Cipriano Flashcards
(5 cards)
1
Q
CIPRIANO (≈200/210 - 258)
VITA:
A
CIPRIANO (≈200/210 - 258)
VITA:
- Cecilio Cipriano, chiamato anche Tascio, nacque fra il 200-210 in Africa, forse a Cartagine in una famiglia molto ricca e colta.
- Si fecce fama di grande retore e maestro, ma poi toccato dalla grazia e sotto l’influsso di un prete Cecilio, di cui poi prese il nome, si battezo e diede tutti i suoi beni ai poveri. Poco dopo la conversione, fu ellevato a sacerdote e nel 248/249 eletto a vescovo di Cartagine «dalla voce del popolo». Dopo un anno scoppia la persecuzione di Decio (250).
- Anche se complettamente diverso dal carattere di Tertulliano, dipende moltissimo da lui; ne riconosce la superiorità letteraria e lo considera suo maestro.
- Sul suo aresto, giudizio e martirio possediamo gli “Acta Proconsularia Cypriani” che si fondano sui rapporti ufficiali. Inoltre possediamo manoscritti che conservano l’opera “Vita Cypriani”, scritta sembra dal suo diacono Ponzio che lo accompagno nell’esilio e fino alla morte di martirio [questo scritto pero manca di valore storico già che non è che un panegirico(= dicurs ologios excesiv)].
- Ebbe vari nemici, fra i quali il diacono Felicossimo e il sacerdote Novato, che ando pure a Roma ed appogio Novaziano nella sua lotta contro il nuovo papa Cornellio. Quando questo tornò a Cartagine nel 251, Cipriano scaglio l’anatema contro Felicissimo e tutti i suoi alleati, Novato incluso, pubblicando anche due lettere pastorali “De lapsis” (tratta degli apostati) e “De unitate Ecclesiae” (tratta dei scismi). In seguido riunì un sinodo che confermo le scomuniche e le condizioni per riammettere imlapsi nella piena comunione.
- gli ultimi anni della sua vita sono assorbiti dalla controversia sulla validita/invalidita del battesimo degli eretici. Cipriano affermo l’invalidità nella sua opera “De baptismo”, contro il parere di Papa Stefano (254-256)
- Segue la persecuzione scattenata da Valeriano nella quale Papa Stefano muore per la fede e Cipriano viene esiliato a Curubi il 30 agosto 257. Un anno dopo, nel 14 settembre 258, fu decapitato preso Cartagine. ‘E il primo vescovo africano martire.
2
Q
CIPRIANO (≈200/210 - 258)
I. - I SUOI SCRITTI:
A
I. - I SUOI SCRITTI:
- Tutti i suoi scritti sono dovuti a circostanze particolari della sua vita e alle sfide del periodo in cui fu vescovo a Cartagine, mirando a fini pratici.
- I suoi tratati incorporano il meglio del pensiero del maestro Tertulliano anche se si mostra più dottato di costui in q. alla saggezza prattica che lo tiene lontano dai errori ed esagerazioni in cui incombè Tertulliano. Moltro presente un vocabolario biblico che lo rese popolare sia nell’antichità come anche nel M. Evo.
- Possediamo tre antiche liste delle sue opere: una nella “Vita” di Ponzio; un altra in un manoscritto del 359 della Philipps Library; un terzo da un sermone di S. Agostino “De natale s. Cypriani”
A. TRATTATI:
- “A Donato” (Ad Donatum): composto per il suo amico Donato, dopo il battesimo ricevuto forse la notte di Pasqua del 246, riferisce i meravigliosi effetti della grazia divina nella sua conversione. Ma vuole essere anche un incoraggiamento ed un invito per i pagani a fare la stesso passo che lui fecce.
- “L’abito delle vergini” (De habitu virginum): chiama le vergini “i fiori della Chiesa” e le mette in guardia contro il mondo pagano con le sue vanita ed i suoi vizi, i cui pericoli minacciano coloro che hanno consacrato la propria verginità a Cristo. In genere offre loro dei suggerimenti cul modo conveniente di comportarsi di coloro che si sono consacrati al Signore. Sembra sia statos critto poco prima della sua elevazione alla catedra di Cartagine, nel 249. La sua fonte principale è il “De cultu feminarum” di Tertulliano.
- “Gli apostati” (De lapsis): lo compose nel 251 dopo il suo ritorno dal ritiro durante la persecuzione di Decio. ‘E una lettera pastorale nella quale offre delle istruzioni sul modo di riammettere nella chiesa i lapsi. Questa fu accolta anche da un concilio riunito a cArtagine nello stesso anno e divenne una norma per l’intera Chiesa nord-africana.
- “L’unità della Chiesa” (De Ecclesiae unitate): sembra prendere di mira los cisma di Novaziano e solo dopo quello di Felicissimo a Cartagine. Fu pubblicato probabilmente a maggio 251 in occasione del sinodo che ivi si riuni. Sembra che Cipriano la invio anche a Roma ai militanti di Novaziano contro il Papa Cornelio. Si riconciliarono più tardi verso la fine del 251. L’ntroduzione riversa sul demonio la causa delle eresie e degli scismi. Ogni cristiano deve rimanere nell’unica Chiesa, quella fondata su Pietro. «Non si può avere Dio per padre se non si ha la Chiesa per madre» … nessuno può essere salvato al di fuori della Chiesa. Alcune versioni presentano anche delle aggiunte che riguardano il primato di Pietro. Il dibatito rimane acceso anche se la maggior parte dei studiosi considera che queste “aggiunte” di fatto sono parte di una redazione iniziale di Cipriano.
- “La preghiera del Signore” (De Dominica oratione): quest’opera è datata verso la fine del 251 inizio del 252, subito dopo “L’unità della Chiesa”. Si servi del “De oratione” di Tertulliano, ma approfondi molto il tema. L’introduzione trata della preghiera in generale per poi insistere sull’eccelenza della preghiera “Padre Nostro”. Riflettendo su di essa insiste sull’idea dell’unita del corpo cristiano che prega e sulla nostra figliolanza divina. Poi tratta i vari passi della preghiera e conclude parlando sull’usanza di prepararsi alla preghiera (sursum corda), quella di pregare durante la giornata (terza/sesta/nona) e la necessita di pregare sempre.
- “A Demetrio” (Ad Demetrianum): confuta un certo Demetriano che riversava sui cristiani la responsabilità delle recenti sventure (guerra, peste, carestia, siccità) per l’infedeltà verso gli dei dell’antica Roma. Cipriano risponde dicendo che è colpa dell’invechiamento del mondo e dell’ira di Dio che ha il diritto di indignarsi di fronte ai pecati dei pagani e alle loro persecuzioni dei cristiani. L’unica soluzione è quella di uscire dalla superstizione per entrare sotto la luce della vera religione. ‘E uno degli scritti più profondi e originali di Cipriano. Alcuni tuttavia lo scriticarono perché avente trope citazione scrituristiche, ma sembra che egli vuole non solo contra-argomentare ai pagani, bensi specialmente rafforzare la fede dei suoi cristiani.
- “L’epidemia” (De mortalitate): Scrisse quest’opera a due anni dopo la persecuzione di Decio, quando una peste terribile investi Cartagine e non solo. Quindi Cipriano volle con quest’opera rafforzare la fede dei suoi che stavano per affrontare la morte, ricordando che niente fa di più la differenza fra un pagano e un cristiano quanto lo spirito, il modo di affrontare la morte. Per il cristiano la morte è la chiamata del Signore a regnare insieme a lui ed ad acostarci ai nostri familiari, a passare nella felcità eterna.
- “Le buone opere e le elemosine” (De opere et eleemosynis). Scrisse quest’opera contemporaneamente el “De mortalitate” per esortare i fedeli alla pratica generosa dell’elemosina. In seguito alla peste erano molti i bisognosi di carità, quindi Cipriano insegna qui l’efficaccia delle opere buone per la salvezza. Ognuno è tenuto a pratticare la carità e nessuno potrebbe essere esonerato da questo dovere.
- “I vantaggi della pazienza” (De bono patientiae): Si fonda sul “De patientia” di Tertulliano, imitando molto tale opera. Esalta la pazienza contro l’indifferentismo stoico. I fedeli la possiedono in comune con Dio, essendo allo stesso tempo un’imitazione di Cristo che ne diede un sommo esempio. Il trattato è un sermone che sembra fosse scritto nel 256 durante la controversia battesimale.
- “La gelosia e l’invidia” (De zelo et livore): ‘E stato chiamato il compagno del “De bono patientiae”. Si suppone che fu scritto alla fine del 256, inizio del 257. Alcuni suggeriscono pero 251/252. Qui insiste sul modo in cui Satana spinto dalla gelosia e dall’invidia precipitò trascinando d’allora dietro di lui non poche anime. Esse sono inoltre i più pericolosi nemici dell’unità della Chiesa. L’unico suo rimedio è l’amore del prossimo.
- “Esortazione al martirio, indirizzata a Fortunato” (Ad Fortunatum de exhortatione martyrii): ‘E un florileggio biblico destinato a dare forza ai cristiani in vista di una prossima persecuzione. I testi sono distribuiti in dodici capitoli. Cipriano si limita a fornire i materiali.
- ” A Quirino: Tre Libri di Testimonianze (Ad Quirinum: Testimoniorum libri III): Comporta una quantità di passi biblici riuniti sotto un certo numero di titoli. All’inizio comprese due libri ma poi vi si aggiunse un terzo. Cipriano afferma ancora la sua volonta di non dare ancora ai lettori che dei materiali grezzi. L’opera è divisa in due libri: il primo è un’apologia contro i giudei, il secondo è un compendio di cristologia. Il terzo libro ha una prefazione particolare che spiega come fu scritto da Cipriano sotto richiesta di Quirino, e contiene prescrizioni morali e disciplinari come anche una guida per la prattica delle virtu cristiane.
- “Gli idoli non sono dei” (Quod idola dii non sint): Si propone di dimostrare che le divinità pagane non sono dei, ma vechi re onorati di un culto dopo la morte (prima parte). La seconda parte dimostra l’esistenza di un Dio unico, invisibile ed incomprensibile. La terza parte è un compendio di cristologia.
3
Q
CIPRIANO (≈200/210 - 258)
B. EPISTOLE
A
B. EPISTOLE
- sono il riflesso die problemi e delle controversie in cui si dibatté l’amministrazione ecclesiastica verso la metà del sec. III.
- queste lettere risalgono all’antichità e furono raggruppate dallo stesso Cipriano che le raggruppò secondo il contenuto. Nelle edizioni moderne si trovano 81 lettere. 65 escono dalla pena di Cipriano, 16 sono indrizzate a lui o al clero di Cartagine (dal presbitero Novaziano, papa Cornelio, ecc). Tuttavia la collezione attuale non è completta già che sono menzionate delle lettere che non esistono più.
- il manoscritto Codex Taurinensis contiene tutte le 81 lettere.
4
Q
CIPRIANO (≈200/210 - 258)
II. SCRITTI NON AUTENTICI DI CIPRIANO
A
II. SCRITTI NON AUTENTICI DI CIPRIANO
Vi sono parechi trattati che sono attribuiti a Cipriano senza motivi raggionevoli, a causa della stima di cui egli godette universalmente.
- “De spectaculis” e “De bono pudicitiae” sono attribuite a Cipriano, ma il loro autore è Novaziano.
- “Ad Novatianum” è una polemica con Novaziano, scritta non da Cipriano ma da un vescovo africano che condivideva le sue opinioni sul battesimo.
- “De rebaptismate” contraddice Cipriano proprio su questo punto.
- “Adversus aleatores” è un sermone in latino volgare diretto contro i gioccatori di dardi. Harnak lo attribuisce a Papa Vittore, e Koch a un vescovo d’Africa.
- “De singularitate clericorum” combatte l’abuso di certi chierici che convivevano sotto lo stesso tetto con donne, senza essere sposati. Descrive i pericoli ai quale si espone un tale sacerdote ed i sospetti che fa cadere sui sacerdoti.
- “De pascha computus” è un studio che si propone di correggere il ciclo pasquale di Ippolito di Roma. Ne attribuisce il diffetto ad una errata interpretazione della Scrittura.
- “Adversus Iudaeos” è un sermone sull ingrattitudine di Israele che perseguitò il Cristo già nei profeti. Avendo il cuore indurito verso Cristo, Esso si rivolse ai pagani e Gerusalemme cesso di essere la cittò di Dio ed Israele rimase senza patria nel mondo. Gli israeliti si possono tuttavia salvare tramite il battesimo. Mostra forte dipendenza dall’ “Omelia sulla Passione” di Melitone.
- “De laude martyrii” è un sermone che in tre parti spiega il significato e la grandezza del martirio.
- “De montibus Sina et Sion” è un trattato in latino volgare che vede nel monte Sinai una figura del AT. e nel monte Sion la figura del NT.
- “Exhortatio de paenitentia” è una collezione di cittati biblici analoga ai “Ad Fortunatum” e “Ad Quirinum”.
- “Coena Cypriani” è un opera che rifferische un grande banchetto indetto da un grande re (Dio) a Cana e al quale furono invitati molti personaggi biblici. L’autore fa un largo uso delgi “Atti di Paolo”. Composto forse dal sacerdote Cipriano (≈400) al quale Gerolamo indirizzò una delle sue lettere.
- “Ad Virgilium episcopum de iudaica incredulitate” è di fatto la prefazione alla traduzione latina del “Dialogo” di Aristone di Pella.
- “De centesima, sexagesima, tricesima” tratta della triplice ricompensa che attende i martiri, gli asceti e i buoni cristiani.
5
Q
CIPRIANO (≈200/210 - 258)
III. ASPETTI DELLA TEOLOGIA DI CIPRIANO
A
III. ASPETTI DELLA TEOLOGIA DI CIPRIANO
• pg. 602/ Patrologia I.