Lezione 9 Flashcards

(3 cards)

1
Q

Qual era l’atteggiamento del pubblico nei confronti delle “attualità ricostruite”, ovvero alla messa in scena di eventi reali con attori e/o con effetti speciali e
modellini?
Il pubblico era in grado di distinguere gli eventi reali da quelli ricostruiti solo in presenza di visibili effetti speciali, ma non nel caso di rappresentazioni realistiche come
l’incoronazione di EdoardoVII messa in scena da Méliès nel 1902
Il pubblico distingueva gli eventi reali da quelli ricostruiti, nonostante le attualità ricostruite venissero pubblicizzate come eventi reali
Il pubblico non era in grado di distinguere gli eventi reali da quelli ricostruiti
Il pubblico distingueva gli eventi reali da quelli ricostruiti, anche perché le ricostruzioni venivano pubblicizzate come tali

A

Il pubblico distingueva gli eventi reali da quelli ricostruiti, anche perché le ricostruzioni venivano pubblicizzate come tali

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2
Q

Quali caratteristiche distinguono Nanook of the North (1922) di Robert Flaherty dal resto della produzione non-fiction dell’epoca?
Il film racconta la vita quotidiana di un eschimese e della sua famiglia invece di concentrarsi sull’esperienza di viaggio di Flaherty.
Il film è costruito come un diario di viaggio di Flaherty e non come una sequenza di vedute esotiche.
Il film è ambientato in Nord America anziché nell’Estremo Oriente.
Gli scenari del film sono autentici e non ricostruiti

A

Il film racconta la vita quotidiana di un eschimese e della sua famiglia invece di concentrarsi sull’esperienza di viaggio di Flaherty.

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Q

Parlate del documentario, dalle sue origini fino all’avvento del sonoro

A

Alle origini del cinema, il cinema non-fiction precede quello di finzione e coincide con la nascita stessa del mezzo cinematografico. Le prime proiezioni dei fratelli Lumière, le “vedute”, possedevano già le caratteristiche del documentario: erano frammenti di realtà ripresi dal vivo, con protagonisti reali che agivano davanti alla macchina da presa in luoghi autentici, senza sceneggiatura. Allo stesso modo, le prime pellicole per il Kinetoscopio di Edison registravano performance reali.
A partire dal 1896, gli operatori Lumière iniziarono a viaggiare per il mondo per riprendere luoghi esotici, dando vita ai “film di viaggio” o travelogues. Riprendevano anche eventi pubblici e cerimonie, permettendo al pubblico di vedere avvenimenti a cui normalmente non partecipava.
Un aspetto importante delle origini era la produzione di “attualità ricostruite”. Queste consistevano nella messa in scena di eventi realmente accaduti ma non filmati dal vivo, utilizzando attori o modellini. Esempi noti includono la ricostruzione di una battaglia ispano-americana con modellini (Amet, 1898) e l’Eruzione vulcanica alla Martinica o l’Incoronazione di Edoardo VII (Méliès, 1902). La storiografia ha dimostrato che queste ricostruzioni venivano generalmente pubblicizzate come tali e percepite dal pubblico come rappresentazioni vivide e verosimili, senza essere confuse con documenti autentici.
Durante la Prima Guerra Mondiale, la produzione non-fiction ricevette nuovo impulso, con i governi che utilizzavano unità cinematografiche per documentare e propagandare. Tuttavia, questa produzione era limitata dalla censura e dalla mancanza di strategie discorsive sviluppate.
Verso la fine degli anni Dieci e l’inizio dei Venti, si verificò un cambiamento significativo: si passò dalla logica della “veduta” (uno sguardo sul mondo) a quella del “documentario” (l’articolazione di un discorso sul mondo). Il documentario iniziò non solo a “fare vedere”, ma a esprimere un punto di vista supportato dalle immagini.
Negli anni Venti, il documentario raggiunse la dimensione del lungometraggio. La figura più importante in questo periodo è Robert Flaherty, considerato il padre del documentario etnografico. Il suo film Nanook l’eschimese (1922) si distingueva dai travelogues perché non si concentrava sul viaggio di Flaherty, ma sulla vita quotidiana e la lotta per la sopravvivenza di un individuo e della sua famiglia. Questa scelta di focalizzarsi su un individuo identificabile e l’uso di una strategia prevalentemente narrativa resero il film un enorme successo anche nel circuito commerciale.
Negli stessi anni, lo scozzese John Grierson contribuì in modo fondamentale alla diffusione del genere come teorico e produttore, coniando il termine “documentario”. Per Grierson, un documentario doveva essere girato in luoghi reali con protagonisti reali, essere privo di sceneggiatura ed essere “artistico”, inteso come portatore di un punto di vista critico o sociale. Egli escludeva i cinegiornali dalla definizione di documentario.

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