Sport - Cap. 7 - Le differenze di genere e la pratica sportiva Flashcards
(14 cards)
Quali sono i principali fattori sociali che hanno segnato l’esclusione delle donne dallo sport nel passato?
Nell’analisi di Cann (1991), che considera la metà dell’Ottocento come periodo di nascita e sviluppo del concetto di competizione sportiva moderna, il fattore sociale che più ha determinato l’esclusione delle donne dallo sport è la concezione stessa di “donna” nell’epoca vittoriana. Le caratteristiche “ideali” e “proprie” della femminilità (delicatezza, tenerezza, gentilezza, assenza di sviluppo muscolare) erano difatti in contrasto con le qualità necessarie a molte attività agonistiche del tempo (costruite sullo stereotipo maschile di aggressività, forza e competizione) e con l’attività fisica nel suo complesso.
Indicate le principali fasi che hanno portato alla nascita dello sport femminile.
Nonostante l’incompatibilità tra stereotipo femminile e pratica sportiva in età vittoriana, alcune attività motorie, come la danza, e discipline sportive (equitazione, croquet, tennis) erano “aperte” alla partecipazione femminile. Queste ultime (che sono attualmente quelle in cui non vi è una rigida separazione per genere nelle competizioni) erano caratterizzate, però, da una forte componente “sociale”, in quanto eventi che si svolgevano in circoli e club dell’aristocrazia. E’ probabilmente questo l’elemento che ha permesso la loro precoce “apertura” alle donne.
Altre caratteristiche comuni fra queste discipline sono l’assenza di contatto fisico e, più in generale, il loro accento sulle qualità estetiche.
La nascita dello sport femminile, nel Novecento, ricalca proprio quest’ultimo punto: la centralità dell’estetica e della figura nella disciplina socialmente riconosciuta come “femminile”.
Quali fattori sociali hanno prodotto il mutamento dell’atteggiamento sociale verso le donne?
Tra i fattori sociali, esterni allo sport, si considerano:
- il movimento per il suffragio universale
- la lotta per l’emancipazione femminile
- le due guerre mondiali (nella prima, uscita in massa delle donne dalle mura domestiche e prima occupazione di ruoli tradizionalmente maschili)
- l’istituzione dell’educazione fisica come materia scolastica curricolare anche per le donne
- movimento per i diritti civili
- rivoluzione del costume sessuale
Descrivete la situazione attuale circa la partecipazione delle donne alle varie discipline sportive.
Nonostante l’aumento progressivo della partecipazione femminile alla pratica sportiva, alcune disuguaglianze si riscontrano ancora se si osserva il livello dell’attività sportiva: attività agonistiche e sport come spettacolo risultano ancora territori prettamente maschili.
A livello di copertura mediatica, si osserva un tempo minore di presenza femminile nella televisione, anche in quegli sport, come la ginnastica, in cui le donne sono la maggioranza. Le modalità di rappresentazione, poi, sono spesso intrise di scetticismo e ironia quando descrivono donne impegnate in attività prettamente maschili.
In sintesi, è in corso un cambiamento nel rapporto fra differenze di genere e pratica sportiva, che non è ancora avvenuto a tutti i livelli. A livello politico, si opera in funzione di una maggiore partecipazione e rappresentazione femminile negli organi di governo sportivi e nelle attività stesse.
I processi di socializzazione sportiva sono importanti come fattori che predispongono alla pratica sportiva regolare?
Molti autori ritengono che i processi di socializzazione sportiva, come la partecipazione ai giochi sportivi maschili da parte delle bambine, la disponibilità di modelli sportivi femminili o il supporto sociale per le adolescenti che intendono fare sport agonistico siano precursori determinanti che orientano le ragazze verso la pratica sportiva (e che quindi, come visto, le distolgono dal perseguire in età adulta la professione di atleta).
Esiste una relazione tra i giochi dell’infanzia dei maschi e delle femmine e la partecipazione sportiva in età adulta?
Sembra esistere una continuità fra gioco nell’infanzia e sport e, unitamente ad altri agenti di socializzazione (famiglia, gruppo dei pari, allenatore), rappresenta una variabile psico-sociale che predice il successivo interesse e coinvolgimento nello sport da parte delle donne.
Qual è il ruolo dei modelli parentali nel predisporre i giovani e le giovani alla pratica sportiva regolare?
Sulla base della teoria dell’apprendimento sociale (apprendimento tramite: condizionamento classico e operante, osservazione e imitazione dei modelli) il gruppo di ricerca di Greendorfer e collaboratori ha mostrato empiricamente che, nelle famiglie in cui uno o entrambi i genitori sono attivamente impegnati nello sport, i figli, a prescindere dal genere hanno più probabilità di sviluppare interesse per le attività motorie.
Nelle famiglie in cui nessun genitore può fungere da “modello”, un ruolo chiave viene assunto dal gruppo dei pari e dai media. E’ in questo caso che vengono amplificate le differenze di genere, in quanto al di fuori della famiglia sono pochi i modelli (sportivi) da imitare per una ragazza.
In ogni caso, alcuni studi hanno ridimensionato, almeno in parte, il ruolo dell’influenza parentale sul comportamento sportivo dei figli e delle figlie, sottolineando come aspettative e supporto eccessivi possano essere un fattore di allontanamento dalla pratica sportiva (non relazione positiva lineare, ma effetti migliori in condizioni intermedie).
Qual è il ruolo degli atleti, degli allenatori e del gruppo dei pari sulla partecipazione femminile allo sport?
Il ruolo di allenatori e atleti da ammirare è centrale nella partecipazione sportiva femminile durante l’adolescenza, soprattutto in assenza di genitori e di un gruppo di pari supportivi.
In una ricerca tesa a studiare il genere predominante dei modelli (allenatori e campioni) ammirati in giocatrici di basket (universitarie e liceali), è emerso che per le liceali i modelli erano prevalentemente femminili, e per le universitarie prevalentemente maschili. L’interpretazione dei risultati, non è essendo una studio longitudinale, è variabile: cambiamento evolutivo o differenze generazionali (le liceali potrebbero aver avuto accesso maggiore a modelli femminili)?
Sapete distinguere tra stereotipo dei tratti sessuali e quello dei ruoli sessuali in riferimento alle ricerche sul comportamento sportivo?
- i ruoli sessuali descrivono le credenze cognitive condivise all’interno di un gruppo sociale relativamente all’appropriatezza di un dato comportamento in funzione del genere dichiarato/percepito (cosa dovrebbe o non dovrebbe fare)
- i tratti sessuali sono invece l’insieme di comportamenti, atteggiamenti o disposizioni di personalità che sono usati a livello sociale per descrivere gli attributi psicologici più tipici delle categorie “uomo” e “donna” (com’è e come dovrebbe essere)
In ottica sportiva, la ricerca incentrata sull’interiorizzazione dei tratti sessuali si focalizza proprio su questa variabile, più che sui fattori di socializzazione, per analizzare le pratiche sportive (pratica in discipline maschili, femminili o neutre).
Da questa visione nasce la classificazione, sulla base di test di personalità, che permette di distinguere gli individui, sia maschi che femmine, in quattro categorie: tipo femminile, tipo androgino, tipo indifferenziato, tipo maschile.
In questa visione, l’interiorizzazione, da parte delle donne, di tratti sessuali androgini (entrambi i sessi), rappresenta una risorsa per il benessere psicofisico individuale e un vantaggio nella pratica sportiva, ovvero un ambiente che richiede di confrontarsi con modelli stereotipici maschili.
Quali sono le previsioni della teoria dello schema sessuale rispetto alle decisioni di intraprendere la pratica sportiva in discipline maschili, femminili o neutre?
La teoria dello schema sessuale di Bem (1974), prevede tre categorie (sessualmente tipizzati, cross-tipizzati e non-tipizzati) ottenute dall’incrocio fra le categorie dei tratti sessuali e il sesso biologicamente determinato. Nella teoria, le tre categorie definiscono individui che hanno un funzionamento mentale diverso rispetto all’uso delle categorie sessuali (peso delle informazioni basate sul genere nell’elaborazione e nei comportamenti).
Le previsioni circa le decisioni sportive della teoria di Bem consistono dunque nel considerare individui sessualmente non-tipizzati meno vincolati dalle generali connotazioni di genere delle diverse discipline.
Indicate la classificazione degli sport maschili, femminili e neutri sulla base del giudizio sociale.
Vari studi, lontani sia nel tempo che nello spazio, hanno mostrato come, a livello sociale, lo sport sia considerato un dominio prettamente maschile (86% delle discipline presentate - 72 - sono considerate maschili o neutre) (Lauriola et al., 2001).
E’ curioso notare che le discipline, divise sulla base del genere, risultano estremamente eterogenee per numerosi altri attributi (uso di attrezzi, incolumità fisica, richieste atletiche di forza e resistenza)
Quali sono le implicazioni della teoria dello schema sessuale circa la motivazione a intraprendere la pratica sportiva in discipline maschili, femminili o neutre?
Nella ricerca di Matteo (1988) è emerso che:
1. individui tipizzati e cross-tipizzati utilizzano con maggiore frequenza motivazioni (della non volontà di praticare una data disciplina) di genere (ad es. “le donne non sono ben viste”, “è uno sport da principessine”)
- individui androgini (non-tipizzati) nominano esclusivamente motivazioni sport-specifiche (relative alle richieste atletiche, di impegno e sociali, come la cooperazione)
Questi risultati mettono sul piatto il problema della coerenza fra connotazione di genere dello sport, motivazione a praticarlo (o evitarlo) e interiorizzazione di specifici tratti sessuali.
Discutete gli elementi a favore e quelli a sfavore dell’ipotesi del conflitto tra ruolo femminile e ruolo dell’atleta.
Pro:
- la maggioranza delle attività sportive sembra promuovere l’interiorizzazione di tratti e ruoli stereotipici maschili
Contro
- dati empirici (è confermato solo che le donne atlete sperimentano maggiormente conflitto di ruolo delle non atlete)
- in genere, sebbene il conflitto di ruolo sembri essere riconosciuto dalle atlete stessa, esso ha un peso psicologico fondamentalmente basso
Quali sono le diverse strategie messe in atto dalle atlete per risolvere il conflitto tra ruolo femminile e ruolo di atleta?
4 differenti strategie messe in atto dalle donne-atlete per ridurre il possibile conflitto di ruolo (come comunque è percepito come poco forte):
- atlete si allontanano progressivamente da contesti sociali che richiedono comportamento stereotipico femminile, e si “rifugiano” in attività sociali connesse alla pratica sportiva
- esportazione del proprio ruolo di atleta anche in quei contesti sociali in cui la pressione sociale richiederebbe comportamenti stereotipici femminili (e dunque comportamenti androgini)
- strategia “apologetica”: le atlete si scusano apertamente per la propria partecipazione agonistica, e si comportano in maniera esageratamente stereotipica femminile in contesti diversi da quelli sportivi
- abbandono della pratica sportiva. L’abbandono maggiore della pratica per le donne è confermato, ma non la sua interpretazione in termini di strategia di gestione del conflitto di ruolo.
Secondo Butt (1987), un’altra strategia è quella di comportarsi in maniera non condizionata dalle aspettative di ruolo, e di interiorizzare dunque tratti il più possibile liberi dagli stereotipi maschili e femminili