7) mutamento e variazione nelle lingue Flashcards
(30 cards)
sulla nascita di una nuova lingua: come si stabilisce che una lingua si è ‘evoluta’ in due lingue differenti fra loro?
Uno dei criteri messi in atto è la mancanza di comprensibilità che entro un certo lasso di tempo si viene a creare fra i vari stati di lingua (o in caso di lingue isolate, fra il nuovo stato di lingua e il vecchio).
quando è nata la lingua italiana?
L’evoluzione del latino fino al diventare italiano è molto graduale, avvenuto circa fra il 3 sec. d.C e l’Alto Medioevo.
Ufficialmente, le lingue ‘volgari’ che si erano andate a creare hanno cominciato ad essere documentate in usi scritti nell’11 sec. d.C.
quando invece è ‘morta’ una lingua?
Una lingua si dice morta quando questa non ha più parlanti nativi.
La lingua morta lascia generalmente un ‘sostrato’, cioè una forte influenza sulle lingue successive di una comunità.
cosa provoca il mutamento?
-fattori esterni alla lingua (ex. contatto con altre lingue, eventi storici)
-fattori interni (operazioni inconsce del parlante volte a semplificare, sia nella produzione/articolazione che nella ricezione, le strutture della lingua).
i mutamenti sono casuali o seguono una loro logica?
I mutamenti sembrano seguire una loro logica interna, che collega secondo una direzione preferenziale i vari mutamenti nei diversi settori della lingua.
cos’è l’etimo’?
etimo=forma originaria della parola.
fenomeni di mutamento fonetico:
- assimilazione: due foni articolatoriamente diversi nel corpo della parola tendono a diventare simili o uguali (ex. ‘nocte’ lat. > ‘notte’ it.)
- metafonia: modificazione del timbro di una vocale interna per effetto della vocale finale.
- dissimilazione: differenziazione tra foni che si ha quando due foni simili o uguali non contigui in una parola diventano diversi (‘venenum’ lat. > ‘veleno’).
- metatesi: spostamento dell’ordine dei foni in una parola (‘fiaba’ it. < ‘flaba’ < ‘fabula’).
- caduta dei foni: ‘aphoteca’ lat. > ‘bottega’ it. ; ‘domina’ lat. > ‘donna’ it).
- epentesi: aggiunta di foni nel corpo di una parola
- protesi: aggiunta di foni all’inizio di una parola
- epitesi: aggiunta di foni alla fine di una parola.
fenomeni di mutamento fonologico:
- fonologizzazione: allofoni di un fonema acquisiscono valore distintivo e diventano fonemi autonomi
- defonologizzazione: due fonemi distinti perdono valore distintivo.
mutamenti di tipo morfologico:
- analogia /
- rianalisi
- grammaticalizzazione: un elemento lessicale tipico (ex. sostantivo o aggettivo) diventa un elemento della grammaticale (ex. forma separata ‘lenta - mente’ diventa avverbio ‘lentamente’).
mutamenti di tipo sintattico:
- concernono l’ordine dei costituenti (Ex. lingue OV che si sviluppano in lingue VO = latino > italiano).
mutamenti di tipo lessicale e semantico:
- nascono nuovi lessemi (neologismi).
- muoiono alcuni lessemi (parole cadute in disuso)
- somiglianza: viene attribuito un nuovo significato a un significante esistente (lat ‘gentile’ = nobile, appartenente a una gens ; it ‘gentile’ = di modi garbati).
- paretimologia: risemantizzazione di una parola mediante l’accostamento a un altro termine (ex. lat ‘cubare’=giacere ; cubare>covare , dove covare non significa più semplicemente ‘giacere’, poichè viene generalmente accostato al termine ‘uova’).
- estensioni/generalizzazioni: aumento dell’ambito di impiego di una parola (lat ‘domina’ = padrona di casa > ‘donna’ = donna comune).
- restringimenti/specializzazioni: contrario
- tabuizzazione: parole relative a sfere semantiche e ai concetti ad esse attinenti che vengono sostituite per svariati motivi da altre parole di significato non diretto (ex. ‘donnola’)
cos’è la sociolinguistica?
La sociolinguistica studia che cosa accade quando (succede per tutte le lingue storico-naturali) un sistema linguistico (lingua=sistema di segni, sistema e non elenco poichè i segni sono strettamente relazionati fra di essi) è calato nella realtà concreta degli usi che ne fanno i parlanti.
cosa sono le ‘varietà di lingua’ e a cosa sono dovute?
la varietà di una lingua è composta da tutte le forme linguistiche che cooccorrono in concomitanza con certe caratteristiche della società.
Difatti, le varietà sono l’espressione pratica nella società di 4 variazioni:
-diastratica
-diafasica
-diatopica
-diamesica
ex. ‘babbo’ in certe parti d’italia cooccorre con ‘papà’ nel resto d’Italia = espressione della variazione diatopica
cosa sono i ‘geosinonimi’?
geosinonimi: termini differenti usati in diverse regioni d’italia per designare lo stesso oggetto (ex. babbo e papà).
cos’è il ‘repertorio linguistico’?
repertorio linguistico: insieme delle varietà di lingua presenti presso una certa comunità (varietà della stessa lingua: repertorio monolingue ; varietà di più lingue diverse: repertori plurilingui).
‘diglossia’ e ‘dilalia’:
diglossia: situazione in cui nella stessa comunità due lingue coprano due ambiti e ruoli socialmente differenziati
Ex. in Svizzera tedesca: tedesco standard è la varietà alta > non viene mai usata nel parlato ma è obbligata negli usi formali/ufficiali ed è insegnata a scuola.
dialetto tedesco svizzero: parlata in famiglia, mai usata in contesti formali
dilalia: situazione in Italia, dove i dialetti rimangono effettivamente la varietà bassa e l’italiano quella degli atti ufficiali, ma l’italiano è anche parlato nel quotidiano.
sul contatto linguistico: le cosiddette ‘inteferenze’
Vengono definite ‘interferenze’ l’azione e le influenze che un sistema linguistico può avere su un altro (ex. prestiti)
Quando ciò che passa da una lingua all’altra no è solo una parola (=prestito), ma il suo significato o la sua struttura interna si parla di ‘calco’.
ex. in italiano ‘ferrovia’ deriva dalla struttura della parola tedesca ‘Eisenbahn’=’strada di ferro’.
fenomeno della ‘commutazione di codice’:
avviene la commutazione di codice quando avviene l’uso alternato di due lingue diverse da parte dello stesso parlanto nella stessa situazione (ciò in Italia è tipico fra ‘italiano e dialetto).
cos’è la ‘tipologia areale’ e il ‘tipo areale’:
La ‘tipologia areale’ rappresenta l’analisi delle somiglianze tra le lingue parlate in una stessa area geografica, non dovute a rapporti di parentela!! ma esclusivamente alla vicinanza fisica e al conseguente contatto reciproco di diversi gruppi di parlanti.
L’insieme dei tratti linguistici che si sono imposti in una data regione geografica a seguito della contaminazione interlinguistica costituisce un ‘tipo areale’.
La tipologia areale si pone l’obiettivo di capire come mai determinate lingue presentano tali tratti linguistici pur non essendo imparentate, e quale sia quindi il centro di irradiazione dell’area.
cos’è un’ “area linguistica” e quali sono le condizioni per esistere?
‘Aree linguistiche’ sono le regioni in cui le lingue sviluppano tratti comuni per il fatto di essere fisicamente contigue. Per realizzarsi, un’area linguistica deve caratterizzarsi per la presenza di più lingue parlate del medesimo contesto geografico, ma non immediatamente imparentate, e di tratti linguistici da essere condivisi.
Tuttavia queste condizioni sono il criterio necessario ma non sufficiente, cioè non determinano immediatamente l’esistenza di un area linguistica.
Per esistere:
1. un area linguistica deve avere assistito nel corso della propria storia a movimenti di popoli di vaste proporzioni e parlanti di lingue diverse (appartenenti a famiglie diverse e, al limite, a rami diversi) e alla conseguente creazione di aree bilingui o addirittura plurilingui.
!!: se la storia determina l’esistenza di un’area linguistica, non è tuttavia detto che un’area storico-culturale si trasformi automaticamente in un area linguistica.
Questo è il caso del Mediterraneo.
area linguistica dei Balcani:
I balcani presentano una stratificazione etnica senza pari in Europa, conseguenza di una serie di ripetute ondate migratorie, motivo per cui nei Balcani si concentra il maggior numero di lingue appartenenti a gruppi linguistici diversi (neogreco e albanese=due lingue isolate, lingue slave meridionali, rumeno=lingua romanza, turco=lingua altaica e l’ungherese=lingua uralica).
Tratti essenziali del tipo areale balcanico sono detti ‘balcanismi’:
- sistema vocalico neogreco (a, e, i, o, u).
- sincretismo fra i casi genitivo e dativo: far confluire nel genitivo le funzioni precedentemente esercitate dal dativo.
- formazione di un futuro perifrastico
- formazione dei numerali da 11 a 19 in modo ‘numero + preposizione + 10’.
- perdita dell’infinito, sostituito da proposizioni finite di natura finale, consecutiva o dichiarativa.
- postposizione dell’articolo definito
Gli studiosi hanno tentato di trovare il principio organizzativo soggiacente; le ipotesi principali sono:
-l’effetto dell’azione delle antiche lingue di sostrato attestate nella penisola balcanica
-il ruolo fondamentale del greco.
Tuttavia va in realtà abbandonata l’idea di poter dare una spiegazione univoca e unitaria all’intero complesso dei balcanismi. Essi cioè non sarebbero da intendersi come prodotto di un unico centro di irradiazione ma, piuttosto, come il risultato dell’azione simultanea di più spinte propulsive (dimostrata anche dal fatto che nei balcanismi convergano forme dovute a un modello greco e forme dovute a un modello latino)
area linguistica di Carlo Magno:
Nell’ Europa occidentale si registra la presenza di oltre 100 lingue diverse, non tutte immediatamente imparentate, ma caratterizzate da una serie di tratti comuni e condivisi. Alcuni tratti paiono caratterizzare in modo esclusivo alcune lingue d’Europa, il loro insieme costituisce quindi il tipo linguistico europeo (Standard Average European (SAE)).
- somiglianze lessicali (comune lessico colto di matrice greca e latina e comuni strategie nelle formazioni delle parole utilizzando prefissi e suffissi di ispirazione greca e latina ex. filo, logo, biblio etc)
- ordine dei costituenti maggiori della frase indipendente assertiva relativamente rigido e di tipo SVO
- la presenza di preposizioni e genitivi postnominali
- l’uso di ‘avere’ ed ‘essere’ come ausiliari
- presenza simultanea di articoli definiti e indefiniti
- carattere non pro-drop (lingue pro drop: lingue che tollerano l’omissione del pronome personale in posizione di soggetto nella frase dichiarativa ex. italiano). Delle lingue non pro drop, al contrario, la mancata espressione del soggetto produce frasi incomprensibili (ex. inglese e francese). Chiaramente il carattere pro-drop è correlato alla presenza di un complesso paradigma di flessione verbale.
- agente e soggetto possono divergere, poichè l’agente viene comunemente espresso attraverso la forma passiva (ex. il gatto è stato morso dal cane: il cane=agente, il gatto=soggetto).
- accordo delle forme finite del verbo solo con il soggetto (cioè la forma del verbo non è influenzata in alcun modo dall’oggetto). Alcune lingue come quelle uraliche e il basco, tuttavia, prevedono talvolta un’anticipazione da parte del verbo di tratti dell’oggetto.
Non sono i singoli tratti a caratterizzare peculiarmente nelle lingue d’Europa, ma è la loro correlazione a esibire un carattere tipo logicamente inusuale.
Come si vede però la loro diffusione in ambito europeo è tutt’altro che omogenea; vi sono infatti lingue in cui la quasi totalità dei tratti si realizza (tedesco o francese) e altre in cui solo un numero esiguo si realizza (basco o turco). Altre lingue, come l’italiano, si pongono in posizione intermedia.
Nasce così il grado di europeismo, che è espresso principalmente dal tedesco, il francese o il nederlandese, e invece meno espresso dal bosco e dal turco, l’inglese e l’italiano si dispongono nel mezzo.
Questo suddivisione non è casuale, ma corrisponderebbe di fatto a tre sotto aree che vengono individuate di norma all’interno di un’area linguistica:
- centro di irradiazione: (odierne Germania, Francia e Italia settentrionale)
-area di transizione: (resto dell’italia, la penisola iberica e parte del mondo slavo)
-zona ‘relitto’ (Ungheria e Turchia), solo marginalmente toccata dai fenomeni di interferenza.
L’area viene definita area di Carlo Magno poichè egli è stato effettivamente il promotore di alcuni movimenti sociali e storici che hanno creato i presupposti per la formazione dell’ area linguistica: di fatto la ‘zona focale’ rappresentava il cuore pulsante del regno franco, in cui la città e la cultura fiorivano per un continuo scambio di idee e di merci e in questo scenario verosimilmente si crearono le condizioni sociali per un costante contatto interlinguistico.
La ‘zona di transizione’ abbraccia invece le regioni che originariamente non erano controllate da Carlo Magno e che passarono sotto il suo dominio in tempi differenti e secondo diverse modalità.
La ìzona relitto’ invece rappresenta le regioni collocate ai limiti estremi dell’impero e anche quei paesi che di esso non facevano parte, un ritrovandosi sotto più o meno diretta influenza Franca.
fenomeno del Mediterraneo e del Baltico:
Le regioni che circondano il bacino del Mediterraneo e quelle che si affacciano sul Baltico non vengono ad oggi considerate aree linguistiche, nonostante in entrambi i casi le condizioni di partenza per esserlo davvero promettenti. Il fatto che in entrambe le regioni sono in uso lingue non immediatamente imparentate e il fatto che fossero territorio di intensi e duraturi contatti fra le comunità sociali che le hanno abitate.
Sono sì stati riscontrati vari fenomeni di contatto, ma ciascuno di essi coinvolge solo una piccola porzione delle lingue esaminate. Nel Mediterraneo si registrano ad esempio analogie per quanto riguarda la genesi dei suffissi accrescitivi (portoghese, spagnolo, neogreco, bulgaro, arabo marocchino), nella diffusione dell’articolo definitivo (Nord Africa, lingue romanze, lingue slave meridionali) e nella struttura del sintagma nominale.
Per quanto riguarda il Baltico, il ricorso al caso nominativo per marcare l’oggetto di imperativi o di infiniti indipendenti da verbi impersonali, la compresenza di preposizioni e proposizioni e gli ordini SVO e GN.
Dunque, tanto nel Mediterraneo quanto nel Baltico emerge una costellazione di micro processi di convergenza, ma mancano tratti condivisi globalmente, motivo per cui non è stata riconosciuta un’ area linguistica.
rapporto fra tipologia e cambiamento linguistico:
Chiaramente nella storia della lingua anche i tipi sono soggetti al cambiamento, motivo per cui nessuna configurazione tipologica può essere considerata come una acquisizione definitiva; il profilo tipologico di una lingua non è altro che è l’effetto dei mutamenti di ieri e la base per i mutamenti di domani.
Analizzando il mutamento dei tipi linguistici vediamo che le proprietà e le relazioni universali tendono a sopravvivere al mutamento (cioè a rimanere invariate).
È vero che i tipi irregolari tendono a diventare coerenti, ma poiché il mutamento linguistico si dipana con molta lentezza, vi sono inoltre stadi intermedi in cui la congruenza pare trascurata.
In casi estremi la transizione in atto può dirittura arrestarsi a metà determinando, ad esempio a seguito di una standardizzazione, una ‘cristallizzazione’ di questa fase intermedia (anche se ovviamente, essendo le lingue sempre in movimento, il mutamento è solo alterato) e la conseguente affermazione di un sistema linguistico dalla fisionomia tipologica bizzarra (ex. inglese).
Non è quindi detto che le lingue tipologicamente miste, e dunque parzialmente incoerenti, vengano schiacciate dal mutamento, ma addirittura vi sono casi in cui, come prova l’inglese, sono riuscite ad affermarsi anche oltre i limiti delle proprie comunità socio culturali.