Lesioni Complesse Flashcards

(17 cards)

1
Q

Cosa si intende per lesioni complesse?

A

Le lesioni complesse sono quei processi patologici formate da più lesioni elementari che possono agire in modo sinergico, complicando ulteriormente il danno al tessuto del pz. Le principali sono trombo e ateroma.

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2
Q

Emostasi (definizione, fasi e agenti per ogni fase) vs coagulazione vs trombosi

A

L’emostasi è un processo fisiologico che l’organismo mette in atto per fermare un’emorragia. Comprende tre momenti fondamentali
1. Fase endoteliale: a seguito della lesione della parete endoteliale, c’è subito vasocostrizione mediata dalle CELLULE ENDOTELIALI, che sfruttando il flusso sanguigno limitano la perdita di sangue dalla lesione
2. Fase piastrinica: si attivano le PIASTRINE che, con il fattore di Von Willebrand, aderiscono alla parete vascolare per formare il tappo emostatico primario.
3. Fase coagulativa: il tappo endostatico primario piastrinico viene sostituito dal secondario (per attivazione via intrinseca ed estrinseca). Si sfruttano i FATTORI DELLA COAGULAZIONE.

Coagulazione: processo fisiologico che si attiva in caso di rotture della parete endoteliale
Trombosi: evento patologico dovuto all’attivazione inappropriata dell’emostasi all’interno dei vasi, con conseguente formazione di coaguli di fibrina disseminati per il torrente circolatorio.

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3
Q

Proprietà antitrombotiche della cellula endoteliale

A
  • inibizione dell’aggregante piastrinico (produzione PGI2, NO e ADPasi)
  • inibizione della trombina (trombomodulina, proteine c/s, antitrombina III)
  • fibrinolisi (t-PA)
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4
Q

Proprietà pro-trombotiche della cellula endoteliale

A
  • adesione e aggregazione piastrinica (vWF, PAF)
  • esprimono il fattore tissutale (fattori IX e X)
  • inibizione della fibrinolisi (tPAI)
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5
Q

Piastrine (struttura, attivazione, azione)

A

Presentano un glicocalice esterno intorno alla membrana plasmatica, numerosi granuli di secrezione e canalicoli interni.
Vengono attivate da:
- legame con collagene (esposto con la lesione del vaso)
- trombina
- ADP
- adrenalina
- TXA2
- DAG
IP3

Azione:
1. Adesione delle piastrine alla porzione endoteliale danneggiata tramite recettore piastrinico glicoproteico Gplb che si lega al vWF (nell’endotelio)
2. Reclutamento complesso 1a/2a tramite il collagene esposto
3. Aggregazione piastrinica grazie al fibrinogeno che si lega al recettore 2b/3a
4. Modificazione forma piastrine tramite il fattore FP3
5. Secrezione di enzimi pro aggreganti stimolata dalla presenza di ADP, TXA2, fibrinogeno e PF4.

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6
Q

Coagulazione del sangue

A

Processo fisiologico caratterizzato da diversi fattori, tra cui il più importante FP3: questo svolge la funzione di supporto per il fattore 10a sulla piastrina.
Le piastrine si servono contemporaneamente sia della via intrinseca (x contatto con le superfici da precallicreina) che di quella estrinseca (x danno tissutale mediante tromboplastina). Entrambe le vie portano all’attivazione del fattore IXa che media l’attivazione, insieme ad altri tipo FP3 del fattore X.
Tra i meccanismi di feedback troviamo gli inibitori della coagulazione:
- flusso sanguigno
- anticoagulanti naturali.

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7
Q

Trombosi (+ definizione di trombo)

A

È un’alterazione patologica dell’emostasi, che consiste nella formazione di una massa solida nel cuore o nei vasi a partire da costituenti del sangue, in completa assenza di danno.

Il trombo è definito come un evento emostatico che si attiva nella sede sbagliata.

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8
Q

Triade di virchow

A

È l’insieme dei tre fattori fondamentali (almeno due) per l’insorgenza del trombo, ovvero:
- danno endoteliale
- alterazione del flusso ematico
- ipercoagulabilità

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9
Q

Composizione e patogenesi del trombo

A

I trombi si formano per sovrapposizione di strati catalizzata dalla trombina che viene attivata dall’innesco della coagulazione.
I trombi sono quindi composti dalle cosiddette strie di Zahn.
- a livello arterioso si formano i trombi bianchi (formati solo da aggregati piastrinici) o misti (formati da piastrine e fattori della coagulazione) e sono più piccoli e compatti dei venosi. Si formano a causa della turbolenza del flusso che, con l’energia meccanica, stimola le cellule endoteliali ad aumentarne l’adesività per poi produrre fattori pro-trombotici.
- a livello venoso, invece, i tropmbi sono detti rossi perché la concentrazione di eritrociti è tanto maggiore da non poter distinguere le strie. Sono dati da danno da stasi, crescono in direzione del flusso e hanno maggior tendenza all’embolizzazione e alla rottura.

In generale, i trombi possono essere occlusivi (ischemia) oppure murali/parietali se danno occlusione parziale. Per i trombi nel cuore si parla di vegetazione.

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10
Q

Evoluzione del trombo

A
  • guarigione e quindi dissoluzione del trombo a carico delle cellule endoteliali (se attivano la fibrinolisi) o di farmaci (cardioaspirina, inibisce sintesi di TXA2)
  • se parietale, il trombo viene ricoperto da cellule endoteliali e inglobato nella parete vasale
  • se il trombo è occlusivo si creano delle vie collaterali e il trombo rimane silente, altrimenti si fromano fori nel trombo (ricanalizzazione del distretto)
  • il trombo può cxalcificare o infettarsi
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11
Q

Coagulazione intravascolare disseminata (CID)

A

È una grave condizione ematologica caratterizzata da una coagulazione eccessiva generalizzata. È una complicazione, ovvero è secondaria a quadri patologici più gravi (come tumori, sepsi, traumi gravi).
Si verifica in caso di danno tissutale massivo o infiammazione generalizzata, dipende dall’esposizione del fattore tissutale. La somministrazione di anticoagulanti peggiora la situazione, quindi si somministra soluzione glucosata.

È divisa in due fasi
1. Prima fase trombotica: le cellule endoteliali di tutto il sistema vascolare espongpono il fattore tissutale che attiva la via estrinseca, fromando microtrombi e maglie di fibrina che intrappolano eritrociti (rottura globuli rossi = anemia emolitica-microangiopatica). Condizioni ischemiche portano a necrosi degli organi.

  1. Seconda fase emorragica: a causa del consumo di fattori coagulanti si osserva emorragia. La fibrinolisi porta alla produzione di FDS e D-DIMERO, marcatori della CID e anticoagulanti.

Citochine coinvolte nella CID:
- IL-6, induce espressione del fattore tissutale perché danneggia cellule endoteliali
- TNF-alfa, blocca gli anticoagulanti attivando il tPAI che blocca la fibrinolisi

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12
Q

Aterosclerosi: definizione

A

L’arteriosclerosi è una patologia complessa che comporta indurimento e ispessimento della parete arteriosa con conseguente perdita di elasticità di questa. Comprende tre lesioni:
1. Sclerosi calcifica mediale
2. Arteriolosclerosi
3. Aterosclerosi

Nel dettaglio, per aterosclerosi si intende un insieme variabile di lesioni della tonaca intima delle arterie di grosso calibro, con evidenti aspetti infiammatori e riparativi a mediazione immunitaria. È la prima causa di morte dei paesi industrializzati

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13
Q

Ateroma

A

Per ateroma si intende una serie complessa di modificazioni alla tonaca intima delle arterie, con evoluzione necrotica, in cui le componenti principali sono:
- proliferazione cellulare di fibrocellule muscolari lisce + linfociti T + macrofagi
- deposito di matrice e lipidi x degenerazioni
- alterazioni della tonaca media con sostituzione di fibrosa

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14
Q

Classificazione delle lesioni aterogene

A

Lesioni precoci (asintomatiche)
1. Lesione iniziale (di tipo I)
2. Stria lipidica (di tipo II) - con placche IIA e IIB
3. Lesione intermedia o pre-ateroma (di tipo III)

Lesioni conclamate (possono dare sintomatologia)
4. Ateroma (di tipo IV)
5. Placca fibrosa (di tipo V) con sottoclassificazioni Va, Vb e Vc
6. Lesione complicata (di tipo VI)

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15
Q

Cause di rottura della parete vascolare (a seguito di aterosclerosi)

A

Fattori interni
- macrofagi: producono MMP che degrada componente connettivale della matrice + azione sui vasa vasorum della tonaca avventizia creando microemorragie che aumentano pressione sulla parete endoteliale verso l’interno
- crescita del nucleo lipidico necrotico, che spinge verso il lume

Fattori esterni
- stimoli meccanici (ipertensione)
- fattori chimici (omocisteina)
- fattori immunologici (presenza di immunocomplessi)
- fattori infettivi (endo o esotossine)

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16
Q

Analogie e differenze tra ateroma e riparazione tissutale

A

Analogie:
- sostituzione di tessuto danneggiato con tessuto fibroso
- presenza di macrofagi
- produzione di tessuto di granulazione + angiogenesi
- produzione di proteine della matrice

Differenze:
- sintesi di proteine della matrice extracellulare a carico dei fibroblasti nella riparazione e a carico delle fibrocellule muscolari lisce nella placca
- lo stimolo aterogeno è cronico, quello riparativo è acuto
- nella guarigione il processo è controllato, nell’aterosclerosi è continuo e incontrollato