17) proposizioni completive/sostantive Flashcards
cos’è una ‘proposizione completiva?’:
Una ‘proposizione completiva’ è una subordinata che completa il senso della reggente all’interno di un periodo.
proposizioni soggettive, oggettive ed epesegetiche:
Le completive si dividono in generale in soggettive, oggettive ed epesegetiche:
- Le proposizioni subordinate soggettive svolgono la funzione di soggetto della proposizione reggente. Il predicato della reggente da cui dipende una soggettiva è sempre impersonale.
Le subordinate soggettive possono essere esplicite o implicite.
- proposizioni completive soggettive esplicite: hanno predicato di modo finito (indicativo, congiuntivo, imperativo).
- proposizioni completive oggettive esplicite: hanno predicato di modo indefinito (infinito, participio, gerundio).
‘Accidit ut esset luna plena.’
Accadde che ci fosse la luna piena.
‘Constat consulem senatoribus parere.’
È evidente che il console obbedisce ai senatori
.
2. Si definiscono subordinate oggettive le proposizioni che svolgono la funzione di complemento oggetto della proposizione reggente. Le subordinate oggettive possono essere esplicite (hanno modo finito) e implicite (hanno modo indefinito).
‘Consul omisit quod milites fugerant.’
Il console omise che i soldati erano fuggiti.
‘Puto inimicos strenue pugnavisse.’
Ritengo che i nemici abbiano combattuto con valore.
- subordinate epesegetiche: esplicitano il significato di solitamente un pronome, un sostantivo neutro contenuto nella reggente.
ex.
‘id ex ipsis rebus ac temporibus iucidari potest, quod non florentibus se vendavit.’
Si può constatare dai fatti stessi e dalle circostanze una cosa, che non si vendette a chi era all’apice del potere.
proposizioni completive: le infinitive:
si dicono ‘infinitive’ le proposizioni con il predicato all’infinito e con il soggetto (e i termini ad esso riferiti) in accusativo.
-infinitive soggettive: se l’infinitiva è soggetto di verbi impersonali all’interno della reggente
-infinitive oggettive: se l’infinitiva funge da oggetto di verbi che esprimono il significato di ‘dire’ o che esprimono sentimenti etc. (=sono introdotte da verba dicendi, sentiendi etc.)
-infinitive epesegetiche: se l’infinitiva esplicita un termine prolettico (un pronome neutro, un avverbio, un sostantivo) citato nella reggente.
I tempi dell’infinito hanno valore relativo:
1. presente = esprime contemporaneità alla reggente
2. perfetto = esprime anteriorità alla reggente
3. futuro = esprime posteriorità alla reggente
Solitamente si traducono con indicativo o congiuntivo.
proposizioni completive: le interrogative indirette:
Per quanto riguarda le interrogative indirette, esse hanno il predicato al congiuntivo secondo la consecutio temporum, ma eccezione fanno le ‘dubitative’ nel passato;
Le interrogative indirette dubitative nel passato usano sempre l’imperfetto, anche se il tempo della reggente è un tempo principale.
Si dividono in:
-interrogative indirette semplici (introdotte da ‘ne’, ‘num’, ‘nonne’ o da pronomi/aggettivi interrogativi).
-interrogative indirette disgiuntive (se il primo membro non è introdotto da nulla, il secondo può in via eccezionale essere introdotto anche da ‘-ne’.)
Quando ‘an’ dipende da verbi che esprimono dubbio (ex. ‘nescio’=non so, ‘dubito’), esso non ha valore disgiuntivo ma attenua un’affermazione (‘probabilmente’ ‘forse’
proposizioni completive: le dichiarative:
Sono dette ‘dichiarative’ le proposizioni completive introdotte da ‘quod’ (= ‘il fatto che’, ‘che’…) che esplicitano un elemento già citato nella reggente. Sono quindi sempre epesegetiche.
Hoc uno praestamus feris, quod conloquimurinter nos.
‘In questo particolarmente siamo superiori agli animali, nel fatto che [= che cioè] possiamo parlare fra noi.’
proposizioni completive: le completive di fatto (‘ut’ / ‘ut non’):
completive di fatto (introdotte da ‘ut’ / ‘ut non’) completano con funzione di soggetto l’azione della reggente, determinandola con una circostanza obiettiva (possono essere accompagnate da verbi usati impersonalmente che significato ‘risulta’, ‘consegue’, ‘sembra’ (che… )).
Avendo generalmente la funzione di soggetto, tendono a essere ‘completive soggettive’ (ma non sempre).
!!: sono completive di fatto anche le proposizioni che esprimono una conseguenza o un risultato: facio, efficio, etc. (e che quindi non sono direttamente il soggetto che compie l’azione).
Ex.: ‘perficiam profecto ut Licinium in numero civium putetis. (Cic.)’
“Otterrò certamente che voi consideriate Licinio nel novero dei cittadini.”
proposizioni completive: le volitive (‘ut’ / ‘ne’):
Le volitive sono introdotte da ‘ut’ / ‘ne’ servono a completare il significato dei verbi che esprimo un atto di volontà da parte del soggetto. Il modo è il congiuntivo.
Anche se si teme qualcosa (‘verba timendi’), ed è quindi naturale sperare che si realizzi il contrario.
ex.
‘timeo: ne hostes redeant!’ = temo: (speriamo) che i nemici non tornino!
proposizioni completive: completive con ‘quin’ / ‘quominus’:
La congiunzione ‘quin’ è ammessa solo se la reggente è negativa o in dipendenza da verbi di dubbio e di impedimento (ex. ‘non dubito’, ‘nemo dubitat’).
Il modo è il congiuntivo e si traduce con ‘che’.
Se la reggente è positiva abbiamo la costruzione classica ‘ne/quominus + congiuntivo’.
Quando è seguito dall’infinito, ‘dubito’ significa ‘esitare’.
‘Quominus’ si può usare in entrambi i casi (sia affermative sia negative).
Si costruiscono con ‘quin’ e ‘quominus’ + congiuntivo anche varie locuzioni negative (ex. ‘me tenere non possum quin’ = non posso trattenermi dal… ; ‘nulla est mora quin’ = nulla trattiene dal…).
