Elementi di valutazione e diagnosi Flashcards

1
Q

Cosa si intende in generale per valutazione (assessment) psicodiagnostica?

A

VALUTAZIONE (Assessment) PSICODIAGNOSTICA, VPD
(o ESAME PD): momento fondamentale della pratica clinica in
cui, attraverso un’ampia gamma di procedure/strumenti più o
meno formalizzati (es. osservazione, colloquio clinico,
questionari, test psicologici, misure psicofisiol.), si raccolgono,
esaminano, analizzano, informazioni di diverso tipo sulla
persona (personalità, cognizione, affettività, comportamento,
autonomia), per rispondere a uno dei tanti quesiti di pertinenza
della psicologia clinica.
Es.: integrare accertamenti medico-diagnostici, scegliere certi tipi di
trattamento, prendere importanti provvedimenti, per la vita dell’individuo
(riconoscimento una certa patologia per ottenere servizi
sanitari/assistenziali, contributi economici/coperture assicurative),
fornire/certificare informaz. sullo stato mentale in ambito forense (es. in
relaz. a crimini/violaz. di norme, alle capacità genitoriali per tutela minori…)

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2
Q

Quali sono i possibili bias che possono accadere durante la valutazione psicodiagnostica?

A

In quanto processo dinamico e complesso, la valutazione del clinico che
porta alla formulaz. della diagnosi può essere soggetta a una serie di
bias (riducibili sptt ricorrendo a procedure altamente standardizzate per
la raccolta delle info):
• confirmation bias  tendenza a cercare delle conferme (piuttosto che
disconferme) per l’ipotesi formulata
• anchoring bias  tendenza ad ancorare l’intero processo valutativo a
specifiche informazioni
• order effect  tendenza ad usare sptt le informazioni raccolte per prime
• diagnosis momentum  tendenza a farsi influenzare da fattori contestuali
• premature closure  tendenza a considerare prematuramente come acquisiti
tutti gli elementi della diagnosi
• overconfidence bias  tendenza ad avere un’eccessiva sicurezza
 Occorre essere consapevoli di tutti questi bias e rianalizzare il
processo valutativo per escluderne il possibile intervento

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3
Q

Definizione diagnosi?

A

Attraverso la fase di valutazione PD si può arrivare ad una
DIAGNOSI (dal greco gnosis = conoscere; dia = attraverso
diaghignóskein, capire): riconoscimento/definizione di una certa
condizione patologica sulla base di sintomi e segni; attribuzione
dell’individuo ad una certa categoria patologica/
categorizzazione dell’individuo secondo un certo sistema
classificatorio della patologia.
Tuttavia, l’esame psicodiagnostico NON deve operare nell’ottica
della classificazione nomotetica, nosografica, infatti la
formulazione di una diagnosi, sebbene sia un punto di passaggio
intermedio spesso necessario, non è mai un punto d’arrivo.
L’esame psicodiagnostico deve operare nell’ottica
dell’approfondimento e dell’analisi del singolo caso e delle sue
peculiarità.

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4
Q

Una definizione più ampia di diagnosi?

A

La diagnosi no è un atto specialistico di un particolare settore della psicologia, ma un processo trasversale a tutti gli ambiti della disciplina. Il concetto di diagnosi ha vari significati non univoci lungo un continuum che va da un’accezione ristretta di identificazione di una patologia ad un’accezione ampia di identificazione di un fenomeno sulla base dell’individuazione dei fattori che la caratterizzano (storia del soggetto, sintomi fisici e psichici, modalità comportamentali, attività mentale, informazioni ottenute con varie modalità di valutazione). Il concetto di diagnosi, pertanto, non è univocamente ed esclusivamente connesso a quello di “identificazione di patologia”, come usualmente viene inteso poiché quest’ultimo riguarda soltanto l’ambito biomedico.
La diagnosi, nelle sue varie accezioni si declina in modo diverso a seconda del modello di funzionamento psichico a cui fa riferimento.

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5
Q

Vantaggi e svantaggi della diagnosi?

A

• VANTAGGI DELLA DIAGNOSI:
- facilita la comunicazione tra i professionisti e ricercatori
- promuove la ricerca su cause e trattamenti
- orienta il trattamento (sia inizialmente che in itinere)
- può aiutare il pz ad avere servizi sanitari e assistenziali
- può aiutare il pz. a comprendere la sua malattia, a sentirsi meno
“deviante” e quindi a sollevarlo
 per questi motivi è necessario arrivare a formulare una diagnosi
• SVANTAGGI DELLA DIAGNOSI:
- non cattura l’unicità di ogni persona ed è una reificazione
- può essere un’ipersemplificaz. (es. può enfatizzare similarità banali
a scapito di info specifiche rilevanti; può trascurare comorbidità o
forme ibride, ecc.)
- può accrescere la stigmatizzazione per chi soffre di DM
 per questi motivi è necessario non accontentarsi di una diagnosi
Valutaz. psicodiagnostica  processo che deve muoversi
simultaneamente sul piano nomotetico e su quello idiografico!

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6
Q

Indici della valutazione PD.

Modello multidimensionale

A

• Per condurre la valutaz. PD sono utilizzati 3 tipi principali di
informazioni (distinte in base al “canale” da cui provengono):
1. indici verbali
2. indici comportamentali
3. indici di attivazione psicofisiologica (oggi si parla più in generale di
misuraz. dei correlati neurobiologici attraverso il brain-imaging)
• Problema: indici provenienti da diversi canali di informazione
descrivono comunque i medesimi fenomeni e i medesimi costrutti?
- inizialmente c’era l’idea che una pluralità di fonti potesse attenuare le
distorsioni che potevano avere misurazioni raccolte attraverso vari canali
- dagli anni ‘70: si afferma l’idea che misure relative a uno o all’altro
canale, se pur connesse, non sono intercambiabili, bensì relativam.
indipendenti  la VPD cerca integrarle e di usarle tutte, laddove
possibile, per «tipizzare» i vari pazienti

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7
Q

Indici verbali del modello multidimensionale della valutazione PD?

A

Info provenienti dal canale verbale (forniti durante il colloquio
clinico, l’intervista, la compilazione di un questionario, la
compilazione di un diario, lo svolgimento di un test …)
• Possono essere esaminate variabili di contenuto in relazione al
modello teorico di riferim. ma anche, per risposte libere, variab.
relative alla forma del messaggio (struttura del narrato), meno
controllabili dall’individuo
• Durante uno scambio che utilizzi il ling. verbale orale possono essere
analizzate oltre alle componenti linguistiche verbali, anche quelle
paralinguistiche (es. segni prosodici: intonazione, altezza, volume,
timbro della voce; enfasi, silenzi, pause, velocità…; vocalizzazioni
non-verbali: deglutire, schiarirsi la gola, ridere, singhiozzare
[comportamenti?])
• Non sono info “neutre”, ma in diverso grado soggettive (sptt. quelle
relative al contenuto) e sono influenzate da numerose variabili
(contesto, relaz. interpers., caratterist. inidv., bias del valutatore, ecc.)

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8
Q

Indici comportamentali del modello multidimensionale di valutazione PD?

A

Indici comportamentali (forniti dall’osservazione diretta in diverse
condiz., durante il colloquio, nell’esecuzione di prove specifiche..)
- indici connessi al linguaggio del corpo: segni cineseci o codici
espressivi non-vocali (es. movimenti oculari e contatto visivo,
espressioni del volto, movimenti del capo, segnali gestuali, postura);
segni prossemici o codici espressivi spaziali (es. distanza fisica,
orientamento spaziale)
- azioni vere e proprie: in situaz. non strutturats o durante l’esecuzione
di un test/compito (con raccolta di info. legate alla performance: es.
accuratezza, TR durante test di Corsi, test della Torre di Londra, ecc.),
o in setting “naturalistici”, dove generalmente si osserva un insieme di
comportam. legati alla sintomatologia (es. comport. alimentare in pz
con DA, svolgim. attività in pz. con ADHD)
• Occorre considerare il fenomeno della “reattività di un
comportamento”  cambiam. che il comportam. di una persona viene
ad avere per il solo fatto di essere osservata (per questo programmare
“periodi di osservazione“ piuttosto che osservazioni episodiche)

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9
Q

Indici di attivazione psicofisiologica nel modello multidimensionale della valutazione PD?

A

indici di attivazione psicofisiologica (PF)  specifica modalità del
sistema di risposte psicofisiologiche della persona individuata
attraverso la rilevazione strumentale di vari indici periferici (es. freq.
cardiaca, pressione sist./diast., freq. respiratoria, attiv. elettrodermica,
temperat. corporea, attiv. mioelettrica, ecc.) sia durante una condizione
di riposo (valutaz. basale dello stato di attivazione), che in risposta a
condizioni-stimolo specifiche (valutaz. della reazione di attivazione).
E’ possibile estendere l’assessment PF indagando anche l’attività del
SNC avvalendosi anche del brain imaging funzionale (es. EEG/ERPs,
fMRI, PET…)
È possibile riscontrare una concordanza piuttosto bassa tra il resoconto
soggettivo (liv. verbale) e le rilevazioni PF (es. in alcuni studi su pz con
dist. psicosomatici: addirittura correlaz. negat. tra autoval. dell’attivaz.
e indici PF, spiegata in contesti dinamici ricorrendo al costrutto di
alessitimia [Sifneos, ‘73] incapacità di riconosc./descrivere emoz., stato
di attivaz. fisiol., che favorirebbe l’insorgere di dist. psicosomatici)

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10
Q

Da quali fattori dipende la scelta degli strumenti psicodiagnostici?

A

(1) Gli obiettivi della valutazione PD (es. finalità diagnostiche,
pianificazione di un progetto clinico-riabilitativo, finalità peritali, finalità
di ricerca, ecc.) occorre un’attenta «analisi della domanda»
(2) Le caratteristiche contestuali del processo valutativo (sede della
valutaz., numero di incontri, tempo a disposizione per ogni incontro,
caratteristiche del pz., ecc.)
(3) Le caratteristiche degli strumenti a disposizione  soprattutto per
quest./test: scegliere i più validi, attendibili, e con standardizzazione (sia
per la procedura di utilizzo, che per la determinaz. dei risultati 
confronto con dei dati normativi possibilmente recenti, basati su
campioni simili a chi stiamo valutando e, laddove necessario, aventi
forme parallele o equivalenti (per ridurre l’effetto di apprendimento)

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11
Q

Il concetto di affidabilità nella valutazione e diagnosi PD?

A

AFFIDABILITA’ (Reliability)  coerenza (consistency)
delle misure fatte con un certo strumento
Tra i tipi di A. più importanti:
- A. inter-rater  concordanza nelle misure effettuate da
osservatori indipendenti con uno stesso strumento per lo stesso
fenomeno
- A. test-retest  concordanza nelle misure effettuate in due
momenti diversi con uno stesso strumento per uno stesso
fenomeno (assumendo che tra i due momenti nessuna variabile
interveniente giustifichi un cambiamento del fenomeno stesso)
- A. della coerenza interna  concordanza tra misure delle
sottocomponenti (es. item, sottoscale) di uno strumento/test
- A. della versione alternativa  concordanza nelle misure
effettuate per uno stesso fenomeno attraverso versioni alternative
(equivalenti/parallele) dello stesso strumento

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12
Q

Il concetto di validità nella valutazione e diagnosi PD?

A

VALIDITA’ (validity)  grado con cui una procedura di
valutazione misura effettivamente ciò che intende misurare
Tra i tipi di V. più importanti:
- V. di CONTENUTO  grado con cui una misura rappresenta
adeguatamente il dominio di interesse (es. test/intervista
diagnostica che indaghi tutti i sintomi coinvolti in un disturbo DM)
- V. di CRITERIO grado con cui una misura è associata in
modo costante e prevedibile ad un’altra (detta “criterio”)
- concorrente (o descrittiva)  grado con cui una misura è
capace di essere associata a un’altra raccolta nello stesso
momento (es. test che misuri certi tipi di pensieri negativi legati
alla depress., che discrimina tra chi ce l’ha e chi non ce l’ha)
- predittiva  grado con cui una misura è capace di essere
associata (prevederne) un’altra raccolta in seguito (es. test che
misuri certi tipi di pensieri negativi legati alla depress., che
predice chi poi la svilupperà).
- V. di COSTRUTTO  grado con cui un test è capace di
misurare un costrutto (cioè un concetto/costrutto astratto di cui si
può inferire l’esistenza, es. l’ansia)
A differenza della V. di criterio in cui solitamente si confronta un test
solamente con un’altra fonte di dati, questa validità viene valutata
analizzando un’ampia gamma di dati provenienti da una molteplicità di
fonti (es. per un nuovo test sull’ansia si avrà un’alta V. di costrutto
quando il test verrà corroborato da studi su campioni di pz. con ansia già
diagnosticata vs. senz’ansia e da correlazioni con numerose altre misure
precedentemente dimostratesi associate all’ansia, es. diagnosi, indicatori
osservabili, misure psicofisiologiche, ecc.)
E’ cruciale per validare le teorie sulla psicopatologia e per valutare le
categorie diagnostiche.

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13
Q

Cos’è il colloquio clinico (iniziale) e quali sono le sue finalità?

A

COLLOQUIO CLINICO (qui ci si riferisce al CC iniziale
o primo colloquio) => è l’unità minima e asse portante della
VPD, consiste in un colloquio tra clinico e pz. che ha
principalmente due finalità:
(1) esaminare il problema che ha portato l’individuo a
rivolgersi a uno psicologo clinico
(2) stabilire una relazione di fiducia e collaborazione
• Nel CC vengono esaminati:
- il sistema verbale-cognitivo-affettivo del pz (ciò che il pz dice 
inferenze su ciò che sembra pensare e provare)
- il comportamento del pz (comunicaz. non verbale, postura, …)
- le variabili di relazione che si stabiliscono nell’interazione tra pz e
clinico (inferibili sia da indici verbali che comportamentali).

• Nonostante il CC consti generalmente di specifiche fasi, esso può
essere più o meno strutturato e il clinico può operare con la massima
flessibilità, sviluppando negli anni, un suo stile personale nel porre le
domande.
• Per condurre un buon CC è necessaria molta abilità da sviluppare in
anni di formazione e pratica. Indipendentemente dall’orientam.
teorico, il clinico deve conquistare la fiducia del pz  ascolto
interessato, empatia (mettersi cognitivamente nei panni dell’altro,
cercando di capire la prospettiva/gli schemi usati dall’altro nel
guardare ai fenomeni), atteggiamento non giudicante di accettazione
• Quanto meno un CC è strutturato, tanto più bassa è l’affidabilità tra
clinici diversi (affidabilità inter-rater) che potrebbero quindi arrivare a
conclusioni diverse sullo stesso pz. (sia per caratteristiche del clinico
che per come il pz. risponde a tali caratteristiche)

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14
Q

Elenca le fasi tipiche del colloquio clinico iniziale.

A

FASI TIPICHE DEL COLLOQUIO CLINICO INIZIALE
(aldilà di prime/ultima fase, ordine passibile di una certa flessibilità)
 Preliminari  avvio con limitati convenevoli iniziali e domande semplici
(generalità, età, indirizzo..) iniziali per rompere il ghiaccio
 Apertura  domanda molto aperta: (es. “Di che problemi parliamo?” -
non usare termini come “disturbo”, “malattia”, “patologia”…)
 Specificazione del problema (fase del problema iniziale)  richiesta di
una descrizione del problema lamentato attualmente
 Analisi delle variabili funzionalmente correlate  individuazione delle
variabili che influenzano il problema
 Storia del problema (fase delle ipotesi eziopatogenetiche)  analisi
dell’insorgenza del problema e del suo sviluppo fino al periodo attuale
 Allargamento (fase dei problemi attuali)  estensione dell’esame ad
ulteriori problemi presenti ma non funzionalmente relati al problema
 Storia personale (fase del profilo complessivo)  analisi della storia
della persona nei suoi elementi/avvenimenti non patologici
 Analisi delle aspettative  analisi di qt il pz. si aspetta dall’esame PD
 Restituzione e chiusura

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15
Q

Valutazione PD, OSSERVAZIONE DIRETTA.

A
OSSERVAZIONE DIRETTA (per rilevare gli indici
comportamentali)  richiede un grado di elaborazione concettuale e
perizia tecnica pari al quello di altre tecniche. Spesso ci si può affidare ad
una delle numerose griglie già ideate per strutturare il tipo di
comportamenti da osservare.
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16
Q

Valutazione PD, L’AUTOSSERVAZIONE (o AUTO-MONITORAGGIO).

A

L’AUTO-OSSERVAZIONE (o AUTO-MONITORAGGIO) è il
soggetto stesso che osserva i propri comportamenti sulla base delle
indicazioni fornite dal clinico, per poi riferirgliele (diari, app per EMA:
Ecological Momentary Assessment). E’ una tecnica intermedia tra
l’osservaz. e l’autovalutazione coi questionari).
• Si ricorre ad essa in tutti i casi in cui l’osservazione da parte di altre
persone non è semplice da attuare per motivi etici (es. comportamento
sessuale) o pratici (es. comportamenti rari o poco prevedibili,
all’opposto molto frequenti, comport. che si compiono in solitudine)
• E’ la tecnica d’elezione per quanto riguarda eventi interni (impulsi,
emozioni, pensieri)
• Anche qui (come per l’osservaz.) si hanno gli effetti di reattività:
l’automonitoraggio di un comportamento indesiderato porta a una sua
piccola riduzione (es. riduzione del fumo di sigaretta a seguito della
registrazione di ogni sigaretta fumata su un quaderno dato dal clinico)

17
Q

Strumenti di valutazione PD:

INTERVISTA STRUTTURATA.

A

Tecnica
standardizzata (a diversi gradi), in cui il clinico pone al pz
domande dal contenuto prestabilito e con modalità prestabilite
• Può essere utilizzata in una fase più avanzata della valutaz.
psicodiagnostica, dopo il colloquio clinico, e differisce da questo
(oltre che per il fatto di essere meno «libera») per almeno altri
due motivi:
(1) valuta un costrutto (o un insieme di costrutti) specifico
(2) dà luogo a una classificazione o punteggio relativo a quel
costrutto
• Ogni intervista strutturata richiede che l’intervistatore effettui
uno specifico training (più o meno lungo) prima di poterla
somministrare (l’uso di una somministraz. standard garantisce
l’affidabilità dei risultati ottenuti infatti le IS hanno un’alta
coerenza tra valutatori) [NB: D’altra parte, le interviste non
strutturate hanno bisogno di training ancora più lunghi!]

18
Q

Strumenti di valutazione PD:

SCID (structural clinical interview for the DSM-[x]

A

è tra
le interviste (semi)strutturate di carattere diagnostico più diffuse in
ambito psicol. e psichiatrico. Si tratta di un flow-chart diagnostico,
basato sui criteri del DSM, che guida all’utilizzo di moduli diversi a
seconda delle risposte date alle domande.
• Ciascun modulo prevede una serie di domande (da porre generalmente alla
lettera) che riflettono i vari criteri diagnostici dei vari disturbi secondo il
DSM. L’esaminatore deve registrare se un dato criterio/caratteristica non è
presente o se è presente (sotto-soglia o ad un livello clinicam.
significativo).
• La SCID è somministrabile ad adulti (con adattamenti anche ad
adolescenti, dai 15 anni), con liv. culturale pari alla licenza media; possibili
problemi invece con grave compromiss. cognitiva o grave psicosi. I soggetti
esaminati possono essere sia pz psichiatrici che di medicina generale,
oppure individui sani sottoposti a indagine epidemiologica.

19
Q

Differenze tra SCID-CV e SCID-RV?

A
[CV: Clinical Version,
usata per scopi diagnostici
e terapeutici. Include
valutazioni diagnostiche
complete solo per i dist. del
DSM più comunemente
rilevati nella pratica clinica
ed esclude la maggior parte
dei sottotipi e degli
specificatori (invece la
SCID-RV: Research V.,
usata per effettuare ricerche
su un determinato dist.
mentale. Contiene più
disturbi, sottotipi, gravità,
specificatori di decorso..]
20
Q

Test o Questionari PD autovalutativi (QAV)?

A

test/questionari PD che forniscono “misurazioni” di vari costrutti,
basati sulle risposte date dall’individuo in esame relativamente a
suoi aspetti psicologici (es. personalità, stati affettivi, atteggiamenti,
ecc.) e ai suoi comportamenti nei vari contesti (es. stressor, salute)
STRUMENTI DELLA VALUTAZIONE PD
• Vanno considerati come “strumenti” che potenziano il lavoro di
esplorazione del colloquio clinico (di cui forniscono
un’integrazione)
• Il loro impiego va strutturato gerarchicamente: prima i test ad
ampio spettro [+] poi quelli più mirati e specifici [*]

21
Q

Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI)?

A

• E’ tra i più longevi e usati questionari di personalità. Presupposto
teorico alla base di quest’inventario è l’idea che le differenti forme
psicopatologiche non siano altro che la caratterizzazione in grado
estremo di caratteristiche personologiche distribuite normalmente
nella popolazione
STRUMENTI DELLA VALUTAZIONE PD
• Nato, all’epoca della sua progettazione, con lo scopo principale di
discriminare tra individui sani e con psicopatologia, e di fornire
all’interno di quest’ultima un’indicazione di prima approssimazione.
Composto da 576 item (affermazioni alle quali rispondere
dicotomicam. -V/F- sulla base della corrispondenza con la propria
condizione) selezionati attraverso una miriade di ricerche in modo tale
che differenziassero gli individui sani da quelli con le diagnosi
psichiatriche più comuni all’epoca. Somministrabili anche solo i primi
370 item (utilizzabili solo 10 scale di base).
• Oltre che dalle scale cliniche è costituito da varie SCALE DI
VALIDITA’ (o CONTROLLO) per individuare quanto i sogg
abbiano risposto con sincerità e accuratezza. Es:
 L (menzogna): misura la tendenza da parte del soggetto a mostrare una buona
immagina di sé
 F (infrequenza): misura la tendenza a considerare gravi i propri problemi, ad
apparire anormale (attraverso la valutazione di affermazioni indicanti esperienze
ritenute poco frequenti nella popolazione normale)
 K (correzione): misura atteggiamenti difensivi nei confronti dell’indagine (attraverso
la valutazione di affermazioni che indagano la tendenza a negare i problemi)
 Altre scale valutano: l’attenzione e la cooperazione, l’incoerenza nelle risposte,
l’incoerenza nelle risposte vero.
 Se i punteggi a queste scale risultano critici, il protocollo va
rigettato perché poco attendibile (non vengono fornite indicazioni sulla
psicopatologia, ma cmq vengono raccolte informazioni interessanti).

22
Q

Beck Anxiety Inventory (BAI)?

A

tra i test
d’elezione per la valutazione clinica dei pz che possono presentare
disturbi d’ansia, è stato sviluppato per riuscire ad individuare item il
meno possibile sovrapposti a quelli per misurare la depressione. E’
costituito da 21 item, valutabili su scala Likert a 4 punti, riconducibili a 2
fattori: aspetti somatici dell’ansia (es. sudorazione, tremori), aspetti
soggettivi comuni nelle crisi d’ansia e attacco di panico (es. paura di
perdere il controllo, paura di morire).

23
Q

State-Trait Anxiety Inventory (STAI) [Spielberg, 1988]?

A

tra i test più
usati per valutare l’a. anche nei sani. E’ costituito da 40 item, valutabili
su scala Likert a 4 punti, distribuiti in due scale di 20 item ciascuno:
scala Y1 ansia di stato (stato transitorio di tensione e apprensione),
scala Y2  ansia di tratto (tendenza individuale relativam. stabile a
rispondere a stimoli percepiti come minacciosi, con elevazioni
dell’intensità dell’ansia)

24
Q

Strumenti di valutazione PD:

Tecniche proiettive

A

consistono nelle
presentazione di stimoli poco strutturati, ambigui o senza senso con
la richiesta all’individuo di dar loro una qualche strutturazione, allo
scopo di ottenere risposte individuali informative (possono essere
anche istruzioni per fare qualcosa es. disegno, gioco con oggetti…)
• L’ipotesi sottostante all’uso di tali tecniche (ipotesi proiettiva) fa
riferimento al fatto che le risposte di un individuo a degli stimoli senza
senso o ambigui, che gli vengono presentati, riflettano inconsciam.
attributi significativi e relativamente stabili della sua personalità o
comunque caratteristiche psicologiche rilevanti (bisogni, conflitti,
atteggiamenti, motivazioni, ecc.)
• Meglio chiamarle tecniche anziché test, termine quest’ultimo
utilizzabile per strumenti creati con rigorose procedure di
standardizzazione e determinate caratteristiche di validità/attendibilità
(punti deboli per queste tecniche)

25
Q

Reattivo di Rorschach?

A

• L’obiettivo generale di questo strumento è la valutazione dei tratti di
personalità del soggetto (infatti spesso è somministrato assieme
all’MMPI-2). Spesso è utilizzato anche in ambito forense.
• E’ una tecnica proiettiva composta da 10 tavole, su ciascuna delle
quali è rappresentata una macchia d’inchiostro simmetrica: 5
monocromatiche, 2 bicolori e 3 colorate (somministraz.: ~45’)
• Prevede la somministrazione delle tavole in un ordine prestabilito,
chiedendo al soggetto di rispondere a cosa vede al loro interno. La sua
risposta istintiva sarà poi oggetto di interpretazione da parte
dell’esaminatore. Non esistono risposte corrette/scorrette, ma esistono
molti modelli interpretativi, il più usato è il sistema comprensivo di
Exner per il quale esistono norme standardizzate che rendono la
valutazione più attendibile.

26
Q

Test di Appercezione Tematica (TAT, Murray)

A

Costituito da 31 tavole raffiguranti figure ritratte in una scena non
definita. Si chiede al soggetto di utilizzare ogni tavola come spunto per
una narrazione di fantasia. Si assume che i pz., inconsciamente,
trasferiscano bisogni e conflitti nella costruzione della storia.

27
Q

Montreal Cognitive Assessment (MoCA)?

A
Tra le batterie neuropsicologiche per lo screening dei deficit cognitivi.
- Insieme di test per valutare diverse
funzioni cognitive
- tempo di somministraz.: ~10 min.
- disponibile in versioni alternative
equivalenti e in molte lingue, tra
cui anche in italiano
- cut-off versione originaleper
probabile deterioram. cognit:
26/30. cut-off più alti di quelli
ita possibilità di falsi positivi in
ita  necessità di test con dati
normativi raccolti su campioni
omogenei a quelli a cui verrà
somministrato il test
28
Q

Perchè risulta utile inserire una valutazione delle varie funzioni cognitive durante la valutazione di pazienti con disturbi cosiddetti psichiatrici (cioè pz.
con marcate alterazioni di tipo affettivo e/o comportamentale, ma
spesso anche cognitivo [es. pz con depressione, ansia, schizofrenia, ecc.] non
così direttamente riconducibili a patologie organiche del SN)?

A

Questo è utile per diversi motivi:
• Escludere che i sintomi affettivi/comportam./il dist. che si è
ipotizzato essere primariam. psichiatrico non sia secondario ad un
dist. delle funzioni cognitive più generale derivante da probl.
neurologici
• Escludere che deficit a qualche livello dell’elaborazione cognitiva
possano precludere la valutazione, la relazione, l’adesione dal
trattamento

29
Q

Perché è importante inserire una valutazione di alcune variabili affettive (es. umore
depresso, apatia, ansia di stato) e di personalità (es. nevroticismo, ansia di tratto,
impuls., sensibil. ai rinforzi, ecc.) durante la valutazione di pazienti con
sindromi neurologiche/neuropsicologiche (cioè con patologie del SN
[es. patol. cerebro-vascolare, epilessia, trauma cranico, demenza, tumore cerebrale,
sclerosi multipla, ecc.] caratterizzate, oltre che da sintomi fisici di cui si
occupa il neurologo, anche da marcate alteraz. cognitive, comport. [es.
sindromi amnesiche, afasie, disordini dell’attenzione, sindromi frontali, ecc.], e spesso
anche affettive).

A

Questo è utile essenzialmente per comprendere se e quanto le info
raccolte durante l’esame neuropsicologico possano essere influenzate da
stati affettivi alterati (es. ansia depress.) o variabili di personalità
«disfunzionali», anziché dalle variabili cognitive che costituiscono il
principale oggetto d’indagine del neuropsicologo, o se non si abbia
davanti addirittura un pz con dist. psichiatrici (anzichè neurologici)

30
Q

Perché durante la VPD risulta importante considerare la diversità culturale ed etica?

A

I bias culturali ed etnici si possono ridurre in vari modi:
- comprendere i fondamenti della valutazione (sptt. affidabilità, validità,
standardizzazione)
- capire i modi in cui la cultura/etnia di appartenenza influenza la VPD
(es. differenze di lingua, religione, credenze, vissuti emotivi in
generale e nei confronti del clinico) [ vedi valutazione culturale nel
DSM-5 o interviste diagnostiche strutturate (es SCID)] o, al contrario,
considerare i casi in cui la cultura/etnia di appartenenza non hanno
invece un peso sulla VPD
- modificare, se necessario, le procedure di VPD affinchè l’individuo
capisca realmente questionari/richieste/consegne del compito
- fare uno sforzo ulteriore per creare la necessaria fiducia nel setting
diagnostico

31
Q

Caratteristiche della relazione valutativa?

A

(1) RILEVANZA RISPETTO AGLI OBIETTIVI del processo di
valut. PD  gli obiettivi della val PD devono guidare le risposte da dare
nella valutazione, se questi non sono chiari, vanno indagati (chi richiede
la valutazione e perché?)
(2) CHIAREZZA  la relazione dev’essere chiara, perché nel momento
in cui non lo sia si possono generare interpretazioni erronee che possono
portare a loro volta a scelte sbagliate. I termini scelti devono essere
adeguati a chi usufruirà della relazione (es. termini diversi se la relazione
è fatta per scopi medici piuttosto che peritali). Preferibilmente vanno
evitati: eccessiva lunghezza o criptica brevità, eccessivo uso di
tecnicismi (es. statistiche complicate o punteggi «esoterici» ai test), e va
data un’organizzazione coerente (quando non c’è può precludere la
chiarezza della relazione).
(3) UTILITA’  le info contenute nella relaz. devono aggiungere
qualcosa rispetto a quello che si conosceva in partenza. Una
caratteristica che riduce l’utilità della relazione è la generalizzazione
(nel senso di mancanza di specificità) delle affermazioni, la tendenza a
scrivere in termini così ambigui e generali che potrebbero adattarsi a
molti individui con sintomi/problemi simili a quelli del pz/cliente 
evitare di fare affermazioni sfruttando l’ «effetto Forer (o
Barnum)» (tipo di relazioni chiamate in ingl. «aunt Fanny report»:
relaz. che potrebbe essere vera anche per mia zia Fanny; o ancora
«Madison Avenue report»: relaz. che «vende», facendo probab.
riferimento al fatto che queste descrizioni ambigue e generiche hanno
un alta probabilità di essere accolte favorevolmente dagli interessati
[effetto Barnum], o da chi ha richiesto la valutazione avendo già
generiche ipotesi iniziali [bias di conferma])

32
Q

La restituzione PD al paziente?

A

Dare al pz spiegazioni
circa il filo logico che ha guidato la valutazione e circa quanto questa ha
evidenziato.
- Le ipotesi conclusive vanno restituite al pz. in maniera chiara, con la
riorganizzazione della domanda e la ricerca di una specifica soluzione al
problema iniziale da valutare insieme
- Nella restituzione dev’essere utilizzata una lingua qt più simile a quella del
pz (non tecnica-scientifica), tenendo presente le sue caratteristiche
individuali: età, abilita di comprensione, intuizione, personalità, gravità del
disturbo, facendo riferimento ai contenuti più facilmente accessibili alla sua
consapevolezza
- A volte, a seconda delle circostanze, non è necessario entrare nei minimi
dettagli, è però opportuno non minimizzare, né accentuare la gravità del
disturbo, ma presentarla come l’espressione di uno stato al momento attuale