Cose -> teorie Flashcards

(41 cards)

1
Q

Prima impressione

A

Modello configurazionale di Asch

The face effect, Todorov

Effetto primacy nella formazione della prima impressione, Asch

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2
Q

Modelli teorici della cognizione sociale

A

Individuo come economizzatore cognitivo, Taylor, 1981:

Tattico motivato, Fiske e Taylor, 1991:

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3
Q

Influenza sociale

A

Attivazione di norme sociali:
Influenza informativa (McNeil & Sherif, 1976).
Influenza normativa (Asch, 1952).
Obbedienza all’autorità (Milgram, 1963).

Disattivazione di norme sociali:
Effetto spettatore, bystander effect. Modello di Latanè e Darley (1968). Esperimento aiuto, esperimento smoke situation

Influenza sociale della minoranza
Moscovici caratteristiche dei membri, conformismo pubblico e privato
Esperimento influenza della minoranza
Nemeth: maggioranza pensiero convergente, minoranza pensiero divergente.

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4
Q

Teorie aggressività

A

1) DOLLARD
- Teoria della frustrazione-aggressività. Deprivazione (un proprio bisogno fondamentale o desiderio non viene soddisfatto o viene negato) → stato psicologico di frustrazione → stato di arousal (aumento dell’energia aggressiva che necessita di essere sfogata) → comportamento aggressivo.
È una teoria importante perché è la prima a prendere le distanze dalla concezione di aggressività come istinto innato e la considera come derivante da uno stato psicologico dell’individuo.

2) BERKOWITZ
- Componente istintiva ma non inevitabile o invariabile: interazione tra tendenze innate e fattori situazionali, sociali e culturali.
- Teoria segnale-stimolo: Non necessariamente la frustrazione si traduce in aggressività. È più probabile che accada se nell’ambiente ci sono degli stimoli che vanno nella direzione dell’aggressività.
- Studio effetto arma

3) CROSBY
- Teoria della deprivazione relativa

4) BANDURA
- Teoria dell’apprendimento sociale.

5) ANDERSON E BUSHMAN
- General aggression model

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5
Q

Teorie identità

A

William james: sé corporeo, spirituale, sociale

Interazionismo simbolico, Mead

Molteplici sé, Higgins
Teoria della discrepanza del sè, Higgins
Teoria dei foci regolatori, Higgins

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6
Q

Come conosciamo noi stessi?

A

Teoria dell’autopercezione, Bem
Teoria del confronto sociale, Festinger

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7
Q

Come si formano gli atteggiamenti?

A

1) Esperienza diretta: condizionamento classico, operante, mera esposizione.

2) Esperienza indiretta: apprendimento sociale, Bandura

3) Inferenze dal nostro comportamento. Teoria dell’autopercezione, Bem

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8
Q

Fattori che sembrano essere predittivi nel favorire la connessione tra atteggiamento e comportamento:

A

1) Grado di specificità dell’atteggiamento, Fishbein e Ajzen: è più probabile che un atteggiamento predica il comportamento quando hanno un simile grado di specificità. Tra atteggiamento generico e episodio specifico entrano in gioco ulteriori variabili contestuali (norme sociali, desiderabilità sociale, pressione situazionale).

2) Tempo tra atteggiamento e comportamento.

3) Grado di accessibilità dell’atteggiamento: euristica della disponibilità: più un atteggiamento è facilmente accessibile in memoria, maggiore è la probabilità che si traduca in comportamento

4) Intensità dell’atteggiamento, che dipende da:
- quantità di informazioni.
- averlo appreso da esperienze dirette.
- coinvolgimento personale.

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9
Q

Teorie sull’atteggiamento

A

ABC degli atteggiamenti, Rosenberg e Hovland
Teoria dell’azione ragionata, Fishbein e Ajzen
Teoria del comportamento pianificato, Ajzen

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10
Q

Come l’atteggiamento cambia:

A

1) Introspezione e autovalutazione.

2) Tentativo di riduzione della dissonanza cognitiva:
(- adattando il comportamento all’atteggiamento)
- adattando l’atteggiamento al comportamento
- razionalizzazione post hoc (es. giustificazione dello sforzo)
- obbedienza indotta.

3) Fonti esterne, comunicazione persuasiva.

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11
Q

Teorie sul pregiudizio

A

1) Teoria della personalità autoritaria, Adorno.
Scala F: convenzionalismo, sottomissione all’autorità, aggressività autoritaria, anti-introspezione, potere e durezza.

2) Teoria del conflitto realistico, Sherif
The robber’s cave experiment, Sherif

3) Paradigma dei gruppi minimali, Tajfel

4) Teoria dell’identità sociale, Tajfel e Turner
Cognizione: (categorizzazione in ingroup e outgroup → salienza di appartenenza all’ingroup) → Motivazione (atteggiamenti positivi verso l’ingroup e negativi verso l’outgroup → mantenimento di un’immagine positiva dell’identità sociale e aumento dell’autostima).

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12
Q

E quando si percepisce di appartenere a gruppi sociali non funzionali per la nostra identità sociale e la nostra autostima?

A

MOBILITÀ SOCIALE: DIS-IDENTIFICAZIONE con il proprio gruppo e TENTATIVO DI INCLUSIONE con gruppi più di alto status, quando i confini tra i gruppi sono permeabili.
Es. gruppi di amici.
CREATIVITÀ SOCIALE: VALORIZZAZIONI DEGLI ASPETTI positivi del mio ingroup e quelli negativi dell’outgroup
Es. rapporto tra gruppi nazionali.
COMPETIZIONE SOCIALE: AZIONI COLLETTIVE MIRATE A MIGLIORARE LO STATUS DELL’INGROUP E, dunque, LA PROPRIA IDENTITÀ SOCIALE.
Es. movimenti femministi, proteste degli afroamericani, proteste a favore dei diritti dei migranti.

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13
Q

Pregiudizio riluttante:
Come si manifesta?
In che forme si manifesta?

A

Quando di manifesta?
Quando c’è AMBIGUITÀ NORMATIVA: le norme sociali di tolleranza non sono ben strutturate e salienti e le persone hanno la possibilità di trovare una giustificazione per il loro atteggiamento o comportamento pregiudizievole.

In che forme si manifesta?
Se il comportamento è consapevole e controllabile, si ricorre a un linguaggio politically correct, comportamenti espliciti positivi e accoglienti verso i membri delle minoranze.
Se il comportamento è implicito e automatico, si osserva:
- tendenza a evitare l’interazione con il membro di minoranza;
- quando avviene l’interazione, può emergere dal linguaggio non verbale imbarazzo, senso di disagio (ad es., mantiene distanza fisica dall’interlocutore, sguardo evitante, postura chiusa) e tendenza inconsapevole a voler interrompere l’interazione, ma anche comportamenti che enfatizzano la positività dell’interazione, quando dall’altra parte la minoranza è in grado di percepire quegli indizi di imbarazzo e disagio e quindi vanno a diminuire la qualità dell’interazione.

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14
Q

Conseguenze individuali dello stigma

A

1) Malessere psicofisico

2) Abbassamento dell’autostima: in parte contraddetto, attribuzione esterna

3) Interiorizzazione dell’inferiorità: in parte contraddetto, attribuzione esterna

4) Riduzione dell’autoefficacia, della memoria di lavoro e peggioramento delle prestazioni.

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15
Q

Processi psicologici sottostanti alla riduzione del pregiudizio tramite contatto

A

FATTORI COGNITIVI:
Il modello dell’ingroup comune (Gaertner e Dovidio, 2000): attraverso l’introduzione di OBIETTIVI SOVRAORDINATI SI RIDUCE LA SALIENZA CATEGORIALE INGROUP VS OUTGROUP e AUMENTA LA SALIENZA DELL’APPARTENENZA A UN GRUPPO COMUNE.
Limiti:
→ Può essere solo una SOLUZIONE TEMPORANEA perché è possibile che quando gli obiettivi sovraordinati diventano meno salienti i livelli di pregiudizio tornino a quelli iniziali.
→ RISCHIO DI ASSIMILAZIONE invece che integrazione: spariscono le distinzioni comuni, si crea un gruppo comune, ma un gruppo che rappresenta la maggioranza. Abbandonare la propria identità sociale di provenienza comporta un rischio di scarso adattamento psicologico, con delle conseguenze sul benessere. Soluzione ideale alternativa all’assimilazione: identità duplice, in cui vengono mantenute allo stesso tempo le due appartenenze gruppali.

FATTORI AFFETTIVI:
Un contatto positivo e frequente con i membri dell’altro gruppo:
(Disconfermare stereotipi negativi.
Maggior familiarità verso l’altro e le sue modalità d’interazione.
Maggior familiarità verso aspetti culturali caratteristici di quel gruppo.)
1) AUMENTA L’EMPATIA: risposta emotiva orientata alla COMPRENSIONE DEGLI ALTRI.
2) DIMINUISCE L’ANSIA INTERGRUPPI: emozione che proviamo quando interagiamo con persone appartenenti a gruppi sociali diversi dal nostro. Può essere dovuta a STEREOTIPI NEGATIVI APPRESI e all’INCERTEZZA SU COME COMPORTARSI.
Conseguenze negative:
- Evitamento del contatto.
- Interazione che richiede un grande sforzo di risorse cognitive.
- Abbassa la qualità percepita dell’interazione soprattutto nei membri di gruppi di minoranza.

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16
Q

Modello dei percorsi dell’uso problematico dello smartphone, Billieux et al. (2015)

A

1) Eccessiva ricerca di rassicurazione: utilizzo problematico dello smartphone per mantenere le relazioni sociali con gli altri e ottenere conforto e rassicurazioni (chiamate e app di messaggistica).
Correlato a stili di attaccamento insicuri e ansia generalizzata.
2) Impulsività: utilizzo problematico dello smartphone dovuto a scarse capacità inibitorie e bisogno immediato di soddisfazione, anche in situazioni proibite o di rischio es. guida (social, videogames, siti di gioco d’azzardo).
Correlato a scarso autocontrollo e elevata aggressività.
3) Estroversione: desiderio costante di mantenere e creare nuove relazioni sociali (app di messaggistica e social media).
Correlato ad alti livelli di estroversione e sensation seeking.

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17
Q

Uso compensatorio di internet (compensatory internet use theory, CIUT), Karde Felt-Winter (2014)

A
  • Strategia di compensazione:
    L’utilizzo della tecnologia può rappresentare una strategia compensatoria di coping adattivo nei casi in cui le relazioni offline risultano difficili da instaurare o mantenere, contribuendo al benessere psicologico e sociale dell’individuo.
    Coping: insieme degli sforzi cognitivi e comportamentali messi in atto per fronteggiare richieste esterne e interne percepite come stressanti o che superano le risorse dell’individuo, Lazarus e Folkman (1984)
    Persona costretta a letto per problemi di salute.
    Situazioni di lockdown pandemico, apocalittico, di guerra (es. covid)
  • Strategia di sostituzione: le interazioni face to face sono possibili ma l’individuo preferisce le interazioni online perché generano livelli inferiori di ansia sociale, sono meno stressanti e meno faticose.
    La strategia sostitutiva della tecnologia rappresenta un comportamento problematico che potrebbe diventare estremamente disfunzionale e condurre al ritiro sociale.
    Hikikomori: persone ritirate socialmente che hanno contatti con l’esterno quasi esclusivamente mediati dalla tecnologia.
18
Q

Principi della cognizione sociale

A

-> Economizzare le risorse cognitive ed evitare la dissonanza cognitiva.

1) Scarsa profondità di elaborazione, siamo pigri (in assenza di motivazione): ci affidiamo a un’elaborazione superficiale e il più rapida possibile delle informazioni, a scapito dell’accuratezza, per risparmiare energie cognitive.
Utilizziamo strategie e scorciatoie cognitive: categorizzazione e stereotipi, effetto alone, bias di conferma, euristiche, correlazione illusoria…

2) Conservatorismo, siamo conservatori: una volta formulata una prima impressione, siamo scarsamente propensi a cambiarla per economizzare le risorse cognitive e per evitare la dissonanza cognitiva.
Effetto alone, bias di conferma.

L’elemento chiave che ci fa invertire la rotta nel nostro giudizio sugli altri è la motivazione… oppure anche semplicemente quando, ricevuta una quantità sufficiente di info disconfermanti, falsificanti, siamo costretti a riaggiornare la nostra visione. Questo accade molto poco frequentemente rispetto alle n00 di persone che incontriamo.

3) Effetto del falso consenso, siamo egocentrici: utilizziamo la conoscenza che abbiamo di noi stessi (schema del sé) per fare inferenze e interpretare atteggiamenti e comportamenti altrui, (almeno quelli appartenenti a gruppi sociali prossimi), a scapito dell’accuratezza, per risparmiare energia cognitiva.

19
Q

Funzioni degli stereotipi:

A

Funzione descrittiva.
Funzione prescrittiva: forniscono informazioni su come comportarsi nei confronti dei membri di un determinato gruppo e come comportarsi per essere un buon membro del proprio gruppo.
Funzione di protezione dello status quo: legittimano l’organizzazione gerarchica esistente all’interno della società

20
Q

Modello della dissociazione

A

STEREOTIPI AUTOMATICI: se appresi e interiorizzati si attivano in modo involontario, anche se non condivisi. Messa in atto di comportamenti coerenti allo stereotipo. Attivazione automatica perché gli stereotipi sono scorciatoie cognitive e credenze condivise.

CONTROLLO CONSAPEVOLE: se abbiamo sufficiente controllo della situazione e se siamo motivati a farlo, abbiamo la possibilità di dissociarci dallo stereotipo e inibire la reazione negativa.
Attenzione, motivazione, livello di pregiudizio, aspettativa sociale.

21
Q

Perché è difficile modificare le associazioni automatiche degli stereotipi?

A

Queste associazioni automatiche sono a lungo rinforzate.
Parsimonia cognitiva.
Coerenza interna ed evitare la dissonanza cognitiva.

22
Q

Processi di modifica dello stereotipo:

A

A livello personale: contatto,
A livello di comunità: cambiamenti sociali:
→ gli stereotipi sono un riflesso dei rapporti intergruppo e cambiano quando questi cambiano.
Stereotipi negativi si estremizzano in momenti di conflitto o competizione tra i membri del proprio gruppo e dell’altro gruppo.
Stereotipi positivi si sviluppano quando si hanno rapporti armoniosi o di collaborazione tra i gruppi: obiettivi sovraordinati.

23
Q

Perché le persone trascorrono così tanto tempo a utilizzare dispositivi tecnologici?

A

1) Attivano meccanismi di ricompensa che generano dipendenza:
- randomizzazione delle ricompense (motivazione dopaminergica, bisogno di chiusura cognitiva, effetto Zeigarnik.
- ricompense infinite

2) Soddisfano bisogni umani:
- Bisogno primario di appartenenza (fear of missing out, nomophobia)

3) Automatizzazione comportamentale

24
Q

Scorciatoie cognitive

A

1) Euristiche: non sono da considerarsi processi automatici, perché comunque presuppongono una qualche forma di ragionamento, per quanto veloce, superficiale e inaccurato.

Euristica della rappresentatività: stimare la probabilità che un evento appartenga a una determinata categoria basandosi sulla somiglianza dell’evento con un modello di quella categoria, senza considerare adeguatamente altre informazioni statistiche rilevanti e quindi commettendo la fallacia della probabilità di base.
Es. Credere che una startup tecnologica innovativa abbia alte probabilità di successo solo perché la associamo a grandi aziende tecnologiche di successo, ignorando il tasso di fallimento delle startup.

Euristica della disponibilità: stimare la probabilità di un evento in base alla disponibilità in memoria di esempi di quell’evento.
Es. Ritenere più pericoloso l’aereo dell’automobile, sovrastimando l’incidenza degli incidenti aerei rispetto a quelli automobilistici, perchè gli incidenti aerei sono i più accessibili e immediatamente disponibili in memoria (in questo caso c’è anche l’aspetto della familiarità (ho esperienza della macchina tutti i giorni come un mezzo sicuro, mentre non sono mai stato sull’aereo e le uniche notizie che ne ricevono riguardano incidenti) + l’aspetto della gravità dell’incidente (un morto vs centinaia di morti)).

2) Bias di conferma: cercare, considerare, interpretare, ricordare e sopravvalutare le informazioni che confermano le proprie credenze e ignorare, sottovalutare, reinterpretare le informazioni che le disconfermano. Sostiene per esempio la correlazione illusoria. Se sento una cosa tante volte, probabilmente è vera.
Es. ho un giudizio negativo su una persona -> evito i tratti positivi o li interpreto in senso negativo per evitare la dissonanza cognitiva.
NB: L’effetto alone può innescare una valutazione positiva o negativa iniziale: origine del giudizio deformato. Il bias di conferma può poi rafforzare quella impressione, selezionando solo i dati che la confermano e ignorando il resto: mantenimento e rinforzo del giudizio

Principio del conservatorismo: aspetto specifico del bias di conferma che si riferisce alla tendenza a mantenere costanti le credenze nel tempo, cioè dare più peso a prove che confermano le ipotesi iniziali, piuttosto che abbandonarle o modificarle quando affrontano informazioni contrastanti.
Applicando questo principio alla correlazione illusoria si descrive la tendenza a focalizzarsi solo sugli esempi che confermano la nostra ipotesi iniziale di correlazione, e ignorare quelli che la disconfermano.

3) Effetto alone, halo effect: generalizzare un tratto positivo o negativo di una persona o situazione ad altri aspetti, riducendo la possibilità di percepire informazioni contrastanti.
Es. tendenza inconsapevole degli individui a considerare ciò che è bello come anche buono.

4) Correlazione illusoria (non è propriamente un’euristica): percepire o sovrastimare l’esistenza di una relazione tra due entità (gruppo sociale, comportamento… ) anche quando queste due entità non sono di fatto legate, o lo sono debolmente. Può essere sostenuto dal bias di conferma.
Es. Se un prodotto costa tanto allora è il migliore.

25
Quando è più probabile che l'errore fondamentale di attribuzione si verifichi?
- Quando percepiamo il comportamento come intenzionale e libero. Es. invece: le persone della Corea del Nord che marciano insieme nelle parate pubbliche (comportamento), non le pensiamo necessariamente come obbedienti (attribuzione interna), ma come influenzate da un regime dittatoriale (attribuzione esterna). - Quando il comportamento è inusuale e atipico. Es. se una persona butta una cartaccia per terra in una pulitissima città svizzera, è più probabile sia percepito come incivile (attribuzione interna). Es. se uno studente proveniente da un ambiente socioculturale difficile prende sempre 9, è percepito come sicuramente intelligente (attribuzione interna). L’errore fondamentale di attribuzione è tipico delle culture occidentali e individualistiche, in cui al centro dell’attenzione è l’individuo percepito come entità unica e autonoma e il contesto passa solo in secondo piano. Studi cross-culturali (Morris & Peng, 1994) condotti anche in culture collettivistiche, dove il contesto e la collettività è in primo piano rispetto all’individuo, hanno mostrato come l’errore fondamentale di attribuzione sia di molto indebolito.
26
Dati esperimento di Asch
Nella condizione sperimentale il tasso medio di conformismo è stato quello del 32%, la metà si conformava in almeno la metà delle prove e il 5% in tutte le prove.
27
Dati esperimenti di Milgram
La percentuale di persone obbedienti era sempre superiore al 50%, anche quando la scossa era particolarmente intensa e segnalata come estremamente pericolosa. In un centro di ricerca privato (meno conosciuto e meno prestigioso dell’Università di Yale il tasso di obbedienza all’autorità diminuiva (ma era comunque alto, 48%)
28
Latanè e Darley
1) La presenza di altre persone che potrebbero intervenire può generare: - diffusione della responsabilità, che riduce l'assunzione di responsabilità personale e favorisce disimpegno, oltre che assoluzione, morale. - ignoranza pluralistica: errate convinzione che l'inazione altrui implichi che l'intervento non sia necessario. Influenza informativa. Cortocircuito interpretativo. 2) La presenza di altre persone diminuisce anche la consapevolezza che qualcosa di anomalo stia accadendo perché inibisce l'ispezione dell'ambiente circostante.
29
Possibili risultati di interazione fra una maggioranza e una minoranza:
- Esclusione: la minoranza, considerata come deviante, viene estromessa dal gruppo. - Conformazione: la maggioranza persuade la minoranza a (ri)adottare il loro punto di vista. - Mediazione: si raggiunge un compromesso. - Cambiamento e innovazione: una minoranza si estremizza, accentua il conflitto e persuade la maggioranza fino a produrre cambiamento sociale.
30
Caratteristiche che i membri della minoranza devono avere per produrre cambiamento sociale:
- Attivi. - Organizzati. - Coerenti nelle opinioni e nei comportamenti: fra di loro, anche nel tempo. Uno stile coerente attira attenzione, dimostra che esiste un’alternativa, dimostra sicurezza e coinvolgimento e può creare alla lunga incertezza e dubbio nella maggioranza.
31
Approcci teorici correlazione mass media violenti - aumento dei livelli di aggressività:
Teoria del priming cognitivo Teoria della desensibilizzazione Teoria dell’apprendimento sociale (Bandura) General Aggression Model (Anderson & Bushman) Ipotesi della catarsi (Ferguson e Rueda)
32
Aree dolore fisico e dolore sociale
Corteccia prefrontale ventrolaterale dx. Corteccia cingolata anteriore.
33
Come si arriva alla deindividuazione?
Gruppo: folla numerosa, con coesione, unanimità e leadership direttiva e carismatica. Obiettivi comuni e percezione di una minaccia esterna: - contagio emotivo, - aumento dell'arousal, - anonimato percepito, - diffusione della responsabilità, - adozione di norme situazionali. → deindividuazione: azioni impulsive, trasgressive e potenzialmente violente.
34
Aree che si attivano quando diventiamo consapevoli di noi stessi. Pensiero simbolico. Teoria della mente
Corteccia prefrontale mediale
35
Aree che si attivano quando si attivano gli stereotipi
Corteccia prefrontale mediale. Giro frontale inferiore.
36
Funzioni del sé.
- AUTOCONOSCENZA: RACCOGLIE le informazioni su noi stessi e COSTRUISCE UN INSIEME DI CREDENZE SUL SÉ (tratti di personalità, aspetto fisico, ciò che ci piace/no ci piace, ciò che ci far star bene/male). “So di essere una persona introversa, mi affatico nelle situazioni sociali intense." - SÉ INTERPERSONALE o PUBBLICO: ATTRIBUTI che utilizziamo per DEFINIRE LA NOSTRA IDENTITÀ da presentare al PUBBLICO (i gruppi cui apparteniamo, il nostro status, la nostra occupazione, la nostra situazione sentimentale). - AGENTICITÀ DEL SÈ: FUNZIONI ESECUTIVE che il sé esplica (processi decisionali, capacità di controllo e auto-efficacia).
37
Perché l'autoconsapevolezza diminuisce i comportamenti trasgressivi?
Perché incentiva il confronto con il sé condiviso, rendendo salienti gli standard sociali, e il confronto con il sé ideale.
38
Strategia del sè motivazionale
1) AUTO-AFFERMAZIONE: capacità di esprimere in modo chiaro, diretto e rispettoso i propri pensieri, sentimenti, bisogni e diritti, senza prevaricare gli altri e senza sottomettersi. Quando l’immagine positiva del proprio sé in un ambito viene messa in discussione, le persone riducono tale minaccia spostando l’ambito del dominio entro cui fare la valutazione, sottovalutando l’importanza di quell’ambito e valorizzando la propria positività in altre aree. Es. Sono un disastro all’università, però ho un sacco di amici e so come divertirmi. 2) SELF-SERVING BIAS, tendenza sistematica a vantaggio del sé: Se il nostro comportamento è positivo lo riconduciamo a cause interne, come espressione di ciò che siamo e delle nostre intenzioni e sforzi. Se il nostro comportamento è negativo lo riconduciamo a cause esterne, come vincoli o fattori situazionali, che non riflettono ciò che sono davvero. 3) SELF-HANDICAPPING STRATEGY, strategia anticipatoria autolesiva, di autosabotaggio: ricorrere in maniera anticipata a impedimenti o ostacoli esterni che possano ridurre la responsabilità personale per imminenti fallimenti o prestazioni mediocri. Metto le mani avanti. Il self-handicapping è un self-serving preventivo (attribuzione esterna, cause situazionali al fallimento). Es. prima di un esame dire “oggi ho un fortissimo mal di testa”, “non è giornata”. La procrastinazione può essere una forma di self-handicapping (a sua volta self-serving) perché permette di creare cause esterne a cui attribuire l’eventuale fallimento in maniera preventiva. Inoltre, oggi la procrastinazione è socialmente accettata e può essere percepita meno sanzionabile del fallimento e quindi può essere preferita.
39
Funzioni dell'atteggiamento
Funzione auto affermativa: servono per esprimere e affermare il proprio sé e la propria identità (autoconoscenza e sé interpersonale). Massimizzazione delle risorse cognitive: la conoscenza dello stimolo non parte da zero (come per categorie, stereotipi, pregiudizi).
40
Teorie traduzione dell'atteggiamento nel comportamento?
TEORIA DELL'AZIONE RAGIONATA, Fishbein e Ajzen. Fattori che intervengono nella manifestazione dell'atteggiamento nel comportamento: contestuali e individuali: 1) NORMA SOGGETTIVA: la percezione personale di quali siano le aspettative e le pressioni sociali che provengono dal gruppo di riferimento (famiglia, amici, colleghi, ecc.). Es. Voglio smettere di fumare (atteggiamento verso il comportamento). Tanto più le persone attorno a me esprimono atteggiamenti (“fumare fa male”) o attuano comportamenti nella direzione del comportamento (smettono di fumare), tanto più è probabile che io metta in atto quel comportamento. 3) INTENZIONE COMPORTAMENTALE: più ci sono volontà e motivazione di mettere in atto quel comportamento, più è probabile venga messa in atto. Es. Voglio smettere di fumare (atteggiamento verso il comportamento). Tanto più sono convinto e motivato a smettere tanto più è probabile lo faccia. TEORIA DEL COMPORTAMENTO PIANIFICATO: 3) PERCEZIONE DELLA CAPACITÀ DI CONTROLLARE IL COMPORTAMENTO, nell’attuare un comportamento coerente con l’atteggiamento, tipo autoefficacia di Bandura. Es. Voglio smettere di fumare (atteggiamento verso il comportamento). Tanto più percepisco di avere le giuste risorse e potenzialità che mi permettano di farlo, tanto più è probabile io smetta di fumare.
41
Quando si viene persuasi?
Modello della probabilità dell’elaborazione, Petty e Cacioppo (1986): Quando le persone ricevono un messaggio persuasivo, possono attuare due diversi percorsi d’elaborazione del messaggio: - Percorso centrale: può produrre un cambiamento più duraturo, profondo e meno influenzabile. - Percorso periferico: può produrre un cambiamento più breve, superficiale e più soggetto a influenze. es. tipico quando si è esposti a messaggi pubblicitari (scarso investimento di risorse cognitive). La scelta del percorso dipende da: - Risorse cognitive a disposizione in quel momento: se alte, percorso centrale. - Motivazione della persona: se alta, percorso centrale. - Competenza della persona verso il tema del messaggio: se alta, percorso centrale. Gli indizi periferici sono particolarmente importanti affinché il messaggio sia persuasivo es. attrattività fisica della fonte (bellezza → bontà), credibilità (percepita) della fonte (competenza → bontà).