Studio di Fattibilità Impiantistica Flashcards
(31 cards)
Quali sono le fasi necessarie per svolgere correttamente lo studio di fattibilità di un impianto?
In che ordine sono eseguite?
1) Studio del Prodotto -> Pv, P
2) Studio del Processo tecnologico -> C
3) Studio del sistema dei servizi -> S
4) analisi economica dell’iniziativa -> Qottimo
Cosa è necessario fare per poter conoscere il prezzo del prodotto che si vuole produrre?
Analisi di mercato atte alla determinazione delle funzioni:
- D(Fi) -> domanda
- V(Ik) -> volume di vendite raggiungibile dall’impresa
Fi : Fenomeni di mercato
Ik : Iniziative dell’impresa
Fasi dello studio del prodotto
1) Analisi del Ciclo vita del prodotto
2) Ricerca e Sviluppo
3) Ingegnerizzazione
4) scelta della strategia di prodotto
5) Analisi di fattibilità del prodotto
6) Progettazione e prototipazione
Spiegare qual’è l’andamento tipico assunto dal fatturato relativo ad un prodotto attraverso le varie fasi della sua vita.
Confrontare tale andamento con quello assunto dagli utili unitari negli stessi punti.
Le forme assunte dalle curve relative alla vita del prodotto sono strettamente dipendenti dal prodotto stesso. In generale però si distinguono le seguenti fasi:
1) NASCITA
Il prodotto viene immesso sul mercato per la prima volta. In questa fase della vita del prodotto osserviamo un iniziale crescita del fatturato. Il prodotto inizia a diffondersi ma il suo rateo di vendita non é massimo.
Al fronte di un fatturato sempre più positivo abbiamo che, nella periodo di nascita, gli utili unitari derivati dalla vendita del prodotto sono negativi: ciò dipende dal fatto che la vendita unitaria del prodotto non è ancora capace di coprire i costi fissi sostenuti per iniziare la produzione.
2) CRESCITA
Grazie a campagne di marketing mirate, le vendite del prodotto aumentano molto velocemente tendendo a saturare tutta la domanda presente. L’aumento delle vendite porta l’utile unitario ad un valore positivo.
3) MATURITÀ
Il mercato del prodotto é ormai stato saturato dalle vendite dello stesso. Il fatturato continua a crescere per mezzo di ulteriori vendite, che avvengono però ad un rateo decisamente più contenuto di quello della fase precedente.
In questo periodo l’utile unitario torna a scendere, nonostante il fatturato aumenti, a causa della produzione addizionale “a basso regime” richiesta a fronte di un capitale immobile pensato per volumi più elevati.
4) DECLINO
Il prodotto entra nella sua fase di progressiva obsolescenza, nuovi prodotti concorrenziali si introducono nel mercato a prezzi inferiori oppure semplicemente non esiste più domanda del prodotto. Il fatturato decresce tendendo ad un valore nullo seguito da una ripida discesa dell’utile unitario.
5) DECESSO
Il prodotto termina il suo ciclo di vita cadendo nella completa obsolescenza e quindi sostituzione. Il fatturato tende allo zero così come l’utile unitario.
Definizione di CURVA DI DOMANDA
Luogo dei punti che rappresentano la relazione, generalmente inversa, che esiste tra Prezzo di vendita e quantità domandata dal mercato di un certo bene.
Rappresenta quanto i consumatori sono disposti a pagare per certe quantità di prodotto.
Definizione di CURVA DI OFFERTA
Luogo dei punti che rappresentano la relazione, generalmente diretta, tra Prezzo di Vendita e Quantità Offerta del bene a quel prezzo.
Rappresenta la capacità dei produttori di vendere a quel prezzo.
Azioni da intraprendere nei vari stadi di vita del prodotto
1) NASCITA
• azioni di marketing atte a sensibilizzare il mercato al nuovo prodotto
2) CRESCITA
• esplorare nuovi mercati
• De-pricing
3) MATURITÀ
• innovazioni incrementali sul prodotto e si quelli già venduti (es. software update)
• Rivitalizzazione generale del prodotto
• creare attorno al prodotto un “Marchio di Fabbrica” capace di assicurare al consumer una buona affidabilità percepita del prodotto
Elencare e spiegare le varie strategie di prodotto.
1) LEADER DI MERCATO
L’impresa decide di voler portare attraverso il nuovo prodotto una grande quantità di innovazione sul mercato, rispetto ai beni esistenti.
Conseguono quindi alti le quote d’investimento sopratutto nelle fasi di R&D ed Ingegnerizzazione: è necessario creare un prodotto tutto nuovo.
Tale strategia è intraprendibile solamente da imprese capaci di disporre di gradi quantità di capitale
2) SEGUI IL LEADER DI MERCATO
Tale strategia consiste nel consegnare attraverso il prodotto una forte risposta di concorrenza diretta al prodotto leader di mercato facendo leva sui minori costi del prodotto a fronte di prestazioni simili a quelle del leader.
Sono richiesti investimenti esigui in termini di Ricerca ma alti in Sviluppo ed Ingegnerizzazione. Strategia solitamente intrapresa da imprese di medie dimensioni.
3)PRODUZIONE EFFICIENTE
Si decide di entrare nel mercato puntando non tanto su elevati gradi di innovazione nel prodotto ma sulla riduzione al minimo dei costi di produzione e dei tempi di consegna della merce. Richiede pochi capitali investiti in R&D ed Ingegnerizzazione ed è quindi tipica delle piccole medie imprese.
4) RIVOLTA ALLE APPLICAZIONI
Il prodotto concepito risulta essere una risposta ad una certa nicchia di mercato, magari non considerata dal prodotto leader o magari capace di aggiungere qualcosa all’uso di quest’ultimo. Richiede alti capitali investiti nell’Ingegnerizzazione del prodotto
Criteri che il prodotto deve possedere affinché si possa passare alla successiva fase di studio del processo tecnologico di fabbricazione?
1) la vendita del prodotto deve presentare la generazione di un utile
2) in un certo paniere di alternative di prodotti, esso deve presentare le migliori caratteristiche su tutti gli altri
3) la sua fabbricazione non deve richiedere risorse economiche e gestionale superiori a quelle disponibili da parte dell’impresa
4) il prodotto non deve essere in contraddizione con vision e mission dell’impresa
Criteri e principi considerati nella scelta del processo tecnologico per fabbricare il prodotto
1) L’insieme di mezzi tecnologici scelti deve essere quello che presenti il più elevato grado di innovazione acquistabile rispetto ai propri mezzi in modo tale da assicurare:
- Minori costi di produzione
- Rendimento dell’investimento a lungo termine
- Affidabilità elevata dopo lunghi tempi di utilizzo continuo
- Minori tempi di fermata
- Minori quantità di prodotti fuori dai limiti di specifica
2) Sicurezza dell’impianto
Che informazione ricaviamo guardando lo schema funzionale del processo tecnologico scelto, cioè il Process Chart?
Quali e quante unità richiedono quale tipo di servizio
Come viene considerato il consumo di un certo servizio se nello studio di fattibilità non è stato ancora determinato il mix ottimo al quale lavorerà l’impianto?
Utilizzando le Cifre indice di Consumo dei fattori di produzione, detti anche “tassi di assorbimento delle risorse”
Da quali parti è costituito generalmente un impianto di servizio?
1) Centrale di erogazione del Servizio
2) Sistema di Distribuzione
3) Sistemi di accoppiamento Centale - Utenze
Fasi da seguire nella progettazione di un impianto di servizio
1) Determinazione delle utenze che richiedono il servizio:
• n.utenze
• tipologia di servizio richiesto
2) Scelta del Livello di Servizio da assicurare
3) Analisi dell’andamento della domanda complessiva di servizio e dimensionamento della centrale
4) Scelta di Trade-off tra varie alternative tecnologiche
5) Scelta delle tecnologie specifiche
6) Installazione
Quali sono i problemi principali da risolvere durante la progettazione di un impianto di servizio?
1) Dimensionamento della centrale in termini di Potenzialità complessiva da installare
2) Scelta ta soluzioni di frazionamento o non frazionamento della centrale
3) Gestione di servizi accumulabili e non accumulabili sotto regimi di domanda aleatorie
Quali tipologie di domande di servizio si presentano solitamente?
1) Domanda Costante
2) Domanda pressochè costante con picchi di breve intensità distribuiti in maniera aleatoria in un certo intervallo di tempo T
3) Domanda completamente variabile e ad andamento aleatorio
Vantaggi nella Completa Centralizzazione dell’unità di generazione del servizio
1) Economie in termini di costi di produzione o “Economie di scala”
2) Economie nell’installazione di unità in riserva
3) Minore Potenzialità nominale da installare sotto regimi di domanda di servizio variabili
4) Economie di Spazio
5) Maggiore facilità nel mettere in sicurezza la centrale all’interno dello stabilimento
Svantaggi di una soluzione Completamente Centralizzata per il sistema di generazione del servizio?
1) Minore affidabilità del sistema a causa della natura affidabilistica di un sistema essenzialmente “in serie”.
Tale considerazione può essere contrastata dall’inserimento di “r” unità in riserva della centrale.
Chiaramente, sopratutto laddove non è ammesso un funzionamento parzializzato del sistema, il grande incremento nella disponibilità ottenuto dal ridondare un intera centrale pesa su i costi di installazione, che aumentano di r-volte
2) Minore flessibilità e meno reattiva risposta della centrale a variazioni improvvise della domanda di servizio
A cosa ci si riferisce quando si dice che “la soluzione completamente centralizzata gode di Economie di scala”?
Ci si riferisce alla “Legge dei rendimenti di scala decrescenti” riguardanti le unità addizionali di potenzialità erogate da un dispositivo.
La legge in questione assume la forma:
• C/Co=(P/Po)^m
La potenzialità è individuata dal fattore caratteristico “di targa” che classifica un dispositivo da uno di altro tipo.
(Es. Serbatoio -> Volume || Generatore elettrico -> KWh
Vantaggi di soluzioni Completamente Decentralizzate nel dimensionamento dell’unità di generazione del servizio?
1) Molto maggiore continuità di erogazione del servizio rispetto ad una soluzione centralizzata
2) Molto maggiori utilizzazioni del servizio rispetto a soluzioni completamente decentralizzate, ricordando che:
• U= (Pmedia*n)/Pinstallata
dato che generalmente risulta necessario installare potenzialità minori con soluzioni centralizzate, U aumenta.
3) Erogazione del servizio dedicata all’utenza specifica: il generatore può facilmente adattarsi alle richieste specifiche di domanda di servizio da parte dell’utenza specifica
4) Minori costi nel sistema di distribuzione e accumulazione
Svantaggi nell’impiego di una soluzione Completamente Decentralizzata nel dimensionamento del sistema di erogazione del servizio?
1) Maggiori costi di installazione a causa delle leggi dei rendimenti di scala decrescenti sulle unità di potenzialità, le quali stabiliscono che per potenzialità di servizio erogato più basso corrispondono costi del dispositivo più alti
2) Utilizzazioni del servizio molto minori rispetto alle soluzioni centralizzate, ricordando che:
• U= (Pmedia*n)/Pinstallata
3) Maggiori difficoltà nell’ubicare in sicurezza tutte le varie unità
4) maggiori costi di gestione e manutenzione
5) Minori rendimenti meccanici, elettrici, termodinamici o simili dovuti alle basse potenzialità
Spiegare come viene determinato il numero ottimale di unità di riserva in soluzioni completamente centralizzate non frazionate
La valutazione è di natura economica: si cerca il minimo della funzione
• Ctotale = Cistallazione+Cinefficienza
C=(nCi)+CmH(1-As(n))(((i+1)^N)-1)/i*(i+1)^N
- Cm [€/h]
- H [h]
- i [interessi annui]
- N [anni]
- As(n) [disponibilità del sistema attuale]
- Ci [€]
- C [€]
Spiegare come viene determinato il numero ottimale di unità di riserva in soluzioni completamente centralizzate ma parzialmente frazionate
Il principio di analisi è economico: si cerca di minimizzare la funzione di costo totale
• Ctotale = Cistallazione + Cinefficienza
Le differenze di questo caso rispetto al caso di centrale non frazionata sono:
1) i costi di installazione rispettano sempre le leggi dei rendimenti di scala ma spesso si ha come costo di riferimento Co quello relativo ad un generatore pari alla Ptot richiesta di base dalle utenze (es. se ho bisogno di 100 frazionate in 4 unità da 25, conosco il costo di un’unità da 100 cioè Co e da questo derivo il C dell’unità da 25)
Sintetizzando il punto 1):
- Po = Pfrazione*(n-r) -> Pfrazione=Po/(n-r)
- C=Co*(1/(n-r))^m
2) i costi di mancanza vengono valutati come “sommatoria dei prodotti
• Pci*Cmi
per tutti quei casi i-esimi in cui il sistema mi da una certa mancanza cioè dal caso in cui mi funzionino 0 generatori al caso limite che me ne funzionino “ n-r-1 ”
Spiegare come viene gestita una domanda variabile a picchi brevi di un servizio non accumulabile nelle due comuni soluzioni di generazione del servizio
1) CENTRALE DI SERVIZIO COMPLETAMENTE CENTRALIZZATA
Il caso viene studiato solo dopo aver stabilito in partenza il “Livello di Servizio” al quale si vuole mantenere a regime le utenze.
Assicurare un certo livello di servizio significa equivalentemente “accettare un certo rischio di non farcela”, cioè accettare una certa possibilità che accada la richiesta di troppi picchi di intensità Pmax contemporanei.
Matematicamente quindi dovremo calcolare la condizione impiantistica tale che ci permetta di gestire fino ad un certo tot di picchi contemporanei, in modo tale da assicurare il Livello di Servizio scelto.
Possiamo fare questo considerando la probabilità cumulata dell’evento k-esimo in cui vengono richiesti k picchi contemporanei:
• Pk= (N!/k!(N-k)!)(Ppicco^k)(1-Ppicco)^N-k
dove…
- Ppicco -> probabilità che l’utenza
chieda il picco nell’intervallo:
• Ppicco= Tpicco/T - n -> numero di utenze totali
- k -> numero di utenze considerate che chiedono il picco insieme
- Pk -> probabilità che l’evento k su n avvenga
Si stabilisce qual’è il numero minimo n di utenze da gestire contemporaneamente per avere un certo LS quando viene rispettate la condizione
• Somm(Pk k da n+1 a N)<=(1-LS/As)