DNA Flashcards

1
Q

Cosa si intende con ereditarietà?

A

Quando si parla di ereditarietà si fa riferimento ai meccanismi che portano al trasferimento delle informazioni, dei geni, attraverso le generazioni.

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2
Q

Da chi vennero chiariti i meccanismi dell’ereditarietà?

A

I meccanismi dell’ereditarietà vennero per la prima volta chiariti nel 1866 da Mendel

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3
Q

Da chi venne chiarita la struttura del DNA?

A

La struttura del DNA venne chiarita nel 1952(circa cento anni dopo) da Watson e Crick.

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4
Q

Chi usò per la prima volta il termine “gene”?

A

Johanssen .

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5
Q

Quando iniziarono gli esperimenti che chiarirono il ruolo del DNA? Quale fu il primo?

A

Gli esperimenti che chiarirono il ruolo del DNA come molecole dell’informazione iniziarono negli anni Venti.
Il primo di questi esperimenti fu quello di Griffith
nel 1928.

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6
Q

A cosa lavorava Griffith? Cosa scoprì?

A

Lavorava alla formulazione di vaccini contro le polmoniti batteriche con un ceppo patogeno di un batterio che causava le polmoniti chiamato Streptococcus Pneumoniae; si trovò a lavorare con due ceppi di questo batterio, un ceppo che era virulento e un ceppo avirulento. Griffith osservò anche che quando iniettava batteri virulenti nella cavia questa moriva, quando iniettava il ceppo avirulento la cavia non moriva, quando uccideva con calore i batteri
virulenti e li iniettava nella cavia questa non si ammalava di polmonite, ma se per caso iniettava insieme nella cavia batteri virulenti uccisi con il calore
con batteri avirulenti vivi in essa si determinava una polmonite sperimentale e la morte. Per cui Griffith ipotizzò che qualcosa, che lui chiamò fattore trasformante, potesse essere trasferito dal ceppo virulento al ceppo avirulento rendendolo quindi virulento.

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7
Q

Cosa ipotizzo Avery? Cosa fece nel suo esperimento? Furono accolti bene i ricultati?

A

Avery propose che il fattore trasformante di cui parlava Griffith fosse il DNA.
Avery frazionò i diversi componenti del ceppo virulento e li trattò separatamente, una volta con enzimi che degradavo le proteine, una volta con enzimi che degradavano il DNA, una volta con enzimi che degradavano l’RNA, una volta con enzimi che degradavano i lipidi, ecc., dopo questi trattamenti enzimatici Avery iniettò nella cavia il materiale che aveva ottenuto e si accorse che la capacità di generare polmonite nella cavia veniva persa solo
quando il materiale isolato dal ceppo virulento veniva trattato con enzimi che degradavano DNA, per cui i risultati di questo esperimento fecero concludere a Avery che questo fattore trasformante identificato da Griffith in effetti fosse riferito al DNA.
Furono accolti con scetticismo, si ipotizzò anche che la preparazione di enzima che degradava il DNA (DNAsi) utilizzata da Avery fosse contaminata da proteasi,
cioè enzimi che degradavano le proteine.

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8
Q

Cosa fecero Hershey e Chase?

A

Hershey e Chase sfruttarono l’infezione
provocata nelle cellule batteriche da alcuni visus che infettano i batteri, chiamati
batteriofagi; questi virus sono costituiti da un materiale proteico che si trova all’esterno e
dal materiale genetico del virus, che dipende dai virus, può essere DNA o RNA (in particolare i batteriofagi contenevano come materiale genetico il DNA). marcarono con isotopi radioattivi il DNA del batteriofago e le proteine del batteriofago separatamente, in particolare le proteine le marcarono con zolfo radioattivo, anche perché lo zolfo è presente sulle proteine e non sul DNA, mentre il
DNA fu marcato con fosforo radioattivo. Lasciarono che questi batteriofagi marcati producessero l’infezione nella cellula batterica, poi inserirono questi batteri
con il batteriofago all’interno di un tubo da centrifuga e poco dopo l’inizio dell’infezione agitarono fortemente il contenitore che conteneva questa preparazione di batteri e batteriofagi per separare la cellula batterica, in cui era entrato un componente del batteriofago, da quello che del batteriofago era rimasto fuori, raccolsero poi le cellule batteriche, le precipitarono per centrifugazione e misurarono la radioattività del precipitato, cioè della cellula batterica che aveva subito l’infezione e che conteneva quanto del virus del batteriofago era stato inserito all’interno. In questo modo si accorsero che la radioattività della cellula batterica infettata dal batteriofago non era relativa allo zolfo ma era relativa al fosforo, quindi stabilirono che il
materiale genetico del batteriofago era costituito da DNA e non da proteine.

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9
Q

Cosa identificò Levenne? Quale ipotesi fece Sulla costituzione del DNA? Quest’ultima ipotesi era valida?

A

Levene per la prima volta identificò i componenti che organizzavano i nucleotidi nelle molecole di DNA e di RNA, stabilì che all’interno di queste molecole c’erano i nucleotidi che erano costituiti da tre componenti che avevano rapporto 1:1:1, cioè erano presenti la base azotata, lo zucchero pentoso e il gruppo fosfato.
Ipotizzò ipotizzò che il DNA fosse costituito da una tetranucleotide.
Quest’ultima ipotesi non era valida.

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10
Q

Cosa stabilì Chargraff?

A

Stabilì che i rapporti molari tra la somma delle basi puriniche e la somma delle basi pirimidiniche era uguale, inoltre stabilì che la percentuale della base
purinica adenina era uguale alla percentuale della base pirimidinica timina, mentre la percentuale della base purinica guanina era uguale alla percentuale della base pirimidinica citosina.

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11
Q

Com’è fatto il DNA?

A

Il DNA è una molecola a doppia elica destrogira (avvitata verso destra). La doppia elica è costituita da due filamenti polinucleotidici. I filamenti che
organizzano questa doppia elica, sono antiparalleli.

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12
Q

Come si chiama il legame tra due nucleotidi? Come avviene? Come deve essere il nucleotide che fornisce il gruppo -OH?

A

Si chiama 5-3 fosfodiestere.
Il legame si forma quando un gruppo OH sul nucleotide si lega con il gruppo fosfato centrale di un altro nucleotide.
Il nucleotide che fornisce il carbonio 5 deve presentarsi sempre come nucleotide trifosfato perché quando si forma questo legame, il distacco dei due gruppi fosfato terminali libera una quantità di energia sufficiente a guidare la formazione del legame.

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13
Q

Dove si trovano gli zuccheri nel DNA? Le basi azotate?

A

Gli zuccheri in quanto idrofili si trovano all’esterno, mentre le basi azotate idrofobiche sono rivolte verso l’interno.

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14
Q

In che modo interagiscono i due filamenti?

A

I due filamenti interagiscono tra loro grazie alla formazione di ponti a idrogeno fra le basi azotate.

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15
Q

In che modo si accoppiano le basi?

A

L’adenina è sempre accoppiata alla timina con 2 ponti a idrogeno, mentre la guanina è sempre accoppiata alla
citosina con 3 ponti a idrogeno.

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16
Q

Quali conformazioni di DNA esistono? Come sono?

A

Esistono modello A, B e Z.
Il DNA “A” ha un diametro più grande e un’altezza ridotta.
Il DNA “Z” ha un diametro ridotto e un’altezza maggiore; è avvolto al contrario, sinistrorso.
Il DNA “B” è quello studiato da Watson e Crick.

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17
Q

Quali meccanismi vennero ipotizzati per la duplicazione del DNA?

A
  • Duplicazione semiconservativa: ogni filamento della doppia elica funziona da stampo per la sintesi di un filamento complementare (modello effettivo di duplicazione del DNA);
  • Duplicazione conservativa: l’intera doppia elica serve da stampo per la sintesi di una doppia elica completamente nuova;
  • Duplicazione dispersiva: pezzi della doppia elica funzionano da guida per la sintesi di pezzi nuovi della doppia elica, per cui alla fine da una doppia elica se ne ottenevano due ciascuna delle quali era costituita da
    pezzi vecchi e pezzi nuovi.
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18
Q

Cosa fecero nel loro esperimento Meselson e Stahl? Cosa scoprirono?

A

Utilizzarono delle cellule procariotiche, in particolare
delle cellule di “escherichia coli”, che vennero fatte crescere in un mezzo che conteneva un isotopo pesante dell’azoto. Crescendo in questo ambiente, le cellule iniziarono ad incorporare azoto pesante nel loro DNA. Questi ricercatori provarono ad estrarre il DNA e a centrifugarlo in una provetta di cloruro di cesio (quindi in gradiente di densità), per cui questo DNA si stratificò ad una certa altezza nella provetta. Dai risultati affermarono che la banda corrispondente a questo DNA è relativa a DNA pesante. Successivamente la cultura procariotica con
DNA pesante venne trasferita in un mezzo che conteneva l’isotopo normale dell’azoto, ed allora i batteri iniziarono ad incorporare nel loro DNA l’isotopo
leggero dell’azoto. Dopo 20 min (corrispondono al ciclo di duplicazione di quella cellula procariotica) e dopo 40 min (due cicli di duplicazione) dal
trasferimento della cultura batterica del mezzo che conteneva azoto normale, provarono a estrarre DNA. Ottennero i seguenti risultati:
- Dopo il primo ciclo di duplicazione: ottennero una sola banda di DNA; le nuove doppie eliche erano tutte uguali, una costituita da un filamento con l’isotopo pesante e una costituita da un filamento con l’isotopo
leggero. Per cui quando centrifugarono questo DNA, era tutto costituito da doppie eliche con la stessa densità, che però era più bassa rispetto alla densità del DNA pesante.
- Dopo il secondo ciclo: ogni nuova doppia elica, costituita da un filamento vecchio ed uno nuovo, venne utilizzata per sintetizzare due nuove doppie eliche con l’isotopo normale dell’azoto. Per cui dopo 40
min dal trasferimento nel mezzo contente l’isotopo normale dell’azoto, si ottennero delle doppie eliche completamente leggere e doppie eliche che contenevano un filamento pesante ed uno leggero. Centrifugando le bande furono 2.
Questo risultato sperimentale permise di escludere la duplicazione conservativa e quella dispersiva perchè: alla fine del primo ciclo, se ci fosse stata una duplicazione di tipo conservativo, avremmo dovuto ottenere due bande; dopo altri 20 min, nel caso della teoria dispersiva, si dovevano avere due nuovi
filamenti e quindi avremmo dovuto ottenere una sola banda con densità più leggera a quella ottenuta precedentemente. Di conseguenza la duplicazione doveva essere semiconservativa.

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19
Q

In quale fase del ciclo cellulare si duplica il DNA?

A

Nella fase S.

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20
Q

Quali momenti si individuano nella divisione cellulare?

A
  1. Fase iniziale
  2. Fase di allungamento: i nucleotidi vengono legati l’uno all’altro
  3. Fase di terminazione (unica fase non totalmente chiarita)
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21
Q

Da dove parte la duplicazione?

A

Parte sempre da punti ben precisi del cromosoma che si chiamano origini di duplicazione.

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22
Q

Quante origini di duplicazione ci sono nei procarioti? Negli eucarioti?

A

Nel cromosoma procariotico c’è una sola origine e la duplicazione parte da questo punto e procede in entrambe le direzioni rispetto a questo. Nei cromosomi eucariotici le origini di duplicazione sono tante e rispetto ad ogni origine la duplicazione avviene sia in una direzione che nell’altra.

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23
Q

Cosa si trova nelle origini di duplicazione dei procarioti?

A

Nei procarioti, a livello dell’origine si individuano delle sequenze caratteristiche: sequenze costituite dalla ripetizione di 13 nucleotidi e sequenze di più piccole dimensioni costituite dalla ripetizione di 9 nucleotidi; tutte queste sequenze si trovano all’interno dell’origine di duplicazione delle cellule procariotiche.

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24
Q

Cosa si trova nelle origini di duplicazione dei eucarioti?

A

Pare che esistano delle sequenze con significati funzionali simili a quello delle sequenze nell’origine di duplicazione delle cellule procariotiche.

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25
Q

Cos’è la PCR?

A
La PCR (reazione di polimerizzazione a catena) è una tecnica di laboratorio che serve ad amplificare, per scopi analitici, determinate sequenze di DNA. Durante
questo processo deve avvenire la duplicazione del DNA e in quel caso non si aggiunge l’elicasi ma si riscalda la miscela di reazione perché il calore
fornisce l’energia necessaria alla rottura dei ponti a idrogeno.
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26
Q

Che problema si sviluppa quando agisce l’eleicasi?

A

Quando l’elicasi inizia ad aprire la doppia elica a valle della forca di replicazione si determinano dei super avvolgimenti. Questo problema è detto topologico e viene risolto da enzimi che si chiamano topoisomerasi, che intervengono in momenti diversi e risolvono il
problema in quanto hanno la capacità di tagliare un filamento, fare passare l’altro e poi ricucire (operazioni taglia e cuci per disavvolgere).

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27
Q

Quali proteine intervengono dopo che i filamenti sono stati separati?

A

Una volta che i filamenti sono stati separati intervengono le proteine SSP (come se rivestissero i due filamenti): evitano che questi si riappaino ed evitano che vadano incontro a degradazione .

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28
Q

Quali enzimi sono coinvolti nell’appaiamento dei nucleotidi? Che caratteristiche hanno?

A

Gli enzimi coinvolti nella polimerizzazione dei nucleotidi si chiamano DNA polimerasi (formano il filamento polinucleotidico).
Hanno 2 caratteristiche:
1. Tutte lavorano nella direzione 5’- 3’ (per motivi energetici)
2. Richiedono sempre un terminale che ha un OH in posizione 3

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29
Q

Come agisce la DNA polimerasi? Perchè?

A

La DNA polimerasi lega il carbonio 5 del nuovo nucleotide al gruppo OH in posizione 3: in questo caso la sintesi procede nella direzione 5’- 3’.
Se legasse il gruppo OH in posizione 3 del nuovo nucleotide al carbonio 5, la sintesi procederebbe dalla direzione 3’ verso quella 5’ e non ci sarebbe idrolisi del pirofosfato (passaggio importante perché rilascia l’energia che guida il processo di polimerizzazione).
L’idrolisi dei due gruppi fosfato può avvenire soltanto se il nucleotide viene aggiunto al terminale 3’.

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30
Q

Cos’è l’attività esonucleatica? Come funziona?

A

L’attività esonucleatica nella direzione 3’-5’ è nota come attività di correzione di bozze (l’hanno solo alcune DNA polimerasi): quando le DNA polimerasi iniziano a legare nucleotidi e si verifica che il nucleotide inserito è stato appaiato male con il nucleotide del filamento stampo, lo staccano. Questo nucleotide staccato non è più nucleotide precursore, non ha più il trifosfato (l’ha perso quando è stato aggiunto alla catena polinucleotidica) e dunque non si potrà più attaccare.

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31
Q

Quante DNA polimerasi esistono?

A

Nelle cellule procariotiche esistono 3 DNA polimerasi: DNA polimerasi I, II e III (la più importante). Negli eucarioti sono 11, indicate con le lettere dell’alfabeto greco. Quelle più importanti per il processo di allungamento sono la DNA polimerasi delta e la DNA polimerasi epsilon. Quella alfa è coinvolta nella sintesi del primer, innesco richiesto nell’attività delle DNA polimerasi.

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32
Q

Cosa richiede la duplicazione semiconservativa?

A

La duplicazione semiconservativa richiede determinate condizioni:

  1. Nucleotidi trifosfato
  2. Dna preesistente
  3. Complesso di duplicazione
  4. Primer (punto di partenza per la duplicazione)
  5. Numerose proteine
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33
Q

Cos’è un replicone?

A

E’ il segmento di Dna copiato a partire da

un’unica origine di replicazione.

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34
Q

Cos’è la bolla di replicazione? Che forma assume?

A

E’ la zona in cui avviene l’effettiva sintesi del DNA.
Alle due estremità della bolla la molecola assume una forma a Y detta forcella di duplicazione, che costituisce il sito della sintesi.

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35
Q

Questo processo di duplicazione coinvolge cromatidi fratelli o cromatidi omologhi? Che differenza c’è tra di essi?

A

Cromatidi fratelli.

  • I cromatidi fratelli, sono ognuno la copia dell’altro, uniti da un’impalcatura proteica chiamata coesina, e rimarranno così fino all’anafase (poi dipende se si tratta di meiosi o mitosi). Prima della fase S ogni cromosoma si presenta come cromosoma monocromatidico, mentre dopo la fase S si presenta come cromosoma dicromatidico.
  • I cromosomi omologhi, invece, non hanno origine da un processo di replicazione ma provengono uno da un genitore e uno dall’altro. Contengono gli stessi geni ma non necessariamente le stesse variabili geniche.
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36
Q

Da cosa sono segnalati i punti di attacco della DNA polimerasi? Da cosa è costituito questo innesco?

A

I punti di attacco delle Dna polimerasi sono segnalate da un filamento provvisorio di Rna detto primer o innesco, sintetizzato da un enzima detto primasi.
Nei procarioti l’innesco è fatto solo da ribonucleotidi, sintetizzato solo dalla primasi, negli eucarioti il primer è fatto da 10 ribonucleotidi sintetizzati dalla primasi e
20 desossiribonucleotidi sintetizzati da una dna polimerasi alfa particolare, che va a sintetizzare solo un piccolo pezzettino che è parte integrante dell’innesco.

37
Q

Quale DNA polimerasi sintetizza il filamento polinucleotidico? Perchè?

A

E’ la DNA polimerasi delta per il filamento leader, epsilon per quello in ritardo.
Esse sono in grado di riconoscere i nucleotidi erroneamente introdotti e rimuoverli grazie alla propria attività esonucleasica, quindi viene usata per minimizzare gli errori.

38
Q

Come viene sintetizzato il “filamento in ritardo”?

A

Il ‘filamento in ritardo’ del Dna viene sintetizzato in piccoli pezzi, costituito da circa 180 nucleotidi detti frammenti di Okazaki (formati da primer + Dna), che
vengono poi uniti fra di loro dalla ligasi a formare un filamento continuo di DNA.

39
Q

Com’è completata la duplicazione?

A

Per completare la duplicazione è necessario rimuovere i primer, dal momento che il primer eucariotico è un ibrido (Dna e Rna), ci vorranno due attività enzimatiche:

  1. RNasi H (che comincia ad idrolizzare il pezzo di RNA)
  2. Flop 1 (che interviene quando si arriva ad un legame fra l’ultimo ribonucleotide e il primo desossiribonucleotide).
40
Q

Cosa sono i telomeri? Cosa gli accade nelle divisioni? Cosa succede quando si eusariscono?

A

Sono le parti terminali dei cromosomi eucariotici e non sono codificanti.
Ad ogni divisione si accorciano.
E’ meglio che la cellula muoia, quindi che vada incontro ad apoptosi, (morte programmata) piuttosto che si divida per produrre cellule che mancano di
qualcosa.

41
Q

Quali cellule si duplicano senza limiti?

A
  1. le cellule staminali

2. le cellule progenitrici dei gameti

42
Q

Cos’è la telomerasi? Dove lo troviamo?

A

E’ un enzima che preserva la lunghezza dei telomeri.

Tutte le cellule posseggono la telomerasi tale gene non è potenzialmente attivo, lo è ad esempio nelle cellule tumorali.

43
Q

Come avviene la terminazione della duplicazione?

A

Le due forcelle nonostante non procedono alla stessa velocità, fanno si che la terminazione avvenga sempre in una regione diametralmente opposta all’origine di duplicazione, ciò dipende dal fatto che a livello di tale regione c’è una sequenza nucleotidica caratteristica che viene riconosciuta da specifiche proteine (esempio la proteina Tus).
Questa proteina si può disporre con due orientamenti:
-Un orientamento che permette alla Elicasi di entrare
-Un orientamento che non permette il passaggio, e quindi l’Elicasi così si blocca permettendo la terminazione in una regione che si trova esattamente
all’opposto dell’origine.
Negli eucarioti non sono state ancora individuate, per ogni unità di replicazione autonoma, ne sequenze caratteristiche di terminazione e neppure proteine caratteristiche per la terminazione.

44
Q

Quando fu scoperta la relazione tra geni e proteine? Da chi?

A

La relazione tra geni e proteine era stata ipotizzata all’inizio del ‘900, quando ancora non si conosceva nulla sulla struttura e sul ruolo del DNA ma si sapeva che molti disordini metabolici erano ereditari, quindi avevano una base genetica. Dal momento che si sapeva che le vie metaboliche erano controllate da enzimi e che questi erano proteine, si arrivò a dedurre che i geni stessi fossero proteine. Questa ipotesi venne confermata nel 1941 da Beadle e Tatum, due ricercatori che ebbero la possibilità, irradiando con raggi X diversi ceppi di Neurospora crassa (la muffa del pane), di ottenere dei fenotipi mutanti.

45
Q

Cos’è una mutazione?

A

È un’alterazione nella sequenza nucleotidica del DNA e riguarda le porzioni codificanti del DNA.

46
Q

I geni come controllano il fenotipo?

A

Un gene controlla il fenotipo regolando l’espressione di singole proteine o RNA funzionali.

47
Q

Cosa è la trascrizione? Da cosa è seguita?

A

E’ il processo che permette di trasferire l’informazione dal nucleo al citoplasma.
E’ seguito dalla traduzione.

48
Q

Cosa afferma il dogma della biologia riguardo il trasferimento dell’informazione? Ci sono eccezioni?

A

Il dogma della biologia afferma che l’informazione viene trasferita dal DNA all’RNA e in seguito alle proteine.
Ci possono essere delle eccezioni per esempio nei virus. In quel caso il genoma delle particelle virali, che vengono prodotte nella cellula ospite, viene prodotto perché un enzima copia molecole di RNA leggendo uno stampo di molecole a RNA

49
Q

Quali sono le differenze tra DNA e RNA?

A

L’RNA è costituito da un singolo filamento mentre il DNA è costituito da un doppio filamento inoltre nell’RNA lo zucchero è il ribosio mentre nel DNA è il desossiribosio. Per quanto riguarda le basi azotate, le purine sono uguali mentre le pirimidine sono diverse perché al posto della timina troviamo l’uracile (non possiede il gruppo metilico).

50
Q

Quanti tipi e quali esistono di RNA?

A

Esistono tanti tipi di RNA ma tre tipi sono quelli più importanti:

  1. RNA messaggero (mRNA)
  2. RNA di trasporto (tRNA)
  3. RNA ribosomiale (rRNA).
51
Q

Quali due momenti sono previsti dall’espressione genica?

A

L’espressione genica prevede due momenti: il primo è il trasferimento dell’informazione contenuta nel DNA alle molecole di RNA (trascrizione); il secondo è la sintesi proteica, processo attraverso cui l’informazione, che è depositata nella molecola di RNA, viene tradotta in proteina(traduzione).

52
Q

Cosa prevede la trascrizione?

A

La trascrizione prevede una polimerizzazione di ribonucleotidi che avviene grazie all’RNA polimerasi (non richiedono un Primer), le quali lavorano nella direzione 5’ 3’. A differenza della duplicazione, nella quale c’era bisogno del Primer, qua no.

53
Q

Quali RNA polimerasi troviamo negli eucarioti?

A

Le RNA polimerasi negli eucarioti sono tre:

  1. RNA polimerasi 1: rRNA 28S, 5.8S, 18S.
  2. RNA polimerasi 2: mRNA, snRNA.
  3. RNA polimerasi 3: tRNA, rRNA 5S.
54
Q

Dove avviene la trascrizione? Di quali momenti consta?

A

La trascrizione avviene nel nucleo e consta di tre momenti: inizio, allungamento e terminazione.

55
Q

Da cosa viene dato il via alla trascrizione? Come avviene il legame della RNA polimerasi?

A

Il via viene dato da una sequenza promotore che si trova all’inizio del filamento a livello del quale poi si legherà direttamente o indirettamente l’RNA polimerasi.
Il legame dell’RNA polimerasi al promotore è un legame che avviene direttamente nei batteri mentre indirettamente negli archeobatteri e negli eucarioti, in quest’ultimi è richiesto che una serie di proteine si leghino in corrispondenza del promotore in modo tale da aiutare l’RNA polimerasi a legarsi ad esso. Negli eucarioti i promotori sono più complessi, per cui c’è una regione a monte del gene che viene chiamata promotore core ed è la posizione del gene che viene
legata dall’RNA polimerasi. Ci sono anche delle sequenze di regolazione che vengono legate da altre proteine e che possono inibire o regolare la trascrizione. Gli archeobatteri sono una via di mezzo tra i procarioti e gli eucarioti.

56
Q

Quali sequenze riconoscono le RNA polimerasi?

A

RNA polimerasi diverse riconoscono sequenze di promotore diverse, in particolare i geni trascritti dall’RNA polimerasi II sono caratterizzati da una sequenza di timina, adenina, timina, adenina che prende il nome di tata box e si trova a monte della regione che sarà trascritta, seguita da una sequenza iniziatrice.

57
Q

Come avviene l’allungamento del mRNA?

A

L’allungamento prevede la crescita di un filamento in direzione 5’ 3’, negli eucarioti sono richiesti numerosi fattori proteici che hanno il compito di allungare il filamento e stabilizzare il complesso fra RNA polimerasi e stampo a DNA, importante negli eucarioti perché i geni possono essere estremamente lunghi.

58
Q

Cosa fa staccare la RNA polimerasi quando la trascrizione è terminata? Quali strategie sono usate nei procarioti?

A

Vengono riconosciute delle sequenze specifiche alla terminazione del gene che indicano alla RNA polimerasi che si deve staccare. Ci sono tante strategie che vengono usate, per esempio nei geni procariotici alla fine del gene c’è una sequenza palindromica invertita.

59
Q

Come si chiamano i processi che maturano l’RNA?

A

Tutti i processi che maturano gli RNA si chiamano complessivamente modifiche post-trascrizionali.

60
Q

Quale RNA è pronto subito dopo esser stato sintetizzato e non ha bisogno di modifiche?

A

L’unico RNA pronto una volta sintetizzato è l’RNA messaggero batterico.

61
Q

Com’è fatto il “capping”?

A

È rappresentato da un nucleotide anomalo legato in modo strano al terminale 5’. Al terminale 5’ c’è un gruppo fosfato libero, nell’RNA ce ne sono 3. Il capping, viene legato a un nucleotide trifosfato che contiene guanina, questo legame è strano perché la polimerizzazione dei nucleotidi avviene nella parte opposta.

62
Q

Cosa è la poliadenilazione? Quando avviene?

A

Questa modifica avviene alla fine della trascrizione, si
aggiunge una coda poliA cioè nucleotidi che hanno adenina in prossimità della terminazione 3’, ma in realtà non è proprio alla fine ma circa 10\20 nucleotidi prima.

63
Q

Quando avviene lo splicing e perchè? Come avviene?

A

Un gene è mosaico formato da una sequenza codificante(esoni) e una non codificante (introni).
Quando vengono trascritti, l’RNA polimerasi non sa distinguere gli esoni dagli introni, per questo copia tutte le sequenze. Nell’RNA trascritto troviamo la sequenza nucleotidica del DNA che si è copiato, queste sequenze non codificanti devono essere rimosse perché l’RNA possa funzionare. Quando vengono rimossi, gli esoni devono essere riuniti quindi è un processo taglia e cuci che è lo splicing. Interviene a livello nucleare tramite un complesso che prende il nome di spliceosoma formato da RNA e proteine.

64
Q

Quando uno splicing avviene in modo alternativo?

A

lo splicing avviene in modo alternativo quando i prodotti maturi possono essere più di uno alla fine.

65
Q

Il codice genetico presenta unità costituite da quanti nucleotidi? Come vengono chiamate?

A

Il codice genetico presenta un’unità di tre nucleotidi, detta codone, ovvero la porzione più piccola che specifica per un amminoacido.

66
Q

Perchè esistono 64 codoni se gli amminoacidi sono 20? Come viene detta questa caratteristica?

A

Perché più di un codone codifica per lo stesso amminoacido. Questa caratteristica del codice
genetico è definita ridondanza,

67
Q

Tutti i codoni segnalano amminoacidi?

A

Di questi 64 codoni, soltanto 61 codificano per

amminoacidi, gli altri 3 servono per segnalare la terminazione.

68
Q

Com’è stata possibile la decodifica dei codoni?

A

La decodifica del codice é stata possibile realizzando in vitro, quindi in ambiente acellulare, dei sistemi per la traduzione, quindi per la sintesi delle proteine. I
ricercatori hanno decodificato i primi codoni sintetizzando in laboratorio poliribonucleotidi, cioè dei pezzi di RNA sintetizzati in laboratorio in modo da
sapere quale fosse la sequenza di nucleotidi nel poliribonucleotide sintetizzato. Il primo polinucleotide realizzato fu il PoliU, ovvero un filamento di RNA composto da nucleotidi di solo uracile, così da poter avere dei codoni UUU. Si accorsero che la traduzione di questi codoni di uracile portava alla formazione di un polipeptide costituito solo da fenilalanina. Dunque giunsero alla conclusione che il codone UUU producesse solo amminoacidi di fenilalanina. Nel tempo poi l’esperimento venne ripetuto con tutte le combinazioni fino a giungere alla decodifica di tutti e 68 i codoni.

69
Q

Quali RNA sono coinvolti nella traduzione?

A
  1. mRNA = che deve essere decodificato
  2. RNA ribosomiale = che ritroviamo nei ribosomi
  3. tRNA = RNA di trasporto
70
Q

Cosa è il tRNA? Quali caratteristiche ha?

A

Il tRNA è una piccola molecola di RNA e presenta delle particolarità strutturali.
- Ha una struttura a ‘quadrifoglio’
- Si stabilizza mediante la formazione di ponti ad idrogeno tra basi complementari in
uno stesso filamento ripiegato
- Presenta una regione detta ‘anticodone’, formata da tre codoni che interagirà poi con
il codone dell’mrna
- Presenta una particolarità all’estremità 3’ = il gruppo -OH viene legato mediamente
legame covalente al gruppo -COOH di un amminoacido.

71
Q

Da cosa è garantita l’interazione codone-anticodone?

A

L’interazione codone-anticodone è garantita mediante il processo di appaiamento delle basi: i nucleotidi dell’anticodone devono essere complementari a quelli del codone. Tale appaiamento avviene in modo antiparallelo.

72
Q

Come avviene l’associazione tra tRNA e l’amminoacido?

A

L’RNA transfer, non é in grado di riconoscere l’amminoacido che deve essere specificato dal codone con cui il suo anticodone interagisce. A legare tra di loro queste due porzioni sono degli enzimi specifici detti amminoacil tRNAsintetasi (sono 20 enzimi di preciso, 1 per ogni amminoacido) che sono in grado di riconoscere sia l’amminoacido sia l’anticodone del tRNA facendo in modo che si
associno.

73
Q

Perchè abbiamo più tRNA che amminoacidi?

A

Perchè alcuni tRNA sono isoaccettori, ossia hanno la capacità di legare lo stesso amminoacido.

74
Q

Come lavora nello specifico un amminoacil tRNA sintetasi?

A

Questo enzima, per poter svolgere la sua attività ha bisogno di utilizzare l’energia proveniente dall’ATP. Dunque ognuno dei 20 enzimi presenta 3 siti attivi: nel primo legherà l’ATP, nel secondo l’amminoacido e nel terzo il tRNA. Dopodiché avviene l’attivazione dell’amminoacido: l’ATP viene idrolizzato e l’AMP
che si ricava, viene legato covalentemente al gruppo -COOH dell’amminoacido che subisce quindi un processo di energizzazione. Una volta energizzato, adesso l’amminoacido può essere trasferito sempre dall’enzima alla terminazione 3’ del tRNA dove forma il legame covalente tra l’-OH in posizione 3’ del tRNA e il -COOH (che ha rilasciato l’AMP legato precedentemente) dell’amminoacido. Avviene così il
trasferimento dell’amminoacido dall’ AMP all’RNA transfer; l’AMP in seguito viene rilasciato e viene rilasciato pure il tRNA carico alla fine del processo. Ricapitolando, dobbiamo ricordare che gli amminoacidi possiedono un carbonio chirale, un gruppo carbossilico, un gruppo amminico, un atomo di idrogeno e un gruppo R. Il caricamento dell’amminoacido coinvolge il gruppo carbossilico. In particolare, alla terminazione 3’ dell’RNA transfer, troviamo un gruppo OH, viene legato covalentemente al gruppo carbossilico, dando vita a un legame estere. Affinché questo legame avvenga, é richiesto che questo gruppo carbossilico sia legato all’AMP, che deriva dall’idrolisi di ATP, quindi é necessario che l’amminoacido sia energizzato.

75
Q

Per quale motivo i tRNA(anticodoni) sono 48 e gli mRNA(codoni) sono 61?

A

Essendoci più codoni che anticodoni, significa che alcuni codoni legano lo stesso anticodone, questo processo è detto vacillamento. Ciò accade poiché l’appaiamento fondamentale è quello delle prime 2 basi tra di loro. La terza base può differire nell’accoppiamento facendo così in modo che più codoni (che differiscono tra di loro solo per la terza base) leghino più anticodoni.

76
Q

Perché l’appaiamento di questa terza base non è fondamentale nel riconoscimento codone-anticodone?

A
  1. Per motivi di posizione: questa interazione avviene su un’ansa per cui non è molto forte, quindi non è necessario che sia estremamente precisa.
  2. Per via delle modifiche chimiche che il tRNA subisce in fase post trascrizionale: alcuni nucleotidi vengono sostituti. Sul primo nucleotide dell’anticodone, durante queste modifiche, é possibile che venga
    inserito un nucleotide che contiene una base molto particolare: l’inosina. L’Inosina è una base purinica che ha la capacità di appaiarsi con tutte e due le basi pirimidiniche (sia citosina che uracile) e con una delle due basi puriniche (la guanina). Quindi, in presenza di inosina, l’appaiamento della terza base può differire in tre modi diversi, ci possono essere quindi sia citosina che uracile che guanina. Viene così spiegato il motivo per cui più codoni legano uno stesso anticodone.
77
Q

Che ruoli hanno le subunità ribosomiali nella traduzione?

A

Quindi:

  1. L’unità ribosomiale minore del ribosoma lega l’mRNA
  2. La maggiore, che si associa dopo, svolge un ruolo catalitico
78
Q

Come inizia la traduzione?

A

Il ribosoma quindi si lega al capping sull’estremità 5’, scorre sul filamento fino a quando non giunge al codone, la sequenza di inizio della traduzione. Poi si lega il tRNA e inizia il processo. In quasi tutti i casi il
processo inizia dal un codone AUG per la sintesi di metionina.

79
Q

Con quali siti del ribosoma interagisce il tRNA?

A
  1. E = uscita 2. P = polipeptida A = amminoacido
80
Q

Da quale enzima è catalizzata la creazione del legame peptidico nella traduzione?

A

Da una molecola di RNA ribosomiale che é presente nella subunità ribosomiale maggiore: i ribozimi.

81
Q

Cos’è la traslocazione?

A

Durante la sintesi delle proteine, si determina quella che si chiama traslocazione del ribosoma: il tRNA iniziatore che lega la sequenza di inizio (AUG) si trova nel sito P, mentre il secondo tRNA che lega un altro amminoacido si trova nel sito A. Quando un ribosoma trasloca, il tRNA cambierà posizione avanzando.

82
Q

Chi fornisce il gruppo -COOH nel primo legame peptidico della traduzione?

A

A fornire il gruppo -COOH per la formazione del legame peptidico é la metionina iniziale.

83
Q

Come fa la cellula a capire la destinazione della proteina?

A

Ci sono delle sequenze target di smistamento alla terminazione amminica.

84
Q

Come finisce la sintesi proteica?

A

Si incontrerà un codone STOP che non è riconosciuto da nessun anticodone quindi da nessun RNA transfer succede che in questa posizione verrà a legarsi un fattore di terminazione della traduzione che essenzialmente è una proteina. Adesso l’amminoacido legato all’RNA transfer al sito P si stacca dal suo RNA transfer a cui è legato tramite il gruppo carbossilico, però questa volta quando si stacca non può più legarsi a niente in quanto nel sito A non c’è più un altro RNA transfer che porta un amminoacido, ma c’è un fattore di rilascio chiamato FATTORE DI TERMINAZIONE. Quando il sito A è attaccato ad un fattore di rilascio la catena
polipeptidica viene rilasciata e il gruppo carbossilico dell’ultimo amminoacido rimane libero e andrà a costituire l’altra estremità della catena.

85
Q

Cosa si intende con proteoma?

A

Quando parliamo di proteoma si fa riferimento all’insieme di proteine che sono presenti nella cellula in un determinato momento.

86
Q

A seconda di cosa il proteoma può cambiare?

A

-Qualitativi, ovvero quali proteina ci sono;
-Quantitativi, ovvero quanta ce n’è di ognuna delle proteine che ci sono;
-Funzionali, ovvero qual è l’attività delle proteine che in quel dato momento ci sono.
Una cellula in momenti diversi può avere esigenze diverse, e quindi la quantità di una determinata proteina può variare nel tempo dipendentemente
dalle esigenze della cellula, d’altra parte una determinata proteina può sempre esserci ma in un determinato momento può essere modificata, ad esempio se è un enzima può essere resa più o meno attiva.

87
Q

Quali modifiche post-traduzionali può subire una proteina?

A

La proteina una volta che viene sintetizzata non è ancora pronta per svolgere la sua funzione in quanto durante la traduzione viene sintetizzata solo la
catena quindi solo gli amminoacidi legati fra loro. La prima cosa che deve fare la catena polipeptidica affinché venga resa una proteina funzionale è il
ripiegamento; d’altra parte, il ripiegamento, anche se per alcune proteine molto lunghe per evitare che si ripieghino in maniera non corretta intervengono gli chaperoni molecolari, normalmente però la struttura primaria della proteina e quindi la sequenza degli aminoacidi possiede le informazioni per il corretto ripiegamento, quindi si dice che detta le regole del
ripiegamento.
Altre modifiche importanti sono:
-PROTEOLISI, non consiste nell’immediata degradazione della proteina
sintetizzata, ma ad esempio le sequenze target si
legano alle proteine nelle terminazioni amminiche, a volte queste sequenze una volta che hanno diretto la proteina dove deve funzionare non hanno la necessità di restare sulla proteina per cui vengono anche eliminate e degradate in quanto gli amminoacidi che organizzano quella sequenza vengono in qualche modo staccati. In alcuni casi tra l’altro, la proteolisi è importante anche ai fini di un corretto ripiegamento della proteina in quanto affinché la proteina si ripieghi in alcuni casi è richiesto che vengano eliminati dei pezzi che sono stati inizialmente sintetizzati durante la sintesi proteica. Ci sono degli enzimi che vengono
attivati quando viene rimossa una sequenza di amminoacidi ovvero quando subiscono proteolisi, quindi fino a quando non subiscono proteolisi rimangono inattivi.
-MODIFICHE CHIMICHE, nel ciclo cellulare ad esempio ci sono gli enzimi ciclina chinasi dipendente da ciclina che sono dei complessi che regolano la progressione del ciclo cellulare, cioè fanno in modo che la cellula attraversi le diverse fasi del ciclo cellulare, costituiti da una proteina che si chiama ciclina e poi ci sono le chinasi dipendenti da ciclina e queste per agire
devono legare la ciclina perché sennò non funzionano.
Quando le chinasi modificano per fosforilazione le loro proteine target modificano la struttura, la chimica della proteina e conseguentemente ne modificano la funzione perché la struttura è direttamente correlata alla funzione. Quindi la fosforilazione è una modifica chimica post traduzionale.
-DIREZIONAMENTO, evento che interviene dopo la traduzione che ci consente di indirizzare la proteina

88
Q

Quale complesso può essere coinvolto nella degradazione delle proteine? In che modo è riconosciuta la proteina da degradare?

A

Una via per la degradazione delle proteine è quella che coinvolge un grande complesso enzimatico che si chiama PROTEOSOMA. La cellula capisce che una determinata proteina deve essere degradata poichè ad essa è aggiunta una targhetta (ubiquitina).