Pd Flashcards

1
Q

CAP 1

A

La scienza delle finanze si occupa delle politiche tributarie e di spesa pubblica adottate dallo Stato, e dei loro
effetti sull’allocazione delle risorse e sulla distribuzione del reddito.
• Secondo la concezione organicistica, gli individui hanno valore solo in quanto contribuiscono alla
realizzazione degli obiettivi della collettività, che sono fissati dallo Stato.
• Secondo la concezione meccanicistica, lo Stato é un artificio creato con il solo scopo di consentire la realizzazione degli obiettivi individuali. All’interno di tale tradizione, vi sono posizioni opposte: gli
aderenti al pensiero liberale credono che lo Stato debba avere poteri estremamente limitati; secondo gli
aderenti al pensiero socialdemocratico, per garantire il bene degli individui è necessario l’intervento pubblico.
La concezione di Stato è cambiato nel corso del tempo ed è strettamente collegata con altri aspetti (religiosi,
politici…) che caratterizzano le culture dei singoli paesi e di intere aree geografiche.
Nello studio della finanza pubblica si è soliti distinguere tra:
• analisi positiva, che ha come obiettivo quello di individuare i nessi causali tra le variabili economiche e di
rispondere a quesiti di tipo - qual è l’effetto di una riduzione dell’importo sul reddito da lavoro, sul l’offerta
di lavoro? - .
analisi normativa: che cerca di fornire indicazioni circa le relazioni tra strumenti specifici, come la
tassazione del reddito, e possibili obiettivi, come una certa distribuzione del reddito.

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2
Q

CAP 2 I

A

Uno degli obiettivi della finanza pubblica é stimare in che modo diverse politiche incidono sul
comportamento degli individui: questo viene raggiunto attraverso l’analisi positiva.
La teoria economica fornisce una struttura per riflettere sui singoli fattori che potrebbero influenzare il
comportamento di interesse e aiuta a elaborare delle ipotesi testabili attraverso la ricerca empirica.
Un’importante finalità del lavoro empirico é stimare la relazione causale fra una politica e un tipo di
comportamento.
Per dedurre una relazione causale fra un programma e un risultato, devono verificarsi tre condizioni:
1. Il programma deve precedere il risultato;
2. Programma è risultato devono essere correlati;
3. Devono essere eliminate altre spiegazioni della correlazione osservata.
Gli studi sperimentali assegnano in modo casuale i soggetti ad un gruppo sperimentale o di controllo.
L’assegnazione casuale riduce la probabilità che fattori esterni portino il ricercatore a confondere la
correlazione con la causalità. Tali studi offrono un modo attendibile per valutare l’impatto dei programmi di
Governo, ma non sono infallibili.
Dal momento che risulta difficile condurre degli studi sperimentali, gli economisti analizzano i dati ottenuti
dai comportamenti economici, studiando come si sono effettivamente comportati nel tempo: l’econometria é
lo studio di tecniche statistiche per stimare relazioni causali.
Importante strumento é l’analisi di regressione, che stima la relazione fra due variabili mantenendo costanti
gli altri fattori.

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3
Q

CAP 2 II

A

I dati osservati possono essere:
• cross section (diverse entità nello stesso periodo),
• time series (stessa entità in diversi periodi di tempo),
• panel (diverse entità in diversi periodi di tempo).
Gli economisti empirici utilizzano un’altra categoria di studi, noti come “studi quasi-sperimentali” per
stimare relazioni di tipo causale. Questi studi identificano delle situazioni in cui circostanze esterne, di fatto,
assegnano casualmente gli individui ai gruppi di trattamento e di controllo.
La differenza fra un esperimento e un quasi-esperimento sta nel fatto che un esperimento esplicitamente
attribuisce in modo casuale gli individui a un gruppo sperimentale o di controllo, mentre un quasi-
esperimento utilizza i dati che si possono osservare, basandosi su circostanze che sfuggono al controllo da
parte del ricercatore ma che in modo naturale comportano un’assegnazione casuale.

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4
Q

Economia del benessere

A

L’economia del benessere è la branca della teoria economica che si occupa di stabilire la desiderabilità
sociale di allocazioni economiche alternative, rispetto a quelle che emergerebbero con il libero mercato, e
quindi dell’intervento dello Stato.
Prendiamo in esame un modello economico semplice, con due agenti e due beni. I due agenti hanno date
dotazioni iniziali dei due beni. I due agenti operano in maniera razionale, scambiando beni fra loro al fine di
massimizzare la loro utilità.
Le preferenze degli agenti hanno specifiche strutture descritte da curve di indifferenza. Alla fine dello
scambio la dotazione finale deve possedere specifiche proprietà definite dal concetto di ottimo paretiano: la
dotazione finale è ottima in senso paretiano se non esiste una dotazione alternativa che possa aumentare la
soddisfazione di un agente senza peggiorare quella di un altro.

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5
Q

Scatola di Edgeworth, curva di indifferenza

A

La scatola di Edgeworth é quello strumento di analisi
utilizzato per illustrare la distribuzione dei beni in un
contesto formato da due beni e due individui.
La curva di indifferenza é l’insieme dei punti che
individuano le quantità di due beni che soddisfano
egualmente il soggetto. Il valore assoluto della pendenza
della curva d’indifferenza indica il rapporto al quale
l’individuo è disposto a scambiare un bene per una
quantità aggiuntiva dell’altro ed è detto saggio marginale
di sostituzione (SMS) tra i due beni.

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6
Q

Surplus del consumatore e del produttore

A

Surplus del consumatore
Consideriamo una curva di domanda (individuale). Definiamo
prezzo di riserva, e lo indichiamo con p d , il prezzo massimo che
il consumatore è disposto a pagare per acquistare una
determinata quantità. Per esempio, per acquistare la prima unità
del bene il prezzo di riserva è appena inferiore a p m ; per
acquistare la quantità y a il prezzo di riserva è p a .
Se il prezzo di mercato è p a , il consumatore paga tutte le unità
acquistate, tranne l’ultima, meno del loro prezzo di riserva
(perciò ci guadagna).
Definiamo surplus del consumatore (SC) la somma di tutti
questi guadagni. Per ogni singola unità venduta è data dalla
differenza p d - p a . Può essere calcolato come l’area colorata del
grafico:
SC = (p m - p a )y a /2
Surplus del produttore
Consideriamo una curva di offerta (individuale).Definiamo
prezzo di riserva dell’impresa, e lo indichiamo con p s , il prezzo
minimo che essa è disposta ad accettare per vendere una
determinata quantità. Di fatto il prezzo di riserva coincide col
costo marginale; per vendere la quantità y* il prezzo di riserva è
p, ma per venderne di meno è inferiore (p s = Cm).
Se il prezzo di mercato è p
, l’impresa incassa su tutte le unità
vendute, tranne l’ultima, più del loro prezzo di riserva (perciò ci
guadagna).Definiamo surplus del produttore (SP) la somma di
tutti questi guadagni. Per ogni singola unità venduta è data dalla
differenza p* - Cm. Può essere calcolato come l’area colorata del
grafico:
SP = py/2.

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7
Q

SMS

A

In un’economia di puro scambio, l’efficienza paretiana richiede l’uguaglianza dei saggi marginali di
sostituzione per tutti i consumatori: SMS a = SMS b
Aggiungendo il lato della produzione è necessario introdurre il concetto di frontiera delle possibilità
produttive: il luogo di punti che indicano il massimo della quantità che si può produrre di un bene, data la
quantità prodotta dell’altro bene e la disponibilità degli input.
Con la produzione introduciamo le imprese, il mercato dei beni e quello dei fattori. Assumiamo:
1. Concorrenza perfetta in entrambi i mercati;
2. Mercati completi per tutti i beni (informazione completa e simmetrica, assenza di esternalità, assenza di
altre imperfezioni di mercato, …)
Il saggio marginale di trasformazione (SMT) è il saggio al quale il sistema economico può trasformare un
bene in un altro bene; esso corrisponde alla pendenza della frontiera delle possibilità produttive, ma può
anche essere espresso come rapporto tra i costi marginali.
Poiché posso esprimere la pendenza della frontiera delle possibilità produttive come rapporto tra i costi
marginali, allora la produzione è efficiente quando SMT = CM X /CM Y
La condizione di efficienza paretiana sarà uguale all’efficienza del sistema economico:
SMT X,Y = SMS1 X,Y = SMS2 X,Y

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8
Q

Teoremi fondamentali economia del benessere

A

Il 1° teorema fondamentale dell’economia del benessere dice che se i mercati sono perfettamente
concorrenziali (e sono completi per tutti i beni - informazione completa e simmetrica, assenza di esternalità,
assenza di altre imperfezioni di mercato - ), allora un equilibrio concorrenziale,
se esiste, è Pareto efficiente. Infatti poiché gli agenti sono price-taker, allora
SMS1 X,Y = P X /P Y = SMS2 X,Y
Secondo la teoria del consumo, l’utilità è massimizzata per SMS1 X,Y = P X /P Y
Le imprese price-takers massimizzano i profitti producendo finchè a P = CM da cui deriviamo che
CM X /CM Y = P X /P Y , ovvero SMS X,Y = P X /P Y = SMS1 X,Y = SMS2 X,Y
-> se c’è concorrenza e tutti i consumatori hanno come obbligo la massimizzazione dell’utilità e
i produttori quella del profitto, si ottiene un’allocazione efficiente delle risorse.
Il 1° teorema afferma che, in un sistema concorrenziale, si ottiene una allocazione delle risorse che
appartiene alla frontiera delle utilità possibili (luogo dei punti pareto efficienti); tuttavia il criterio di
efficienza paretiana non è di per se sufficiente a determinare la preferibilità di allocazioni alternative:
l’allocazione pareto efficiente, in cui ci troviamo, non per forza è anche quella che massimizza il benessere
sociale rappresentato da una FBS= W = f(U 1 , U 2 ) —> rappresentazione delle preferenze della collettività
rispetto alla distribuzione delle risorse tra i suoi membri.
Il 2° teorema fondamentale dell’economia del benessere dice che la collettività può raggiungere qualsiasi
allocazione pareto efficiente a condizione che:
• gli agenti siano lasciati liberi di contrattare;
• l’allocazione delle risorse sia quella preferibile, realizzata attraverso trasferimenti a somma fissa -> se lo
Stato redistribuisce equamente il reddito e lascia operare il mercato concorrenziale, le allocazioni
raggiunte autonomamente dalla collettività stanno sulla curva delle utilità possibili e sono eque.
Problemi -> Per trovare un sistema di imposte e sussidi in somma fissa che realizzi un’allocazione delle
risorse equa, l’operatore pubblico dovrebbe però avere moltissime informazioni sulle preferenze e sulle
caratteristiche di tutti i contribuenti. Questo é pressoché impossibile da raggiungere in questa allocazione ->
II 2° teorema é puramente teorico. Inoltre è spesso difficile tenere separate efficienza ed equità: alcuni first
best socialmente preferibili non sono raggiungibili, si va allora a second best (efficienti e iniqui o equi ed
inefficienti?). Infine se non valgono alcune ipotesi della concorrenza perfetta si possono avere fallimenti del
mercato (il libero mercato porta ad allocazioni inefficienti): ad es. se esistono imprese price makers, possono
far salire il prezzo al di sopra del CM.

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9
Q

bene pubblico

A

Definizione di bene pubblico
Definiamo bene pubblico, o più specificatamente bene pubblico puro, un bene che è caratterizzato
dall’essenza di rivalità nel consumo(ovvero il costo marginale per il consumo da parte di un individuo
aggiuntivo è nullo MC=0) e dall’assenza di escludibilità(quando escludere qualcuno da un bene è molto
costoso o impossibile). Da tener ben presente è il fatto che anche se tutte le persone, a causa di non
escludibilità e di non rivalità, consumano la stessa quantità di bene pubblico, ciò non significa che tale
consumo debba essere valutato da tutti allo stesso modo(ad esempio la difesa).
Oltre ai beni pubblici puri, che sono estremante rari, troviamo:
• beni pubblici impuri, ovvero beni caratterizzati da diversi gradi di non rivalità e di non esclusività
nel consumo(ad esempio un faro). Questi sono beni comuni se rivali e non escludibili e beni
tariffabili se escludibili e non rivali.
• beni privati forniti pubblicamente: come la sanità e l’edilizia popolare che sono beni escludibili e
rivali, anche se forniti pubblicamente
• beni pubblici forniti dai privati: si verifica con l’appalto di alcuni servizio all’esterno degli enti
pubblici.

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10
Q

CAP 4 II

A

Le condizioni di fornitura efficiente dei beni privati
Per prima cosa costruiamo la curva di domanda di mercato di un bene prendendo in esame le curve di
domanda di quel bene da parte dei singoli soggetti e sommandole orizzontalmente: ottenendo la curva di
domanda aggregata. Le curve si sommano orizzontalmente poiché nel caso di un bene privato tutti i soggetti
consumano a parità di prezzo quantità differenti, tanto che tutti presentano il solito MRS (saggio marginale
di sostituzione=rapporto tra i prezzi dei beni).
Quando la domanda e l’offerta si eguagliano si ha equilibrio e quindi efficienza nel punto di intersezione in
quanto
MRS xy persona1 = MRS xy persona2 =MRT xy
Le condizioni di fornitura efficiente dei beni pubblici
Per prima cosa costruiamo la curva di domanda di mercato di un bene prendendo in esame le curve di
domanda di quel bene da parte dei singoli soggetti e sommandole verticalmente: ottenendo la curva di
domanda aggregata. Le curve si sommano verticalmente poiché nel caso di un bene pubblico tutti i soggetti
consumano la stessa quantità anche se per ognuno il costo marginale è differente, ciascuno ha quindi un
proprio MRS.
Quando la domanda e l’offerta si eguagliano si ha equilibrio e quindi efficienza nel punto di intersezione in
quanto
MRS xy persona1 + MRS xy persona2 =MRT xy

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11
Q

CAP 4 III

A

Samuelson dimostra le condizioni di ottimalità paretiana in presenza di beni
pubblici e privati. Attraverso tre grafici:
→→ la frontiera delle possibilità produttive CC tra un bene pubblico G e un bene
privato x, che rappresenta le combinazioni dei due beni che possono essere
prodotte, date le risorse disponibili.
→→ la curva di indifferenza di un primo individuo: il soggetto cerca di
massimizzare la sua utilità scegliendo un paniere che si trovi all’interno della
frontiera della possibilità produttive (in questo caso 10G e 5S)
→→ la curva di indifferenza del secondo individuo: una volta che il primo
individuo ha scelto, il secondo dovrà consumare la stessa quantità di bene
pubblico (10G) e una quantità di bene privato che è massimo la quantità definita
dalla frontiera meno la quantità consumata dal primo individuo (12-5=7).
Individuato questo punto si può ripetere la stessa operazione ponendo che il
primo individuo scelga una composizione di beni differente in modo tale che le
possibili combinazioni di cui può disporre il secondo soggetto siano rappresentate nella curva DD.
Sovrapponendo le curva di indifferenza del secondo soggetto alla curva DD e trovando il punto di tangenza
e, è possibile individuare il punto dove il secondo soggetto trae la massima utilità e che rappresenta un
ottimo paretiano. Poiché nel punto e MRS Gx del secondo individuo è pari all’inclinazione della curva DD che
è pari alla differenza tra MRT Gx e MRS Gx del primo individuo, allora:
MRS Gx persona1 + MRS Gx persona2 =MRT Gx

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12
Q

CAP 4 IV

A

Tuttavia quando si parla di un bene pubblico non escludibile, le persone possono essere incentivate a
nascondere le loro vere preferenze, sfociando in un comportamento opportunista consistente nel godere
benefici di un bene per cui altri hanno pagato il prezzo: definiamo questo problema free rider. È molto
probabile quindi(e lo è anche quando siamo di fronte a beni pubblici escludibili a causa dell’assenza di
rivalità nel consumo)che il mercato fornisca una quantità di beni pubblici non efficienti. Tuttavia questo
problema sarebbe teoricamente ovviabile tramite la perfetta discriminazione di prezzo grazie all’intervento
statale.
Forte è il dibattito in questi ultimi anni sull’opportunità di privatizzare alcuni servizi forniti o prodotti
tradizionalmente dalla stato e del suo ruolo all’interno dell’economia. La diversa combinazione tra fornitura
pubblica e privata di beni e servizi di pubblica utilità è fortemente cambiata nel tempo, e varia di paese in
paese tanto che non è possibile definire quale sia la giusta combinazione; tuttavia è possibile individuare
alcuni parametri di grande rilevanza, come:




salari e costi delle materie prime: se sono retribuiti diversamente dai diversi settori ceteris paribus,
conviene scegliere quello a prezzo minore
costi amministrativi: nel caso di fornitura pubblica i costi amministrativi vengono suddivisi su un
numero più ampio di persone.
Diversità dei gusti: difficilmente soddisfacibile dal settore pubblico.
Problemi distribuitivi: secondo il concetto di equità alcuni beni devono essere disponibili per tutti
come la sanità e l’istruzione.

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13
Q

Caso dell’istruzione

A

Il caso dell’istruzione
L’istruzione è una delle principali voci di spesa nei bilanci della gran parte dei paesi del mondo, questo
perché: le scuole possono avere un potere socializzante, in un sistema democratico forniscono ai futuri
elettori il background culturale su cui baseranno le loro future scelte politiche, sono un fattore rilevante per la
formazione di capitale umano(di fondamentale importanza nella società globale di oggi), sono il fattore
fondamentale di mobilità sociale.
Una delle questioni più dibattute è quella concernente il livello di spesa pubblica per l’istruzione, secondo
ricerche condotte è stato ricavato che non è possibile stabilire l’efficacia della gestione scolastica osservando
semplicemente le quantità di input acquistati; tuttavia questa sembra dipendere dall’età degli studenti
coinvolti: l’investimento in istruzione nei primi anni di infanzia ha un rendimento molto elevato in termini
dei successivi risultati scolastici dei bambini provenienti da famiglie a basso reddito.

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14
Q

CAP 5 I

A

Il primo teorema fondamentale dell’economia del benessere afferma che i mercati allocano in modo
efficiente le risorse, anche se le cose possono cambiare a seconda di come gli individui influiscono sul
benessere reciproco. Tuttavia il fatto che il comportamento di alcuni influisca sul benessere di altri non
provoca necessariamente il fallimento del mercato: finché gli effetti vengono trasmessi mediante i
prezzi(transazioni di mercato), i mercati sono efficienti. Al contrario quando l’attività di un soggetto
economico influisce sul benessere di un altro direttamente, ossia non mediante variazioni dei prezzi di
mercato, l’effetto viene definito esternalità.
Natura delle esternalità
Un’esternalità deriva dunque dalla mancata assegnazione dei diritti di proprietà o dall’impossibilità di farlo.
Fintanto che una risorsa è di proprietà di qualcuno, il prezzo ne riflette il valore per usi alternativi e la risorsa
viene impiegata in modo efficiente; al contrario le risorse di proprietà comune vengono utilizzate in maniera
non efficiente perché nessuno è incentivato a economizzare il loro uso.
Le esternalità possono essere:
• Negative (ad es: inquinamento) o positive (ad es. le api che producono miele);
• Possono essere prodotte sia dai consumatori sia dalle imprese;
• I beni pubblici possono essere considerati un tipo particolare di esternalità: quando il consumo da
parte da un individuo crea un’esternalità positiva su tutti gli altri consumatori, l’esternalità positiva
ha le caratteristiche di un bene pubblico puro.

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15
Q

CAP 5 II

A

Analisi grafica dell’esternalità negativa
Da sottolineare è il concetto che per avere efficienza bisogna tener conto di tutti i costi di produzione,
compresi i danni provocati direttamente a altre imprese o a persone. Proprio per questo si ha una differenza
tra il costo marginale sociale MSC (che comprende i costi di tutti gli input, tanto che è dato dalla somma di
MPC+MD), il costo marginale privato MPC (che tiene conto solamente degli input impiegati dall’impresa),
il danno marginale MD (danno provocato dall’impresa a un terzo) e il beneficio marginale MB (beneficio
marginale dell’impresa).
Poniamo quindi in un grafico quantità-prezzo queste curve:
→→L’impresa per massimizzare i propri
profitti(in un primo momento) produrrà tutte le
unità di output per le quali il MB>MPC, ovvero
fino al livello X҃ A
→→dal punto di vista della collettività la
produzione dovrebbe avvenire fin quando
MB>MSC, ovvero fino al livello X* A
Quindi quando un bene determina un’esternalità negativa, se ne produce una quantità eccessiva rispetto alla
quantità efficiente:
→→ per il “produttore dell’esternalità “la riduzione dell’output da X҃ A a X* A determina una riduzione dei
suoi profitti pari all’area ecd (perdita della distanza verticale tra MB e MPC);
→→ per colui che “subisce l’esternalità” la riduzione dell’output determina un miglioramento delle sue
condizioni e quindi ha un guadagno pari al danno marginale connesso, geometricamente X҃ A X* A ab ovvero
l’area al di sotto della curva del danno marginale compresa tra le variazioni della quantità

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16
Q

Soluzioni private per la correzione dell’esternalità

A
  1. La fusione: fondendo le parti coinvolte nell’esternalità abbiamo un’internalizzazione dei costi (o dei
    benefici) esterni, in modo tale che il profitto dell’unione delle società sarebbe maggiore della somma dei
    profitti delle due imprese. Ciò può avvenire anche limitatamente a aree dell’impresa.
  2. Le regole di convivenza civile: che possono essere intraprese dai singoli individui per eliminare le
    esternalità che producono.
  3. La contrattazione: accordo tra le parti che si ha fintanto che:
    a. la parte che produce esternalità, è disposta a modificare il proprio comportamento previo
    versamento di una somma almeno pari al profitto che otterrebbe producendo una data unità;
    b. la parte che subisce l’esternalità è disposta a pagare purché la somma pagata sia inferiore al
    danno arrecatole dall’output MD→→ passiamo quindi da X҃ A a X* A .
    Questa affermazione segue il Teorema di Coase: se i diritti di proprietà sono ben definiti e i costi di
    transazione sono inesistenti, le parti hanno incentivo a negoziare fino a raggiungere la soluzione
    ottimale (indipendentemente da come sono distribuiti i diritti di proprietà.
    Tuttavia le contrattazioni possono fallire perché: sono troppo costose, coinvolgono una molteplicità di
    soggetti, non è possibile individuare le cause dei danni e vi è un’informazione asimmetrica tra le parti.
17
Q

Imposta a la pigou

A

Nel caso in cui gli individui non riescono a raggiungere una soluzione soddisfacente si ha l’intervento statale,
che può essere tramite:
1. Imposte à la Pigou: tassa indirizzata verso chi produce un esternalità (inquinamento) in modo tale da
portare i costi al giusto livello. Questa tassa viene
definita Tassa Pigouviana e grava su ogni unità
dell’impresa inquinante e il cui ammontare è pari al
danno marginale che l’impresa procura alla
collettività in corrispondenza del volume di
produzione efficiente.
In figura possiamo vedere che il danno marginale in
corrispondenza dell’output efficiente Q* è dato
dalla distanza cd: quindi l’imposta dovrebbe essere
pari a questa distanza pari a questa distanza
indentificando il gettito dell’imposta in ijcd (ovvero
pq=cdOX* A =cd*id).

18
Q

Sussidi

A
  1. Sussidi: supponendo che il numero di imprese inquinanti sia fisso si può ottenere il volume efficiente di
    produzione pagando chi inquina perché non lo faccia: il sussidio per non inquinare è semplicemente un
    modo diverso per aumentare il costo di produzione effettiva
    di chi inquina. Con un sussidio pari a cd per ogni unità
    prodotta la produzione passerà da X҃ A a X* A poiché con la
    prima quantità MB
19
Q

Imposte sulle emissioni

A

Imposte sulle emissioni: un’imposta su ciascuna unità di output potrebbe non incentivare abbastanza
l’industria che produce esternalità a individuare delle soluzioni per ridurre l’inquinamento, se non quella
della riduzione delle emissioni. Per affrontare questo problema è necessario far pagare un’imposta
pigouviana su ciascuna unità di emissione piuttosto che su ciascuna unità di output. Un’imposta
sull’emissioni funziona pressappoco come l’imposta pigouviana sulla produzione. Prendiamo in esame
un grafico riduzione dell’inquinamento-prezzo dove:
• MSB rappresenta la riduzione dei costi per chi subisce
l’esternalità, tanto che ha pendenza negativa
• MC rappresenta i costi marginali per chi emette
l’esternalità, tanto che ha pendenza positiva
• e* punto efficiente di riduzione dell’inquinamento dato
dall’intersezione di MC e MSB
• f* rappresenta l’imposta sull’emissioni che l’autorità
pubblica applica facendo pagare f* su ciascuna unità di
inquinamento emessa.
Se f>MC (ovvero la somma che risparmi in imposte è maggiore del costo marginale) l’inquinamento
verrà ridotto fino al punto di efficienza e
poiché dopo tale punto non merita farlo in quanto i costo
marginale per la riduzione è maggiore della riduzione d’imposta che ottiene.
Importante da verificare è il caso in cui vi
sia più di un soggetto inquinante (in analisi 2
soggetti A e B).
Supponendo che l’autorità statale voglia
ridurre la quantità di n unità di
inquinamento l’anno, fin tanto che i costi
marginali (per la riduzione
dell’inquinamento) dei due soggetti
inquinanti sono differenti è possibile
ridistribuire l’onere in modo tale che i costi
risultino ridotti. In altre parole il costo totale della riduzione delle emissioni risulta minimizzato soltanto
quando i costi marginali sono uguali per tutti i soggetti inquinanti(questo perché per due imprese si
hanno spese molto diverse per la riduzione dell’inquinamento; nel nostro caso B deve sostenere oneri
minori): allora si dice che l’allocazione è efficiente in termine di costo.
Oltre l’allocazione efficiente in termine di costo è possibile contemporaneamente compensare coloro
che riducono maggiormente l’inquinamento. Quindi l’impresa che riduce meno le emissioni (in questo
caso B) ha un’imposizione più elevata di quella che le riduce in maggior misura, in modo tale che i costi
marginali MC delle due imprese siano uguali

20
Q

Norme standard and control

A

Norme comand-and-control: mentre le soluzioni fino a questo momento analizzate sono
regolamentazioni per incentivi, ovvero politiche che forniscono ai soggetti inquinanti degli incentivi
monetari per ridurre l’inquinamento lasciando flessibilità ai soggetti su come ridurre materialmente le
emissioni, l’approccio tradizionale alla regolamentazione ambientale si basa su norme comand and
control. Queste sono politiche volte a raggiungere una data riduzione dell’inquinamento con poca o
nessuna flessibilità riguardo alle modalità per ottenerla; possono assumere varie forme le cui più
importanti sono:
→→standard tecnologico: norma che impone ai soggetti inquinanti di installare una determinata
tecnologia per lo smaltimento delle emissioni. Questa forma non incentiva le imprese a ricercare
modalità nuove e maggiormente economiche per ridurre l’inquinamento.
→→standard di performance: norma che stabilisce un obiettivo di emissioni per ciascun soggetto
inquinante e lascia una certa flessibilità in merito alla modalità per raggiugerlo.
Entrambe queste forme non sono completamente efficienti in termini di costo.
Le norme comand-and-control sono preferibili, rispetto ad un sistema basato sugli incentivi, nel caso in
cui non sia possibile un monitoraggio delle emissioni. Un altro svantaggio del sistema basato sugli
incentivi sta nel fatto che si possono venire a creare degli hot spot, o punti critici, dove si ha una forte
concentrazione di emissioni.

21
Q

Esternalità positive

A

Esternalità positive
Le esternalità positive si hanno nei casi in cui un soggetto o un’industria producono conoscenze (come nel
caso della R&S) o beni che possono essere sfruttati poi in un secondo momento da terzi.
Ciò comporta che l’impresa scelga un livello inferiore a quello efficiente nel punto di incontro tra la curva
del beneficio marginale privato MPB e i costi marginali MC.
Tuttavia grazie a un sussidio è possibile far si che la produzione vada fino al punto R* (intersezione tra il
beneficio marginale sociale MSB =MEB+MPB e costi marginali).

22
Q

CAP 6 teoria delle scelte collettive

A

I governi anche se eletti democraticamente, rispondono con difficoltà all’interesse generale: importante è
capire come, tramite strumenti dell’analisi economica, avviene il processo decisionale politico attraverso la
teoria delle scelte collettive. Le decisioni collettive a differenza delle decisioni private, date dalle preferenze
eterogenee degli individui e regolate dai mercati attraverso i prezzi dove chi decide conosce le proprie
preferenze, sono date dalle preferenze eterogenee degli individui e regolate attraverso votazioni , in modo
tale che chi governa deve accertare le preferenze di coloro per i quali egli sta decidendo.
Democrazia diretta
Gli stati democratici utilizzano varie procedure per prendere decisioni nel campo della spesa pubblica e del
suo finanziamento. I metodi di scelta dei livelli di fornitura dei beni pubblici sono principalmente tre:

23
Q

Voto all’unanimità

A
  1. Voto all’unanimità : per ovviare la problema del free rider, e la conseguente fornitura insufficiente
    di beni pubblici, può essere utilizzato il voto all’unanimità.
    Secondo un modello teorizzato da Lindahl, con due individui e un solo bene pubblico, è possibile
    mostrare le combinazioni di quote a carico di ciascuno e il livello di fornitura di un bene pubblico
    decise all’unanimità. A seguito della decisione dell’autorità di imporre un certo prezzo-imposta
    (definito prezzo Lindahl, ovvero la quantità addizionale di denaro che un individuo deve pagare
    quando la spesa pubblica aumenta di 1 euro) in base alle proprie curve di domanda i cittadini votano
    per la quantità di bene pubblico.
    Se l’accordo non è unanime, l’autorità stabilisce un altro prezzo Lindahl e il processo continua fino a
    quando i cittadini non scelgono la stessa quantità di beni pubblici. Quindi la determinazione di della
    quantità di bene pubblico avviene in maniera simile a quello del mercato, tanto che come per
    quest’ultimo le allocazioni sono pareto efficienti.
    Tuttavia questo procedimento presenta due limiti:
  2. Gli individui devono esprimere onestamente le loro preferenze senza adottare
    comportamenti strategici
  3. Il tempo per trovare un accordo all’unanimità richiede tempo molto dilatati.
24
Q

Voto a maggioranza

A
  1. Voto a maggioranza : poiché l’unanimità è difficile da raggiungere sono preferibili i sistemi che richiedono una votazione a maggioranza, ovvero sistemi nei quali una proposta viene approvata se si
    pronuncia a favore 1⁄2+1 dei votanti. Tuttavia talvolta può verificarsi:
    • il paradosso del voto, fenomeno secondo il quale le preferenze della comunità non sono
    coerenti, anche se le preferenze dei singoli lo sono. In circostanze simili è possibile risolvere il paradosso attraverso la manipolazione dell’ordine del giorno, ovvero un processo
    mediante il quale si organizza l’ordine di votazione per avere un certo risultato, o attraverso un voto strategico degli elettori.
    • la ciclicità del voto, ovvero una circostanza in cui il voto a maggioranza a coppie su più di due possibilità va avanti all’infinito senza che venga presa una decisione definitiva.
    Naturalmente non sempre un sistema a maggioranza da vita a queste problematiche, poiché il voto dipende strettamente dalla configurazione delle preferenze individuali, rispetto alle decisioni da prendere, che possono essere:
    preferenze unimodali: individuo ha preferenze unimodali se, allontanandosi dalla soluzione che preferisce, il suo beneficio cala costantemente.

    preferenze bimodali: un individuo ha preferenze bimodali se, allontanandosi dalla soluzione che preferisce, il suo beneficio prima cala e poi aumenta nuovamente.
    picco: nel grafico delle preferenze di un individuo è il punto che si trova più in alto rispetto a tutti gli altri punti adiacenti.
    Definendo elettore mediano, l’elettore le cui preferenze occupano una posizione intermedia nell’insieme ordinato delle preferenze di tutto il gruppo, il teorema dell’elettore mediano afferma che se tutte le preferenze sono unimodali, il risultato di una votazione a maggioranza rifletterà la preferenza espressa dall’elettore mediano. Tuttavia se uno dei votanti non ha preferenze unimodali può darsi che si verifichi il paradosso del voto; dal momento che le preferenze multimodali sono rilevanti in molte circostanze, è probabile che non si possa fare affidamento sulla votazione a maggioranza per prendere decisioni pubbliche definitive
25
Q

Logrolling

A
  1. Logrollig (scambio dei voti): un limite della votazione a maggioranza è che questa non tiene in
    considerazione l’intensità delle preferenze. Con lo scambio dei voti, ovvero uno scambio di voto per
    l’approvazione di un pacchetto di proposte legislative, è possibile invece che i votanti riescano ad
    esprimere quanto tengono a una proposta. Tuttavia questo meccanismo non è detto che porti a un
    risultato che aumenta o diminuisce il benessere, o ancora più oppure meno efficiente di quello che si
    otterrebbe con la votazione a maggioranza.
    Nessuno di questi sistemi di votazione presi in analisi fino a questo momento (ma anche altri elaborati da
    diversi studiosi)garantisce dei risultati soddisfacenti, ovvero tutti hanno delle imperfezioni.
    Il premio Nobel Arrow elaborò quindi una teoria secondo la quale in una società democratica il sistema di
    votazione deve soddisfare i seguenti criteri:
    Dominio non ristretto: dato un qualunque insieme delle preferenze e gamma di alternative tra cui si
    deve scegliere si deve giungere a una decisione;
    Completezza: deve essere possibile stabilire una graduatoria;
    Principio di Pareto: deve riflettere le preferenze individuali;
    • Proprietà transitiva: ovvero deve essere coerente;
    • Indipendenza dalle alternative irrilevanti : l’esito è dipendente solamente dalle preferenze dei
    votanti rispetto alle alternative per le quali votano;
    • Non dittatorialità: non deve essere presente un solo individuo “decisivo”.
    Arrow dimostra che è impossibile trovare una regola per effettuare le scelte collettive che so ddisfi
    contemporaneamente alcuni criteri fondamentali: ciò implica che le democrazie sono intrinsecamente inclini
    a effettuare scelte incoerenti.
26
Q

Democrazia rappresentativa

A

Democrazia rappresentativa
In democrazia rappresentativa gli elettori, tramite votazioni, scelgono un candidato sulla base delle
piattaforme elettorali proposte, e coloro che sono eletti (legislatori) scelgono le politiche pubbliche.
Nel contesto politico, gli agenti adottano gli stessi comportamenti degli agenti che operano nel mercato,
ovvero possiamo utilizzare le stesse ipotesi per descrivere il loro comportamento: razionali, autointeressati,
che tendono a massimizzare l’utilità. Questi agenti operanti nella democrazia rappresentativa sono
distinguibili in categorie quali: elettori, candidati/legislatori, burocrati(coloro che gestiscono le decisioni
politiche), gruppi di pressione

27
Q

politici

A
  1. politici: tramite il teorema dell’elettore mediano è possibile dimostrare che gli eletti perseguono gli
    interessi dell’elettore mediano. Infatti, se si hanno due partiti, entrambi abbandoneranno posizioni
    13
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    lOMoAR cPSD| 1312009
    estremiste per convergere verso la posizione dell’elettore mediano, dove è possibile raccogliere più
    voti. Tuttavia c’è da osservare che se le condizione politiche non possono essere ordinare secondo un
    unico schieramento, il teorema dell’elettore mediano non vale più. Inoltre non si è tenuto in
    considerazione che: la leadership ha un forte grado d’influenza, non tutti gli aventi diritto al voto lo
    esercitano e i costi per l’acquisizione delle informazione da parte del cittadino sono alte(in termini di
    costo opportunità) e ciò può dar vita al problema del free-rider.
28
Q

burocrati e gruppi di pressione

A
  1. burocrati (o funzionari pubblici): è ingenuo pensare che il fine della burocrazia sia solamente quello
    di interpretare i desideri dell’elettorato e dei suoi rappresentanti: l’interesse dei burocrati è
    finalizzato ad aumentare il potere e lo status, che sono in relazione diretta con la dimensione del
    bilancio a disposizione del funzionario, il quale quindi tenderà a massimizzarlo. Possiamo verificare
    questa affermazione ponendo in un grafico output della burocrazia(Q) euro due curve:
    • V, che rappresenta il valore totale attribuito a ciascun livello di Q dal legislatore che controlla il
    bilancio. La pendenza rappresenta l’utilità marginale sociale dell’output(tanto che la curva è
    decrescente).
    • C, la sua pendenza rappresenta il costo marginale per ogni unità di output utilizzato (decrescente)
    Supponendo che il burocrate sa che il legislatore
    accetterà qualunque progetto la cui utilità totale
    superi i costi totale egli proporrà, al fine di
    massimizzare la dimensione del bilancio, l’output
    Q’ che rispetta il vincolo che C non superi V.
    Quindi Q’ è un livello di output inefficiente (si ha
    solo corrispondenza tra costo totale e utilità totale);
    l’output efficiente si ha in corrispondenza di Q*
    dove il costo e l’utilità marginale si uguagliano.
  2. gruppi di pressione: sono cittadini che cercano una posizione di rendita e formano gruppi di
    pressione per condizionare l’attività di governo. L’interesse può nascere sulla base della fonte di
    reddito, della dimensione del gruppo, del settore produttivo in cui operano i soggetti, della regione o
    di molte altre caratteristiche individuali.
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Q

L’aumento dell’intervento statale in economia

A

L’aumento dell’intervento statale in economia
L’intervento dello Stato in economia è aumentato molto rapidamente. Questo fenomeno può essere spiegato
in diversi modi tra cui:
i cittadini richiedono un maggiore intervento dello stato,
• il settore pubblico deve espandersi per assorbire l’eccessiva produzione del settore privato;
• eventi casuali (come le guerre) aumentano l’intervento dello stato in economia, ma a evento un
concluso l’inerzia impedisce di tornare a i livelli precedenti,
alcuni gruppi utilizzano lo stato per ridistribuire il reddito a loro favore.
Tra le proposte per controllare il crescente aumento dell’intervento dello Stato ci sono quella di incentivare
la concorrenza con il settore privato, la riforma di processi di determinazione del bilancio statale e possibili
norme costituzionali.