Sport - Cap. 4 - Emozioni e Sport Flashcards

(13 cards)

1
Q

Quali sono le differenze nel vissuto emozionale fra chi guarda lo sport e chi invece lo pratica?

A

Nella pratica sportiva prevalgono emozioni legate all’autostima, al valore di sé. Nell’osservazione di una pratica sportiva prevalgono invece emozioni sociali, indotte dalla squadra, dagli altri tifosi, dallo stare in gruppo e dalla spettacolarità

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2
Q

Qual è l’emozione più importante nel determinare la tendenza all’azione nello sport?

A

L’emozione ritenuta più importante risulta essere la collera, la rabbia, in quanto sentimento che prepara (tendenza) all’azione, che sprona al riacquisto del controllo, alla rimozione di un ostacolo (avversario o record). In genere, nelle emozioni vi è sempre una componente motoria, un’espressione che ha come scopo la modifica dell’ambiente.

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3
Q

Perché gli allenatori incitano la squadra e i giocatori con espressioni di rabbia?

A

Perché, se li gratificasse prima della fine della partita, indurrebbe uno stato di felicità, emozione non caratterizzata dalla tendenza all’azione, risultando pertanto controproducente, in chiave prestazionale.

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4
Q

Che cosa si intende per attivazione o arousal?

A

Si intende il grado, l’intensità con cui si sta vivendo una certa emozione. E’ un concetto legato a quello fisiologico di attivazione del sistema nervoso periferico (eccitazione del simpatico e inibizione del parasimpatico) che comporta, classicamente:

  • aumento della frequenza cardiaca e respiratoria
  • vasodilatazione periferica
  • aumento conduttanza cutanea
  • secrezione di catecolammine (adrenalina e noradrenalina) e cortisolo (aumento del metabolismo)
  • aumento dello stato di tensione muscolare.

Il grado di attivazione non implica un giudizio di valore rispetto all’esperienza (uno stato di bassa attivazione può essere vissuto come rilassamento o noia)

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5
Q

Che cosa prevede la teoria dell’attivazione ottimale?

A

La teoria prevede che si osservino le prestazioni migliori in presenza di uno stato di attivazione “medio”, e cioè ottimale. La relazione tra attivazione e rendimento sarebbe quindi a U rovesciata, prevedendo dunque prestazioni peggiori in caso di attivazione bassa o alta. E’ una teoria che ricalca la funzione onnipresente in fenomeni biologici nei quali sia previsto un sistema “tarato” su un valore ottimale (es. corpo umano e temperatura).
La teoria è stata criticata, in particolare da Kerr, sulla base del fatto che alti livelli di attivazione sono ricercati dagli atleti e sono vissuti come piacevoli.

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6
Q

Quali sono le differenza fra ansia di stato e ansia di tratto? E fra ansia somatica e ansia cognitiva?

A
  • L’ansia di tratto è un costrutto stabile, che si riferisce a caratteristiche individuali (personologiche), ansia come un aspetto della personalità (alta ansia di tratto prevede che la persona sarà fortemente ansiosa in maniera quasi indipendente dal contesto).
  • L’ansia di stato è invece una componente mutevole, determinata da variabili ambientali.
  • L’ansia somatica è definita in funzione dell’esperienza “somatica”, ovvero delle variazioni fisiologiche (esperite o meno) misurabili in un individuo. Relazione curvilinea rispetto alla prestazione
  • L’ansia cognitiva è legata alle attività di pensiero, ragionamento, aspettative e memoria che si associano all’ansia somatica. Relazione lineare negativa con la prestazione.
    Ansia cognitiva e somatica non necessariamente coincidono; ad esempio, ansia cognitiva mezz’ora prima di una gara, ansia somatica misurabile già molto tempo prima –> durante la gara cala quella somatica, quella cognitiva può ancora essere presente in funzione dell’andamento della prestazione
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7
Q

Quale teoria spiega la possibilità di mutamenti improvvisi e non lineari nelle prestazioni sportive?

A

La teoria delle catastrofi (Kirkcaldy, 1983; Hardy e Parfitt, 1991). La teoria, in linea di massima, prevede che piccole variazioni di attivazione conducevano a forti incrementi, o forti decrementi, nelle prestazioni sportive. Questa visione critica la linearità, intesa come una piccola variazione di una variabile implica un’altrettanta piccola variazione in un’altra.

Da un punto di vista applicativo, si è criticato, alla teoria, la forte distinzione fra ansia cognitiva e attivazione fisiologica, secondo i critici non totalmente giustificata. Inoltre, la teoria è legata a un preciso trattamento matematico (la teoria si origina in ambito fisico) che risulta difficilmente applicabile a variabili complesse come quelle comportamentali

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8
Q

Quali sono le manifestazioni comportamentali non verbali dell’imbarazzo?

A

Sono tutti comportamenti tesi a ridurre le dimensioni corporee:

  • tronco piegato verso le ginocchia
  • posizione seduta piuttosto che eretta
  • capo rivolto verso il basso, in alcuni casi nascosto
  • braccia raccolte verso il busto
  • motilità ridotta con uso di gesti lenti
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9
Q

Che cosa si intende affermando che un risultato è stato attribuito a cause interne o esterne?

A

Si intende un tipo di attribuzione causale (e dunque di responsabilità) che influisce sulla formazione delle aspettative future e sull’autostima, oltre che sui comportamenti conseguenti.
Un’attribuzione esterna di un risultato implica il riferimento a abilità, incapacità, facilità o difficoltà del compito: in caso di successo ci si aspetterà un altro successo e viceversa.
Un’attribuzione interna, che si riferisce a impegno, sforzo, allenamento, può condurre ad aspettative positiva di riuscita anche in virtù di un fallimento

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10
Q

Dovendo insegnare educazione fisica a una classe di alunni, è più proficuo soffermarsi su pochi sport, o viceversa è meglio iniziare gli alunni su molte e diverse attività sportive?

A

Sulla base del modello proposto da Brobhy (1998) che mette in relazione le aspettative, le emozioni e gli atteggiamenti prima, durante e dopo un’attività, la soluzione migliore, in sede di educazione fisica scolastica, è quella di ampliare lo spettro di attività a disposizione degli alunni. Questo in funzione di far emergere emozioni positive (gratificazione) legate all’attività (o a una attività) che permettano di innescare una reazione a catena di aumento della motivazione e miglioramento, o ricerca del miglioramento, della prestazione. In caso contrario, il sentimento di esclusione esperito in un’attività sarà connesso a sempre peggiori prestazioni e conseguenti emozioni negative (vergogna, imbarazzo), col rischio che si diffonda alla pratica sportiva in generale.

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11
Q

Che differenza esiste fra soggetti principianti e allenati nell’esperienza emozionale indotta da un esercizio aerobico intenso?

A
In generale, i principianti esperiscono emozioni negative con sforzo intenso, e positive con sforzo moderato. 
Negli esperti (corridori e maratoneti), l'esperienza emozionale positiva (felling-better sensation) alla fine di uno sforzo intenso è invece uno degli aspetti più importanti riportati tra le motivazioni della pratica
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12
Q

L’esercizio fisico può creare una sorta di “dipendenza”? Quale teoria lo ipotizza?

A

E’ un fenomeno previsto dalla teoria del “processo antagonista” di Solomon (‘74, ‘80).
La teoria prevede che, in virtù di una stimolazione sensoriale particolarmente forte (droga o esercizio fisico) si otterrà una risposta emozionale (a componente soggettiva, comportamentale e fisiologica) chiamata “A”.
Quando si attiva A, si attiva anche B, che ha caratteristiche edoniche opposte al primo processo (A).
Il processo B ha le seguenti proprietà:
1. si instaura con un tempo più lento di A
2. ha un tempo di decadenza e di estinzione più lento di A
3. diviene sempre più debole in mancanza di A
4. diviene sempre più forte in funzione della ripetizione della stimolazione di A

In contrasto con l’applicazione della teoria alle droghe (A+, B-), rispetto alla pratica sportiva, la teoria prevede che il processo A sia negativo (sforzo fisico in seguito ad attività è rinforzo negativo) e B positivo (benessere e felicità al termine dell’allenamento). In ogni caso, si tenderà ad aumentare A, per esperire sempre di più B

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13
Q

Che cosa si intende con esperienza di flusso?

A

Si intende una sensazione di intenso coinvolgimento nello svolgere un’attività stimolante, accompagnata da forte concentrazione e distorsione temporale.
In un’esperienza di flusso l’attenzione sembra focalizzarsi sullo svolgimento del compito piuttosto che sui risultati. Le emozioni sono suscitate dal piacere e dalla gratificazione provati nel controllo e nella realizzazione del compito.

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