Transmedia storytelling Flashcards

1
Q

Processo di costruzione di un mondo finzionale verosimile che possa contenere diverse storie e che possa ospitare diversi personaggi, esperibile in modo immersivo e esplorabile da diversi media con un elevato livello di coerenza interna, osservabile da diverse prospettive

A

Worldbuilding

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2
Q

Media a cui si ha accesso 24/7 che forniscono accesso costante a informazioni e strumenti di comunicazione

A

Cloud media

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3
Q

Ponti tra i contenuti di un progetto transmediale, elementi connettivi che consentono all’utente di passare da un contenuto veicolato da una piattaforma a un altro contenuto veicolato da un’altra piattaforma

A

Bridge

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4
Q

I tre fattori che sono scatenati da un ARG ben strutturato nella psiche del giocatore

A

Attivazione cognitiva, mobilitazione esperienziale e apprendimento esperienziale

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5
Q

Meccanismo motivazionale che serve a alimentare la motivazione e a far sì che l’utente raccolga le sfide che gli vengono poste

A

Ricompensa

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6
Q

Bridge interno al mondo finzionale

A

Bridge diegetico

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7
Q

Bridge che stimola la decodifica

A

Bridge implicito. Oltre a essere un bridge è anche un attivatore culturale.

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8
Q

Il primo contenuto con cui l’utente si interfaccia e attraverso il quale inizia l’esperienza

A

Rabbit Hole

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9
Q

Quando viene definito il mondo finzionale?

A

Prima di definire l’atto drammaturgico dei personaggi, prima di definire la sceneggiatura del prodotto finzionale.

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10
Q

Caratteristica di un oggetto del mondo finzionale che può essere portato dal piano finzionale al piano reale.

A

Extractability

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11
Q

Elemento che vive nel mondo narrativo

A

Elemento diegetico

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12
Q

Attività coordinata fissata al raggiungimento di un obiettivo

A

Collaborazione

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13
Q

Attività spontanea non finalizzata al raggiungimento di un obiettivo, spesso nasce dai fan

A

Partecipazione

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14
Q

Quali sono gli elementi industriali legati all’attuale concezione di prodotto transmediale?

A

Organizzazione industriale, autorialità progettuale, produzione integrata e un pubblico interagente.

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15
Q

In che modo l’organizzazione industriale è diventato elemento fondamentale di un progetto transmediale?

A

Quando grandi industrie hanno incominciato a acquistare asset legati a media diversi e ad avere interessi incrociati su più piattaforme si sono iniziati a sviluppare progetti transmediali.

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16
Q

A cosa è legato il concetto di autorialità?

A

Alla creazione e cocreazione di un prodotto. Qualsiasi progetto transmediale è sviluppato con una direzione, non è casuale.

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17
Q

Può il pubblico contribuire all’autorialità di un progetto transmediale?

A

Si, sviluppando diversi prodotti fan made, oppure partecipando e creando contenuti inerenti al prodotto transmediale.

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18
Q

Cosa si intende per produzione integrata?

A

La collaborazione di diversi comparti per estendere il prodotto narrativo.

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19
Q

Chi teorizza e quando viene teorizzato il concetto di ipertestualità transmediale?

A

Marsha Kinder nel 1991, che non introduce ancora il termine transmedia storytelling ma introduce il concetto di ipertestualità transmediale in relazione ai personaggi transmediali

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20
Q

Chi e quando viene teorizzato il concetto di crossmedialità?

A

Jack Bouman nel 2003 nel report del progetto europeo ACTeN

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21
Q

Cosa si intendeva per crossmedialità prima che si fondesse al concetto di progetto multipiattaforma?

A

Un progetto di narrazione che utilizza diversi media a supporto di un tema specifico. Il concetto di crossmedialità nel tempo è diventato più simile a quello di progetto multipiattaforma venendo rimpiazzato dal concetto di transmedialità.

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22
Q

In cosa si distingue un progetto crossmediale, inteso nella concezione più vecchia, da un progetto multipiattaforma?

A

Nell’utlizzo delle diverse piattaforme. Un progetto multipiattaforma usa diverse piattaforme per adattare un solo contenuto.

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23
Q

Chi teorizzò il concetto di transmedia storytelling e quando?

A

Henry Jenkins nel 2003 nel libro ‘Transmedia storytelling’, e riprende poi il concetto nel libro ‘Cultura convergente’ del 2006.

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24
Q

Quando viene riconosciuta la figura del transmedia producer?

A

Nel 2010.

25
Q

Come viene definito nel code of credits del 2010 il progetto narrativo transmediale?

A

Un progetto che presuppone 3 o più archi narrativi che esistono all’interno dello stessso universo finzionale e sono sviluppati su piattaforme diverse.

26
Q

Come viene definito il transmedia producer nel code of credits del 2010?

A

Responsabile della pianificazione, gestione, della produzione e sviluppo a lungo termine dei contenuti transmediali, responsabile della gestione della continuity narrativa tra le piattaforme e responsabile della gestione e sviluppo di ambienti online narrativi che consentono di connettere il pubblico con il mondo finzionale

27
Q

Gary Hayes identifica quattro modelli di prodotto transmediale, quali?

A

Pushed, Extras, Bridges e Experiences

28
Q

Come si presenta un prodotto transmediale di tipo pushed?

A

Come un prodotto che presenta poche differenze rispetto alle piattaforme, con un elevato livello di ridondanza tra i contenuti e un basso livello di differenziazione. Si pone al limite del prodotto multipiattaforma.

29
Q

Come si presenta un prodotto transmediale di tipo extra?

A

Come dei contenuti prodotti durante la serie principale e resi disponibili su piattaforme diverse. I prodotti mediali di tipo extra non dipendono uno dall’altro, ma estendono l’esperienza di fruizione. Hanno un elevato livello di ridondanza e un alto livello di differenziazione.

30
Q

Come si presenta un prodotto transmediale di tipo Bridge?

A

Come un prodotto concepito per condurre il pubblico attraverso diversi media.

31
Q

Come si presenta un prodotto transmediale di tipo Experience?

A

Come un prodotto distribuito su molte piattaforme in modo non lineare.

32
Q

Quali sono le tre tipologie di transmedia secondo Robert Pratten?

A

Franchise, Portmanteau e Esperienze complesse

33
Q

Come si presenta un prodotto transmediale di tipo Franchise?

A

Come contenuti autonomi gli uni dagli altri fruibili indipendentemente ma ambientati nello stesso universo narrativo

34
Q

Come si presenta un prodotto transmediale di tipo Portmanteau?

A

Come progetti multipiattaforma che contribuiscono a una sola esperienza, come gli ARG

35
Q

Come si presenta un prodotto transmediale identificabile come esperienza complessa?

A

Come un prodotto che unisce la tipologia portmanteau e franchise. Sono esperienze broadcast fruibili indipendentemente le une dalle altre ma intrecciate con esperienze interattive e partecipative.

36
Q

Quali sono secondo Andrea Philips le due principali metodologie di creazione di un prodotto transmediale?

A

La frammentazione di una storia, i cui pezzi vengono distribuiti su diversi media o l’espansione di un universo finzionale creando nuovi prodotti appartenenti a quell’universo.

37
Q

Quali sono le due polarità di prodotti transmediali secondo Andrea Philips nel libro “Transmedia fragmentation spectrum” ?

A

Da una parte ci sono progetti transmediali composti da blocchi narrativi che coincidono con i singoli prodotti mediali (libri, film, serie…) e sono autoconclusivi (west-coast style), dall’altra progetti con blocchi narrativi molto piccoli in cui la narrazione deve essere ricostruita dall’utente attraverso l’attività performativa (east-coast style).

38
Q

Che differenza c’è tra west-coast style e east-coast style?

A

Il west-coast style segue il modello hollywoodiano e presuppone un insieme di contenuti mediali autosufficienti e correlati che vanno a definire un universo finzionale. L’east-coast style si sviluppa in ambito produttivo, è web-centrico e privilegia la dimensione dell’interazione ed è assimilabile meglio al concetto di esperienza transmediale.

39
Q

Quali sono i sistemi di comunicazione identificati da Max Giovagnoli?

A

Il sistema comunicativo supportivo, competitivo e onnivoro

40
Q

Che cos’è il sistema comunicativo supportivo secondo Max Giovagnoli?

A

E’ un sistema comunicativo che fa un uso complementare di diverse piattaforme che si sostengono vicendevolmente nel promuovere il tema principale del progetto narrativo

41
Q

Che cos’è il sistema comunicativo competitivo secondo Max Giovagnoli?

A

E’ un sistema comunicativo che punta a intercettare segmenti di pubblico mettendoli in competizione

42
Q

Che cos’è il sistema comunicativo onnivoro secondo Max Giovagnoli?

A

E’ un sistema in cui la narrazione si sviluppa attorno a un media principale e si dirama su altri media che dipendono dal principale per la distribuzione del contenuto

43
Q

Cosa intende Nuno bernardo per brand extension?

A

Intende la creazione di contenuti multimediali complementari a un prodotto mediale portante

44
Q

Cosa intende Nuno bernardo per stepping stone?

A

Intende l’utilizzo del web come piattaforma privilegiata di lancio per un progetto che se avesse successo verrebbe sviluppato ed esteso ad altre piattaforme

45
Q

Cosa intende Nuno Bernardo per organic transmedia?

A

Intende progetti storicentrici che sfruttano il potenziale di ciascuna piattaforma nell’estensione della narrazione. Sono quindi progetti transmediali dal principio

46
Q

A cosa serve il contratto di veridizione?

A

A esplicitare le regole del mondo narrativo perché tutto al suo interno sia coerente

47
Q

Quali sono i sette elementi generatori di De Angelis e Finardi, rielaborati dallo studio di Carlo Tullio Altan?

A

L’epos, o memoria storica collettiva, l’ethos, o norme, regole, valori e credenze, il logos, o linguaggio, il genos, o discendenza, anche relativa ai miti fondativi di un determinato popolo, il topos, o luoghi e territori (questi 5 identificati da Carlo Tullio Altan), Telos, o finalità a cui i membri di una comunità sentono di tendere, obiettivi e Chronos, o il tempo cronologico

48
Q

Di cosa si costituisce un mondo narrativo?

A

Di personaggi, ambienti e eventi

49
Q

In che modo si divide l’Epos?

A

Sovramondo, o epos universale, memoria storica dell’intera società, rappresenta il folkore, l’arte, la scienza, le religioni…, Sottomondi, o epos di società particolari, memorie storiche specifiche dei vari sottogruppi, e infine epos individuali, o memoria storica dei soggetti (gli epos individuali approfonditi solitamente sono di protagonista e antagonista)

50
Q

In che modo si divide il Logos?

A

Si divide in Logos collettivo, o logos di una società, comunità, Logos di gruppi, appartenente a gruppi ristretti e Logos individuale, o linguaggio dei singoli (dattebayo di Naruto)

51
Q

Come si divide il genos?

A

In genos collettivo, o discendenza genealogica, mitica, religiosa comune e genos personale che ha a che fare con la rete di rapporti che un individuo mantiene con gli altri membri della società

52
Q

Che tipologie di telos esistono?

A

Telos universale, o bene collettivo a cui l’intera società tende, telos particolare, o telos di un gruppo che può opporsi al telos universale e il telos individuale, o telos del singolo e può essere conscio o inconscio

53
Q

Cos’è il telos finale conscio?

A

Il telos che un personaggio dichiara di voler raggiungere. Inconsciamente tende comunque al telos inconscio

54
Q

Cos’è il telos finale inconscio?

A

E’ ciò a cui tende il personaggio per completarsi.

55
Q

Quando si configura un conflitto a livello di telos?

A

Quando due gruppi hanno lo stesso telos conscio, ma modalità diverse di perseguirlo, o quando due gruppi hanno telos opposti.

56
Q

Come si divide il chronos?

A

In tempo del mondo e tempo dei personaggi

57
Q

Possono esistere mondi privi della dimensione temporale?

A

Si, i simpson ne sono un esempio, e in generale alcune sitcom

58
Q

Come si configurano dei conflitti a livello di chronos?

A

Alterando il flusso temporale (a livello di chronos universale), o accelerando o riducendo il chronos del personaggio, creando un conflitto tra chronos fisico e mentale ad esempio (a livello di chronos personale)

59
Q

Cos’è il milking?

A

E’ la contaminazione degli immaginari, o progettazione di analogie riferibili ad altri universi narrativi. Favorisce l’attivazione di conoscenze pregresse con funzione di orientamento e caratterizzazione