Analisi degli investimenti Flashcards
(46 cards)
Cos’è l’analisi degli investimenti?
L’analisi degli investimenti è un campo di studio che include concetti come il valore, l’analisi dei flussi di cassa e l’attualizzazione [1, 2]. Si occupa di strumenti come i Flussi di Cassa Netti (FCN o NCF), il Valore Attuale Netto (VAN o NPV), il Tasso Interno di Rendimento (TIR o IRR), l’Indice di Profittabilità (PI) e il Tempo di restituzione (PT o Payback Time) [1-6]. L’obiettivo principale è capire se un progetto o un’attività conviene, ovvero se il compromesso tra costi (certi e immediati) e vantaggi (futuri e rischiosi) è vantaggioso per l’impresa [6, 7].
Cos’è il “Valore” nel contesto dell’analisi degli investimenti?
Il valore è un concetto fondamentale nell’analisi degli investimenti [1, 2]. Spesso è un parametro soggettivo e un valore assoluto per un’impresa non esiste [8]. Si possono distinguere diverse tipologie di valutazione:
* Valutazione non-economica: basata su impatti sociali o qualità della vita [8, 9].
* Valutazione patrimoniale: identifica il valore di liquidazione dell’impresa, ovvero il payoff che gli azionisti/imprenditori riceverebbero se l’impresa fosse ipoteticamente liquidata (Ve = V - Vd, dove V è il valore di mercato e Vd è il valore del capitale di terzi) [8, 10]. Per condurre questo “esperimento” si dovrebbero considerare tutte le risorse, venderle, fare considerazioni fiscali e stornare il capitale di terzi [8].
* Valutazione finanziaria: considera la capacità dell’impresa di remunerare il capitale investito, ovvero i suoi flussi finanziari [6, 11]. Da un punto di vista finanziario, il valore di un’impresa dipende dal flusso di reddito netto generato verso gli investitori (Net Cash Generation, NCG), che in equilibrio equivale al flusso di cassa netto (Net Cash Flow, NCF) incamerato dall’impresa al netto di spese e immobilizzazioni [12]. Il reddito generato dipende dalla capacità dell’attività operativa di generare cassa [12].
Cosa sono i Flussi di Cassa Netti (FCN o NCF)?
I Flussi di Cassa Netti (FCN, o Net Cash Flow, NCF) sono uno degli indicatori chiave nell’analisi degli investimenti [1, 2, 5]. In equilibrio, il flusso di reddito netto generato verso gli investitori (NCG) equivale al flusso di cassa (netto) incamerato dall’impresa, al netto di spese e immobilizzazioni [12]. “Netti” in questo contesto significa entrate meno uscite [13, 14]. Per valutare un investimento, è cruciale considerare i NCF generati, che sono la base per il calcolo del valore d’impresa [9, 14]. La capacità dell’attività operativa di generare cassa determina il reddito generato [12].
Qual è l’importanza del “Tempo” nell’analisi finanziaria?
Il tempo è un fattore cruciale nell’analisi finanziaria perché valori monetari che si riferiscono a istanti temporali differenti non possono essere semplicemente sommati! [11]. Questo è dovuto al costo-opportunità del capitale: i mercati offrono opportunità di investimento che generano un rendimento atteso (k) a parità di rischio [11]. I flussi di cassa ricevuti oggi possono essere reinvestiti per generare un rendimento [11]. Pertanto, è necessario utilizzare tecniche come la capitalizzazione o l’attualizzazione per rendere i flussi di denaro comparabili nel tempo [15-18].
Cos’è il costo-opportunità del capitale (k)?
Il costo-opportunità del capitale (k) è il rendimento atteso che i mercati offrono per opportunità di investimento a parità di rischio [11]. È il rendimento che si potrebbe ottenere reinvestendo i flussi di cassa oggi [11]. Questo tasso di rendimento (k) è anche chiamato tasso di sconto quando si opera in logica di attualizzazione [16]. Intuitivamente, il tasso di rendimento (k) è composto da due parti:
* Il tasso di rendimento privo di rischio (i): il rendimento ideale di un investimento ‘certo’, totalmente privo di rischio [19, 20].
* Il premio al rischio (d): un incremento del rendimento ‘base’ per compensare l’esposizione al rischio associato al futuro [20, 21].
La relazione è data da: k = i + d [20, 21].
Differenza tra Capitalizzazione e Attualizzazione.
- Capitalizzazione: È l’esercizio di cumulare i rendimenti ricevuti nel tempo [17]. Permette di calcolare il Valore Futuro (VF) di un flusso di cassa disponibile nell’immediato [18]. La formula è: VF = F0 ∙ (1 + k)ᵗ [18], dove F0 è il flusso di cassa iniziale, k è il tasso di rendimento e t è il periodo.
- Attualizzazione: È l’operazione inversa della capitalizzazione [18]. Permette di identificare il Valore Attuale (VA) al tempo 0 di flussi di cassa futuri [18]. Il meccanismo di attualizzazione rende comparabili flussi di denaro in istanti temporali differenti e, potenzialmente, con diversi livelli di rischio e tassi di rendimento [16]. La formula è: VA = F / (1 + k)ᵗ [14, 18, 22]. Il tasso k è in questo contesto chiamato tasso di sconto [16]. Il VA è tanto più basso quanto maggiore è il tasso di sconto (k) o maggiore è la distanza temporale del flusso di cassa (t) [14, 23].
Quali sono le caratteristiche principali di un progetto di investimento aziendale?
Un progetto di investimento aziendale è un insieme di attività implementate dall’impresa con un obiettivo sociale, mirate a generare benefici (cassa, reddito, valore) a fronte di costi e tempo [4]. Generalmente, ha tre caratteristiche principali [24]:
1. Difficile reversibilità: Implicano significativi impieghi iniziali di risorse che sono difficili da rivedere o ricontrattare [24].
2. Impatto di lungo periodo: Solitamente i costi sono concentrati all’inizio, mentre i ricavi sono distribuiti su un orizzonte temporale lungo [24].
3. Effetto incerto: I risultati economici generati non sono sempre perfettamente chiari o prevedibili, rendendo l’investimento caratterizzato da rischio e incertezza [24].
Che cos’è il Valore Attuale Netto (VAN) o Net Present Value (NPV)?
Il Valore Attuale Netto (VAN) o Net Present Value (NPV) è uno degli indicatori fondamentali nell’analisi degli investimenti [1, 2, 5]. Rappresenta il contributo marginale che il progetto genera per il valore dell’impresa [13, 25]. Si calcola attualizzando tutti i Flussi di Cassa Netti (NCF) generati da un progetto [13].
La formula generale è: VAN = Σᵗᵀ=₀ ΔNCFt / (1 + k)ᵗ [13], dove ΔNCFt sono i flussi di cassa differenziali, k è il tasso di attualizzazione (rendimento minimo richiesto dall’impresa), e t è il tempo. Se si considera un investimento iniziale (I0) e un valore terminale (V(T)), la formula diventa: VAN = Σᵗᵀ=₀ ΔNCFt / (1 + k)ᵗ + V(T) / (1 + k)ᵀ - I0 [25, 26].
I criteri di decisione basati sul VAN sono:
* VAN > 0: Il progetto genera valore e dovrebbe essere realizzato [13, 25].
* VAN < 0: Il progetto distrugge valore e dovrebbe essere scartato [13, 25].
* VAN = 0: Il progetto è indifferente [13, 25].
Il VAN è un indicatore assoluto e un parametro estensivo di creazione di valore, che non dipende dalla grandezza del progetto [27].
Da quali fattori dipende il valore di un investimento secondo il metodo del VAN?
Tramite il metodo del VAN, il valore di un investimento dipende principalmente da tre fattori [28]:
1. L’ammontare dei net cash flow (NCF) stimati generati dall’investimento [28].
2. Gli istanti temporali in cui i NCF si concretizzano [28].
3. Il rischio associato ai NCF [28].
Cosa sono i flussi di cassa differenziali (ΔNCFt)?
I flussi di cassa differenziali (ΔNCFt) sono l’effetto marginale dell’investimento sulla creazione di flussi di cassa [9, 14]. Essi si calcolano come la differenza tra i flussi di cassa netti con l’investimento e i flussi di cassa netti senza l’investimento [9, 14]: ΔNCFt = NCFt(con invest.) - NCFt(senza invest.). Questi flussi sono la base per definire il valore attuale netto (VAN) del progetto [13]. La logica differenziale impone di considerare tutti e solo i flussi direttamente generati dall’investimento [29, 30].
Come si ottengono i flussi di cassa differenziali per valutare un investimento?
Per valutare un investimento e ottenere i flussi di cassa netti (NCF) generati, si seguono quattro passaggi [31, 32]:
1. Identificare gli effetti dell’investimento: valutare come l’investimento influenza l’impresa (es. numero di prodotti venduti, investimenti richiesti, effetti immateriali su marchio/reputazione) [32, 33].
2. Tradurre e quantificare tali effetti in termini economici: non sempre è possibile quantificare tutto, ma è fondamentale isolare gli effetti dello specifico investimento dalle restanti attività dell’impresa (‘caso base’) [29, 32].
3. Redigere un conto economico differenziale per ogni anno: lo scopo è determinare l’utile netto differenziale generato dal progetto, considerando solo i flussi direttamente generati dall’investimento ed escludendo costi comuni (che si sosterrebbero comunque) e costi affondati (sunk costs) [30, 32, 34, 35]. Si devono invece considerare gli effetti collaterali (sinergie o erosioni) [30].
4. Ottenere i flussi di cassa netti associati a questo utile per ogni anno: Si passa da una logica economica a una finanziaria, considerando solo le componenti che generano flussi di cassa nel periodo considerato [32, 35]. Questo può essere fatto con il metodo diretto (sottrazione dai ricavi monetari dei costi monetari) o, più comunemente, il metodo indiretto (o Bottom-Up), partendo dall’utile netto differenziale e correggendo gli effetti delle componenti ‘non-cash’ (es. ammortamenti, accantonamenti, variazioni di capitale circolante netto operativo) [36, 37].
Qual è il ruolo degli ammortamenti nel calcolo dei flussi di cassa differenziali?
Gli ammortamenti sono costi nel Conto Economico [38]. Sebbene non siano uscite di cassa immediate (l’esborso avviene interamente nell’anno di acquisizione dell’immobilizzazione), essi abbassano l’imponibile e, di conseguenza, le imposte da pagare [32, 38, 39]. Pertanto, nel metodo indiretto di calcolo dei flussi di cassa differenziali, gli ammortamenti vengono sommati all’utile differenziale per ricondurlo a una logica finanziaria, riconoscendo lo “scudo fiscale” che generano [32, 37-40]. Se l’utile ante imposte è negativo, l’ammortamento non genera flussi differenziali perché non c’è tassazione da abbattere [41].
Cosa sono i “costi affondati” (sunk costs) e come vengono trattati nell’analisi degli investimenti?
I costi affondati (sunk costs) sono tutti quei costi correlati a uno specifico investimento che vengono sostenuti prima della decisione di effettuare o meno l’investimento [34]. Questi costi sono irrecuperabili [34]. Esempi includono studi di fattibilità, analisi di mercato, consulenze o pubblicità [34]. Nell’analisi degli investimenti, i costi affondati non vanno considerati [34, 39]. Questo perché sono costi non differenziali; una volta sostenuti, il costo diventa irrilevante circa le decisioni future [34].
Qual è l’Indice di Profittabilità (PI)?
L’Indice di Profittabilità (PI, o Profitability Index) è un indicatore di valutazione degli investimenti che misura il rendimento assicurato dal progetto per ogni euro di capitale investito [42]. È dato dal rapporto tra il valore attuale dei flussi di cassa futuri generati dall’investimento e il valore di tutte le somme investite (flussi di cassa iniziali) [42]:
PI = VA dei flussi di cassa futuri / Flussi di cassa iniziali (I₀) [42].
Il PI è un indicatore relativo e un parametro intensivo di creazione di valore, che esprime la produttività marginale dell’investimento effettuato [43].
Il criterio di accettazione è:
* PI > 1: il progetto è conveniente, il valore attuale dei flussi di cassa è maggiore dell’investimento iniziale e implica un incremento atteso di ricchezza [43].
* PI < 1: il progetto non è conveniente, corrisponde a un VAN negativo [43].
Il PI è particolarmente utile quando l’impresa ha un portafoglio di progetti con VAN>0 ma una limitata disponibilità di capitale, permettendo di classificare i progetti in base alla loro capacità di generare valore per unità di capitale investito [44]. Presenta un “effetto scala”, favorendo progetti con minore esborso iniziale [44].
Cos’è il Tasso Interno di Rendimento (TIR) o Internal Rate of Return (IRR)?
Il Tasso Interno di Rendimento (TIR o Internal Rate of Return, IRR) è il valore del costo di capitale (k*) che rende il Valore Attuale Netto (VAN) nullo [45]: VAN(k=k*) = 0 [45].
È una misura della redditività intrinseca (rendimento annuo intrinseco) del progetto [45].
I criteri di decisione basati sul TIR sono:
* IRR > k (costo del capitale richiesto): Il progetto ha una redditività superiore a quella richiesta dagli investitori ed è conveniente [45].
* IRR = k: Il progetto è indifferente [45].
* IRR < k: Il progetto non rende a sufficienza e dovrebbe essere scartato [45].
Le imprese spesso fissano un IRR minimo per selezionare i progetti [45]. Il TIR è un parametro intensivo di creazione di valore [45].
Quali sono i pro e i contro del Tasso Interno di Rendimento (TIR)?
Pro del TIR [46]:
* Permette di individuare il tasso di ‘break-even’ finanziario [46].
* Permette ad analisti e investitori di valutare la performance di diversi progetti in termini relativi [46].
* È preferibile al VAN quando il tasso di attualizzazione dei flussi non è noto o è variabile a causa di incertezza [46].
Contro del TIR [46]:
* Non esiste se il VAN è sempre positivo [46].
* Può non distinguere tra operazioni di investimento e finanziamento [46, 47].
* In caso di flussi di cassa futuri non convenzionali, possono esistere multipli IRR (la funzione del VAN può intersecare l’asse x in più punti se non è monotona e non decrescente) [46].
Che cos’è il Tempo di Ripagamento (TR) o Payback Time (PB)?
Il Tempo di Ripagamento (TR, o Payback Time, PB) è un indicatore di valutazione degli investimenti che definisce l’orizzonte temporale oltre il quale il progetto inizia a creare valore [48]. Misura il momento in cui i flussi in entrata attualizzati eguagliano il valore dei flussi in uscita attualizzati [49]. Si calcola come: PB = min t (VAN > 0) [48].
Il PB è un parametro che misura la rischiosità del progetto:
* PB ↑ (maggiore): la creazione di valore richiede più tempo [50].
* PB ↓ (minore): la creazione del valore è più immediata [50].
Il criterio di accettazione è:
* PB < t (orizzonte temporale ultimo fissato dall’impresa): conviene [50].
* PB = t: indifferente [50].
* PB > t: non conviene [50].
È importante notare che se il VAN del progetto è negativo (VAN < 0), il PB non esiste [50].
Quali sono i pro e i contro del Tempo di Ripagamento (PB)?
Pro del PB [50]:
* Cattura il grado di liquidità del progetto [50].
* Permette di individuare un tempo massimo di recupero, dando valore decisionale al momento entro cui l’impresa prevede di recuperare l’investimento iniziale [50].
* Molto utile quando c’è forte incertezza futura [50].
Contro del PB [49, 51]:
* Non misura l’economicità dell’investimento: progetti con lo stesso PB possono avere diverse capacità di generazione dei flussi di cassa successivi al periodo di ripagamento [51].
* Enfatizzare troppo il breve termine può essere limitante [51].
* Pone sullo stesso piano investimenti con tempo di recupero uguale, anche se comportano esborsi iniziali diversi [52].
Quando si utilizzano i diversi criteri di valutazione degli investimenti (VAN, TIR, PI, PB)?
L’importanza dei criteri di valutazione degli investimenti (VAN, TIR, PI, PB) varia in base alla presenza di un limite di budget [52]:
* Se non c’è un limite di budget, il VAN sarebbe l’unico criterio da utilizzare, in quanto è un indicatore assoluto di creazione di valore [27, 52].
* Se esiste un limite di budget (la situazione più comune), allora IRR (TIR) e PI (Indice di Profittabilità) diventano criteri decisionali fondamentali, poiché sono indicatori relativi che permettono di classificare i progetti in base alla loro efficienza nell’uso del capitale [43, 45, 52].
* Il PB (Tempo di Ripagamento) costituisce sempre un valido complemento a tutti gli indicatori, fornendo informazioni sulla liquidità e rischiosità a breve termine del progetto [50, 52].
Cos’è il Tasso Nominale Annuo (TAN) e come si relaziona con i tassi periodali?
I tassi di interesse sono solitamente indicati su base annua come Tasso Nominale Annuo (TAN) [29, 38]. Tuttavia, possono esistere anche tassi periodali (infra-annuali) come semestrali, trimestrali o mensili [29].
La relazione tra il tasso annuo (r) e il tasso periodale (rm) è: r = rm ∙ m, dove m è il numero di periodi in un anno (es. m=12 per mensile, m=4 per trimestrale) [29].
Analogamente, per ricavare il tasso periodale dal TAN: rm = r / m [30].
Il TAN è un tasso nominale, ovvero espresso in valori correnti, senza considerare l’inflazione [38].
Cos’è il Tasso Annuo Effettivo (TAE)?
Il Tasso Annuo Effettivo (TAE) è il tasso di costo effettivo del capitale quando la capitalizzazione degli interessi avviene più volte all’anno [34].
Dato un TAN (r) capitalizzato m volte in un anno, la formula per il TAE è: TAE = (1 + r/m)ᵐ - 1 [34].
In pratica, si calcola il tasso periodale (r/m) e lo si capitalizza per m periodi, sottraendo 1 [34].
Il TAE è fondamentale per confrontare investimenti alternativi quando la capitalizzazione è periodale, mentre per capitalizzazione annuale è sufficiente confrontare il TAN [35].
Qual è la differenza tra TAE e TAEG?
Spesso si sente parlare di TAEG (Tasso Annuale Effettivo Globale) invece che di TAE [36]. Il TAEG è essenzialmente un TAE che incorpora non solo l’effetto dei tassi infra-annuali, ma anche i costi una-tantum applicati dalla banca o dall’ente finanziario (ad esempio, le spese di apertura della pratica) [36]. Tra i due, il TAEG è da preferire perché rappresenta l’intero costo del finanziamento, offrendo una visione più completa e realistica [36].
Cos’è la Relazione di Fisher e a cosa serve?
La Relazione di Fisher lega il tasso di interesse nominale, il tasso di interesse reale e il tasso di inflazione [38]. Serve a distinguere il rendimento nominale (espresso in valori correnti) dal rendimento reale (espresso al netto dell’inflazione, ovvero a parità di potere d’acquisto) [38].
La relazione è: (1 + r_n) = (1 + r_r) ∙ (1 + p) [38], dove:
* r_n è il tasso di interesse nominale [38].
* r_r è il tasso di interesse reale [38].
* p è il tasso di inflazione [38].
Da questa relazione si possono derivare le formule per r_n e r_r:
* r_n = (1 + r_r) ∙ (1 + p) - 1 [53].
* r_r = (1 + r_n) / (1 + p) - 1 [53].
Quali sono i diversi tipi di investimenti che un’impresa può considerare?
Un’impresa può considerare diversi tipi di investimenti [7, 54]:
* Investimenti in attività finanziarie: es. se il prezzo di un titolo (azione, obbligazione) è adeguato [7].
* Investimenti in attività reali: es. se il valore di un immobile è commisurato al prezzo di vendita [7].
* Finanziamento bancario: es. se il costo del finanziamento è commisurato alla redditività generata [7].
* Destinazione degli utili d’impresa: es. se è meglio distribuire dividendi o reinvestire le risorse nell’azienda [54].
* Espansione: es. acquistare un nuovo impianto o stabilimento [54].
* Sostituzione: es. sostituire impianti esistenti [54].
* Scelta di tecnologia: es. quale macchinario scegliere per un certo scopo [54].
* Ampliamento dell’offerta / sviluppo di nuovi prodotti: es. aggiungere un prodotto alla gamma o entrare in un nuovo mercato [54].