Contabilità esterna Flashcards
(33 cards)
Qual è la principale finalità della contabilità esterna?
La contabilità esterna ha lo scopo principale di fornire informazioni pubbliche, redatte secondo criteri omogenei stabiliti dalla legge, per ragioni di efficacia e trasparenza [1]. Tali informazioni interessano direttamente o indirettamente a differenti soggetti, sia interni che esterni all’impresa, per valutare l’andamento della gestione [2]. I soggetti esterni, come i finanziatori o lo Stato, necessitano di queste informazioni per valutare e legittimare le organizzazioni, mentre quelli interni le utilizzano per perseguire gli obiettivi [2, 3]. La contabilità esterna è caratterizzata da informazioni accertate (documentate), sintetiche (si riportano entrate/uscite), e storiche (relative a eventi avvenuti in un dato periodo di tempo, non previsioni per il futuro) [1]. Le informazioni per le singole decisioni del management, invece, richiedono indicazioni più puntuali e tempestive, tipiche della contabilità interna, dato che il bilancio manca di analiticità e tempestività [4].
Chi sono i principali soggetti interessati (stakeholders) all’andamento di un’impresa, secondo le fonti?
I soggetti principali interessati all’andamento di un’impresa sono: la proprietà (shareholders), i cui azionisti ricevono dividendi se l’impresa ottiene un utile; e i cosiddetti stakeholders, che includono: il management, i finanziatori a titolo oneroso (Banche) che valuteranno se concedere prestiti, i fornitori, i clienti (interessati al prodotto o servizio), i dipendenti e le organizzazioni sindacali (in relazione al loro posto di lavoro), i concorrenti, e lo Stato (governo, agenzia delle entrate) che valuteranno la capacità dell’impresa di pagare le tasse [3].
Quali tipi di informazioni si distinguono nel contesto della valutazione d’impresa, e perché le informazioni contabili sono importanti?
Si distingue tra informazioni qualitative, che non sono esprimibili tramite numeri (Es: pubblicità su un settimanale), e informazioni quantitative, che sono esprimibili tramite numeri (Es: numero di prodotti venduti in uno specifico segmento di mercato) [5]. Tra le informazioni quantitative, quelle contabili rivestono notevole importanza perché consentono di dare conto dell’ammontare di risorse investite in un’organizzazione, delle fonti di finanziamento che hanno fornito tali risorse, e dei risultati (finanziari) conseguiti utilizzando tali risorse [5].
Descrivi le caratteristiche della contabilità esterna.
La contabilità è definita come un processo di individuazione, misurazione, analisi, interpretazione e comunicazione di informazioni che consentono di esprimere giudizi e valutazioni economiche sull’impresa [6]. Le caratteristiche della contabilità esterna sono:
* È un sistema di rilevazione continua di qualunque evento di rilevanza economico-finanziaria dell’impresa [6].
* È pubblica e redatta da imprese e altri soggetti secondo criteri omogenei stabiliti dalla legge, per ragioni di efficacia e trasparenza [1, 6].
* Le informazioni sono accertate, ovvero documentate secondo rigide e precise regole [1].
* Sono sintetiche, riportando entrate/uscite [1].
* Sono storiche, relative a eventi avvenuti in un dato periodo di tempo (non si riportano previsioni per il futuro) [1].
* Evolve in risposta a cambiamenti economici e sociali [6].
Che cos’è il Bilancio d’esercizio e quali informazioni fornisce?
Il Bilancio d’esercizio è lo strumento di contabilità esterna [1]. È un insieme di documenti redatti dalle imprese alla fine di un periodo di esercizio (l’anno contabile) [7, 8]. Il suo scopo è quello di fornire informazioni sull’andamento dell’impresa [1], comunicando dati fondamentali sulla:
1. Situazione economica (l’utile dell’impresa derivante dal Conto Economico) [7].
2. Situazione patrimoniale dell’impresa (il patrimonio d’impresa nello Stato Patrimoniale) [7].
3. Situazione finanziaria (liquidità/flussi di cassa nel Rendiconto Finanziario) [7].
Quali tipi di equilibrio deve comunicare il bilancio di un’impresa?
Il bilancio deve comunicare se e quanto l’impresa è in:
1. Equilibrio reddituale: Indica se la gestione dell’impresa da parte del management è stata in grado di generare un reddito ‘sufficiente’, ovvero se ciò che resta dei ricavi delle vendite e degli altri proventi dopo aver sostenuto i costi è all’altezza delle aspettative di remunerazione dei proprietari [9].
2. Equilibrio finanziario: Indica se le entrate dell’impresa permettono di far fronte nei tempi richiesti agli obblighi sottoscritti nei confronti di terzi [9].
3. Equilibrio patrimoniale: Indica se i mezzi propri (patrimonio netto) e i mezzi di terzi (passività) sono bilanciati [9].
Quali sono le caratteristiche chiave del bilancio e cosa significa “esercizio” in questo contesto?
Le caratteristiche chiave del bilancio sono:
* È pubblico [8].
* È obbligatorio per alcune imprese [8].
* È soggetto a regolamentazione [8].
* Sintetizza le operazioni di gestione condotte dall’impresa nel corso di un certo periodo [8].
Il termine ‘Esercizio’ indica l’anno contabile. Generalmente va dal 1° gennaio al 31 dicembre, ma a seconda dei settori produttivi o di particolari esigenze, l’inizio e la fine dell’esercizio possono essere diversi, pur mantenendo una durata di 12 mesi (ad esempio i bilanci delle società calcistiche) [8]. Il bilancio guarda sempre al passato: ad esempio, nel 2022 si vedranno i bilanci del 2021 [8].
Spiega lo scopo dei principi contabili e elenca alcuni di quelli chiave.
I Principi contabili sono criteri che stabiliscono: i fatti da registrare, le modalità attraverso le quali contabilizzare le operazioni di gestione, e i criteri di valutazione e di esposizione dei valori di bilancio [10]. Il loro scopo è garantire l’armonizzazione contabile [11].
Alcuni principi chiave includono:
* Neutralità: Rappresentazione veritiera e di prudenza, basata su transazioni con termini oggettivi, imparziali e ragionevolmente certi (true and fair value) [11].
* Competenza economica: Le operazioni e gli eventi devono essere rilevati contabilmente e attribuiti al periodo a cui fanno riferimento tali operazioni. Costi e ricavi rilevano in base alla loro correlazione economica con l’esercizio in corso, a differenza del principio di cassa che considera l’incasso/pagamento [12].
* Completezza dell’informazione: Le informazioni esposte nel bilancio devono essere complete e provenire da un insieme organico di documenti per essere utili [13].
* Prudenza: I profitti non realizzati non devono essere contabilizzati, mentre tutte le perdite, anche se non definitivamente realizzate, devono essere riflesse in bilancio [13].
* Periodicità della misurazione: Il bilancio si riferisce a un periodo amministrativo (esercizio contabile) e non all’intera vita aziendale [13].
* Continuità (e costanza) nei criteri di redazione: La continuità nell’applicazione dei principi contabili è essenziale per la comparabilità dei bilanci nel tempo [13].
Qual è la differenza tra “utile” (profitto) e “cassa” (flusso di cassa) nella valutazione d’impresa?
Utile e cassa non sono la stessa cosa, sebbene entrambi siano fondamentali per valutare l’andamento di un’impresa [14].
* L’Utile è determinato da una prospettiva economica, basata sul principio di competenza [15]. È la differenza tra Ricavi (valore monetario dei prodotti o servizi che l’impresa vende, che si genera al momento della vendita) e Costi (valore monetario di ciò che l’impresa ha acquistato, che si genera al momento dell’acquisto) [15, 16]. Non dipende dal momento dell’effettivo incasso o pagamento, ma dal momento in cui l’operazione di gestione ha effetto contrattuale [17].
* La Cassa (o flusso di cassa) è determinata da una prospettiva finanziaria, basata sulla logica di cassa [15]. È la differenza tra Entrate di cassa (effettiva entrata di denaro) e Uscite di cassa (effettiva uscita di denaro) [15, 16]. Dipende dal momento in cui la cassa o un suo equivalente è ricevuta o emessa [17].
Queste due grandezze possono non coincidere. Ad esempio, un’impresa può vendere un bene generando un utile (ricavo) ma ricevere il pagamento a rate o non riceverlo affatto, il che influisce sulla cassa [14]. Allo stesso modo, un costo può essere sostenuto (generando un utile negativo) prima che avvenga l’effettiva uscita di cassa. Per questo, è necessario considerare entrambi per avere una visione completa della situazione finanziaria dell’impresa [14].
Quali sono i principali standard contabili menzionati per i bilanci, e per quali entità sono obbligatori gli IFRS/IAS?
Le fonti menzionano due principali tipi di bilancio:
1. Bilancio “civilistico” tradizionale: redatto secondo la IV Direttiva della Commissione Europea e il Codice Civile italiano (fino al 2005 per le imprese quotate, fino al 2007 per le non quotate) [18].
2. Bilancio redatto in accordo ai principi IFRS/IAS (International Financial Reporting Standards/International Accounting Standards): basato sul Regolamento CE n.1606/2002 e leggi nazionali che lo recepiscono [18]. Gli USA rappresentano una grande eccezione, utilizzando i principi contabili americani (US GAAP) [19].
I principi IFRS/IAS sono obbligatori per:
* Le società quotate [19].
* Gli intermediari finanziari (es. banche) soggetti a vigilanza [19].
* Le società emittenti strumenti finanziari diffusi tra il pubblico [19].
* Le imprese assicurative [19].
* Le società con obbligo di redazione del Bilancio Consolidato o incluse in un Bilancio Consolidato (se l’impresa è parte di un gruppo) [19].
Tutte le altre società (es. microimprese) non sono obbligate a IFRS [19]. L’informazione sull’utilizzo dei principi è sempre riportata sul documento di bilancio stesso [20]. L’adozione degli IFRS/IAS mira alla globalizzazione e alla comparabilità dei bilanci, offrendo maggiore interpretabilità dei dati e minori oneri per ottenere informazioni comparative, pur presentando differenze con le regole nazionali e la necessità di una transizione [21].
Che cos’è un “bilancio consolidato”?
Il bilancio consolidato rappresenta un gruppo di imprese come se fosse un’unica entità, anche se le società del gruppo sono giuridicamente indipendenti. Queste sono connesse da legami azionari e sottoposte alla stessa direzione unitaria [21]. Viene elaborato dall’impresa ‘capogruppo’ e ha la stessa struttura del bilancio d’esercizio [21]. La nota integrativa è un elemento chiave in questo tipo di bilancio, in quanto serve a distinguere le transazioni avvenute all’interno del gruppo (infra-gruppo) da quelle condotte con l’ambiente esterno [21].
Elenca i principali documenti che costituiscono il bilancio secondo i principi IFRS/IAS.
Secondo i principi IFRS/IAS, il bilancio è costituito dai seguenti documenti principali:
1. Stato Patrimoniale (SP) / Balance sheet: Descrive la situazione patrimoniale (es. immobili, impianti, macchinari) dell’impresa in un determinato istante (una ‘fotografia’ dell’impresa al 31/12, che guarda al passato) [22].
2. Conto Economico (CE) / Income statement: Riassume i flussi di ricavi e costi avvenuti nell’esercizio di riferimento, determinando l’utile dell’impresa (si azzera ogni anno) [22].
3. Rendiconto finanziario (o schema di cash-flow) / Cash flow statement: Presenta i flussi di cassa che hanno interessato l’impresa nell’esercizio, mostrando la situazione finanziaria [22].
4. Prospetto delle variazioni delle voci di patrimonio netto / Statement of changes in equity: Specifica ulteriormente le operazioni che hanno interessato il patrimonio netto [23].
5. Nota integrativa / Notes to the balance sheet: Contiene eventuali ulteriori chiarimenti, nonché le regole, le ipotesi e le convenzioni utilizzate dall’impresa per redigere lo Stato Patrimoniale e il Conto Economico [23].
Oltre ai bilanci principali, quali altri rapporti potrebbero dover preparare le grandi imprese italiane? Qual è lo scopo del “Bilancio Sociale”?
Secondo la normativa italiana, le grandi imprese devono redigere anche:
* La Relazione degli amministratori, che riporta le considerazioni del management sull’andamento dell’impresa [24].
* La Relazione del collegio sindacale (o dell’organo preposto al controllo di legalità) [24].
* La Relazione della società di revisione, che attesta la correttezza del bilancio e la sua rispondenza ai principi contabili [24].
* Il Bilancio consolidato di gruppo [24].
* Il Bilancio sociale (o analoga informativa su dati non contabili) [24].
Il Bilancio Sociale risponde all’esigenza di evidenziare il contributo che l’impresa offre all’intera collettività, attraverso le interdipendenze fra le scelte d’impresa e i fattori economici, sociali e politici esterni (nell’ambito della Responsabilità Sociale d’Impresa - SRI) [25]. Non esiste uno standard specifico per queste informazioni, ma ci sono delle ‘best practices’. Dal 2017, le grandi imprese in Italia sono tenute a diffondere documenti specifici sulle informazioni ‘non finanziarie’ che hanno impatto sociale [26]. Diverse tipologie di imprese (micro, piccole, medie, grandi, banche, assicurazioni) hanno schemi di bilancio specifici [26].
Quali sono le caratteristiche di un “bilancio abbreviato”?
Il bilancio abbreviato è una forma semplificata di bilancio, prevista per le piccole imprese [26]. Prevede specifici esoneri dalla pubblicazione del rendiconto finanziario e della nota integrativa completa [27]. Consente inoltre la possibilità di aggregare alcune voci di bilancio [27]. Il bilancio abbreviato include:
* Lo Stato patrimoniale [27].
* Il Conto economico [27].
* La Nota integrativa, con alcune indicazioni obbligatorie che normalmente sarebbero incluse nella Relazione sulla gestione [27].
Se presenti o nominati, include anche la Relazione del Collegio Sindacale e la Relazione del revisore legale [27].
Quali sono i limiti della contabilità esterna (e in particolare del bilancio) in termini di tempestività e dettaglio, e cosa implica questo per le decisioni del management?
Il bilancio, in quanto strumento di contabilità esterna, presenta delle limitazioni significative:
* Mancanza di analiticità e tempestività: Le informazioni sono assai sintetiche e aggregate. Diventano disponibili solo settimane o addirittura mesi dopo la chiusura dell’esercizio (i tempi di approvazione ordinari sono entro 120 giorni) [4]. Per le società quotate in borsa, sebbene pubblichino relazioni semestrali o trimestrali certificate [28], il problema della tempestività per decisioni quotidiane rimane.
* Basso orientamento al lungo periodo: Per sua natura, il bilancio guarda al passato, riportando eventi già avvenuti, e non previsioni future [1, 8].
A causa di queste limitazioni, le informazioni riportate nel bilancio non costituiscono un supporto adeguato per le singole decisioni del management [4]. Per tali decisioni, è necessario disporre di indicazioni molto più puntuali e tempestive, che sono invece fornite dalla contabilità interna [4].
Definisci lo Stato Patrimoniale (Balance Sheet) e spiega la sua identità fondamentale.
Lo Stato Patrimoniale (SP) descrive la situazione patrimoniale dell’impresa in un dato istante di tempo, normalmente il 31 dicembre di ciascun anno alla chiusura dell’esercizio. È una ‘fotografia’ dell’impresa in quel preciso momento [29].
È composto da due sezioni contrapposte:
* Attivo: Rappresenta le risorse a disposizione dell’impresa per produrre e vendere, ovvero una risorsa controllata dall’impresa dalla quale ci si attende benefici economici futuri [30, 31].
* Passivo: Rappresenta i diritti vantati sulle risorse dell’impresa da parte di terzi (finanziatori ‘di debito’ come banche, fornitori, Stato, dipendenti) [30, 31]. Queste sono obbligazioni effettivamente assunte dall’impresa in relazione ad operazioni verificatesi in passato [31].
* Patrimonio Netto: Rappresenta i diritti vantati sulle risorse dell’impresa da parte dei proprietari/azionisti che hanno fornito capitale [30]. È il valore residuo delle attività dell’impresa dopo aver dedotto tutte le passività [31, 32]. In caso di liquidazione, la parte residua spetterebbe agli azionisti dopo aver ripagato i creditori [33].
L’identità fondamentale dello Stato Patrimoniale è che l’insieme delle risorse dell’impresa coincide con i diritti che i finanziatori dell’impresa hanno su di essa [31]. Pertanto: Totale Attività ≡ Totale Passività + Patrimonio Netto [31, 34].
Perché le risorse umane non sono generalmente incluse nell’attivo di un bilancio, e qual è un’eccezione notevole?
Le risorse umane (come dipendenti e consulenti) non compaiono solitamente tra le attività dello Stato Patrimoniale perché:
* L’impresa ha su di esse solo alcuni diritti definiti nel contratto di prestazione di lavoro o di servizio, a fronte degli obblighi contrattuali [35].
* Su tali risorse, nessuno dei soggetti che hanno conferito capitale può vantare diritti di controllo [35].
* In caso di liquidazione dell’impresa, i contratti vengono sciolti, ma non c’è un valore monetario da distribuire ai finanziatori derivante dalle risorse umane stesse [35].
L’unica eccezione notevole menzionata riguarda le società calcistiche, dove i calciatori vengono contabilizzati nell’attivo dello stato patrimoniale [35].
Come sono classificate le attività e le passività nello Stato Patrimoniale secondo i criteri IFRS/IAS?
Nello Stato Patrimoniale, le attività e le passività sono classificate secondo i criteri di liquidità e esigibilità rispettivamente [36]. Questi criteri si basano sulla loro capacità di trasformarsi in risorse monetarie o di essere esigibili nel breve termine (entro l’anno) [36].
Le principali classificazioni sono:
* Attivo:
* Attivo non corrente (capitale fisso o ‘Immobilizzazioni’): Risorse disponibili per l’impresa anche oltre il normale ciclo operativo o oltre l’anno di esercizio. Hanno un basso grado di liquidità (es. terreni, fabbricati, immobili, impianti, automezzi, hardware e software) [37].
* Attivo corrente (capitale circolante): Risorse disponibili entro il normale ciclo operativo dell’impresa o entro l’anno di esercizio. Hanno un alto grado di liquidità (es. cassa, scorte, crediti commerciali, attività finanziarie correnti) [37].
* Passivo:
* Passività non correnti: Debiti a medio/lungo termine, esigibili oltre il normale ciclo operativo [37, 38].
* Passività correnti: Debiti a breve termine, esigibili entro il termine del normale ciclo operativo [37, 38].
Spiega i principali metodi di valutazione per le attività non correnti e le loro implicazioni.
Le attività non correnti sono risorse con utilità pluriennale, utilizzate oltre l’esercizio contabile [39]. Esistono diversi metodi di valorizzazione:
1. Metodo del Costo Storico:
* Prevede che la voce di costo sia espressa al netto degli ammortamenti cumulati ed eventuali svalutazioni per riduzione del valore [40].
* L’ammortamento è il valore della ‘quota’ della risorsa che viene ‘consumata’ dalla produzione o ‘deperisce’ per obsolescenza tecnologica [40]. Non comporta uscite di cassa. Esistono diverse tipologie di quote annue di ‘perdita di valore’: a quote costanti, a quote decrescenti, o secondo le quantità prodotte [41]. Il valore dell’ammortamento è registrato come costo nel Conto Economico [40].
* Il valore residuo in Stato Patrimoniale è il valore iniziale meno la somma degli ammortamenti cumulati [42]. Un bene completamente ammortizzato ma ancora in uso deve essere indicato in Nota Integrativa [42].
2. Metodo del Fair Value (o Market Value):
* Corrisponde al valore al quale un’attività può essere scambiata, o una passività estinta, tra parti consapevoli e disponibili; è, in sostanza, il suo valore di mercato [43].
* Se il fair value di un’attività è superiore al suo valore di bilancio (V(t-1)), si ha una rivalutazione; se è inferiore, si ha una svalutazione [43].
* Le imprese devono effettuare un Impairment test per verificare che le attività non siano iscritte a bilancio ad un valore superiore a quello effettivamente recuperabile [43].
L’utilizzo del fair value o dell’ammortamento è riportato nella Nota Integrativa al bilancio [44]. Le attività non correnti possono essere materiali (es. immobili, impianti, ammortizzate al costo storico, ma per gli investimenti immobiliari il FV è prioritario), immateriali (es. brevetti, software, avviamento, valorizzate in base alla loro vita utile), o altre attività finanziarie non correnti (es. partecipazioni, titoli, tipicamente valorizzate al fair value) [45-48].
Quali sono le componenti principali del “Patrimonio Netto” (Equity) e cosa implica un Patrimonio Netto negativo?
Il Patrimonio Netto (o mezzi propri, equity) rappresenta il valore dei diritti vantati sull’impresa dagli azionisti/proprietari per il capitale versato e/o maturati in seguito alle attività di funzionamento dell’impresa [32]. Per questo motivo, è definito come un valore ‘residuo’ [32].
Comprende le seguenti voci:
* Capitale sociale: Il capitale conferito dagli azionisti/soci all’impresa, sia all’atto della costituzione sia in seguito ad aumenti di capitale (gratuiti o a titolo oneroso) [49, 50].
* Risultati dell’esercizio (utili/perdite): Il risultato economico (utile o perdita) di competenza degli azionisti maturato alla fine dell’esercizio, ed è pari al valore riportato alla fine del Conto Economico. Se utile, aumenta i diritti degli azionisti; se perdita, li erode [49, 51, 52].
* Risultati degli esercizi precedenti (utili/perdite a nuovo): La somma degli utili che l’impresa ha deciso di non distribuire agli azionisti, spesso per motivi di autofinanziamento interno (sono delle riserve) [49, 51, 53].
* Riserve: Diverse categorie di riserve, tra cui:
* Riserva da sovrapprezzo azioni: Capitale aggiuntivo conferito dagli azionisti in caso di aumenti di capitale a pagamento con sovrapprezzo [49, 54].
* Riserva da rivalutazione: Incorpora gli effetti delle modifiche di valore derivanti dall’applicazione del criterio del fair value su alcune attività [49, 53].
* Altre riserve: Come la riserva legale (imposta per legge) e la riserva statutaria (prescritta dallo statuto) [49, 55].
Il Patrimonio Netto può essere negativo. Ciò indica che l’impresa è in crisi e sta togliendo valore agli azionisti, segnalando che l’impresa è sostanzialmente in fallimento [49].
Descrivi le principali categorie di passività e come sono generalmente valutate.
Le Passività sono diritti di terzi (non soci/azionisti) sulle risorse dell’impresa [38, 56]. Si distinguono fra:
* Passività finanziarie: Diritti vantati da soggetti terzi che hanno finanziato l’impresa [57]. Possono essere non correnti (lungo periodo) o correnti (breve periodo). Includono:
* Obbligazioni: Titoli di credito che rappresentano una frazione di un’operazione di finanziamento. L’emittente si impegna a restituire il capitale e pagare cedole (interessi) periodicamente. Sono iscritte a bilancio al fair value [58, 59].
* Debiti verso banche: Debiti finanziari contratti con banche e istituti di credito. Possono essere correnti o non correnti. Sono iscritte a bilancio al fair value e poi al costo ammortizzato per le non correnti [59].
* Fondo TFR (Trattamento di Fine Rapporto) e altri fondi relativi al personale: Obblighi verso i dipendenti da liquidare all’interruzione del rapporto lavorativo o alla data della pensione. Sono fondi creati con accantonamenti annui (costi non-cash) e sono sempre non correnti, valutati tramite stima di ente esterno [60, 61].
* Fondo rischi e oneri: Accantonamenti per far fronte a eventi incerti nell’ammontare o nella scadenza (passività potenziali o indeterminate). Sono anch’essi fondi creati con accantonamenti annui (costi non-cash) e sono iscritti a bilancio tramite stima [61-63].
* Debiti commerciali: Pagamenti differiti verso i fornitori per costi relativi all’acquisto di materie prime o servizi. Generalmente correnti, ma possono essere non correnti. Sono iscritti a bilancio al costo di acquisto [63, 64].
* Debiti per imposte/tributari: Imposte sul reddito dell’esercizio. Sono iscritti al valore che si prevede di pagare [64].
* Fondo imposte differite: Effetti delle differenze tra valore di bilancio e valore fiscale, che portano a imposte differite [64].
Che cos’è il “Conto Economico” (Income Statement) e qual è il suo scopo principale?
Il Conto Economico (CE) è un conto scalare di flussi di costi e ricavi [65]. Non è una ‘fotografia’ (come lo Stato Patrimoniale), ma un insieme di flussi relativi all’intero esercizio annuale [65].
Il suo scopo principale è quello di determinare l’utile (o perdita) di esercizio dell’impresa, calcolato come la differenza tra i costi e i ricavi di competenza di quell’esercizio [65]. In questo modo, il Conto Economico mostra se e quanto l’impresa remunera il capitale investito [65].
Spiega il “principio di competenza economica” applicato al Conto Economico, fornendo esempi sia per i ricavi che per i costi.
Il principio di competenza economica è fondamentale per la redazione del Conto Economico: stabilisce che contribuiscono a formare l’utile di esercizio solo i costi e i ricavi che sono di competenza di quell’esercizio, indipendentemente dal momento dell’effettivo movimento di cassa [66].
* Per i Ricavi di competenza: Sono il valore dei beni alienati e/o dei servizi erogati nel corso dell’esercizio [67]. Vengono registrati nel Conto Economico nell’anno in cui è avvenuta l’alienazione del bene o l’erogazione del servizio, anche se l’entrata di cassa (incasso) è precedente o successiva [67].
* Esempio: Se un prodotto viene consegnato e la controparte paga subito, un Ricavo viene registrato nel CE e contemporaneamente la cassa aumenta nello Stato Patrimoniale [68]. Se il prodotto viene consegnato ma la controparte non ha ancora pagato, un Ricavo viene comunque registrato nel CE, e contemporaneamente aumentano i crediti commerciali nello Stato Patrimoniale [68].
* Per i Costi di competenza: Sono il valore delle risorse utilizzate per ‘produrre’ i ricavi di competenza nel corso dell’esercizio [67]. Vengono registrati nel Conto Economico nell’anno in cui contribuiscono alla produzione, anche se l’uscita di cassa (esborso) è precedente o successiva [67]. Questo vale sia per i costi delle risorse sia per i costi di periodo (come quelli amministrativi o di ricerca e sviluppo) [67, 68].
* Esempio: Se l’impresa ha usufruito di un bene/servizio e ha pagato, un Costo viene registrato nel CE e contemporaneamente la cassa diminuisce nello Stato Patrimoniale [69]. Se l’impresa ha usufruito di un bene/servizio ma non lo ha ancora pagato, un Costo viene comunque registrato nel CE, e contemporaneamente aumentano i debiti commerciali nello Stato Patrimoniale [69].
Descrivi le principali sezioni del Conto Economico e spiega la natura e l’impatto di “ammortamenti” e “accantonamenti”.
Il Conto Economico è diviso in sezioni basate sulla tipologia di costi e ricavi, distinguendoli per gestioni [70]:
1. Gestione Operativa (core): Riguarda le attività produttive funzionali al business, inclusi il valore della produzione (Ricavi da fatturato, variazioni di lavori su ordinazione e rimanenze, altri ricavi) e i costi della produzione (materie prime, servizi esterni, costo del lavoro, altri costi operativi, variazioni negative delle rimanenze, ammortamenti, accantonamenti) [70-73].
2. Gestione Finanziaria: Relativa alla gestione del debito a titolo oneroso e degli investimenti finanziari, comprendendo oneri e proventi finanziari (interessi passivi/attivi, proventi da partecipazioni, dividendi, ecc.) [70, 74].
3. Gestione Fiscale: Riguarda le imposte sul reddito (es. IRES, IRAP) [70, 75].
4. Gestione Straordinaria: Relativa a eventi eccezionali, come l’utile (perdita) netto da attività cessate/destinate ad essere cedute [70, 76].
Ammortamenti: Rappresentano la quota di valore persa dalle risorse di utilità pluriennale (attività non correnti, materiali e immateriali) per obsolescenza, usura o inadeguatezza [77]. Sono dei costi ‘non cash’ (non corrispondono a uscite di cassa immediate) [77, 78]. L’ammortamento è incluso nel Conto Economico come voce di costo, riducendo l’utile e, di conseguenza, le tasse [77, 78]. Contemporaneamente, corrisponde a una riduzione del valore dell’attività nello Stato Patrimoniale [77].
Accantonamenti: Sono somme create per far fronte a impegni futuri incerti per ammontare e/o scadenza (es. Fondo TFR, Fondo rischi e oneri) [61]. Anche questi sono costi ‘non cash’ [61]. Vengono inclusi nel Conto Economico come parte dei costi (es. costo del personale per il TFR) e corrispondono a un aumento delle passività nello Stato Patrimoniale [61].