Il Carattere Tipografico Flashcards
(28 cards)
Cos’è il segno scritto?
Un segno scritto è nel campo grafico quell’elemento minimo, che si serve di vari canali come carta e monitor e di varie tecniche e per mezzo del quale si può veicolare un messaggio. La scrittura ad esempio non è altro che un’insieme finito di segni grafici.
Cos’è e che valenza ha un carattere tipografico?
Un carattere tipografico è l’ente primario della grafica, così come il punto lo è per il disegno ed ha una valenza iconica, se consideriamo l’estetica della sua forma, e verbale, se consideriamo il contenuto che la sua forma esprime.
Cosa definisce la struttura di un carattere?
La struttura (anatomia) di un carattere è definita da vari elementi quali:
* Le aste, tratte essenziali di una lettera (verticali, curve o inclinate, che caratterizza il corsivo) per definirne struttura e forma
* Le grazie, parti tarminali della lettera che differiscono per stile.
* il raccordo, ovvero il punto di congiunzione tra un’asta ed una grazia.
* l’occhio, ovvero quella parte che all’epoca dei caratteri mobili riceveva l’inchiostro e veniva impressa nella carta, pertanto la lettera stessa.
Il type designer, o disegnatore di caratteri, si avvale di alcune linee di riferimento, per costruire la sua font:
* La linea di base (o mediana inferiore), su cui poggia la lettera.
* L’altezza delle x (o mediana superiore), corrisponde all’altezza del minuscolo, di cui si prende come riferimento la lettera x.
* La linea delle ascendenti, che indica il limite dell’altezza delle aste ascendenti, che si protendono oltre la mediana superiore e che sono presenti nelle lettere b,d,f,h,l,t,k.
* La linea delle discendenti, che funziona in modo uguale ed opposto a quella ascendente, e che delimita le aste discendenti nelle lettere p e q e l’anello della g.
* La spalla superiore e la spalla inferiore, ovvero uno spazio bianco posto sopra e sotto il carattere,
in grado di garantire una percezione ottica coerente del disegno.
Tutte queste linee costituiscono il corpo del carattere o anche forza di corpo, e di conseguenza la sua dimensione, espressa in punti tipografici (pt)
Infine il tono, varia al variare dello spessore dell’asta principale del carattere e nel computer possiamo identificarlo come normale (normal) o grassetto (bold).
Cosa è una famiglia di caratteri?
Un continuo studio ed incremento dei caratteri ha portato ad individuare criteri di classificazione, che tendono a raggruppare i caratteri in famiglie. Il riconoscimento delle varie parti delle forme, quali la proporzione fra altezza e largezza e chiaro e scuro, la presenza o assenza di grazie, il collegamento fra quest’ultime e le aste, la loro essenzialità o abbellimento, ci aiutano ad identificare i caratteri morfologicamente.
Come si distinguono le principali famiglie di caratteri?
Secondo G. Bodoni (1740-1813), tipografo e disegnatori di caratteri, i criteri di classificazione dei caratteri erano la forma, la grandezza e la proporzione. Egli divise i caratteri latini in 6 gruppi:
* il romano (maiuscolo e minuscolo),
* il corsivo (maiuscolo e minuscolo)
* il cancelleresco (maiuscolo e minuscolo).
Il tipografo francese F. Thibaudeau (1860-1925), invece, differenziò gli stili sulla base dei tratti terminali dei caratteri, detti grazie, in 4 principali gruppi:
* senza grazie (sans serif)
* con grazie rettangolari
* con grazie triangolari
* con grazie sottili
Ciò però presuppone una suddivisione precedente in caratteri graziati, lineari ed inoltre “fantasia”, dove quest’ultimi possono avere tratti terminali disegnati in modo differenti, spesso modificati appositamente dal grafico.
Come vennero classificate le famiglie dei caratteri secondo il disegnatore Aldo Novarese?
Aldo Novarese (1920-1995), studioso e disegnatore di estetica del carattere presso la famosa fonderia di
caratteri Nebiolo, suggerì uno schema secondo cui i caratteri andavano divisi in dieci gruppi (famiglie), 8 con grazie e 2 senza grazie:
1. I lapidari, che derivano dalle incisioni romane, hanno poco contrasto tra le aste e le grazie che si presentano a sezione rettangolare.
2. I medioevali, che derivano dal periodo gotico, hanno grazie a forma di losanga e sono molto decorativi.
3. I veneziani, derivano dalla scrittura umanistica e presentano grazie cdagli spigoli arrotondati ed aste poco contrastate.
4. I transizionali, ch derivano dal tardo barocco e che hanno aste contrastate e grazie triangolari.
5. I bodoniani, che derivano dalla tecnica di incizione a bulino con lama larga e punta sottile, presentano quindi aste large e grazie sottili
6. Gli egiziani, comprasi in Inghilterra ad inizio Ottocento, possiedono aste e grazie dallo spessore uniforme.
7. Gli ornati, le cui grazie presentano variazioni ornamentali.
8. Gli scritti, che compaiono con la nascita della stampa litografica e che imitano la scrittura manuale, presentando le tipiche legature tra una lettera e l’altra.
9. I lineari, comparsi in contemporanea con i caratteri egiziani e presentano aste uniformi e non hanno grazie.
10. I fantasia, caratteri dalle soluzioni fantasiose e personali.
Qual è la caratteristica del Romano Antico? E cosa lo differenzia da quello moderno?
È una delle quattro grandi famiglie e mentre il romano antico, ridisegnato secondo le forme in usi nel periodo umanistico rinascimentale, presenta poco contrasto di spessore tra aste grosse e aste trasversali più sottili e grazie più o meno accentuate e raccordate all’asta in modo curvilineo, il romano moderno pesenta un notevole contrasto tra le aste, mentre le grazie sono sottili e appena raccordate alle aste.
Qual è la caratteristica dello stile Egiziano?
Comprende anche i caratteri cosiddetti “italiani” o “ romano francesi”, che furono fabbricati per la prima volta nelle fonderie inglesi durante il periodo vittoriano (intorno al 1820), specificatamente per la pubblicità. Il carattere egiziano presenta nessuna o pochissima differenza tra le aste. Le grazie sono di spessore uguale alle aste e raccordate in modo rettilineo.
Qual è la caratteristica dello stile Lineare o Bastoni?
Largamente usato dalla fine del secolo scorso ad oggi (specialmente nell’ambito pubblicitario), si distingue per l’essenzialità, ed è caratterizzato da aste di uguale spessore (o quasi) nonché da mancanza di grazie.
Cos è la spaziatura e la crenatura?
La spaziatura indica lo spazio tra le varie parole di un te- sto. La spaziatura può essere “ ridotta” , quando c’è poco spazio tra una parola e quella successiva, o “estesa”, nel caso contrario.
La crenatura è la correzione dello spazio tra lettere. Come la spaziatura, la crenatura può essere “ridotta” (espressa con numeri negativi -), quando c’è poco spazio tra una lettera e la successiva, o “estesa “ (espressa con numeri positivi), nel caso contrario.
Cosa si intende per leggibilità?
La leggibilità è legata sempre alla facilità con cui si percepisce e si comprende il significato di un segno.
ln questo senso, una stessa lettera (segno tipografico) si carica di numerosi e differenti signifi- cati in rapporto alla superficie che la ospita.
“ Leggere”, a livello grafico, vuol dire cogliere l’immagine della parola piuttosto che l’intera riga o frase.
Quali sono i parametri da considerare per una buona leggibilità?
Le regole per garantire ad un testo una buona leggibilità sono:
1. Scegliere caratteri classici e di provata validità.
2. Evitare di utilizzare contemporaneamente troppi caratteri (maiuscolo, corsivo, bold)
3. Non mescolare più di tre caratteri di famiglie diverse.
4. Non mescolare caratteri diversi per corpo e tono.
5. Tenere presente che i blocchi di testo in maiuscolo rallentano la lettura.
6. Evitare, per quanto possibile, di utilizzare caratteri troppo espansi o condensati.
7. Evidenziare in modo chiaro i paragrafi
8. Conservare l’integrità del carattere, evitando di distorcere le lettere.
9. Verificare che il contrasto sia sufficiente per una buona leggibilità, quando il testo
appare su un fondo di colore.
Sebbene una delle regole ci impone di non distorcere le lettere, questa può essere ignorata se il nostro intento è quello di far risaltare una parola o una lettera della stessa, soprattutto quando la storpiatura ci suggerisce il significato che la parola vuole comunicarci (vedi Tipogramma). Questo tipo di approccio è stato sperimentato a partire dal XX secolo con il movimento artitico Futurista, Dadaista, De Stjl, Costruttivista ecc).
Cos’è il punto ed il tipometro?
Il punto è l’unità di misura della dimensione del corpo del carattere, rimato invariato dalla sua invenzione (Punto Didot - 1770) e misura 0,376mm. Il suo multiplo è la riga tipografica, composta da 12 punti. Questa misura è adottata in tutto il mondo, ad accezzione dei paesi anglosassono, che utilizzano il punto Pica, di 4,512mm. Il tipometro è un regolo graduato ed era lo strumento in uso, prima dell’avvento del digitale, per ricavare la conversione tra le varie unità di misura (cm, pt, inch, p).
Come si sceglie il corpo di un carattere?
Il corpo di un carattere e quindi la sua dimensione in punti varia in base alla tipologia di testo ed al tipo di cominicazione che esso vuole esprimere, che può essere anche vincolata dal tipo di famiglia scelta (gli ornamentali sono poco leggibili se utilizzata per una nota o didascalia). Ecco di seguito le dimensioni suggerite:
* Note e didascalie, dai 6 ai 9pt
* Testo di riviste, libri e simili, da 10 ai 14pt
* Titoli, dai 14 ai 24pt
* Titoli urlati, per mettere in evidenza il tono della comunicazione in manifesti, oltre i 24pt
Cosa si intende per composizione di un testo e quante tipologie esistono?
Per composizione di un testo si intende il modo in cui vengono disposte le linee di testo. Questo può essere influenzato dal formato dello spazio, dalle immagini a corredo, d al negativo e positivo. Per una lettura più fluida, le righe non devono essere né troppo lunghe, né troppo corte, ma aggirarsi intorno ai 70 caratteri. Ad oggi i programmi software per l’impaginazione semplificano di molto l’attività che il grafico, una volta, faceva manualmente, ovvero calcolare manualmente gli spazi bianchi tra una parola ed un’altra, utilizzando degli appositi blocchetti di metallo.
Tra le varie composizioni ricordiamo:
* a blocchetto o giustificata
* a epigrafe
* a bandiera
* giustificata in modo forzato
Cos’è la composizione a blocchetto?
I testi composti a blocchetto generalmente hanno le righe della medesima giustezza (lunghezza). La spaziatura tra le parole non deve essere né troppo larga nè troppo stretta e l’ultima riga non deve essere mai più corta di un terzo della normale linea di testo. Di norma le parole vengono sillabate, vale a dire che, quando serve, le parole a fine riga vengono spezzate con un trattino per andare a capo, in maniera che la distanza tra le parole risulti costante e non ci siano righe di testo con parole molto distanziate tra loro.
Cos’è la composizione ad epigrafe?
La composizione ad epigrafe o centrale, viene usata per testi brevi, di solito poesie, iscrizioni o slogan pubblicitari, che presentano abbondanti margini. Ogni linea di testo ha una lunghezza diversa ed inizia in un punto diverso dal precedente, pertanto la brevità è un requisito necessario per garantire la leggibilità.
Cos’è la composizione a bandiera?
La composizione a bandiera prevede un’allineamento delle linee del testo a sinistra
o a destra, per l’appunto ‘bandiera a sinista’
o ‘bandiera a destra’. Le estremità apposte
della righe varieranno in lunghezza in quanto
le parole potrebbero anche non permettere
la sillabazione, mandandole accapo. Pe una buona leggibilità è consigliabile preferire quando possibile la bandiera a sinistra e far terminare le righe
in modo regolare e ritmico, evitando di lasciare
in sospeso singole parole (tipo le congiunzioni
o articoli) che per tale motivo verranno dette “orfane” o “vedove”.
Cos’è la composizione giustificata in modo forzato?
La composizione giustificata in modo forzato è caratteristica di tutti quei testi che seguono il contorno di un immagine e pertanto il testo verrà deformato alterando la spaziatura e la creanatura.
Cos’è il lettering? A cosa serve?
Il lettering è l’insieme della cultura, tipologia e design dei segni alfabetici. Viene usato per indicare la scelta dei caratteri tipografici a seconda della tipologia del testo e del significato che vogliamo fargli assumere. Un suo uso sbagliato può infatti comprometterne la comunicazione, non solo per quanto riguarda la leggibilità del testo stesso (e quindi del suo messaggio cotenuto), ma anche in rapporto alla sua forma (tra il carattere ed il suo negativo o la spaziatura tra una lettera e l’altra) che può veicolare o meno il significato stesso del testo. Con un buon lettering invece la parola o addirittura la lettera diviene immagine grafica e simbolica, tanto da diventare punto focale dell’interesse e produrre una certa atmosfera.
Capilettera nei libri trascritti dagli emanuenzi.
Come si disegna un carattere?
Per determinare l’esatta proporzione in altezza delle lettere è bene iniziare con delle righe schematiche parallele, queste determinano sia la parte media sia le ascendenti e le discendenti delle lettere. Successivamente il disegnatore di caratteri realizza una griglia modulare semplice, ricorrendo a strutture geometriche primarie quali il quadrato, il cerchio e il triangolo. L’utilizzo di una griglia di base facilita anche le correzioni ottiche da apportare alle singole lettere.
Quali principi ottici bisogna considerare quando si disegnano un font?
Aldo Novarese ha condotto approfonditi studi sulle caratteristiche e sulle deformazioni della forma delle lettere, elaborando principi grafico-ottici da applicare nel disegno del lettering.
Questi sono:
* l’equilibrio ottico
* la riduzione di incroci
* i criteri di leggibilità della forma
Cos’è l’equilibrio ottico?
Malgrado mantengano le stesse proporzioni, alcuni elementi vengono percepiti dai nostri occhi come più sottili:
* Gli elementi orizzontali sembrano più spessi di quelli verticali. In una E maiuscola, le tre aste trasversali saranno più sottili dell’asta verticale
* In una lettera che presenta una suddivisione speculare, che essa sia in orizzontale o in verticale, la parte superiore risulta otticamente più grande. Per corregere è necessario spostare la suddivisione in alto e ridurre l’area superiore, come negli elementi centrali della B, H, A, E, K. S, C. La F e la P, invece, per compensare il vuoto nella parte sottostante, abbasseranno l’asta orizzontale.
* L’osservazione scorre dall’alto alto verso il basso, ed è questo il motivo per cui le parti superiori delle stesse risultano più grandi. Per ovviare a questo problema, si riducono i lati della parte superiore della lettera z ed e.
* Due quadrati della stessa misura ma uno pieno ed uno vuoto risulteranno ai nostri occhi diversi. Nello specifico quello pieno (nero) sembrerà più grande e quello vuoto (bianco) più piccolo. Accade lo stesso se inseriamo la stessa lettera ma bianca su sfondo nero e nera su sfondo bianco: per effetto dell’area nera, la lettera bianca ci apparirà più corposa. Una piccola riduzione della stessa la renderà più equilibrata.
Cosa s’intende per riduzione degli incroci?
Se disegniamo un quadrato e lo riduciamo più volte, l’occhio tenderà progressivamente a smussarne gli angoli, sino a percepirlo quasi come un cerchio. È questa la ragione per cui graficamente si interviene sugli spigoli, ad esempio, nelle lettere M, N e A, poiché se esse sono fortemente ridotte, tendono ad apparire troppo “ nere”.