pm Flashcards

1
Q

Capitolo 14 -­‐ Tassazione e distribuzione

del reddito

A

Le imposte modificano la distribuzione del reddito, ma determinare esattamente il carico tributario dei vari
soggetti è molto complesso. Questo è dovuto anche alla divergenza tra l’incidenza legale e l’incidenza
economica; dove:
• incidenza legale: indica il soggetto che è giuridicamente tenuto al pagamento dell’imposta, ma non è
detto che nella pratica questo sia il soggetto che effettivamente sopporta l’onere dell’imposta (poiché
i prezzi possono variare in seguito dell’introduzione di un’imposta, l’incidenza legale non fornisce
alcuna indicazione su chi versa veramente l’imposta);
• incidenza economica: rappresenta la variazione nella distribuzione del reddito determinata
dall’introduzione di un’imposta, ovvero indica chi ne sopporta l’onere.
La differenza tra incidenza legale e incidenza economica è definita traslazione economica, la cui entità è
determinata da diversi fattori.

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2
Q

Incidenza dell’imposta

A

L’incidenza di un’imposta può variare nel medio e nel lungo periodo e può essere di diversi tipi:
• Incidenza con bilancio di pareggio: con l’analisi di questo tipo di incidenza si considera gli effetti
dell’introduzione di un’imposta tenendo conto sia delle risorse prelevate sia delle spese effettuate
con tali risorse. L’effetto distributivo finale di un’imposta, infatti, dipende anche da come la
Pubblica Amministrazione spende il denaro;
• Incidenza differenziale dell’imposta: con questa analisi si verifica come varia l’incidenza quando si
sostituisce un’imposta con un’altra, a parità di entrate per la Pubblica Amministrazione. Confronta
quindi gli effetti di imposte alternative sulla distribuzione del reddito;
• Incidenza assoluta dell’imposta: è un analisi che esamina gli effetti di un’imposta ipotizzando che le
risorse prelevate non vengano spese e che l’imposta non ne sostituisca altra.
Un’altra distinzione importante si ha fra aliquota legale e aliquota effettiva:
• l’aliquota legale indica quanto il contribuente deve versare allo Stato per ogni unità di reddito
imponibile;
• l’aliquota effettiva indica quanto deve versare per ogni unità di reddito complessivo.
In base all’incidenza economica di ogni soggetto, quindi calcolando quanto di una data imposta viene versato
da ogni cittadino, si può stabilire se l’imposta è proporzionale, progressiva o regressiva.

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3
Q

progr di imp

A

Per definire la progressività di un’imposta è necessario introdurre il concetto di aliquota marginale e
aliquota media:

Aliquota marginale: è la variazione dell’imposta rispetto a una variazione marginale del reddito:
t m = dT(y)/dy , dove
T(y) è il debito d’imposta, cioè la base imponibile x l’aliquota

Aliquota media: è il rapporto tra l’imposta versata e il reddito:
t a = T(y)/y
→→ se l’imposta è costante indipendentemente dal reddito: l’imposta è proporzionale.
Ciò significa che l’aliquota media è uguale all’aliquota marginale:
t a = t m = costante;
inoltre ɛ y = [dT(y)/dy] [y/T(y)] = t y/t y = 1
→→ se l’imposta aumenta all’aumentare del reddito: l’imposta è progressiva.
Ciò significa che l’aliquota marginale è maggiore dell’aliquota media:
t m > t a ;
inoltre ɛ y = [dT(y)/dy] [y/T(y)] = t m /t a > 1
→→ se l’imposta diminuisce al diminuire del reddito: l’imposta è regressiva.
Ciò significa che l’aliquota media è maggiore dell’aliquota marginale:
t a > t m ;
inoltre t m /t a < 1

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4
Q

Per misurare il grado di progressività di un sistema fiscale esistono due alternative:

A
  1. Il sistema tributario è tanto più progressivo quanto maggiore è l’incremento delle aliquote medie
    al crescere del reddito; definendo T 0 e T 1 le imposte pagate rispettivamente ai livelli di reddito I 0 e I 1
    (con I 1 > I 0 ), la misurazione della progressività è:
    v 1 = [(T 1 /I 1 ) – (T 0 /I 0 )] / I 1 – I 0
    Perciò maggiore è v 1 e maggiore è la progressività del sistema fiscale.
  2. Il sistema tributario è tanto più progressivo quanto maggiore è l’elasticità del gettito fiscale
    rispetto al reddito (ovvero la variazione percentuale del gettito divisa per la variazione percentuale
    del reddito).
    v 2 = (T 1 -T 0 /T 0 ) / (I 1 -I 0 /I 0 )
    Esistono inoltre diversi tipi di progressività:
    • Continua: si detrae dal reddito complessivo una certa somma e si applica al reddito residuo (reddito
    imponibile) un’aliquota marginale.
    • Per classi: si distinguono i redditi a seconda della classe a cui appartengono e per ciascuna classe è
    prevista un’aliquota legale diversa. In tal caso, moltiplicando ogni reddito per l’aliquota della classe
    corrispondente, si verifica che le aliquote legali di ciascuna classe coincidono con l’aliquota media
    della classe;
    • Per scaglioni: si distinguono vari scaglioni di reddito, e per ogni scaglione viene applicata
    un’aliquota diversa (crescente).
    Le imposte sul reddito possono essere di tipo diverso. Degli esempi sono:
    • Pool tax: imposta regressiva secondo la quale T(y) = T;
    l’aliquota media è t a = T/Y;
    l’aliquota marginale è t m = 0;
    • Imposta flat pura: imposta proporzionale secondo la quale T(y) = t y;
    l’aliquota media è uguale all’aliquota proporzionale t a = t m
    • Imposta flat con deduzione: la deduzione prevede che T = t(y – d). Perciò:
    o se y < d, T(y) = 0,
    l’aliquota media e l’aliquota marginale sono t a =0 e t m =0 (imposta proporzionale)
    o se y >d,
    l’aliquota media è t a = t (1-d)/y;
    l’aliquota marginale è t m = t (imposta progressiva).
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5
Q

Analisi di equilibrio parziale degli effetti dell’imposta

A

I modelli di equilibrio parziale considerano unicamente il mercato in cui viene imposto il tributo e ignorano
gli effetti su altri mercati. In questa analisi consideriamo le variazioni dei prezzi relativi dovute
all’introduzione di imposte.
Le imposte possono essere:
1. Imposta specifica: applicata come ammontare fisso su ogni unità di bene venduto
2. Imposta ad valorem: imposta con un’aliquota proporzionale al prezzo
Le imposte possono essere applicate:
• sulle vendite:
→→ dei beni di consumo,
→→ dei fattori di produzione (salario e capitale);
• sui profitti delle imprese;
• sulle terre.
Le analisi cambiano a seconda del mercato in cui ci troviamo, ovvero se si è in concorrenza perfetta, in
monopolio o in oligopolio, anche se utilizzeremo un modello a concorrenza perfetta.

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6
Q
  1. Imposta specifica sui beni di consumo
A

Supponiamo che nel mercato dello champagne inizialmente il prezzo e la quantità di equilibrio siano Q 0 e P 0 ;
dopodiché’ viene introdotta un’imposta specifica pari a t euro al litro.
• Con incidenza legale sui consumatori:
varia la curva di domanda percepita dai
produttori. Questa si abbassa in misura
pari a t, perché, ad esempio, il prezzo
massimo che i consumatori sono
disposti a pagare per la quantità Q 1 è
p 1 +t, ma dopo l’introduzione
dell’imposta sebbene i consumatori
paghino sempre la stessa somma i
produttori non ricevono l’intero
ammontare, ma ricevono solo (p 1 +t) –
t, cioè p 1 . Perciò la curva di domanda
si abbassa in misura pari a t

Con incidenza legale sui produttori:
si sposta verso l’alto la curva di offerta
percepita da consumatori. Questo perché’,
ad esempio, il prezzo al quale i produttori
sono disposti a produrre la quantità Q 1 è p 1 ,
e perché’ questo avvenga, i consumatori
devono pagare il prezzo p 1 +t per unità.
Perciò la curva di offerta si alza in misura
pari a t.

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7
Q
  1. Imposta specifica sui beni di consumo ii
A

Vediamo che il fatto che l’incidenza legale ricada sui consumatori o sui produttori è indifferente, perché ciò
che conta è l’incidenza economica e gli effetti che si producono sono sempre gli stessi:
• si riduce la quantità venduta (Q 0 p 0 →→ il prezzo pagato dai
consumatori è aumentato e il benessere dei consumatori è diminuito
se p 1 < p 0 →→ il prezzo ricevuto dai consumatori è diminuito e il benessere dei produttori è diminuito
l’onere ricade sui consumatori in misura (p 1 +t)-p 0 , mentre ricade sui produttori in misura p 0 -p 1
L’entità dell’onere che ricade sui consumatori e sui produttori non dipende quindi dall’incidenza legale, ma
dall’elasticità delle curve di domanda e offerta:
• più è elastica la curva di domanda e minore è l’imposta che grava sui consumatori;
• più è elastica la curva di offerta e minore è l’imposta che grava sui produttori.
Analizzando graficamente vediamo che:
• Quando l’offerta è perfettamente anelastica: il prezzo ricevuto dai produttori scende in misura
esattamente pari all’entità dell’imposta, perciò l’onere ricade interamente su di loro

Quando l’offerta è perfettamente elastica:
il prezzo ricevuto dai produttori sale in misura
esattamente pari all’entità dell’imposta, per cui
i consumatori sopportano l’intero onere

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8
Q
  1. Imposta ad valorem sui beni di consumo
A

Ha gli stessi effetti dell’imposta specifica, per cui è indifferente analizzare il caso in cui l’incidenza legale sia
sui consumatori o sui produttori. Prendendo in considerazione un’imposta ed valorem legalmente a carico dei
consumatori, questa farà spostare la curva di domanda verso il basso; l’unica differenza con l’imposta
specifica è che mentre questa sposta la curva verso il basso di uno stesso importo assoluto per ciascuna
quantità, l’imposta ad valorem la fa scendere della stessa percentuale.
Gli effetti comunque sono gli stessi: per ogni dato livello di output di equilibrio, un’imposta ad valorem
produce lo stesso gettito di un’imposta specifica.

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9
Q
  1. Imposta sui fattori di produzione
A

Imposta sul salario: le imposte sul salario sono i contributi che servono per finanziare il sistema di
sicurezza sociale. In genere sono previste due aliquote contributive, una a carico dei lavoratori e una a
carico dei datori di lavoro, per ripartire equamente l’onere dell’imposta. Anche in questo caso però ciò
che conta non è l’incidenza legale ma l’incidenza economica, la quale dipende dall’elasticità delle curve
di domanda e offerta (come accade con i beni di consumo). Ad esempio, un’imposta ad valorem sul
salario fa spostare la curva della domanda di lavoro percepita dai datori di lavoro.
• Se l’offerta di lavoro è perfettamente
anelastica: l’imposta sul salario fa si
che il salario scenda dell’esatto
ammontare dell’imposta, così che
l’onere ricade tutto sui lavoratori.
• Se la curva dell’offerta di lavoro è anche
solo in parte inclinata negativamente: il
salario può diminuire di un ammontare
maggiore di quello dell’imposta (nel
grafico: l’imposta è il segmento ac, ma il
salario varia in misura pari al segmento ab,
con ab > ac).

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10
Q

Capitolo 15 -­‐ Tassazione ed efficienza

A

L’introduzione di un tributo altera le decisioni degli agenti economici e la perdita di benessere che ne deriva
è detta eccesso di pressione tributaria. Con questo termine si indica la riduzione di benessere che eccede
quella legata al prelievo fiscale vero e proprio ed è definita come perdita netta di benessere sociale.
L’imposta inoltre causa una perdita di efficienza del sistema, in quanto rialloca le risorse in maniera non
efficiente.
L’introduzione di un’imposta t su un bene altera il vincolo di bilancio dei soggetti. Il vincolo di bilancio
rappresenta il consumo dei due beni che si trovano rispettivamente sull’asse orizzontale e sull’asse verticale.
• Prima dell’imposta: i beni avevano prezzi rispettivamente P 0 e P 1 e la pendenza del vincolo era –
P 0 /P 1 . Il punto di equilibrio del soggetto era il punto E 1 , punto di tangenza con la curva di
indifferenza i.
• Dopo l’imposta sul bene (che si trova sull’asse orizzontale): il prezzo diventa (1-t)P 0 , perciò la
pendenza del vincolo diventa –(1-t)P 0 /P 1 . Il nuovo punto di equilibrio è quindi il punto E 2 , in
corrispondenza di una curva di utilità minore (ii); La distanza verticale tra i due vincoli, la retta GE 2 ,
rappresenta l’onere fiscale del soggetto.
Per capire se vi è un altro modo per imporre un’imposta che comporti una perdita di utilità minore per il
soggetto, occorre valutare la variazione equivalente, ovvero occorre valutare la porzione di reddito che
avremmo dovuto sottrarre al soggetto, prima
dell’introduzione dell’imposta, per provocargli la stessa
diminuzione di utilità dalla curva i alla ii.
• Sottraendo reddito, il vincolo di bilancio si sposta
parallelamente (retta HI)
• La distanza verticale tra AD e HI, ovvero ME 3 ,
rappresenta la variazione equivalente
• La variazione equivalente è maggiore del gettito
raccolto con l’imposta (ME 3 > GE 2 ): l’imposta
peggiora la condizione del soggetto, per un’utilità
maggiore dell’entrata tributaria che genera
• ME 3 – GE 2 = E 2 N = eccesso di pressione tributaria

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11
Q

L’effetto dell’introduzione di un’imposta, ovvero la perdita di benessere che ne consegue, può essere
scomposto in due effetti distinti:

A
  1. Effetto reddito: è l’effetto prodotto da una variazione del prezzo sulla quantità consumata, dovuto
    esclusivamente alla perdita di reddito del consumatore. Rappresenta a livello grafico lo spostamento
    parallelo del vincolo di bilancio che comporta lo spostamento dal punto di equilibrio E 1 al punto E 3
  2. Effetto sostituzione: è la variazione della quantità consumata di un bene dovuta esclusivamente alla
    variazione dei prezzi relativi: il consumatore è indotto a sostituire il bene tassato con il bene non
    tassato. Graficamente, rappresenta la rotazione del vincolo di bilancio (perché’ cambiano i prezzi
    perciò cambia la pendenza) e lo spostamento dal punto E 3 al punto E 2
    L’introduzione di un’imposta porta anche ad una perdita di efficienza del sistema, in quanto l’allocazione
    delle risorse non è più Pareto efficiente: questo perché’ il tributo crea un cuneo(o differenza)tra il prezzo
    lordo pagato dal consumatore e il prezzo netto ricevuto dal produttore.
    L’efficienza paretiana afferma che il saggio marginale di sostituzione tra i beni deve essere uguale al saggio
    marginale di trasformazione:
    MRS = MRT = P 0 /P 1
    In seguito all’introduzione dell’imposta su un bene, però, il prezzo di questo bene cambia per i consumatori
    (diventa (1-t)P 0 ) ma non per i produttori (i quali ricevono sempre P 0 , perché’ la differenza va al fisco) e il
    saggio marginale di sostituzione diventa:
    MRS = (1-t)P 0 /P 1 ≠ MRT.
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12
Q

Le imposte che non generano eccesso di pressione

A

Le imposte generano eccesso di pressione dal momento in cui modificano i prezzi relativi dei beni; perciò
un’imposta che non comporta questa variazione dei prezzi non genera eccesso di pressione. Un’imposta di
questo tipo è l’imposta a somma fissa, la quale prevede il pagamento di un importo stabilito
indipendentemente dal comportamento del consumatore.
L’imposta a somma fissa modifica il vincolo di bilancio in maniera diversa: questo non cambia la pendenza
del VdB, ma lo sposta parallelamente, perché’ l’imposta sottrae reddito al soggetto ma non cambia i prezzi
relativi. Nonostante sia efficiente, l’imposta a somma fissa si presenta iniqua: tutti devono pagare la stessa
somma indipendentemente dalla loro condizione economica.
Perciò è utilizzata solo come riferimento per valutare l’efficienza delle imposte, ma non come opzione
politica percorribile.
Un altro tipo di imposta che modifica il reddito dei soggetti e non i prezzi relativi dei beni è l’imposta sul
reddito. Questa però si potrebbe considerare equivalente all’imposta fissa solo se il reddito fosse fisso; nella
realtà il reddito può essere influenzato dalle scelte individuali circa l’offerta di lavoro e per questo motivo
può causare inefficienze del sistema.
Per questo motivo con un’imposta sul reddito non si ha un’allocazione efficiente delle risorse, mentre
un’imposta a somma fissa avrebbe lasciato le uguaglianze invariate

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13
Q

Distorsioni e teoria del second best

A

La teoria del second best afferma che in presenza di una preesistente distorsione nel contesto studiato (ad
esempio monopoli, esternalità, altri tributi che complicano l’analisi dell’eccesso di pressione), politiche che
da sole creerebbero distorsioni, possono invece ridurle. Se i mercati sono fra loro correlati e questi mercati
presentano questi tipi di distorsioni, l’incidenza complessiva di un insieme di tributi non si calcola
sommando gli eccessi di pressione per ogni mercato.
Calcolo dell’eccesso di pressione
Per calcolare l’eccesso di pressione è necessario confrontare il gettito quando, in seguito all’effetto di
sostituzione, ci si sposta dal punto E 2 al punto E 3 : questo spostamento è anche chiamato reazione
compensata. Per calcolare l’eccesso di pressione occorre prendere in considerazione la curva di domanda
compensata, che indica il variare della quantità domandata al variare del prezzo; e simultaneamente indic a il
variare dell’ammontare del reddito necessario a compensare la variazione dei prezzi. L’eccesso di pressione
tributaria dipende quindi dai movimenti lungo la curva di domanda compensata.
Definiamo:
• D = curva di domanda compensata
• O = curva di offerta pre-imposta (è
orizzontale perché si ipotizza che il
costo marginale del bene che si trova
sull’asse X sia costante e pari a p)
• Surplus del consumatore pre-imposta:
area DAp
In seguito all’introduzione dell’imposta sul bene
che si trova sull’asse delle X si ha:
• O’= curva di offerta dopo l’imposta (il
prezzo diventa (1+t)p, che è uguale al
costo marginale del bene)
• Surplus del consumatore: DCq
• Gettito fiscale: CBpq
• Surplus del consumatore + gettito fiscale < surplus del consumatore pre-imposta →→ la differenza,
rappresentata dall’area ABC, è l’eccesso di pressione tributaria
L’area ABC è rappresentata dalla metà del prodotto tra la base, data dalla variazione della quantità del bene
consumata, e l’altezza, pari all’imposta per unità. Perciò:
ABC = 1⁄2 Ƞ p Q 1 t 2
Ƞ rappresenta il valore assoluto dell’elasticità compensata della domanda al prezzo del bene:
• Se Ƞ è alto significa che la quantità domandata è molto sensibile alla variazione del prezzo, quindi le
alterazioni delle decisioni di consumo dovute all’imposta sono alte e l’eccesso di pressione è alto
Inoltre:
• Maggiore è la spesa totale iniziale per il bene (ovvero pQ 0 ) e maggiore è l’eccesso di pressione
tributaria.
• All’aumentare dell’aliquota fiscale t vi è un aumento al quadrato dell’eccesso di pressione: se t
raddoppia l’eccesso di pressione quadruplica.

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14
Q

L’eccesso di pressione tributaria si ha anche sui sussidi e sui fattori di produzione

A
  1. Il sussidio (imposta negativa)
    Supponiamo un sussidio per le abitazione: il Governo offre agli imprenditori edili un sussidio (s) sotto forma
    di agevolazione fiscale, che fa scendere la curva di offerta in misura pari a (1-s)P a . La curva di offerta è
    orizzontale in quanto si ipotizza che il costo marginale di produzione delle case sia costante.
    Quindi in seguito al sussidio si ha:
    Surplus del consumatore: aumenta da mno a
    I.
    mqu
    II.
    Costo del sussidio per lo stato: area nvuq
    III.
    Costo > surplus →→ la differenza, ovvero l’area
    ovu rappresenta l’eccesso di pressione
    L’inefficienza nasce dal fatto che il sussidio induce a
    consumare case valutate meno del loro costo.
  2. L’imposta sul lavoro (imposta sul reddito)
    O L = curva di offerta compensata di lavoro di un soggetto.
    Supponiamo che inizialmente il salario sia pari a s e l’offerta
    di lavoro sia pari a L 1 ; in seguito all’introduzione di
    un’imposta con aliquota pari a t, la curva di offerta si abbassa
    in corrispondenza di (1-t)s e l’offerta di lavoro si riduce a L 2 .
    Perciò in seguito all’imposta sul lavoro si ha:
  3. Surplus del lavoratore: si riduce da sda a gha
  4. Gettito fiscale: area figh
  5. Surplus + gettito < surplus pre-imposta →→ la
    differenza, pari all’area dih, rappresenta l’eccesso di
    pressione tributaria. L’area dih e’ data da: 1/2 ɛ s L 1 t 2
    (ɛ rappresenta l’elasticità compensata di ore di lavoro
    rispetto al salario).
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15
Q

La tassazione differenziale degli input

A

A volte un’imposta che grava su un fattore della produzione (come il lavoro) dipende dal luogo in cui viene
impiegato questo fattore. Ad esempio, il lavoro casalingo è tassato in maniera diversa rispetto ad altre settori
del mercato: i servizi svolti dal lavoro casalingo non vengono tassati, mentre quelli svolti in un altro settore
del mercato si.
Per misurare il costo in termini di efficienza utilizziamo il modello di Harberger.
Nel grafico:
• La distanza OO’ misura la quantità di lavoro
disponibile (fissa).
• Le curve VMP m e VMP c rappresentano il valore del
prodotto marginale del lavoro nel mercato (cioè il
valore monetario di ogni unità di output prodotta in più
per ogni ora di lavoro).
Gli individui suddividono il lavoro (e il loro tempo) tra lavoro
casalingo e lavoro nel mercato in modo che il valore del
prodotto marginale del lavoro sia lo stesso in entrambi settori(e
in modo da massimizzare il reddito totale)
→→ punto H*, in cui il valore è s 1 .
Se sul reddito del lavoro nel mercato viene introdotta un’imposta t (mentre il lavoro casalingo è esente da
imposte):
• Il saggio salariale si abbassa in corrispondenza di (1-t)VMP m
• La nuova allocazione del lavoro è nel punto H’: aumenta il lavoro casalingo e diminuisce il lavoro
nel mercato; inoltre il rendimento corrispondente non è piu’ s 1 ma è (1-t)s 2
• Aumenta l’output del settore casalingo: area aecd (al di sotto della curva VMP c )
• Diminuisce l’output del mercato: area abcd
• Abcd > aecd →→ la differenza, data dall’area abe, rappresenta l’eccesso di pressione tributaria.
L’area abe è data da: 1/2 (ΔH) t s 2 (ΔH rappresenta la variazione delle ore di lavoro)

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16
Q

Capitolo 16 -­‐ Trade off tra equità ed

efficienza

A

La teoria della tassazione ottimale
La teoria della tassazione ottimale dei beni fornisce un quadro di riferimento opportuno per stabilire i criteri
di efficienza e di equità necessari per stabilire quali imposte applicare.
L’obiettivo della tassazione ottimale consiste nella scelta di aliquote per i beni in modo che l’eccesso di
pressione determinato dal prelievo tributario sia il minimo possibile. Dati:
• I beni X, Y, e L (il tempo libero), il cui prezzo è pari rispettivamente a P x , P y e s (salario)
• T = dotazione di tempo →→ (T-L) = ore di lavoro →→ s (T-L) = reddito da lavoro
Supponendo che il soggetto non risparmi, il vincolo di bilancio è dato da: s (T-L) = P X X + P Y Y .
Da ciò ricaviamo: s T = P X X + P Y Y + sL →→ ovvero valore della dotazione di tempo
Dopo l’introduzione di un’imposta ad valorem pari a t per X, Y e L:
• Il prezzo dei beni sale e diventa: (1+t)P X ; (1+t)P Y ; (1+t) s L;
• Il vincolo di bilancio diventa: s T = (1+t) P X + (1+t)P Y + (1+T) s →→ s T/(1+t) = P X + P Y + s L
Ciò significa che un’imposta su tutti i beni (compreso il tempo libero) alla stessa aliquota t è equivalente alla
riduzione di valore della dotazione di tempo. Tuttavia, poiché’ s e T sono fissi, un’imposta proporzionale
sulla dotazione di tempo è in effetti un’imposta a somma fissa: perciò un’imposta della stessa aliquota su
tutti i beni equivale ad un’imposta a somma fissa, che non causa eccesso di pressione. La problematica di
tale approccio è che non è possibile applicare un’imposta al tempo libero. Quindi è necessario s tabilire che
aliquote d’imposta fissare per i beni X e Y per raggiungere lo stesso risultato.
Secondo la regola di Ramsey, per minimizzare l’eccesso di pressione le aliquote dovrebbero essere fissate in
modo che l’eccesso di pressione marginale dell’ultimo euro di gettito derivante da ogni bene sia lo stesso:
da ciò ne deriva che la riduzione percentuale della quantità domandata di ciascun bene deve essere la stessa.
• X e Y sono due beni non correlati (non
complementari ne’ sostituti)
• D X = domanda compensata del bene X
Viene introdotta un’imposta specifica pari a u x :
• Il prezzo diventa P 0 +u x
• L’eccesso di pressione è dato dal triangolo
scuro abc →→ EP= 1⁄2 u x ΔX
• Il gettito è dato da: G= u x X 1 (imposta per
unità vendute)

17
Q

Capitolo 16 -­‐ Trade off tra equità ed

efficienza ii

A
  1. Per sapere qual’è l’eccesso di pressione marginale dell’ultimo euro di gettito, supponiamo di
    aumentare l’imposta di un euro:
    Imposta = u x +1
    Prezzo = P 0 + (u x +1)
    →→ Eccesso di pressione = triangolo fec
    L’eccesso di pressione marginale è la differenza abc – fec = fbae. L’area di fbae è: 1⁄2 ΔX [u x +(u x +1)], circa
    uguale a ΔX →→ eccesso di pressione marginale
  2. Per sapere l’incremento di gettito associato all’euro aggiuntivo, dobbiamo dividere l’eccesso di
    pressione marginale per il gettito marginale:
    • se l’imposta e’ u x →→ Gettito=u x X 1 (area hbaj);
    • se l’imposta e’ u x +1 →→Gettito= area gfej.
    Il gettito varia →→ il Governo guadagna gfih ma perde ibae, perciò la variazione e’ gfih – ibae.
    Il gettito marginale (variazione del gettito) e’: X 1 – ΔX.
    Perciò si ottiene l’eccesso di pressione marginale/gettito marginale = ΔX/X 1 – ΔX.
    Lo stesso per il bene Y se viene applicata un’imposta pari a u y : ΔY/Y 1 – ΔY.
  3. Per minimizzare l’eccesso di pressione, occorre che l’eccesso di pressione dell’ultimo euro di gettito
    sia lo stesso per il bene X e per il bene Y:
    ΔX/X 1 – ΔX = ΔY/Y 1 – ΔY
    Da ciò si ricava: ΔX/X 1 = ΔY/Y 1 (la riduzione percentuale che si ha in seguito all’imposta della quantità
    domandata dei beni deve essere uguale).
    Possiamo definire la regola di Ramsey anche in base alle elasticità:
    • Ƞ x = elasticità compensata della domanda di X
    • t x = aliquota fiscale su X (imposta ad valorem)
    • t x Ƞ x = riduzione percentuale della domanda di X dovuta all’imposta
    • Regola di Ramsey: t x Ƞ x = t y Ƞ y
    Da questa possiamo derivare la regola delle elasticita’ inverse, secondo cui:
    t x /t y = Ƞ y /Ƞ x
    Ciò significa che se i beni non sono correlati le aliquote dovrebbero essere inversamente proporzionali alle
    elasticità (più è elevato Ƞ y rispetto a Ƞ x e minore dovrebbe essere t y rispetto a t x ).
    Questo implica che beni con domanda anelastica (come i farmaci specifici) dovrebbero essere tassati con
    aliquote relativamente elevate, ma ciò non sarebbe giusto da un punto di vista etico e di equità. La regola di
    Ramsey infatti è stata modificata e rivista per tenere di conto delle conseguenze della tassazione in termini
    distributivi
    Un’implicazione della regola di Ramsey è la regola di Corlett-Hague: quando sono presenti due beni, la
    tassazione efficiente esige che l’imposta su un bene complementare al tempo libero abbia un’aliquota
    elevata. Questo perché’ non essendo possibile tassare il tempo libero e ottenere una soluzione “first best”, si
    cerca di tassare i beni consumati insieme al tempo libero, riducendo indirettamente la domanda di tempo
    libero.
18
Q

Capitolo 17
Imposte personali e comportamenti
individuali

A

La teoria sulle imposte afferma che incidenza ed efficienza di un sistema fiscale dipendono dalle
conseguenze dei tributi sul comportamento delle persone e che le imposte sul reddito influiscono su una
moltitudine di decisioni, quali l’offerta di lavoro, il risparmio, l’acquisto dell’abitazione e le modalità di
investimento del capitale.
Effetti delle imposte sul reddito sull’offerta di lavoro
I soggetti decidono quanto tempo dedicare ogni settimana al lavoro e al tempo libero, data una dotazione di
tempo (fissa).
1. Prima dell’imposta:
la retta TD rappresenta l’insieme delle possibili combinazioni di
lavoro-tempo libero disponibili per un individuo, dato il salario
all’ora s; il vincolo di bilancio ha quindi pendenza pari a s. Il
soggetto massimizza la sua utilità nel punto E 1 , punto di tangenza
con la curva di indifferenza, in corrispondenza del quale lavora FT
ore.
2. Dopo l’introduzione di un’imposta sul reddito proporzionale ad un’aliquota t:
l’imposta riduce la remunerazione da s euro a (1-t)s euro per ogni ora, perciò la pendenza del vincolo di
bilancio si riduce, diventando (1-t)s (retta TH).
Dopodiché’ l’imposta può portare ad un aumento o ad una riduzione dell’offerta di lavoro da parte dei
soggetti, in quanto ciò dipende dalle preferenze individuali. Tale ambiguità deriva dal conflitto fra l’effetto
sostituzione, che riduce la quantità di lavoro offerta esclusivamente in seguito alla variazione del prezzo
relativo del lavoro, e l’effetto reddito, che aumenta la quantità di lavoro offerta in seguito alla riduzione del
reddito individuale che si è avuta con l’imposta. L’esito finale dipende da quale dei due effetti prevale.
Se prevale l’effetto sostituzione la quantità di lavoro offerta si riduce (grafico 1), se prevale l’effetto reddito
la quantità offerta di lavoro aumenta

19
Q
  1. Dopo l’introduzione di un’imposta sul reddito progressiva a scaglioni:
A

Se l’imposta introdotta è un’imposta progressiva a
scaglioni, per cui si suddivide il reddito in blocchi e ad
ogni blocco si applicano aliquote crescenti, il vincolo di
bilancio cambia (retta TLMN). Per i primi 5000 euro di
reddito si ha un’aliquota t, per i successivi 5000 si ha
un’aliquota t 2 e per redditi superiori a 10 000 si ha
un’aliquota t 3 , con t 1 t 1 , è
minore della pendenza del segmento TL); nel punto M il
reddito dell’individuo è dato dalla somma (1-t 1 ) 5000 + (1-
t 2 ) 5000.
→→Infine dai 10 000 euro in poi il reddito e’ dato da (1-t 3 )s,
che e’ la pendenza del segmento MN.
L’offerta di lavoro e il gettito tributario
Il gettito tributario connesso ad un’imposta sul reddito varia al variare delle aliquote t. Per capire come e di
quanto, innanzitutto analizziamo la curva di offerta di lavoro O L , che rappresenta la relazione tra le ore di
lavoro e il salario netto, e ne deriviamo poi la curva di Laffer, che rappresenta la relazione tra aliquota
d’imposta e entrate tributarie.
Se in seguito all’introduzione dell’imposta si ha una riduzione dell’offerta di lavoro (ovvero prevale l’effetto
sostituzione), possiamo rappresentare la curva di offerta di lavoro come una retta:
• In corrispondenza di s (salario pre-imposta), le ore di lavoro sono pari a L 0 ;
Se l’aliquota dell’imposta è t 1 : il salario è (1-t 1 )s e l’offerta di lavoro è L 1 →→ gettito: area abcd
Se l’aliquota è t 2 >t 1 : il salario netto è (1-t 2 )s e l’offerta di lavoro è L 2 →→ gettito area aefk > abcd
Se
l’aliquota è t 3 >t 2 : il salario netto è (1-
t 3 )s e
l’offerta di lavoro è L 3 →→ gettito area
ahji

20
Q
  1. Dopo l’introduzione di un’imposta sul reddito progressiva a scaglioni: ii
A

Vediamo che in corrispondenza di aliquote più alte, il gettito corrispondente si riduce: questo perché’ il
numero di ore di lavoro offerte si riduce talmente da far diminuire il prodotto tra aliquota fiscale e ore di
lavoro. Questa relazione è rappresentata dalla curva di Laffer: quando l’aliquota è molto bassa, le entrate
sono basse e aumentando l’aliquota aumentano anche le entrate. Questo si verifica fino all’aliquota t A ,
oltrepassato questo punto il gettito fiscale diminuisce progressivamente fino ad annullarsi.
Questa relazione è ancora oggi molto discussa, e dipende da certe condizioni:
• La curva di Laffer vale solo se prevale l’effetto sostituzione;
• La forma della curva dipende dall’elasticità del lavoro
rispetto al salario netto;
• Stabilire che l’economia stia operando a destra del punto
t A (per cui ogni aumento dell’imposta non fa che ridurre
il gettito fiscale, e per tale motivo occorrerebbe ridurre le
imposte) è una questione empirica difficile da
determinare;
• E’ opinione generale che le elasticità complessive siano
modeste, per cui è plausibile che l’economia non stia
operando a destra del punto t A : ciò comporta che una
riduzione generale delle aliquote d’imposta si traduce in
una riduzione di gettito fiscale.

21
Q

Effetti delle imposte sul reddito sulle decisioni di risparmio

A

Secondo il modello del ciclo vitale, gli individui pianificano
anno dopo anno le loro decisioni sul consumo e sul
risparmio considerando tutta la loro vita. Il vincolo di
bilancio intertemporale rappresenta le varie combinazioni di
consumo presente e consumo futuro disponibili per gli
individui:
• se il soggetto non risparmia ne’ prende a prestito
denaro ma consuma oggi tutto il reddito I 0 e domani
il reddito I 1 , il punto corrispondente è il punto A
(paniere delle dotazioni);
•se il soggetto decide di risparmiare R euro oggi, significa che riduce il suo consumo presente e il suo
reddito diventa I 0 -R, però accresce il suo consumo futuro in misura pari a (1+i)R, ovvero il suo
risparmio più gli interessi attivi, e il suo reddito futuro diventa I 1 + (1+i)R →→ punto D
se il soggetto decide di prendere in prestito B euro, significa che aumenta il consumo presente e il
suo reddito diventa I 0 +B, però diminuisce il suo reddito futuro in misura pari a (1+i)B, ovvero il
prestito piu’ gli interessi passivi, e il suo reddito futuro diventa I 1 -(1+i)B →→ punto F
Il soggetto poi massimizza la propria utilità in corrispondenza del punto di tangenza con la propria curva di
indifferenza: se ad esempio in corrispondenza di tale punto I 0 >c 0 (reddito presente > consumo presente)
significa che il soggetto risparmia I 0 -c 0 euro.