Storia - Italia & Dopoguerra Flashcards
(6 cards)
Italia & Dopoguerra - Situazione economica
Al termine della 1° Guerra Mondiale, l’Italia si trovò in una crisi economica gravissima, lo stato aveva finanziato lo sforzo bellico ricorrendo a prestiti, soprattutto dagli USA, aumentando il debito pubblico del 429% tra il 1914 e il 1922.
Le industrie, che durante la guerra erano stato convertite per la produzione bellica, subirono un lento e difficoltoso processo per riadattarsi ad un’economia di pace, la riconversione inoltre non riuscì a riassorbire tutti i lavoratori precedentemente smobilitati, aumentando la disoccupazione, in particolar modo tra i mutilati costretti a mendicare.
Solo nel 1923 lo Stato accorse in aiuto.
L’inflazione aumentò riducendo drasticamente il potere d’acquisto dei risparmi delle famiglia, creando un disagio economico prevalente in particolare tra gli operai che pretendevano salari più alti, e tra i contadini che pretendevano la redistribuzione promessa delle terre dal governo.
Italia & Dopoguerra - Tensioni sociali - Biennio Rosso
Tra il 1919 e il 1920 ci fu il “Biennio Rosso”, un periodo in cui si verificarono scioperi di massa, manifestazioni e occupazioni di fabbriche in tutto il paese.
Gli operai, ispirati dalla Rivoluzione Russa, premevano per ottenere migliori condizioni di lavoro e, in alcuni casi, arrivavano a prendere il controllo delle industrie.
I grandi proprietari terrieri dovettero, a loro volta, affrontare occupazioni delle terre e manifestazioni da parte dei contadini poveri.
Italia & Dopoguerra - Tensioni sociali - Risposta del governo
Il governo Giolitti adottò una strategia di mediazione, cercando di venire in contro alle richieste dei lavoratori e di non reprimere le agitazioni con la forza.
Tuttavia questa politica non piacque alla classe industriale e agli agrari, che iniziarono a vedere con favore l’uso della forza contro i movimenti operai.
In questo clima di affermarono le squadre d’azione fasciste, che iniziarono a compiere le loro spedizioni punitive contro i socialisti e i sindacalisti, con l’approvazione degli imprenditori e di alcuni settori dello Stato.
Italia & Dopoguerra - La frammentazione della sinistra
Il Partito Socialista Italiano (PSI) era attraversato da profonde divisioni interne:
Da un lato, i riformisti guidati da Turati, volevano un cambiamento attraverso riforme graduali e la collaborazione del governo.
Dall’altro, i massimalisti, ispirati dalla Rivoluzione Russa, volevano un cambiamento radicale della società, senza compromessi col governo.
Il 1921, dopo il Congresso di Livorno, l’ala più rivoluzionaria, sostenuta dall’Internazionale Comunista di Mosca, decise di lasciare il PSI e di fondare il Partito Comunista Italiano (PCI).
Tra i leader spiccavano Gramsci, Togliatti, Bordiga e Terracini.
Nel frattempo nel 1922, il PSI espulse i riformisti di Turati, che quindi formarono il Partito Socialista Unitario (PSU) guidato da Giacomo Matteotti.
La sinistra quindi si trovava in tre partiti distinti focalizzati sul combattersi a vicenda e troppo deboli per resistere al partito Fascista che invece si stava rafforzando rapidamente.
Italia & Dopoguerra - L’impresa di Fiume
Un altro elemento da aggiungersi al malcontento dei nazionalisti fu che essi ritennero che l’Italia non ottenne i territori promessi nel Patto di Londra, definendo quindi l’esito della guerra una “Vittoria Mutilata”, espressione coniata da Gabriele D’annunzio.
Nel Settembre del 1919, D’Annunzio decise di marciare su Fiume assieme ad un gruppo di volontari armati, la cosiddetta “Impresa di Fiume”, occupandola e con l’obbiettivo di annetterla all’Italia. Il governo provò un grande imbarazzo, non avendo autorizzato l’operazione ma non potendo prendere posizione dato che D’Annunzio era considerato un eroe di guerra.
Nel 1920, con il Trattato di Rapallo, la crisi si risolse con il passaggio dell’Istria all’Italia, mentre la Dalmazia rimase alla Jugoslava e Fiume indipendente.
D’Annunzio rifiutò di accettare la decisione, costringendo il governo italiano a far intervenire l’esercito nel Dicembre del 1920, sgomberando i legionari dannunziani con un conflitto armato noto come “Natale di Sangue”.
Italia & Dopoguerra - L’ascesa del fascismo
Nella vigilia del 1922, l’Italia si trova in una situazione di estrema instabilità, l’economia non si era ancora ripresa, le tensioni sociali continuavano, la sinistra era fortemente divisa tra socialisti, comunisti e riformisti, e il governo liberale Giolitti aveva perso il sostegno sia degli imprenditori che dei lavoratori.
In questo clima, sostenuto dalla classe industriale e agraria, che vedevano le squadre d’azione come un mezzo per reprimere le manifestazioni e occupazioni, il movimento fascista crebbe rapidamente, affermandosi come una forza politica che prometteva ordine e stabilità.
La debolezza dei governi liberali e l’incapacità della sinistra di contrastarlo, aprirono la strada alla Marcia su Roma dell’Ottobre del 1922, in cui Mussolini prese il potere, dando inizio al ventennio fascista.