Regolazione dell'espressione genetica Flashcards

(32 cards)

1
Q

Organismo più studiato per comprendere i meccanismi di regolazione dell’espressione genetica

A

il batterio Escherichia coli. Questo organismo utilizza di solito il glucosio, ma in mancanza di questo composto può sfruttare anche il lattosio. Per utilizzare questo zucchero, sono necessari degli enzimi che in condizioni normali sono praticamente assenti.

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2
Q

A che livello avviene la regolazione genetica nei procarioti

A

a livello della trascrizione, cioè vengono trascritti in mRNA solo i tratti di DNA corrispondenti alle sequenze geniche che devono essere tradotte in proteine.

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3
Q

Qual’è il sistema più noto di regolazione genetica nei procarioti

A

l’operone individuato negli anni sessanta da F. Jacob e J. Monod, studiando la regolazione genetica in Escherichia coli.

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4
Q

Operone

A

un tratto del cromosoma batterico costituito da un promotore, un operatore e uno o più geni strutturali, cioè geni che codificano per specifiche proteine. Il promotore è il sito di attacco dell’RNA polimerasi; l’operatore segue il promotore ed è una breve sequenza di basi a cui si lega la proteina repressore; quest’ultima è codificata da un gene regolatore, non necessariamente adiacente all’operone.

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5
Q

Tipi di operone

A

operone inducibile e operone reprimibile.

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6
Q

Operone inducibile

A

normalmente non sono espressi; la loro trascrizione richiede la presenza di una sostanza, detta induttore, che inattiva il repressore. In un operone inducibile, il repressore è normalmente legato all’operatore, impedendo all’RNA polimerasi di legarsi al promotore per trascrivere i geni strutturali. I geni strutturali codificano il gene per una serie di enzimi e l’induttore è di solito il substrato su cui questi agiscono. Grazie a questo sistema, gli enzimi vengono sintetizzati solo quando è presente il loro substrato e quindi soltanto quando sono effettivamente necessari.

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7
Q

Operone reprimibile

A

sono normalmente espressi, tranne quando è presente un corepressore, che attiva il repressore. In un operone reprimibile, il repressore è normalmente inattivo e l’operone viene perciò trascritto regolarmente. Il repressore rimane inattivo finché non si lega a un corepressore, formando con esso un complesso repressore-corepressore che si lega all’operone, impedendo all’RNA polimerasi di trascrivere i geni strutturali dell’operone.

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8
Q

Due forme della cromatina

A

eucromatina e eterocromatina.

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9
Q

Eucromatina

A

poco condensata.

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10
Q

Eterocromatina

A

troppo condensata e inaccessibile all’RNA polimerasi; a essere trascritta è invece l’eucromatina, più accessibile come stampo.

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11
Q

Modificazione chimica a carico del DNA

A

metilazione di alcuni nucleotidi di citosina nelle sequenze geniche che non vengono trascritte. Molti tumori sono associati alla presenza di variazioni anomale nella metilazione del DNA.

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12
Q

Controllo della trascrizione negli eucarioti

A

come nei procarioti, anche negli eucarioti la RNA polimerasi si lega a un sito specifico, detto promotore. La trascrizione però dipende anche dalla presenza di particolari sequenze dette intensificatori (o enhancer), poste a volte anche a grande distanza dal gene trascritto, che aumentano notevolmente la velocità di sintesi dell’RNA. Elementi analoghi agli enhancer sono i silencer che agiscono a distanza inibendo la trascrizione.

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13
Q

Controllo della maturazione e del trasporto dell’RNA

A

il precursore dell’RNA viene profondamente modificato prima di migrare nel citoplasma. La regolazione dell’espressione genica si può attuare attraverso la maturazione selettiva degli RNA precursori: i trascritti primari di mRNA modificati migrano nel citoplasma, mentre quelli non maturi restano nel nucleo e sono poi degradati. Lo stesso trascritto primario di mRNA può inoltre essere elaborato in maniere differenti, assemblando diversamente gli esoni e producendo così più di una proteina a partire dallo stesso mRNA.

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14
Q

Controllo della traduzione

A

il controllo della traduzione si attua attraverso il legame dell’mRNA a proteine inibitrici presenti nel citoplasma, che si legano alla sua estremità 5’, impedendo il legame con il ribosoma.

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15
Q

Controllo delle modificazioni post-traduzionali

A

l’attivazione delle proteine sintetizzate, e la durata della loro vita nella cellula, dipende in gran parte da modificazioni che le catene polipeptidiche subiscono una volta sintetizzate.

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16
Q

Epigenetica

A

riguarda i meccanismi di controllo dell’attività genica che non alterano la sequenza dei nucleotidi e che si verificano durante la vita di un organismo.

17
Q

DNA non codificante

A

introni, un’altra parte è dispersa nel genoma sotto forma di un gran numero di sequenze ripetute.

18
Q

Trasposomi

A

tratti di DNA che possono spostarsi da un punto all’altro del cromosoma, modificando le sequenze originarie. Questa caratteristica è dovuta alla presenza nel trasposone di un gene che codifica per un enzima, la trasposasi, responsabile del movimento. L’inserimento di un trasposone in una sequenza di DNA codificante può danneggiare gravemente la sequenza, cioè provocare una mutazione che distrugge la capacità del gene di codificare una proteina funzionale.

19
Q

Telomeri

A

sono sequenze di nucleotidi ripetute, poste all’estremità dei cromosomi. Queste sequenze hanno un ruolo protettivo in quanto ogni volta che il DNA si replica vanno persi brevi tratti di DNA posti all’estremità del filamento. A ogni replicazione, quindi, il telomero si accorcia, a meno che nella cellula non sia presente l’enzima telomerasi, che ripristina la lunghezza originale. Questo enzima normalmente è presente nelle cellule riproduttive e nelle cellule staminali, mentre nelle altre scompare e in tal modo la lunghezza dei telomeri funge da “orologio mitotico” controllando la senescenza e la morte cellulare: dopo 50-70 divisioni i telomeri sono ormai troppo corti e la cellula muore. L’enzima telomerasi spesso è presente nelle cellule tumorali, cui garantisce la possibilità di replicazione illimitata e l’immortalità.

20
Q

I virus sono altamente specifici

A

possono infettare solo le cellule che possiedono sulla propria superficie determinati recettori. Legarsi tramite le proteine del capside a questi recettori, i virus possono entrare nelle cellule ospiti in modi diversi: la maggior parte inietta nella cellula solo il proprio acido nucleico, abbandonando il capside sulla superficie cellulare; altri entrano invece per intero nella cellula, liberando il loro acido nucleico solamente una volta entrati.

21
Q

Categorie di virus

A

virus a DNA, virus a RNA (retrovirus) e batteriofagi.

22
Q

Virus a DNA

A

il DNA virale si replica normalmente e viene trascritto sotto forma di mRNA, che dirigerà poi la sintesi dei costituenti virali utilizzando la DNA polimerasi, l’RNA polimerasi, i nucleotidi e gli amminoacidi della cellula ospite.

23
Q

Virus a RNA

A

in alcuni, l’acido nucleico è replicato da un enzima, detto RNA replicasi, che sintetizza nuovo RNA utilizzando come stampo l’RNA virale; in altri, chiamati retrovirus, l’RNA virale viene utilizzato come stampo per copiare un singolo filamento di DNA complementare (cDNA), mediante un enzima detto trascrittasi inversa, penetrato nella cellula infettata insieme all’acido nucleico del virus. Successivamente, il filamento di cDNA fa a sua volta da stampo per la sintesi di un filamento complementare di DNA, formando una doppia elica di cDNA. Questa si integra poi nel genoma della cellula ospite e viene trascritta per dare mRNA e nuove molecole di RNA virale.

24
Q

Viroidi

A

sono agenti patogeni costituiti da piccole molecole circolari di RNA a singolo filamento. Sono noti soltanto nelle piante, dove provocano numerose malattie; possono essere trasmessi da una pianta all’altra attraverso il contatto con lesioni infette oppure da una generazione a quelle successive.

25
Prioni
sono particelle di natura esclusivamente proteica (prive di acidi nucleici) responsabili di malattie che colpiscono il sistema nervoso. Sono note forme che colpiscono gli animali, come la scrapie degli ovini e l'encefalopatia spongiforme bovina, e forme che colpiscono gli uomini, come la malattia di Jakob-Creutzfeldt, caratterizzata da demenza, scosse muscolari di tipo epilettico e degenerazione del sistema nervoso, fino alla morte.
26
Alcuni batteriofagi possiedono due tipi di cicli
ciclo litico e ciclo lisogenico (o lisogeno).
27
Ciclo litico
è il normale ciclo riproduttivo virale, che porta alla lisi della cellula batterica e alla fuoriuscita da essa delle nuove particelle virali.
28
Ciclo lisogenico (o lisogeno)
il batteriofago non uccide la cellula ospite: il suo genoma si integra nel cromosoma batterico e si replica insieme a esso a ogni divisione cellulare, mentre il virus non interferisce con il metabolismo dell'ospite. Da una cellula batterica infettata dal batteriofago si origina quindi una generazione di batteri il cui cromosoma contiene l'acido nucleico virale. Il virus integrato nel cromosoma batterico è detto profago e i batteri contenenti profagi sono detti batteri lisogeni. Il profago può rimanere integrato indefinitamente nel cromosoma batterico, oppure può fuoriuscire, riproducendo il ciclo litico; il passaggio da ciclo lisogenico a quello litico può essere spontaneo o indotto in laboratorio da raggi X, raggi UV o altri agenti mutanti.
29
Provirus
alcuni virus degli eucarioti possono inserirsi nei cromosomi dell'ospite.
30
Meccanismi che permettono di scambiare geni tra cellule batteriche diverse
la trasformazione, la trasduzione e la coniugazione.
31
Trasformazione (batteri)
un frammento di DNA, presente nell'ambiente in seguito alla morte di una cellula batterica, penetrano in un altro batterio e si integra nel genoma di quest'ultimo, sostituendo il tratto omologo nel suo DNA e creando così una nuova combinazione di geni. Non tutte le specie di batteri possono normalmente inglobare DNA in questo modo; quelle in grado di farlo, dette "competenti", lo sono grazie alla presenza sulla superficie cellulare di recettori per il DNA. I batteri che non lo sono, possono essere resi compatibili con particolari metodologie di laboratorio e in questo modo è possibile inserire geni estranei in un batterio.
32
Trasduzione
alcuni batteriofagi possono agire come vettori di geni, trasportando geni batterici da una cellula a un'altra secondo un processo detto trasduzione.