia, India, Nuova Zelanda

99
Q

DIFFERENZE TRA COLONIE SPAGNOLE/PORTOGHESI E COLONIE INGLESI

A

Nelle colonie inglesi ci fu meno integrazione con i sistemi indigeni, mentre in quelle portoghesi e spagnole si creò sin da subito una cultura mestizo, meticcia

100
Q

CHE COSA SIGNIFICA “GENERE”? COSA SIGNIFICA FARE “STORIA DI GENERE”?

A

Fare storia di genere significa studiare come i contesti storici e le varie realtà geografiche hanno fornito varie definizioni di uomo e donna, assegnando loro dei profili e assegnando all’uno e all’altro diverse aree di competenza. I contesti hanno esercitato una “pretesa definitoria” e hanno attribuito all’uomo un ruolo di primo piano nella sfera pubblica e istituzionale/sfera delle relazioni sociali e alla donna un ruolo chiave nella sfera privata, domestica, casalinga.

101
Q

GRAVIDANZA E MATERNITA’ (IL CICLO DI VITA DELLA DONNA)

A

Maternità era un grandissimo evento culturale nella vita di una donna.
[rif infanzia: è vero che preferivano avere figli maschi, ma è stato da tempo ridimensionato il quadro lugubre degli studi degli anni Sessanta/Settanta]

La gravidanza aveva inizio possiamo dire quando la donna si accorgeva di essere incinta: erano le sensazioni del suo corpo a comunicarglielo: nausea, vomito, dolori al ventre, al seno, ingrossamento della vita.
- percezione intima e privata dei movimenti del feto aveva una valenza legale: il feto era considerato un grumo di sangue e dei due semi che metteva radici nell’utero impiantandosi come un albero che mette le radici, si pensava che avrebbe ricevuto l’anima (secondo la visione dell’animazione mediata derivata da Tommaso) il 40esimo giorno dopo il concepimento per i bambini maschi e prima dell’80esimo giorno per le femminucce. Ecco perché aborti avvenuti prima di quella data non erano considerati tali
- preoccupazioni, ansie, fantasie, congetture della gravidanza: la donna doveva curare l’alimentazione (proteica e non eccessivamente speziata), doveva tenere a bada i suoi desideri, le sue fantasie mentali
- parto era vissuto come un momento comunitario, in cui partecipavano anche amiche e vicine, oltre alla levatrice
- dopo il parto la donna sfruttava l’effetto contraccettivo dato dal rilascio della prolattina, stimolata dalla suzione del seno da parte del piccolo
- tabù dell’impurità del corpo della donna

102
Q

PETITIONERS

A

Durante la guerra civile inglese chiesero:
- interventi a favore del commercio
- abolizione della schiavitù per debiti
- liberazione del leader dei livellatori John Lilburn
- la sospensione della legge marziale in tempo di pace

ma furono descritte come pescivendole, ostricaie, donne di dubbia reputazione perché era l’uomo a doversi fare carico pubblicamente delle richieste di una donna; le richieste di una donna non erano considerate meritevoli di attenzione, perché provenivano da un’intelligenza storicamente svilita, da individui storicamente considerati passivi, mentalmente deboli

103
Q

ETA’ MODERNA EPOCA DI SCAMBI E CONTATTI (CAPITOLO 9)

A

Epoca di scambi, di migrazioni, di viaggi, di mobilità, in cui l’intraprendenza europea spinge uomini e donne a contatti, incontri e ibridazioni con strutture familiari, sistemi giuridici, sistemi religiosi e alimentari indigeni.

Le ibridazioni sono state sia accolte che respinte, ma sono state profondamente influenzate dal genere. Gli stessi nuovi territori sono stati descritti dai colonizzatori con metafore fortemente sessualizzate: i conquistatori come uomini forti, virili, coraggiosi; le terre e gli indigeni come deboli e passivi.

Nelle colonie spagnole e portoghesi si viene a creare sin da subito una culutra mestizo.

104
Q

COSA FACEVANO NEI NUOVI TERRITORI LE DONNE CHE PARTIVANO?

A

1) spesso erano delle donne d’amore, delle signore della patria che si aggregavano ai viaggi dei conquistadores e attraverso certe espressioni veniva sottolineato il loro ruolo sessuale;
2) alcune partirono per ricostruire la propria identità (citato il caso di Catalina de Erauso, le cui memorie poco rivelano della sua vita interiore quindi è difficile pronunciarsi sul suo orientamento sessuale): casi di travestimento come quello di Catalina avvenivano soprattutto nelle zone di frontiera dove il controllo su attività e spostamenti era meno rigido: quando le colonie diventarono più strutturate, i funzionari tentarono di ricreare le istituzioni che regolavano il comportamento individuale;
3) vennero posti dei limiti ai loro spostamenti, soprattutto se nubili. La corona spagnola proibì le migrazioni delle nubili negli anni ‘30 del ‘500, temendo che andassero a infoltire le fila di prostitute nei bordelli coloniali, ma promosse quella di donne sposate, chiamare ad ammansire gli uomini, a correggere il loro comportamento rozzo e violento. La corona portoghese e francese avevano invece delle posizioni diverse: spesso le “filles du roi” nubili erano incentivate a partire per il Nuovo Mondo e veniva fornita loro una dote sotto forma di lavoro o di un appezzamento di terra per i loro futuri mariti ed erano incoraggiate a sposarsi.
4) alcune venivano accolte in case-rifugio chiamate “recogimientos” simili a quegli istituti a vocazione caritativa e assistenziale che si occupavano di raccogliere prostitute ravvedute e altre donne il cui onore e la cui integrità morale erano in pericolo. Iniziarono ad accogliere una vasta gamma di donne (onore compromesso, malmaritate, donne che intendevano condurre una vita ritirata senza prendere i voti)
5) Altre erano suore: primo convento nel Nuovo Mondo fondato a Città del Messico nel 1540 e il primo convento in Sud America a Cuzco in Perù nel 1558. Esisteva all’interno di queste strutture la stessa gerarchia presente negli istituti conventuali europei: suore che avevano preso voti solenni ed erano di origine europea (magari donne le cui famiglie agiate non erano riuscite a trovare per la figlia un partito gradito), converse laiche povere e di sangue misto, schiave e serve ancora più povere e spesso di ascendenza africana. Spesso erano istituti dove le disposizioni tridentine non venivano molto rispettate: erano luoghi di transito, i vescovi di tutta l’America Latina spesso si lamentavano per l’alto numero di donne di servizio impiegate dalle suore e per la grande quantità di visitatori che vi si recavano ogni giorno.
Il primo convento per donne indigene nelle Filippine fu istituito nel 1721. Nel Canada francese fiorirono le istituzioni femminili agostiniane e orsoline (pensa a Marie de l’Incarnation), congregazioni di insegnamento, come quella fondata da Marguerite Bourgeoys a Montreal che accoglieva immigrate francesi (filles du roi) e ragazze native.
C’erano donne le cui pratiche religiose erano rigorose, la più celebre tra tutte fu Rosa da Lima.

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Q

COLONIE INGLESI + DONNE NELLE COLONIE INGLESI

A

Viste come un insediamento permanente, un patto con Dio tra uomini membri della Chiesa che escludevano però altri membri della chiesa a pieno titolo, ovvero le donne.
Nelle colonie inglesi ci fu meno integrazione con i sistemi indigeni.

1) alle donne nelle colonie inglesi entro il 1784 fu spesso revocato loro il diritto di voto laddove presente perché erano proprietarie. Il New Jersey lo revocò nel 1807.
Donne inglesi che partirono dall’Inghilterra incoraggiate dalla Virginia Company per stabilirsi nel Nuovo Mondo lo facevano per rimpolpare i nuclei familiari e favorire la crescita della popolazione; per lavorare come domestiche (in questo caso non potevano sposarsi nel periodo stabilito dal contratto anche se spesso rimanevano vittime di abusi da parte dei padroni; spesso erano gli stessi padroni a decidere di ingravidare le loro serve, per poter usufruire di un periodo supplementare del loro servizio, visto che inizialmente le gravidanze fuori dal matrimonio erano punite con un anno o due di servizio in più, poi si stabilì che la domestica gravida sarebbe stata presa in carico dai rappresentanti di una parrocchia, lì avrebbe partorito e poi sarebbe stata venduta), per sovrintendere le proprietà gestite dai mariti come Eliza Pinckney che introdusse la coltivazione dell’indaco, ma erano anche donne colte che prendevano parte a quelle istituzioni sociali e culturali modellate sull’esempio dei salotti letterari europei –> Abigail Adams che criticò il dominio degli uomini sulle donne
2) vennero limitati i matrimoni tra schiavi, ad eccezione della Nuova Inghilterra; poiché prima del 1750 l’equilibrio di genere tra schiavi pendeva pesantemente in favore dei maschi, questi avevano scarse possibilità di sposarsi o di avere relazioni eterosessuali permanenti.
3) vennero redatte leggi contro le unioni interraziali a partire dal 1660 (nella prima metà del Settecento tutti gli Stati del Sud proibirono questo tipo di unioni). Se uomini bianchi generavano figli di razza mista con una donna schiava non potevano riconoscerli legalmente, a volte stipulavano con loro dei contratti privati: erano leggi che attribuirono alla donna la responsabilità della condizione sociale futura di schiavo di un bambino nato da quelle unioni non riconosciute (che potevano avvenire tra una donna bianca e uno schiavo, oppure tra una donna schiava e un uomo bianco). Le donne europee che sposavano uomini indigeni speso perdevano lo statuto giuridico di europee, venivano considerate degradate, dissolute e molti uomini esprimevano le loro preoccupazioni circa l’attrazione che le donne “di bassa classe inglesi provano nei confronti dei neri”. Il contrario però non avveniva. Progressivamente il numero sempre più importante di donne tra i coloni bianchi e il numero sempre più esiguo di donne nelle regioni costiere, ebbe come risultato una scarsità di relazioni sessuali a lungo termine tra uomini bianchi e donne indigene.

106
Q

SISTEMI DI GENERE RAZZIALI

A

Le nozioni di differenza razziale si associavano alle differenze di genere, alle gerarchie climatiche, alle differenze religiose, di classe e, infine, alle differenze di sangue.

  • i condizionamenti climatici: donne e uomini del Nuovo Mondo erano dotati di istinti sessuali più robusti a causa delle condizioni climatiche dei loro territori d’origine. Gli studiosi europei divisero il mondo in tre zone climatico-sessuali, ciascuna delle quali era associata a un più o meno avanzato progresso della civiltà. Le zone coloniali, torride, favorivano la pigrizia, l’indolenza, mentre il clima temperato, ad esempio, dell’Inghilterra, favoriva la produttività
  • le differenze razziali iniziarono a essere concettualizzate ricorrendo all’immagine del SANGUE, che da modo per contrassegnare le differenze di famiglia, clan e classe iniziò a diventare un dispositivo di differenza per segnalare confini biologici, nazionali e religiosi (esisteva un certo sangue francese, uno inglese e uno indigeno)
  • la religione fu un segno di differenza che giustificò spesso le conquiste e lo schiavismo, sulla base della necessità di divulgare il cristianesimo. Quando le popolazioni indigene si convertirono, fu uno strumento di differenziazione meno efficace e sostituito in importanza dal colore della pelle.
  • definiti sistemi complessi di categorie per persone con ascendenze miste, chiamate castas, in quanto non era possibile evitare rapporti sessuali tra coloni europei e donne indigene (15/20 combinazioni basate su luogo di nascita, presunta origine geografica e sullo statuto della madre). Queste strutture sociali erano sistemi basati in parte sull’aspetto fisico, sul colore della carnagione, ma anche su concetti di onore e virtù derivati dallo statuto di classe, di famiglia, dal comportamento dei genitori.
    Appartenere a una casta piuttosto che a un’altra offriva vantaggi inediti, garantiva loro la possibilità di sposarsi e di frequentare l’università –> molti cercarono di purificare il loro statuto sociale comprando delle licenze al fine di spacciarsi per discendenti di europei anche se non avevano una carnagione chiara
  • esisteva anche una certa polarità tra bianco e nero, che forniva la base per l’ossessione per la preservazione di una tipica estetica europea (donne europee nelle colonie andavano in giro con il parasole, guanti e maschere al fine di evitare ogni tipo di abbronzatura)
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Q

LE DONNE NELLE COLONIE, PRESENTI O MENO

A

COLONIE SPAGNOLE E PORTOGHESI:

a) le donne europee rimaste in Europa: o entravano in convento, o si sposavano più tardi, oppure contribuirono in maniera attiva e presente ad arricchire il mondo produttivo ed economico di età moderna come produttrici, investitrici e consumatrici (il caso delle impiraresse di Murano, le lavoratrici di lana grezza in Scozia sono un esempio di produzione protoindustriale)
b) le donne europee che partirono per il Nuovo Mondo che cosa facevano: vennero posti dei limiti ai loro spostamenti, soprattutto se nubili. La corona spagnola proibì le migrazioni delle nubili negli anni ‘30 del ‘500, temendo che andassero a infoltire le fila di prostitute nei bordelli coloniali, ma promosse quella di donne sposate, chiamare ad ammansire gli uomini, a correggere il loro comportamento rozzo e violento. La corona portoghese e francese avevano invece delle posizioni diverse: spesso le “filles du roi” nubili erano incentivate a partire per il Nuovo Mondo e veniva fornita loro una dote sotto forma di lavoro o di un appezzamento di terra per i loro futuri mariti ed erano incoraggiate a sposarsi.
Nel Nuovo Mondo assistevano i mariti, come “signore della patria” o “donne d’amore”, svolgevano lavori domestici come cucinare, lavare, procurarsi del cibo.

COLONIE INGLESI:
alle donne nelle colonie inglesi fu spesso revocato loro il diritto di voto laddove presente perché erano proprietarie.
Donne inglesi che partirono dall’Inghilterra per stabilirsi nel Nuovo Mondo lo facevano per rimpolpare i nuclei familiari e favorire la crescita della popolazione; per lavorare come domestiche (anche se spesso rimanevano vittime di abusi da parte dei padroni), per sovrintendere le proprietà gestite dai mariti, ma erano anche donne colte che prendevano parte a quelle istituzioni sociali e culturali modellate sull’esempio dei salotti letterari europei.

108
Q

LA MOBILITA’ DELLE DONNE (DOMANDA DELL’ESAME)

A

È un tema che attraversa più capitoli del testo di MWH.

1) Ne Il ruolo economico delle donne in età moderna: ne parla nel momento in cui traccia una sorta di “geografia del lavoro”, sostenendo che la storia del lavoro delle donne è una storia fatta di spostamenti e frequenti migrazioni dal centro alla periferia. Le donne si sono spostate per lavorare dalle campagne alle città e dalle città alle campagne (descrizione di cosa succedeva in entrambi i casi).
Molte donne che nelle campagne svolgevano dei lavori agricoli (badavano al bestiame, al pollame, coltivavano lino e canapa, coltivavano appezzamenti di terra) vendevano i prodotti della propria terra e ciò che con le loro stesse mani preparavano (formaggi, latticini, burro, salsicce, birra) sui mercati delle città: questo implica uno spostamento.

2) In Genere nel mondo coloniale, MWH si chiede: in un’età come quella moderna contrassegnata da spostamenti, viaggi, nascita di un mercato globale, scoperte e conquiste, che ruolo è stato assegnato alle donne? Cosa facevano le donne nelle colonie, se ci andavano?
Innanzitutto bisogna dire che non tutte le donne partivano per le colonie (ad esempio per quelle spagnole e portoghesi installate nelle Americhe), anzi, gli anni immediatamente successivi alla conquista sono anni contrassegnati da uno squilibrio di genere: a) le donne africane si vedevano strappare i propri mariti, che venivano catapultati come schiavi nel Nuovo Mondo; loro rimanevano quasi sempre in Africa, spesso facevano parte di un commercio schiavista trans–sahariano, e potevano diventare le seconde mogli di uomini/capitribù potenti; b) le donne Europee che non partivano o entravano nei conventi, o si sposavano più tardi, oppure prendevano parte all’economia globale come produttrici, consumatrici e investitrici: producevano per il mercato coloniale (Anna Bellavitis parla delle impiraresse di Murano e delle lavoratrici di lana nella Scozia; le prime producevano perle che venivano utilizzate come «conterie», ovvero moneta di scambio nel mercato africano schiavista. Erano impiraresse (infilatrici di pelle) sotto la guida di mistre (maestre) che ne organizzavano il lavoro a domicilio, le seconde lavoravano la lana prodotta nelle campagne della Scozia, che veniva poi rifinita in Olanda e spedita verso il Brasile, dove era utilizzata come materia prima per le coperte per gli schiavi e come merce di scambio.
E chi partiva? Non sempre alle donne era consentito partire, c’erano molte restrizioni agli spostamenti soprattutto delle donne nubili, che erano un problema morale ed economico perché non sottoposte a nessuna tutela di genere (a loro già era spesso vietato trasferirsi in città se non avevano un contratto di lavoro, era imposto loro di lasciare la città se si erano licenziate e non avevano intenzione di trovare un altro impiego): la Spagna negli anni ’30 vietò la migrazione delle nubili nelle colonie temendo che andassero a infoltire la già grande schiera di prostitute nei bordelli coloniali, ma incentivò quella delle donne sposate, che con la loro mansuetudine e la loro grazia avrebbero smussato i caratteri dei loro mariti già nelle colonie, uomini rozzi, violenti e istintivi; invece la Corona francese e la Compagnia Olandese delle Indie Occidentali incentivarono la migrazione di nubili, spesso fornendo loro anche una dote sotto forma di denaro, di appezzamenti di terra o di un lavoro.
Le donne si spostavano nelle colonie per diventare donne d’amore dei conquistadores, per svolgere lavoro domestico (procacciavano il cibo, cucinavano e badavano alla casa), oppure si spostavano per svolgere opere missionarie (il caso di Marie de L’Incarnation).
Alle donne inglesi che si trasferivano nelle colonie era richiesto di rimpolpare i nuclei familiari, per favorire la crescita della popolazione, di lavorare, di sovrintendere alle proprietà gestite dai mariti temporaneamente lontani.

3) Molte donne si spostavano per motivi religiosi, prendevano parte a forme di apostolato attivo a vocazione assistenziale, caritativa ed educativa (il caso di Mary Ward, alle sue Dame Inglesi fu chiesto di tornare in Inghilterra – dopo aver ricevuto nel 1616 l’approvazione papale – per prendersi cura dei malati e degli infermi di Londra, e furono aperte numerose scuole in tutta Europa.
Molte donne partirono anche assieme ai Padri Pellegrini: MWH affronta la questione nel capitolo 6, nel momento in cui si chiede come le fratture confessionali cambiarono la vita delle donne europee. Le donne nei gruppi religiosi radicali negli attuali Stati Uniti rivestivano un ruolo attivo.

4) Altre donne si spostavano per affari e frequentavano le fiere europee: il caso di Glikl

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GLUCKEL VON HAMELN

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In realtà si chiamava Glikl bas Yehudah Leib, ma «von Hameln» è il nome che le diede il curatore tedesco dell’edizione delle sue memorie.

Era un’ebrea amburghese, andata in sposa da bambina al figlio di un mercante (da cui ebbe 13 figli), che iniziò a scrivere le sue memorie nel 1690/91.
La sua scrittura registra la volontà di guardarsi dentro per monitorare, controllarsi ed edificarsi, in cerca di una possibile presenza diabolica. Sa che il mezzo scritturale è un mezzo che deve razionalizzare il dolore per impedirgli di paralizzare il cuore.
Manoscritto che rileva tutto lo spessore intellettuale e culturale e la grande religiosità di una donna che scriveva in giudeo-ebraico. Nacque ad Amburgo, ma a 3 anni fu costretta a trasferirsi ad Altona, a seguito del decreto di espulsione degli ebrei da Amburgo. Quando ne aveva 11 ritornò ad Amburgo.
Acquistò dimestichezza con la lettura, la scrittura e si sposò ad appena 14 anni con il figlio di un mercante (che sarebbe diventato a sua volta un commerciante) nel piccolo borgo di Hameln.
La coppia, dopo il primo anno di matrimonio, si trasferì ad Amburgo, uno dei porti più attivi d’Europa e qui Gluckel affiancò suo marito negli affari, avviando un’impresa fortunatissima e rigogliosissima (nel passo che abbiamo letto ad Amburgo lui avviò una sorta di attività di ingrosso di oro) che fece ascendere socialmente l’intera famiglia. 29 anni dopo il marito decedette, Gluckel si risposò con un ricco commerciante di Metz, ma un anno dopo il matrimonio il marito perse la sua immensa fortuna e tutte le ricchezze che Gluckel aveva capitalizzato e messo in piedi.

NZD si chiede qual era la reale possibilità - a partire dal caso di Glikl - offerta alle donne per far avere loro un accesso all’educazione, alla lettura e alla scrittura.
1) scrive in yiddish (ebreo tedesco), una lingua in cui circolano pillole di saggezza, precetti, norme comportamentali di ordine domestico
2) potrebbe aver ricevuto i primi rudimenti dalla madre
3) era una DONNA MOBILE ATTIVA, che viaggiava tra le fiere europee entrando in contatto con altre realtà scritturali. In Europa stavano iniziando a circolare le prime gazzette, le prime notizie (resoconti spettacolarizzati e mirabili degli eventi).

DONNA MOBILE:
sua madre lavorava nel confezionamento di merletti in oro e argento e insegnava il mestiere a molte giovani.
Si impegna nel traffico di soldi e riesce a far fiorire un’attività in piena autonomia.
Le donne ebree sono attive in una partnership commerciale con il marito e sono spesso portatrici di capitali attraverso la dote, che sarà poi gestita dal marito. La presenza femminile è cruciale perché è cruciale l’appoggio e l’alleanza della propria famiglia, in un sistema strutturale che conosce continuamente cambi di regime e spostamenti a danno degli ebrei: è difficile costruire nelle nuove città reti di relazioni vantaggiose.
Il contratto matrimoniale (Ketubah) era particolarmente vantaggioso per le donne, perché qui venivano sancite le modalità di tutela dei suoi beni materiali.

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COME FUNZIONAVA UN’ACCUSA DI STREGONERIA?

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  • si partiva da una DENUNCIA DI MALEFICIA (una donna che corrispondeva allo stereotipo aveva compiuto un’azione). Spesso l’accusa era rinforzata dalla presenza di dissapori all’interno della famiglia, da contrasti familiari, spesso con i figliastri, incoraggiata dalla disapprovazione per la condotta di familiari.
    Spesso l’incidente che faceva scattare l’accusa non era il primo.
  • la donna veniva condotta davanti ai giudici per essere interrogata. Spesso veniva torturata per indurla a confessare i nomi di eventuali complici (anche se le torture non furono molto praticate in Inghilterra e in Scandinavia, ma più nell’Europa continentale). Questi dovevano dimostrare che la donna avesse adorato il diavolo o che avesse utilizzato simboli cristiani per malefici. Nel caso non si fossero trovate prove a riguardo, il caso veniva archiviato (l’Inquisizione romana non condannò neppure una donna al rogo, in Spagna meno di 12).
  • si interrogavano le persone a lei vicine –> scatenando un’ondata di arresti
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CHE PAUSA CONOSCONO I PROCESSI PER STREGONERIA?

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I processi per stregoneria conoscono una pausa nel primo decennio che segue la Riforma protestante (perché entrambe le confessioni sono impegnate, il protestantesimo è impegnato nell’istituzionalizzazione delle sue chiese, la Chiesa cattolica impegnata nel fornire una risposta al dilagare della malattia luterana), ma riprendono verso il 1560.

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LE LAICHE E LA CONTRORIFORMA

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Con la Controriforma, le laiche (donne che si sposano) sono destinatarie di manuali basati sul valore del matrimonio. A loro sono forniti nuovi modelli di condotta femminile, a partire da quello di Maria, che fino al ‘500 appariva come una donna adulta con Giuseppe assente o in disparte, ma che in seguito diventa un’adolescente protetta da Giuseppe.

Si aprono ricoveri per
- prostitute (conservatori delle convertite)
- malmaritate
- donne che rischiano di perdere onore
dove viene insegnato loro un mestiere per dar loro fonte di sostentamento.

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CHIUSURA DI TUTTI I CONVENTI PROTESTANTI: MODALITA’, CONSEGUENZE E CENTRI DI RESISTENZA

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Viene ordinata la confisca di edifici e di patrimoni dei monasteri, oppure viene vietato alle novizie l’ingresso, permettendo solo alle monache già presenti di vivere nei conventi fino alla morte. In Inghilterra e in Irlanda istituti ecclesiastici passano sotto il controllo della corona e le monache ricevono doti e sussidi per invitarle a tornare in famiglia.
Ma molte donne si oppongono (noi in classe abbiamo menzionato l’esempio del monastero di Norimberga che addirittura fu cinto d’assedio per diversi mesi. Il racconto di quel periodo è restituito da Caritas Pirckheimer.
Molte si nascondono per continuare a rispettare i voti, in Olanda molte continuano a vivere in comunità spontanee (kloppen).

Perché questa resistenza?
- vocazione personale
- perché si rendono conto che non avrebbero potuto ricoprire alcun incarico rilevante all’interno del nuovo ordine sociale protestante: se erano già donne adulte o magari anziane non potevano neanche essere reimmesse all’interno del mercato matrimoniale. Oltretutto la dote richiesta dal matrimonio era sempre più alta
- perché sentivano che sarebbe stato negato loro un certo modo di vivere

Alcuni conventi però sopravvivono
- protetti da potenti famiglie convertite al protestantesimo che continuano però a patrocinarli
- nelle zone della Germania centrale dove il protestantesimo era pur ben radicato le autorità ritenevano questi istituti femminili facilmente controllabili.

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MODO DI PROCEDERE DI MWH (STRUTTURA DEL LIBRO)

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Dichiara di partire da un esame delle concezioni del femminile e delle leggi che sono derivate dalla nozione di genere elaborata da uomini colti: constatazione della presenza di una rappresentazione misogina di lunga durata che ha condizionato i costrutti giuridici/norme/leggi/corpus giuridico.

La parte centrale del libro (2-7) si articola in 3 sezioni = tradizionale divisione dell’essere nella filosofia occidentale: corpo, intelletto, spirito.
Capitolo 2 e 3 = dedicati al corpo –> affronta la sessualità, il ciclo di vita della donna, il ruolo economico delle donne (lavori che hanno avuto a che fare con il corpo).
Capitolo 4-5 = intelletto –> presenta l’istruzione e la cultura, il rapporto delle donne con la produzione artistica;
Capitolo 6-7 = spirito –> religione e spiritualità, stregoneria

Capitoli finali (8-9) –> rappresentano i più recenti orientamenti storiografici, evidenzia la consapevolezza del genere in quanto costrutto sociale (dietro cui si nasconde l’origine sociale delle identità soggettive).
Capitolo 9 è la novità della terza edizione e rispecchia la concezione sempre più radicata secondo cui l’Europa è strettamente collegata al resto del mondo e che le donne dell’età moderna furono largamente influenzate da cosa accadeva fuori dall’Europa.

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RAPPRESENTAZIONE DELLA DONNA NELL’ILLUMINISMO

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L’Illuminismo preconizzò l’uso della ragione per analizzare la società umana e il mondo della natura, raccomandava di servirsi di essa contro l’oscurantismo di pregiudizi, superstizioni, fede cieca e ignoranza.

Le idee illuministiche venivano condivise nelle nuove istituzioni sociali e culturali, che comprendevano accademie, riviste, giornali, ma anche i salotti letterari (luogo della sfera pubblica). Spesso si discuteva qui anche della «questione femminile» (natura specifica di uomini e donne e le ragioni delle differenze tra i sessi).

E’ in questo periodo che Mme du Chatelet, che tradusse in francese i Principia di Newton; il Marchese di Condorcet sottolineava l’esistenza di capacità simili in uomini e donne. Annoverare la completa eliminazione dei pregiudizi che favoriva l’ineguaglianza tra i sessi. Lui sosteneva che la diffusione dei valori domestici, fondamento primario di tutti gli altri lavori, era un grande beneficio per tutti.
Rousseau sosteneva la natura radicalmente diversa di uomini e di donne, una diversità creata direttamente da Dio: la donna che ritrae in “Emilio o dell’educazione”, Sophie, è una donna sottomessa al marito costituita per piacere all’uomo.

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COSA DICE NELL’INTRODUZIONE

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LA NASCITA DEGLI STUDI:

A partire dagli anni Settanta si è sviluppata una nuova sensibilità nei confronti della storia di genere, sollecitata dai movimenti femministi di rivendicazione dei diritti, che hanno funzionato come grancassa del problema, ma lo studio non ha avuto un’espansione uniforme. Pionieri sono stati gli Stati Uniti e il Canada; a ritmo un po’ più lento questi paesi sono stati poi seguiti da Inghilterra, Australia, Olanda e Scandinavia.
La storia delle donne è nata come un settore di ricerca nell’ambito della storia sociale (storia che negli anni Trenta si riferiva allo studio dei comportamenti quotidiani della gente comune), un settore di ricerca che ha scompaginato le tradizionali categorie a cui siamo abituati e che ha iniziato a estendersi anche verso altri campi, assumendo spesso un taglio politico: gli studenti delle facoltà di Storia del Nordamerica - dice MWH - iniziarono a interessarsi all’indagine dei rapporti di oppressione e di potere costruiti attorno al grande dispositivo di discriminazione che è il genere.
Spesso questi storici furono derisi, le ricerche che potevano partire dall’Europa non trovarono finanziamenti, motivo per cui la maggior parte delle ricerche è stata realizzata da studiosi di lingua inglese.

LA PROSPETTIVA DI GENERE:
A partire dagli anni Ottanta, per descrivere i sistemi di differenziazione sessuale che influivano sia sugli uomini che sulle donne, gli studiosi hanno iniziato a usare la parola “gender”, genere, opposta a quella di sesso, in quale indica l’insieme di differenze fisiche, morfologiche e anatomiche.
Il genere invece è un costrutto sociale che intende giustificare un sistema di differenze costruito a livello culturale e che è in realtà storicamente mutevole. Joan Scott in questo periodo definisce il genere come un’utile categoria interpretativa perché include anche il maschile come oggetto di studio, rifiuta l’idea di sfere separate, di percorsi binari, riconosce l’origine sociale dei comportamenti soggettivi degli individui, è un dispositivo di discriminazione che ha giustificato e avallato gerarchie e rapporti di dominio.
Accanto al genere si è riscoperta la storia della sessualità (grazie ai movimenti per i diritti dei gay e successivamente LGBTQ), il discorso sul corpo (rappresentazioni culturali influenzano il rapporto del soggetto con il proprio corpo).

LIMITI DELLA PROSPETTIVA DI GENERE: Ma anche la distinzione tra sesso e genere è stata messa in discussione: alcuni studiosi hanno ipotizzato che il sesso biologico e il genere sociale fossero invece fortemente interconnessi,
1) può esistere anche una polarità di genere: pensiamo a coloro che posseggono organi sessuali che denotano una certa ambiguità, oppure alle persone non-binarie, transgender, che non sentono di appartenere né all’uno né all’altro sesso. Ci sono dei limiti anche nei sistemi dicotomici di genere.
2) anche la stessa categoria di donna presenta delle ambiguità: se, come ci è stato detto, le donne sono state relegate a tenere custodi del focolare, che dire delle donne di colore che lavoravano nei campi, delle regine che rivestivano un ruolo di comando? Non è una categoria valida quella di donna, bisognerebbe parlare, come dice NZD, di “donne” non definite da un sistema valoriale immutabile nel tempo.
Il genere è performativo, ovvero ha un ruolo che può essere accettato o cambiato a volontà, può essere addirittura creato e messo in discussione.

LA SVOLTA LINGUISTICA E CULTURALE:
Prende avvio dall’intuizione di alcuni storici degli anni Ottanta che portarono alla luce i limiti delle fonti: il linguaggio con cui sono state scritte non è obiettivo e parziale. Il linguaggio è uno strumento di potere che ha determinato la nostra comprensione del mondo. C’è stato un modo attraverso il quale sono stati rappresentati i diversi elementi e i loro possibili significati.
La svolta linguistico-culturale, che fornisce incisività anche ai discorsi, piacque a molte studiose femministe, ma provocò anche molte reazioni contrarie: secondo alcuni negava alle donne la possibilità di creare il proprio mondo perché esso era stato già creato da strutture linguistiche immutabili.

LE NUOVE PROSPETTIVE a complicare il panorama degli studi:
- teoria queer: poststrutturalismo + studi gay e lesbici: mette in discussione la convinzione secondo cui gli atteggiamenti, i comportamenti e le pratiche della vita quotidiana siano naturali e invariabili.
- studi postcoloniali: individui che sono stati subordinati in virtù della razza, della cultura o della lingua –> ma differenze razziali si associano ad altre differenze già presenti, come quelle di genere
- teoria critica della razza: ‘80, come risultato del movimento dei diritti civili, un gruppo radicale di studiosi che sostenevano che i concetti di ordine giuridico come individuo e meritocrazia che si credono neutri in realtà mascherano rapporti di potere che affondano le proprie radici nel modello di relazione tra individui di sesso opposto; affermano che le gerarchie razziali rappresentano principi sociale e culturali profondamente radicati

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COLONIALISMO E SESSUALITA’

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1) Età moderna, dice MWH, è un’età fatta di scambi, traffici commerciali, ibridazioni tra sistemi alimentari, economici, matrimoniali indigeni ed europei. Ibridazioni che possono essere accolte oppure respinte, ma il contatto e l’incontro con il Nuovo Mondo è sempre DESCRITTO ATTRAVERSO METAFORE FORTEMENTE SESSUALIZZATE (nuovi territori = terre vergini che mantengono l’imene ancora intatto, dove i nativi hanno un appetito e un istinto sessuale robusto a causa dei condizionamenti climatici; i conquistadores e gli esploratori europei sono invece degli uomini pavidi, coraggiosi e vittoriosi)

2) La cultura mestizo che si venne a creare nei nuovi territori, nelle colonie spagnole e portoghesi fu spesso favorita anche dalla presenza di donne mediatrici culturali/interpreti che furono poi descritte dalla letteratura di viaggio europea come icone culturali banalizzate e sessualizzate:
a) DONA MARIA che schiava alla corte maya fu offerta come dono a Cortes, fu la sua traduttrice, diede a Cortes un figlio
b) POCAHONTAS era figlia di un capotribù algonchino, fu fatta prigioniera dai colori inglesi, si convertì al cristianesimo e sposò un inglese molto innamorato di lei, John Rolfe, ma la loro storia non appariva abbastanza romantica agli scrittori successivi che inventarono una storia d’amore tra Pocahontas e John Smith, un capitano inglese che aveva salvato,
c) Eva nata KROTOA –> donna khoikhoi che viveva vicino a un insediamento olandese in Sudafrica, andò a servizio nella famiglia di un comandante inglese e diventò un’interprete tra i commercianti e nei negoziati di pace tra olandesi e nativi;
d) YARICO, una giovane indiana divenne un’icona culturale; la sua storia d’amore con Thomas Inkle cominciò ad attrarre l’immaginazione del pubblico europeo, fu raccontata in almeno sedici versioni. Inkle fu salvato da Yarico dopo aver fatto naufragio; le promise di sposarla e di portarla con sé in Inghilterra ma la vedette come schiava sull’isola di Barbados. La sua storia fu raccontata dapprima dall’inglese Richard Ligon a metà del ‘600, che, sostenendo di aver avuto contatti con Yarico stessa, la descrisse come una donna bellissima con seni piccoli e capezzoli di colore del porfido (esprimendosi chiaramente sulla sua nudità); poi la sua storia su riccamente romanzata da Richard Steele in un articolo di The Spectator