la 'moderatio' per i Romani e per Valerio Massimo: Flashcards

1
Q

cos’è la ‘moderatio’:

A

Con ‘moderatio’ si può intendere l’uso prudente e ragionevole del potere.
Ad esempio Tiberio verrà elogiato per la sua moderatio, ad esempio poiché si dimostrò soddisfatto con soli tre trionfi anche se ne meritava 7.
In realtà la moderazione di Tiberio verrà spesso messa in discussione qualche tempo dopo, ad esempio Tacito parlerà di ‘pseudo moderatio’.
Analizzando gli exempla proposti da Valerio massimo possiamo capire come la moderatio venisse Intesa in particolare nell’epoca romana.

Nella prefazione del capitolo sulla moderatio (capitolo 4), Valerio spiega che la virtù della moderatio, la più benefica parte dell’anima, è che rende capace l’individuo di resistere a improvvisi impulsi di intemperatezza e ha desideri impulsivi.

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Q

i due aspetti della moderatio:

A
  1. il primo controlla la quantità di autorevolezza usata dall’individuo.
    Esempio di ciò è quello di Valerio Publicola, uno dei primi consoli romani dopo la cacciata dei Re. Sospettato dal popolo di ‘adfectatio regni’, cioè di ambire al potere assoluto, Publicola introdusse varie misure per controllare il potere dei magistrati e per dimostrare il suo rispetto verso il potere del popolo (‘maiestas populi’).
    Un esempio è il fatto che abbia demolito la sua casa, poiché aveva le sembianze della casa di un re agli occhi del popolo.
    Valerio afferma che Publicola abbia smantellato gradualmente i suoi stessi poteri (‘imperium suum paulatim destruxit’).
    In questo aspetto l’individuo è considerato o considera se stesso responsabile per vivere in uno stato di eccesso.

Un’altra variante di questo aspetto della moderazione è quello di Scipione l’Africano. Valerio dice che con il fine di ripagare Scipione per il suo sforzo in guerra, il Senato aveva offerto di ereggere statue con le sue sembianze in molti punti importanti a Roma, come nel tempio di Giove.
Inoltre il Senato aveva deciso di consegnare a Scipione il consolato e la dittatura eterna. Scipione, per via della sua moderatio, rifiutò tutti questi onori e questi incarichi.
La differenza con l’esempio precedente è che in questo caso l’intenzione di creare uno stato di eccesso e presentata all’individuo da un fattore esterno.

  1. il secondo previene l’individuo da prendere decisioni impulsivamente e quindi irrazionalmente.
    Se il primo aspetto riguarda la riduzione di potere o il rifiuto di onori, in questo caso la moderatio è rappresentata da un ragionevole ritardo nell’accettazione di incarichi e onori.
    Come ad esempio il caso di Furio Camillo, precedentemente esiliato ma richiamato a Roma poiché considerato l’ultima speranza contro i galli.
    Valerio Puntualizza che Camillo non volle prendere il comando dell’esercito prima che la sua dittatura non fosse legalmente confermata.

Oppure il caso di Cecilio Metello numidico, anche lui esiliato. Dopo aver ricevuto una lettera dal Senato e dal popolo di Roma che gli garantiva ritorno, Numidico non mostrò alcuna reazione fino a che i giochi che stava guardando non conclusero. Valerio spiega che Numidico non mostrò alcun segno di felicità a coloro seduti di fianco a lui, ma tenne la sua immensa gioia per se stesso.

Una forma di moderazione che comprende entrambi gli aspetti può essere trovata nell’esempio di Fabio Massimo. egli consapevole del fatto che la sua famiglia ottenne il consolato varie volte si oppone pubblicamente alla candidatura di suo figlio.

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3
Q

esempi di moderatio per motivazioni esterne:

A

Un altro esempio curioso di ‘moderatio’ riguarda il fatto che è l’iniziativa della moderazione non è presa dall’individuo in sé ma da una forza esterna.
Come nel caso del tiranno Dione di Siracusa che venne cacciato dalla città dal cognato. Volendo incontrare i cittadini più influenti della città in cui si rifugiò, Megara, fu fatto aspettare come ogni altro cittadino.
Egli sapeva che quello era l’atteggiamento corretto è accetta umilmente il suo destino.

Oppure re Antioco, che dopo che il suo impero fu severamente rimpicciolito, disse di dover ringraziare i romani poiché finalmente poteva regnare su un impero di piccole dimensioni.

Si potrebbe comunque obiettare che questa dimostrazione di moderazione sia un modo per salvare la faccia pubblica.

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4
Q

chi ha deciso il tollerabilis habitus della moderatio:

A

Una domanda le cui risposte sono varie è chi e cosa ha definito il livello di tollerabilità (‘tollerabilis habitus’) difeso dalla moderatio.
Basandoci anche sugli exempla proposti da Valerio possiamo capire che tale livello era basato principalmente su valori culturali e sociali accettati dai Romani (ex. aequitas, libertas populi Romani, utilitas publica).

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5
Q

un caso di ‘eccessiva moderatio’:

A

Archita di Taranto, che di ritorno da un viaggio trovò la sua proprietà in rovine per la negligenza di un servo, decise comunque di perdonarlo e lasciarlo impunito poiché sapeva che la sua rabbia lo avrebbe portato a punire l’uomo in maniera irragionevole.

Nell’esempio successivo invece Valerio presenta un caso simile ma con una conclusione diversa. Platone che fa punire a un suo amico il suo schiavo negligente avendo paura che se l’avesse punito lui stesso per via della sua rabbia non avrebbe trovato la giusta dose di punizione.

Questo è un caso interessante perché Valerio chiama la moderazione di Archita troppo generosa, dimostrando che la moderatio in sè dipende anch’essa da principi di moderazione. Ovvero secondo Valerio lo schiavo negligente merita di essere punito, e il perdono dato da Archita crea un nuovo stato di eccesso.

Il perdono è però giustificato se questo dipende dal voler fare la cosa migliore per la comunità, come Valerio racconta riguardo Trasibulo di Atene, che dopo il governo dei trenta tiranni restaurò la democrazia ad Atene. Egli concesse il perdono a tutti coloro che ebbero a che fare coi trenta tiranni perché pensò che fosse la cosa migliore per evitare nuove rivolte.

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6
Q

da chi ci si aspettava ‘moderatio’?:

A

La moderazione era generalmente aspettata da imperatori e magistrati, giudici e patres famiglias, piuttosto che da persone che non avevano libertà di scelta o di decisione, come le donne o i bambini.
Un altro aspetto interessante è che la moderazione poteva essere dimostrata per conto di un membro della famiglia o per conto di persone per cui l’individuo era direttamente responsabile.

Possiamo quindi dire che all’occhio dei romani il possesso del potere portava con sé la responsabilità di dimostrare moderatio di tale potere, soprattutto quando tale potere era stato consegnato all’individuo dal popolo.
E come Valerio dimostra questa aspettazione non richiedeva una riduzione necessaria e senza pensiero di diritti e potere, ma una restrizione razionale e pensata al momento giusto.

Vi sono ovviamente casi in cui la moderazione viene dimostrata solo per ottenere un vantaggio personale, e ciò andrebbe a distorcere la originale idea di moderatio. Ad esempio Tacito e Svetonio accuseranno Tiberio di condurre una pseudo-moderatio.
Questo caso è ovviamente diverso da quando la moderazione è semplicemente iniziata da un impulso esterno, come nel caso di Publicola.
In questo caso l’azione di moderatio è comunque scelta dall’individuo.

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7
Q

le 3 motivazioni principali dietro la ‘moderatio’:

A

In genere vi sono tre motivazioni principali per cui la moderatio viene dimostrata:
1. l’individuo controlla le sue azioni perché crede che questa sia la cosa giusta da fare e non perché si aspetta qualcosa di ritorno. questa è sicuramente la forma più etica della moderatio ma anche quella meno probabile.

  1. l’individuo riduce la sua autorità per ottenere un risultato positivo per la comunità, come vuole la utilitas pubblica.
  2. l’individuo mostra moderatio solo per ottenere un buon risultato per se stesso.

Probabilmente, nell’antica Roma meno egocentrici erano i motivi dietro la moderazione e più era alto il livello di approvazione da parte del popolo.

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8
Q

cosa permetteva la ‘moderatio’?

A

L’idea di ‘moderatio’ giocava un ruolo essenziale nel rapporto fra coloro al potere e coloro che erano sottoposti a tale potere, poiché dimostrava la volontà dell’individuo di rinunciare all’arroganza e all’abuso di autorità, che in cambio avrebbe portato a una consolidazione del suo potere.

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