lezione 2 Flashcards

(37 cards)

1
Q

cos’è la parola secondo Saussure

A

come impariamo da Saussure, è il segno linguistico per eccellenza in quanto insieme di significato e significante

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2
Q

cos’è il lessema

A

unità astratta che si riferisce a tutta una serie di forme flesse

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3
Q

cos’è il lessico mentale

A

Il lessico mentale è una nozione astratta che uta distinta da quelle di dizionario e vocabolario. Il lessico mentale è più dinamico perché contiene informazioni, come gli output di processi estremamente produttivi

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4
Q

peculiarità del dizionario

A

è sottoposto a un principio di economia della rappresentazione a cui il lessico mentale non è sottoposto perché queste informazioni vengono codificate.

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5
Q

maggior differenza tra lessico mentale e dizionario

A

il lessico mentale non è una lista, ma una rete molto strutturata e complessa di relazioni tra nodi. Per questo motivo parliamo molto di associazioni e di combinazioni preferenziali tra parole

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6
Q

dove si trova il significato?

A

Il significato è composto di diversi strati e tutti possono concorrere a spiegare l’uso delle espressioni linguistiche da parte dei parlanti
* Senso, referente, denotazione, connotazione, ecc.

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7
Q

a che principio fa riferimento il lessico mentale?

A

principio di economia, online processing vs. storage

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8
Q

concetto di parola

A

e parole / i lessemi sono la classica unità minima di significato delle lingue.
Quello di parola è un concetto intuitivo per i parlanti di una lingua ma difficile da definire in termini tecnici.

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9
Q

perché è difficile definire la parola?

A

È difficile cogliere la nozione di parole da un punto di vista tecnico, non è facile trovare dei criteri definitori che siano vari soprattutto a livello intra-linguistico, ma anche a livello interlinguistico ci sono una serie di criteri che non sempre danno lo stesso tipo di esito.

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10
Q

la parola è l’unico livello in cui posso ricercare il significato?

A

no. posso cercare del significato anche in unità più piccole, interne alla parola, come i morfemi, e addirittura c’è chi ricerca il significato all’interno dei suoni.Possiamo anche guardare sopra la parola, tipo nelle combinazioni di parole idiomatiche, in cui è l’insieme delle singole parole a generare significato. In alcuni modelli teorici anche le strutture sintattiche possono essere concettualizzate come segni e quindi come portatrici di significato.

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11
Q

cos’è il morfema?

A

il morfema è definito come l’unità più piccola della lingua dotata di significato, ci sono lingue che sono tendenzialmente mono-morfemiche e lingue che hanno solo parole molto complesse.

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12
Q

come si divide in morfemi?

A

dipende dal tipo di lingua. La divisione dei morfemi è particolarmente evidente nelle lingue agglutinanti, come il turco, in cui l’indice di fusione è molto basso e ogni morfema codifica una sola informazione grammaticale.

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13
Q

tipi di approccio per analisi del significato

A
  • Word-based approaches: l’unità minima d’analisi del morfema è la parola, non si scende sotto.
  • Morpheme-based approaches: teorie che si basa sulla concatenazione dei singoli morfemi è qui che si concentrano i singoli morfemi.
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14
Q

die grandi sottoclassi di morfemi

A

morfemi lessicali (le radici che portano un contenuto informativo) e grammaticali (portano un significato che va a riferirsi alle categorie grammaticali).

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15
Q

dove si trova il significato grammaticale?

A

nella linguistica tradizionale si ricollega alle categorie grammaticali e alla loro espressione tramite mezzi morfologici.

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16
Q

perché la divisione in categorie grammaticali è problematica?

A

Le classiche categorie grammaticali che troviamo nei manuali e che ereditiamo dalla nostra tradizione linguistica, si problematizzano quando allarghiamo lo spettro alla variazione intralinguistica

17
Q

i due principali problemi della divisione in categorie grammaticali

A
  1. Ci sono delle categorie in altre lingue che non esistono nella tradizione delle lingue indoeuropee
  2. Anche le categorie più note possono presentare sorprese rispetto allo scibile
18
Q

problemi legati al numero

A

applichiamo i valori di singolare e plurale, ci riferisce al conteggio di identità e referenti ed è associata ad una classe di parole nominale. In realtà, questa categoria può essere associata anche ad eventi non parlando di pluralità ma di plurazionalità

19
Q

come si esprime la plurazionalità

A

In una lingua come l’italiano, la plurazionalità è esprimibile, ad esempio, formando il progressivo di un verbo puntuale/semelfattivo (☞ Aktionsart) come bussare (es. stava bussando) o facendo uso di forme libere come gli avverbi (es. ripetutamente). Alcune lingue, invece, marcano morfologicamente la plurazionalità attraverso un morfema specifico e obbligatorio che si lega alle radici.

20
Q

problemi legati al tempo

A

noi lo ricolleghiamo alla categoria dei verbi, ma ci sono delle lingue in cui la categoria del tempo viene e deve essere marcata anche sui nomi. La stessa cosa vale per la possibilità, la potenzialità. Si parla in questi casi di tempo nominale.

21
Q

cos’è l’evidenzialità?

A

in connessione alla modalità, esprime la fonte dell’informazione. È una marca grammaticale obbligatoria in molte lingue del mondo e ha il presupposto di marcare la fonte da cui prendo l’informazione

22
Q

cos’è il mirativo

A

categoria che esprime sorpresa rispetto a un evento inatteso. L’evento non è marcato come neutro, ma come inatteso rispetto alle aspettative del parlante in base alle conoscenze condivise. Se tolgo la marca l’evento torna ad essere neutro e cambia quindi il significato.

23
Q

cos’è il frustrativo

A

categoria che si sviluppa dopo il mirativo, marche che esprimono che l’azione che non ha raggiunto l’esito desiderato. Molto vicino è l’apprensivo, categoria che esprime la paura prima che un evento si verifichi.

24
Q

cos’è il fono-simbolismo

A

Un fenomeno che prevede l’esistenza di corrispondenze semi-sistematiche tra la presenza di certi suoni e la presenza di determinati significati. Alcuni linguisti trovano delle corrispondenze sistematiche tra i suoni di alcune parole e il significato che le parole hanno

25
critiche al fono-simbolismo
i fonemi distinguono i significati e hanno proprietà relazionali, ma non inerenti. le corrispondenze non sono mai totali e quindi non del tutto predicabili. Sono tutti fenomeni che vengono definiti fono-simbolisti, sicuramente hanno delle basi ma non c’è un solo caso in cui sono fenomeni sistematici. Il fono-simbolismo non fa parte della grammatica in senso stretto, ma fa parte del sistema-lingua perché sono fenomeni che possono essere sfruttati nel sistema comunicativo.
26
quali sono le unità sopra-segmentali più studiate dal punto di vista del significato?
Phrasal verbs * giveup,lookup,getoff,letdown * Idioms * having the world on one’s shoulders, throw in the towel * tirare le cuoia (=morire), tagliare la corda (=fuggire), alzare il gomito (=ubriacarsi), prendere in giro (=sbeffeggiare), ecc.
27
qual è la particolarità degli idiomi?
violano il principio di composizionalità
28
cos'è il Principio di composizionalità
principio per cui il significato di un’espressione complessa è il risultato della composizione delle parti. Principio cruciale perché rende più semplice la produzione e la ricezione del materiale linguistica. È la base per l’interfaccia tra semantica lessicale e semantica frasale.
29
perché il PDC è importante?
Spesso attribuito a Gottlob Frege (1848-1925), uno dei padri della filosofia analitica e della logica il principio di composizionalità ci consente di creare continuamente nuovi significati complessi combinando le parole tra loro. è un meccanismo fondamentale alla base della produttività linguistica, perché garantisce la regolare interazione tra semantica lessicale e semantica frasale
30
cosa comportava la violazione del principio in origine?
niente, veniva considerato un fenomeno marginale rispetto alla regolarità della grammatica. Queste violazioni sono quindi sempre state trattate come eccezioni. In realtà, ci sono moltissime espressioni che lo violano, come le espressioni idiomatiche o multiword expressions (MWE), espressioni che esistono in ugual numero alle espressioni singole
31
caratteristiche delle MWE
All’interno di questo gruppo, di questo ambito, ci sono tantissime differenze: non è che un’espressione è idiomatica o non lo è, ma ogni espressione si situa su un continuum sincronico: in base alle conoscenze enciclopediche di un parlante alcune MWE sono più interpretabili di altre.
32
perché ci sono così tanti problemi legati alla composizionalità?
La maggior parte dei problemi legati alla composizionalità emerge quando il significato delle parole varia a seconda del contesto sintagmatico in cui si trovano, soprattutto per quanto riguarda la semantica del verbo che viene influenzata dall’oggetto
33
cos'è la modulazione contestuale?
fenomeno per cui il significato di un verbo cambia in base al suo tipo di legame col complemento oggetto. si può analizzare secondo due approcci.
34
i due approcci della modulazione contestuale
Ipotesi composizionale Ipotesi non composizionale
35
caratteristiche e problemi dell'ipotesi composizionale
Se voglio salvare il principio di composizionalità posso dire che il verbo ha una semantica tanto vaga e generica che il significato preciso si può interpretare solo attraverso il contesto e quindi il complemento oggetto (problema di demarcazione), oppure il verbo ha un significato specifico per ogni singola collocazione (ci sono tanti significati quanti tipi di complemento oggetto che il verbo può prendere, problema di proliferazione delle entrate).
36
caratteristiche e problemi dell'ipotesi non composizionale
secondo questa visione il significato non è da attribuire alla somma di verbo e complemento ma è registrata nella sua interezza nel lessico mentale. Non tiene conto della nostra intuizione che le espressioni siano in un qualche modo composizionali e non completamente arbitrarie... Non coglie la generalizzazione che il significato di cut è comunque sempre piuttosto simile nelle varie collocazioni Otteniamo comunque una proliferazione di entrate nel nostro lessico mentale (→ principio di economia, non-ridondanza)
37
Siamo sicuri che la ridondanza sia per forza un "male"?
Non sempre bisogna spiegare in maniera più stringata possibile un fenomeno per farlo bene. ). L’economia e l’eleganza per modellizzare i sistemi non portano per forza a un buon modello, ci sono una serie di approcci più fondamentalisti e meno formalisti che questo problema non se lo pongono proprio. Vedere il cervello come un computer è solo uno dei modi di ipotizzare il funzionamento del sistema-lingua, non ci sono evidenze di questo e anzi tutta una serie di evidenze psicolinguistiche ci dicono che memorizziamo una serie di informazioni senza bisogno che ci portano a ritenere questa metafora come sbilanciata.